Il cantico del prof. Nazir-Ali
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Parla il vescovo anglicano che ammira Ratzinger e vuole
una Magna Charta per salvare l’Europa
"I fondamentali della nostra civiltà sono impensabili
senza il cristianesimo e, dico di più, non riesco a vedere alcun futuro
dell’Europa senza il cristianesimo. Non ci sarebbe futuro”. A colloquio con il
Foglio, nella prima intervista concessa a un quotidiano italiano dopo il
concilio anglicano di Lambeth, il vescovo e teologo Michael Nazir-Ali parla da
rinnovatore dei “founding ideals”, i principi che non appartengono soltanto
all’universo anglosassone, ma che il mondo intero ama e persegue, l’eguale
dignità della persona, le verità universali morali che esistono e sono
accessibili a tutti, il primato della libertà religiosa.
Michael Nazir-Ali è stato il più giovane vescovo della
storia della chiesa d’Inghilterra ed è l’unico con sangue asiatico nelle vene.
Persino l’Independent, giornale che non fa mai sconti al pensiero conservatore,
scrive che “Nazir-Ali è l’intellettuale più rispettato dentro la chiesa”. Nel
2002, quando Tony Blair fu chiamato a scegliere il successore di Lord Carey alla
guida della Church of England, Nazir-Ali era il grande favorito. Ma lo spettro
della crisi interna alla chiesa d’Inghilterra, con i suoi settanta milioni di
fedeli, spinse Downing Street a preferire i toni più morbidi del gallese Rowan
Williams.
Oggi il vescovo di Rochester Nazir-Ali guida la corrente
anglocattolica ed evangelica assente dal recente concilio di Lambeth. Per aver
denunciato l’esistenza di aree “proibite ai non musulmani” nel Regno Unito e per
la sua resistenza all’islamismo contro i cedimenti della common law alle
infiltrazioni della sharia, Nazir-Ali è finito sotto una stretta protezione
della polizia inglese. E in un paese come l’Inghilterra, patria del garantismo
ma anche di una comunità islamica da molti anni succube della predicazione
jihadista, non è una minaccia da poco. Figlio di un musulmano convertito
al cristianesimo, il vescovo Nazir-Ali ha iniziato il sacerdozio a Cambridge e
lo ha proseguito a Oxford; ha tenuto lezioni sull’islam e la teologia a Karachi;
poi è approdato alla sede rurale di Raiwind in Pakistan. Conosce il
fondamentalismo islamico perché è stato pastore nel “paese dei puri” che nega il
pluralismo e dà fuoco alle chiese. Nazir-Ali si è fatto la fama di mastino della
libertà religiosa. Ha una rara vocazione da trincea che gli deriva dall’aver
predicato nel Punjab, la regione dove le ragazzine cristiane sono costrette a
sposare i musulmani, dove i figli dei “dhimmi” sono sequestrati per vessare la
comunità e costringerla all’esilio, la regione dell’Esercito del Profeta e
dell’Armata dei giusti, responabili di numerosi attentati terroristici in
Pakistan.
Nazir-Ali è stato il grande assente di Lambeth assieme a un
terzo dell’episcopato, in maggioranza africano e asiatico ma anche
nordamericano, in disaccordo con la linea conciliante sui temi
dell’omosessualità e dello scontro di civiltà assunta dal primate Williams.
“Penso che se si guarda all’occidente e all’Europa in particolare, è impossibile
immaginare il tipo di civilizzazione che abbiamo raggiunto, nella legge,
nell’arte, nella letteratura, senza la fede cristiana”, dice Nazir-Ali a
colloquio con il Foglio. “In alcune parti dell’Europa, dove l’influenza
dell’eredità greca-romana è storicamente più forte, sono sempre stato sorpreso
nell’osservare i segni del piacere della crudeltà lasciato dietro di sé
dall’impero romano. Tutti quei giochi feroci con i cristiani per intrattenere la
popolazione. Nel nord Europa, anche in Inghilterra, è stata la cristianità a
unire i popoli e a dare loro una direzione. Quindi io parlo sempre di una
influenza cristiana dall’alto verso il basso, dalla legge al Parlamento, dalla
forma del governo alla democrazia, ma anche dell’idea di dignità umana che si
sviluppa e venne a partire dal basso. La scoperta dell’individuo per mezzo di
Aristotele, la sua libertà, come questa idea venne difesa in particolare dopo la
scoperta del Nuovo Mondo. Cattolici, protestanti o indigeni, in America la
difesa dell’essere umano venne stabilita a prescindere e sulla base della sua
inerente dignità”.
Nazir-Ali per sei anni è stato il responsabile delle
questioni etiche nella Human Fertilisation and Embriology Authority, l’organismo
dal nome huxleyano che fa da consulente al governo inglese nelle questioni
bioetiche. “Il cristianesimo oggi è impegnato nella difesa della generazione
dell’essere umano” continua Nazir-Ali. “Per me è sempre stata l’idea che se
rimuovi te stesso dalla visione degli esseri umani creati a immagine di Dio,
allora la manipolazione è possibile non solo all’inizio della vita umana, ma
anche alla fine. L’aborto e l’eutanasia li vedo quindi intimamente legati. Sono
stato per sei anni nel comitato di bioetica del governo inglese e ho visto e
capito che sappiamo sempre di più sull’inizio della vita umana. Questo
semplicemente perché le scienze hanno compiuto un enorme progresso in questi
ultimi decenni. Come emerge la persona umana? Cos’è l’impianto dell’embrione
umano? Quando si forma la prima attività cerebrale? Noi non sappiamo esattamente
quando inizia il concetto di ‘persona’. Per questo dobbiamo adottare quello che
chiamo il principio di precauzione. E difendere la vita umana fin dal primo
istante. E’ un argomento che definirei ‘negativo’. Noi non sappiamo quando c’è
la persona umana, quindi dobbiamo difendere la vita in ogni istante e fin dal
primo. E’ perché non lo sappiamo che non possiamo manipolarla”.
Se deve risalire a quelle che chiama le “origini della nostra
decadenza”, Nazir-Ali indica un processo storico più volte discusso
anche da Joseph Ratzinger. “Papa Benedetto XVI ha parlato a ragione di una
‘de-ellenizzazione del cristianesimo’. L’Europa ha un passato pagano, questo va
dal retaggio greco a quello celtico. Alcune persone vogliono oggi far tornare
certe forme di paganesimo senza pensare che quello stesso movimento era
responsabile della schiavitù, della negazione dei diritti delle donne e dei
sacrifici umani, specialmente nel nord dell’Europa”.
Una sua idea forte è
quella della riscoperta dell’illuminismo. “Io distinguo un illuminismo moderno,
che la cristianità e il razionalismo hanno felicemente assorbito e che non ha
rigettato i valori biblici.
Questo è il dominio della ragione nel pensare la libertà
dell’uomo. E poi c’è l’illuminismo radicale che ha rifiutato la cristianità e
che è sfociato negli eccessi della Rivoluzione francese. Quando le persone
dicono che i cristiani si uccidevano in passato e che ancora oggi la religione è
all’origine delle stragi, io rispondo che anche l’illuminismo finì in un bagno
di sangue in Francia. E senza che ci fosse alcuna guerra e alcun nemico esterno
per giunta. Robespierre e il Direttorio non dobbiamo mai dimenticarli. Ma penso
anche al romanticismo e al rifiuto cristiano di Nietzsche, il pensatore del
dominio completo dell’uomo sul proprio destino, il potere dell’uomo fondato
sull’uomo. Io ho scritto a proposito della secolarizzazione e della sua lunga
influenza sull’Europa. Negli anni Cinquanta e Sessanta di questo secolo, penso
in particolare all’influenza di personaggi come Gramsci e Marcuse, c’è stata la
distruzione del cosiddetto consenso cristiano. Il matrimonio divenne ‘amore
libero’, ci fu il rifiuto della speranza e della moralità a favore della
contraccezione artificiale, e poi la pillola anticoncezionale, la rivolta
studentesca, tutto questo ha avuto un impatto enorme. Una volta dissolto il
consenso cristiano, nient’altro l’ha sostituito, tranne che una infinita
autoindulgenza”.
L’idea di libertà umana secondo Nazir-Ali è il prodotto
della visione cristiana della persona. “E questo ha portato, da un lato, alla
separazione di stato e chiesa, ma anche al modello inglese in cui lo stato
riconosce che vi è una religione e che questa è cristiana, ma crea una stanza
anche per gli altri. Ora io penso che la Gran Bretagna stia cessando di essere
una società basata sulla fede e i valori cristiani per divenire qualcos’altro.
Il mio argomento è sempre stato quello di dire che è possibile per l’Inghilterra
essere una società aperta e allo stesso tempo riconoscere le basi cristiane
delle proprie istituzioni, tradizioni e leggi. Forse è l’unico modo per essere
una genuina società aperta, perché questa secolarizzazione oggi ha l’effetto di
marginalizzare tutti. Il cristianesimo in sé significa vivere nella libertà di
tutti”.
L’arcivescovo di Canterbury Williams ha chiuso la conferenza di
Lambeth, l’incontro decennale di tutti i vescovi anglicani del mondo, chiedendo
che non vengano più consacrati altri vescovi gay, almeno per ora, e ha invocato
l’unità della comunione anglicana. Il sinodo della chiesa inglese aveva un
significato particolare in quanto doveva occuparsi della minaccia di scisma che
grava sulla confessione, dopo le polemiche scoppiate in seguito all’approvazione
della consacrazione delle donne vescovo e dei sacerdoti omosessuali.
Le divisioni fra conservatori e liberal sono state innescate
nel 2003 dalla consacrazione di Gene Robinson, primo vescovo dichiaratamente gay
in 450 anni di storia anglicana, e dalla decisione della diocesi canadese di New
Westminster di autorizzare le prime nozze gay. Cinquecentosettantaquattro anni
dopo l’Act of Supremacy, che sancì il distacco da Roma e la nascita della Chiesa
d’Inghilterra di Enrico VIII, gli anglicani sono ancora a un passo dallo scisma.
L’ala conservatrice, espressione delle comunità di Africa, Asia, Australia e
sudamerica insieme ad alcune comunità statunitensi, ha deciso di marcare le
distanze dai liberal, accusati di tollerare i sacerdoti gay e di ordinare i
vescovi donne. Forte di undicimila sacerdoti tra cui 291 vescovi, questa
corrente rivendica di rappresentare di trentacinque milioni di anglicani di
tutto il mondo.
Michael Nazir-Ali è il leader della minoranza dissidente che
ha scelto di boicottare Lambeth. “La conferenza di Lambeth, anche se è troppo
presto per dirlo, non ha risolto alcun problema fra quelli che affliggono la
comunione anglicana”, ci spiega il vescovo di Rochester. “Non penso che sia
stata risolutiva perché Lambeth non può risolvere alcunché, è un luogo di
aggregazione dove gli anglicani e della gente si ritrovano a parlare.
L’omosessualità è molto importante come tema non soltanto per la vita di una
chiesa, cattolica o anglicana che sia. L’omosessualità ha a che fare con il tema
della creazione ma anche della redenzione. Nella creazione vediamo che l’uomo e
la donna sono stati creati a immagine di Dio, che sono stati fatti uomo e donna,
con la stessa missione e con la stessa dignità e con la propria particolarità in
una complementarietà, non solo sessuale, ma anche sociale e umana.
E’ in questo senso che deve essere inteso il matrimonio.
Perché poi la redenzione? Nella Bibbia c’è scritto che il matrimonio ha una
natura sacramentale. Il matrimonio umano è non soltanto essenziale per la
stabilità della società, ma anche come simbolo della salvezza dell’uomo, come
interesse di Dio per gli affari umani. La sessualità è centrale e non possiamo
dismettere la visione biblica del bene comune. Allo stesso tempo, tuttavia, noi
riconosciamo che gli esseri umani non sono angeli e che viviamo nel mondo della
caduta e del peccato. Non significa negare che il matrimonio non sia stato
abusato dai cristiani, ma resta l’idea della volontà divina sulla sessualità
umana. E non c’è soltanto l’omosessualità. Io parlo anche di ‘ménage à trois et
plusieurs’ in un documento governativo”.
Nazir-Ali riserva parole di grande ammirazione per il pensiero e il
papato di Benedetto XVI. “Ero alla inaugurazione del pontificato di
Ratzinger nella primavera del 2005. E rimasi molto impressionato dalla sua
omelia, tratta da Giovanni 21. E’ un Papa chiaramente evangelico che sta
parlando al mondo. Ratzinger è un difensore del ruolo della ragione negli affari
umani, fu questo il cuore della sua lezione a Ratisbona anche se poi è diventata
famosa per altre ragioni. Ha capito che è decisivo per la chiesa intercettare le
nuove culture, deve essere un rapporto creativo. Il rapporto fra cultura e fede
di cui parla Ratzinger”.
Il vescovo di Rochester, Michael Nazir-Ali, proviene da un
paese, il Pakistan, dilaniato dal terrorismo islamista nell’ultimo anno. Cinque
giorni fa c’è stato l’attentato al Marriott Hotel di Islamabad, definito da
molti commentatori come “l’11 settembre pachistano” per l’enorme cratere
provocato dall’esplosione, lo ha riportato con la mente agli anni di parroco di
campagna minacciato di morte dai fondamentalisti sunniti. “Io penso che oggi sia
in corso una guerra all’interno dell’islam” dice al Foglio Nazir-Ali. “Quanto è
appena accaduto in Pakistan mi intristisce in modo particolare. Ho soggiornato
al Marriott hotel di Islamabad numerose volte nei miei viaggi. E’ quindi
qualcosa di molto personale e vedo ancor più chiaramente quanto è successo tre
giorni fa nell’attentato. Questa guerra si risolverà quando i musulmani stessi
arriveranno alla conclusione su ciò che vi è di più caro per loro. Ci sono
persone che usano l’islam per giustificare la politica della violenza e
raggiungere il potere per mezzo della violenza. E’ possibile per noi avere una
relazione soltanto con chi ha vinto la violenza. Con il sufismo ad esempio, che
pure non è stato sempre pacifico nella sua storia. Ma noi cristiani possiamo
parlare ai sufi in nome della comune visione dell’amore di Dio per gli uomini.
Dico però che è anche molto importante il movimento interno alla visione
tradizionale della sharia. Ci sono sviluppi interessanti nella ‘fiqh’, la scuola
islamica del diritto. Gli studiosi per molti anni hanno spiegato che i principi
della sharia devono essere sviluppati per l’adattamento della sharia alla
modernità. Il movimento islamista non è tradizionale, usa invece la tradizione
per scatenare il conflitto dentro l’islam e all’esterno di esso. Noi possiamo
lavorare con gli studiosi islamici che vogliono riformare le implicazioni della
propria tradizione”.
Nazir-Ali è chiarissimo nello spiegare, fin
dall’indomani l’attentato alle Torri gemelle di New York, che non è in corso una
guerra di religione, ma “una guerra sui principi, i valori e le idee. E’ un
conflitto fra coloro che intendono rispettare la dignità e la libertà di altri
esseri umani e coloro che si sono votati all’idea che non esiste una stanza per
gli altri. C’è una differenza tra la religione e l’ideologia. La religione cerca
di ispirare le persone non solo nei loro principi personali, ma anche nel loro
comportamento sociale. L’ideologia cerca di imporre una visione totalitaria
sulla società escludendo ogni dissenso. Il XX secolo ha visto l’imposizione di
ideologie secolari, come il nazismo e il marxismo, e fortunatamente per noi sono
state sconfitte dalla coraggiosa resistenza di chi ama la libertà. Ci sono anche
state ideologie in nome della religione, come il cristianesimo medievale,
l’islam e l’induismo sciovinista. Ma oggi non deve esserevi altro che
l’inaugurazione di un nuovo mondo basato sulla giustizia e la compassione, un
ordine dove la dignità e la libertà degli esseri umani sono universalmente
riconosciuti e a cui non sono negate le opportunità sulla base del genere, della
razza e della religione. Mai più, in nome dell’ideologia, questi diritti devono
essere negati. E noi non possiamo negare questa violazione”.
Nazir-Ali è quindi certo che coloro che hanno attaccato l’hotel
Marriott hanno sviluppato “una visione oscurantista dell’islam. Questo
significa che non sono in guerra soltanto con i non musulmani, ma anche con i
musulmani che loro giudicano non abbastanza islamici. Quell’hotel era pieno di
musulmani e loro li hanno uccisi. In paesi come il Pakistan, l’Iran e l’Egitto
devono tornare all’educazione, alla propria tradizione in modo da farla
interagire con la modernità, in modo da essere tolleranti con i propri vicini,
in modo pacifico. Questo può essere fatto, ma negli ultimi quarant’anni il trend
è stato l’esatto contrario. E’ questa la cosa più preoccupante”.
The Church of England, il periodico ufficiale della chiesa
anglicana, ha scritto che “se i trend religiosi saranno confermati, in
trent’anni la moschea sarà in grado di reclamare il Regno Unito come un paese
islamico”. L’arcivescovo di Canterbury Williams, ironicamente ribattezzato
“l’imam di Canterbury”, alcuni mesi fa ha detto che “è inevitabile che nel Regno
Unito si adottino parti della sharia”, la legge islamica, affermando poi che il
Regno Unito “deve prendere atto” del fatto che alcuni suoi cittadini non si
riconoscono nel sistema legale britannico. E da qualche mese l’Inghilterra
dibatte sulla presenza di decine di corti della sharia che agiscono ed emettono
sentenze sul diritto domestico e le questioni sessuali.
“La Magna Charta proviene dalla stessa metrica di valori di
cui parlavo per la visione cristiana della libertà individuale” ci dice
Nazir-Ali. “E’ quella l’origine della Magna Charta. La sharia è l’esatto
contrario, non dico che non possa evolvere in quella direzione, ma per ora le
cose stanno diversamente. C’è stato un fenomeno regressivo. Io sono cristiano e
quindi sono un uomo di speranza. Credo che possiamo e dobbiamo parlare nello
spazio pubblico, dobbiamo continuare a dire che il futuro dell’Inghilterra è
giudeo-cristiano. Coloro che vengono da fuori, gli immigrati, devono dare il
loro contributo, ma sempre all’interno di questo sistema, non cercando di
imporne un altro. Il modo migliore di accogliere e d’integrare i nuovi immigrati
è la visione cristiana dell’ospitalità, non la politica secolare del
multiculturalismo, che ha delle conseguenze disastrose.
La legge inglese si fonda sulla tradizione giudeo-cristiana
e in particolare sull’idea che le libertà dell’uomo derivano da quella
tradizione. Nella mia visione delle cose è semplicemente impossibile introdurre
una tradizione come la sharia in questo corpus senza alterarne l’integrità. Il
sistema della legge pubblica ha di fronte una sfida alla sua premessa basilare
secondo cui tutti i cittadini devono essere trattati in modo eguale”. Eppure
l’Inghilterra sembra essersi adeguata all’offensiva islamista. “L’esistenza di
cappelle e cappellani in luoghi come ospedali, prigioni, è in crisi. E così
anche altre istituzioni, come quelle scolastiche, patiscono sia tagli
finanziari, sia l’atteggiamento delle autorità che vogliono strutture
‘multireligiose’, senza riguardo per le caratteristiche cristiane della nazione
riguardo a leggi, valori, costumi e cultura. Questa sfida proviene da un corpus
giuridico derivato da assunzioni completamente differenti dalla legge
giudeo-cristiana. La Magna Charta e il Bill of Rights del 1689 erano visti dalla
chiesa come una difesa dall’assolutismo regale e per la libertà religiosa”.
Il vescovo di Rochester era uno dei più cari amici di
Benazir Bhutto, uccisa dai guerriglieri islamisti in Pakistan. “L’ho incontrata
poco prima che rientrasse in patria. Sapeva quello che diceva ed è stata uccisa
da musulmani estremisti. E’ stata uccisa in quanto donna e in quanto leader di
un partito che non accetta l’estremismo religioso. Sono tornato due anni fa in
Pakistan due anni fa anche grazie al presidente Pervez Musharraf, che a dispetto
di quanto sento dire era un leader illuminato. Sono tornato nella mia prima
chiesa e ho visto quanto la situazione sia più difficile per i cristiani. La
pressione sui cristiani è più grande oggi di quando lasciai il paese. Ogni
giorno sentiamo di martiri cristiani ma anche di oppressione e di
discriminazione quotidiana. Se a Raiwind il mio problema fondamentale era
costruire le chiese, a Rochester è quello di riempire le 264 chiese esistenti.
La demografia della cristianità sta cambiando. Africa, Asia e America Latina
sono le geografie emergenti del cristianesimo, è molto chiaro il passaggio da
nord a sud. La chiesa in Europa ha bisogno di freschezza e di idee più grandi.
Deve esserci un rinnovamento della cristianità europea”.
La storia e il pensiero di questo pastore che viene da
lontano riassume la rivendicazione dell’universalità cristiana tipicamente
anglosassone, le sue conquiste laiche e diversissime, e le ferite di paesi che
la propria lotta per la libertà la stanno ancora combattendo. “La storia della
chiesa è una storia di persecuzione e il sangue dei martiri è sempre stato il
suo seme. Se guardi la parete occidentale dell’abbazia di Westminster ci sono
dieci statue e ognuna è un martire, ucciso nel secolo scorso per la propria
fede. E’ attraverso queste persone che sono state perseguitate che noi siamo
stati benedetti”.
di Giulio
Meotti