relazione introduttiva - convegno amianto
- Subject: relazione introduttiva - convegno amianto
- From: "Mariella Megna" <mariel.m at tele2.it>
- Date: Wed, 17 Sep 2008 12:35:34 +0200
Il convegno ha avuto un ottimo risultato sia sul piano quantitativo che qualitativo.
Ha costituito anche l’occasione per stabilire alcuni rapporti politico-organizzativi con altre realtà che si occupano di questo problema e di tematiche analoghe.
Il convegno é stato introdotto da una relazione di MARIELLA MEGNA, di cui vi alleghiamo copia, e dai successivi contributi di FULVIO AURORA di Medicina Democratica,
DANIELA TROLLIO, del Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio e dell’ avv. FEDERICO RIBOLDI.
Al termine del convegno si è confermato l’impegno a lavorare per creare le condizioni affinché la discarica di materiale di amianto non sia realizzata.
Mariella Megna
per Cittadini contro l’amianto
Cittadini contro l'amianto della provincia di Cremona
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CITTADINI CONTRO L'AMIANTO
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CONVEGNO SULL’AMIANTO
San Bassano (CR), 12 settembre
2008
RELAZIONE
INTRODUTTIVA
Mariella Megna
Cittadini contro
l’amianto
La ditta Cavenord srl, con sede
legale a Bergamo, ha intenzione di realizzare una discarica di rifiuti
speciali contenenti amianto in località Cascina Retorto, comune di Cappella
Cantone (CR). La località scelta é una cava di inerti in fase di esaurimento.
Quando si parla
di Cavenord, o di Seraco, si parla dei Fratelli Testa. La Cavenord è una partecipata dei Fratelli Testa e la Seraco è
una piccola azienda acquistata dai Fratelli Testa. La ditta Testa è in pratica l’operatore che possiede la maggiore
potenzialità estrattiva dell’intera provincia di Cremona perché ha delle cave aperte nelle zone di Cappella Cantone località Retorto, San Bassano, Formigara, Santa Maria dei
Sabbioni. (Per inciso la Seraco figura nel 2004 come contribuente di Forza Italia per un importo di 10mila
euro).
La Regione
Lombardia ha avviato il 22 agosto 2007 la procedura per il VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) con annuncio
pubblicato su La Cronaca di Cremona.
I sindaci di
Cappella Cantone, San Bassano, Soresina, Formigara, Casalmorano, Castelleone, oltre al consiglio e alla giunta provinciale, hanno espresso parere contrario a questa discarica. Una delegazione
di amministratori comunali e provinciali ha avuto già due incontri al
Pirellone con gli assessori competenti, che sono Boni della Lega e Buscemi di Forza Italia. Da questi incontri è
scaturita la decisione di rinviare il tutto a fine settembre 2008. Nel frattempo sui quotidiani locali sono state
pubblicate dichiarazioni di contrarietà alla discarica anche da associazioni di categoria degli agricoltori, quali la
Coldiretti e Libera, e da Lameri, la multinazionale del cereale che ha due stabilimenti a San
Bassano.
Queste le
motivazioni sostenute dall'amministrazione provinciale davanti alla Regione Lombardia (secondo quanto dichiarato
dall'assessore provinciale all'ambiente Biondi in un’assemblea pubblica) per indurla a fermare l'autorizzazione alla
realizzazione della discarica:
- incoerenza con il piano cave provinciale che prevede per la zona interessata un
recupero ambientale-agricolo,
- incoerenza con
il piano rifiuti provinciale (che però è in attesa di approvazione da parte della Regione Lombardia) che non prevede discariche di rifiuti di
amianto,
- mancanza di
distanza minima tra discariche. Il piano rifiuti in attesa di approvazione
prevede una distanza minima tra discariche di 5 chilometri mentre la nuova discarica sarebbe a meno di 500 metri dalla discarica ormai chiusa di rifiuti solidi della vicina
frazione di Corte Madama in comune di Castelleone;
- la zona é
soggetta ad allagamenti dovuti all'esondazione del Riotorto (in settembre 2007 vi è stata un’esondazione i cui danni
sono stati ingenti e che ha provocato la chiusura del raccordo della Paullese proprio in prossimità della discarica in
questione) e ci sono falde affioranti che alimentano il torrente Riotorto e
la Roggia Montalbana (uno studio geologico era stato fatto nel 1992, commissionato dal comitato contro la discarica di rifiuti solidi di Corte Madama);
- la zona é a
vocazione agro-alimentare, con coltivazioni di mais destinato alle vacche
da latte. Imoltre adiacente alla discarica in progetto vi é il Parco del Serio morto che potrebbe avere come conseguenza
un depauperamento;
- la coesistenza
in uno stesso contesto di attività di escavazione e di discarica sono potenzialmente pericolose.
I nostri
amministratori locali sono uniti e tutti contrari alla discarica, quindi, secondo loro, noi cittadini dovremmo dormire
sonni tranquilli. A fine settembre ci sarà la conferenza dei servizi in cui saranno raccolti tutti i pareri degli enti
coinvolti e siccome i nostri sindaci diranno NO il problema si risolverà.
Bene, la
questione è molto più complessa.
I cittadini sono
e devono essere gli attori principali di questa faccenda, ma in realtà sono stati scarsamente informati e stimolati alla
partecipazione attiva. E’ una sorta di circolo vizioso che noi respingiamo in partenza.
Autorizzare una
discarica di amianto comporta responsabilità altissime perché è in gioco la vita o la morte delle persone, oltre alla
qualità della vita delle stesse. Occorre, in questo caso, “disturbare il manovratore”. Quindi, chi meglio dei cittadini
stessi in prima persona possono tutelare la propria salute, controllando che altri interessi non
prevalgano?
A questo punto
è legittimo porsi un interrogativo: le istituzioni locali vogliono realmente impedire che in questo territorio si compia
un ulteriore attentato alla salute dei cittadini?
L’esclusione
sistematica dei cittadini dalle decisioni principali fa sorgere forti perplessità e preoccupazione su come è stata
gestita finora la questione e su dove si voglia andare a parare.
Il sindaco di
Cappella Cantone era stato informato dalla stessa ditta Testa dell’intenzione di realizzare la discarica già il 15
febbraio 2006 e anche l’amministrazione provinciale lo sapeva. Il sindaco di San Bassano è stato informato della cosa
dal sindaco di Cappella Cantone nell’aprile 2006. Per cui quando è stata avviata il 22 agosto 2007 la procedura dalla
Regione Lombardia, gli enti interessati avrebbero dovuto subito attivare tutti i mezzi che la legge mette a disposizione
per esprimere dissenso. Per esempio, informare che il progetto è a disposizione di qualsiasi cittadino in Comune, in
Provincia e in Regione e che qualsiasi cittadino ha 60 giorni di tempo dall’avviso pubblico per presentare
osservazioni.
La
partecipazione dei cittadini assume un ruolo rilevante nella procedura di VIA che deve considerare oltre agli aspetti
tecnici e scientifici anche la molteplicità di interessi e conflitti legati alla realizzazione dell’opera. E anche le
linee guida della Regione Lombardia per l’individuazione da parte delle Province delle aree per il recupero e
smaltimento dei rifiuti prevede fra le altre voci “una buona accettazione da parte dei cittadini”. Questo dice la legge.
NON E’ VERO che la protesta dei cittadini è controproducente o inutile e NON E’ VERO che saranno valutate
nell’istruttoria solo le incongruenze normative, come qualche funzionario della Regione ha dichiarato ai nostri
amministratori.
Inoltre la
Regione può indire un’inchiesta pubblica a cui sono chiamati ad intervenire il Proponente dell’opera e gli Enti locali
interessati e a cui può partecipare qualsiasi cittadino.Tutto questo deve avvenire però prima della conferenza di
servizi che è prevista entro fine settembre.
Perché gli
amministratori non ce l’hanno ancora detto?
Come
partecipazione diretta dei cittadini in Regione è arrivata solo la petizione popolare con un numero ancora insufficiente
di firme perché scarsamente pubblicizzata, ed avviata, per esempio, dal comune di San Bassano solo dopo l’11 marzo
2008.
Pensiamo che
l’opposizione delle istituzioni locali sia condotta con insufficiente determinazione.
Lo dimostra il
fatto che in ogni occasione pubblica gli esponenti delle stesse si
premurano e si agitano nell’affermare l’assoluta non necessità che siano costituiti comitati di cittadini che
seguano la questione.
Se non c’è
un’opposizone vera, sia sul piano sociale che su quello politico, la Regione Lombardia molto probabilmente ha deciso di dare l’autorizzazione alla costruzione di questa discarica.
Ci consigliano
di aspettare fino a fine settembre per vedere cosa uscirà dalla conferenza dei servizi, invece il momento di agire per i
cittadini è ora e subito e siamo molto in ritardo per i motivi che ho appena spiegato.
Tutta la
vicenda ha dei risvolti non chiari.
La ditta
Cavenord dei Fratelli Testa aveva già cercato nel 2005 di acquisire il terreno in località Retorto per realizzare la
discarica, ma aveva ricevuto il diniego del proprietario, la Fondazione
Robbiani. E' tornata poi all'attacco comprando nel 2007 il terreno adiacente da un privato, per una cifra doppia di
quella di mercato e poi ha avanzato la domanda in Regione. Ci chiediamo il perché di tanta ostinazione. Si è portati a
pensare che la ditta aveva già avuto delle assicurazioni sulla fattibilità della discarica.
Il progetto prevede una capienza di
200mila mc di rifiuti. Il bacino della cava Ritorto è di 850mila mc e c’è la possibilità che una volta avviato il
procedimento di autorizzazione si possa ottenere un ampliamento del sito.
La Regione
Lombardia prevede di smaltire da qui al 2010 circa 800 mila mc di rifiuti di amianto e allora ci chiediamo: li vorrà
smaltire in gran parte qui da noi?
E ci chiediamo
ancora: perché gli enti preposti al controllo e tutela del territorio non pianificano e programmano le località idonee
per realizzare le discariche e poi valutano le domande, invece di lasciare ai privati la prerogativa di proporre siti a
loro certo convenienti economicamente, ma non altrettanto sicuri per la salute dei cittadini?
Perché gli
interessi privati devono prevalere su quelli pubblici?
La nuova
discarica di Cappella Cantone sarebbe, ed è, addirittura improponibile se si osservassero le linee guida che la stessa
Regione Lombardia ha emanato, con la delibera di giunta n. 8/6581 dello scorso 1 febbraio 2008, per l’individuazione da
parte delle Province delle aree per il recupero e smaltimento dei rifiuti (per chi vuole documentarsi la delibera è
pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia del 15 febbraio
2008, 4° supplemento straordinario). Secondo questa normativa non ci sarebbero le condizioni per garantire la tutela
delle risorse idriche, un buon impatto ambientale nel medio-lungo periodo, e nemmeno la re-distribuzione della pressione
ambientale all’interno del territorio lombardo, in quanto la nuova discarica di Cappella Cantone potrebbe accogliere da
un terzo fino a oltre la metà dei previsti 800mila metri cubi di rifiuti di amianto da smaltire provenienti da tutta la
Lombardia, sarebbe la più grande della Lombardia e tra le più grandi di Europa.
Anche a Cingia de’Botti dovevano costruire una discarica, in partenza anche più grande
di quella di Cappella Cantone, ma in un mese la questione si è risolta. La Regione ha avviato la procedura il 25 aprile
2008 e l’ha chiusa il 23 maggio 2008 con la seguente motivazione: procedura non avviabile per mancanza di elementi
minimi. Noi sappiamo che contro questa discarica il presidente della provincia Torchio si è subito attivato e ha
dichiarato alla Provincia il 13 maggio 2008 che non è possibile avviare una discarica in un territorio che sarà
interessato dalla costruzione di due autostrade.
E che dire del
caso di Treviglio del 2003? 2500 cittadini hanno presentato un esposto contro il progetto di realizzazione di una
discarica di rifiuti industriali speciali e cemento-amianto nell’ex cava Vailata di via Palazzo e l’ufficio VIA ha
espresso parere contrario per eccessiva vicinanza alla città, falde acquifere affioranti e accesso stradale pericoloso.
Il sito scelto
dai Fratelli Testa per realizzare la discarica non è sicuro, e non è vero che lo smaltimento dei rifiuti di cemento
amianto non compromette la salute dei cittadini.
Non si
tratta di essere pregiudizialmente contrari alle discariche di amianto. Lo sappiamo bene che una volta ricoperto, o
meglio ancora, una volta chiusa la discarica il cemento-amianto non costituisce più un alto fattore di rischio per
l’uomo. Ma chi afferma che la discarica di amianto non è assolutamente pericolosa dice il falso o non conosce a fondo il
problema.
Il
cemento-amianto è uno dei tanti rifiuti contentente amianto. E’ considerato
non pericoloso perché rispetto ad altri rifiuti contenenti amianto è in matrice stabile e quindi le fibre possono
dispedersi più difficilmente, ma è pur sempre un rifiuto speciale che va movimentato il meno possibile.
Il
conferimento in discarica del rifiuto di amianto è una fase delicata dell’operazione di smaltimento che può produrre
aerodispersione di fibre a causa, per esempio, di contenitori non bonificati o peggio ancora di involucri lesionati che
all’atto dello scaricamento potrebbero perdere il loro contenuto, mettendo a rischio gli addetti della discarica, ma
anche le popolazioni circostanti perché i venti trasportano facilmente e velocemente le fibre di
amianto.
Le prescrizioni
da seguire per smaltire il cemento amianto sono molto minuziose. Per citarne alcune: va movimentato il meno possibile,
posizionato su pallets, avvolto in telo plastico resistente a strappo o, se di piccola pezzatura, in big-bag con
chiusura ermetica ed etichettato con il cartello “a”, caricato ed imballato ordinato e stabile. Deve poi essere stoccato
in pile che non devono superare i 3 metri di altezza, se un involucro è danneggiato deve essere subito sostituito, le
ruote dei camion devono essere lavate…quindi così sicuro non è lo smaltimento del cemento-amianto.
Gli abitati di
Corte Madama (frazione di Castelleone), Oscasale (frazione di Cappella
Cantone) e San Bassano sono al massimo fra 1 o 2 chilometri di distanza.
L’Istituto Superiore della Sanità calcola che gli effetti di una discarica siano riscontrabili dalla sua ubicazione fino
ad una distanza che va da un minimo di 3 chilometri di raggio ad un massimo di 7 chilometri. In questo caso sarebbero
coinvolti anche gli abitati di Formigara, Soresina, Castelleone, Casalmorano.
Il Piano Amianto
della Regione Veneto prevede che la distanza dai centri abitati in relazione alla direttrice dei venti dominanti deve
essere oggetto di uno specifico studio
L’art 5 della
direttiva CEE 91/156 prevede che lo smaltimento dei rifiuti deve essere effettuato secondo il principio di prossimità
negli impianti appropriati più vicini. Per evitare la dispersione per via aerea delle fibre di amianto, che è
pericolosissima, l’amianto va smaltito il più possibile vicino al luogo dove è prodotto. Invece a Cappella Cantone cosa
si vuole fare? Attivare un notevole afflusso di camion provenienti da tutte le parti della Lombardia su un'arteria a
scorrimento veloce e molto trafficata (SS415 Paullese) aumentando i rischi
di incidenti. Non solo. C'é da considerare anche che in vicinanza della discarica in progetto, e sempre sulla Paullese,
aumenterà il traffico di camion perché è in costruzione una centrale a biomasse, nel comune
di Castelleone (comune confinante). Inoltre il tragitto dalla Paullese alla discarica è molto lungo e i fattori di
rischio aumentano ancora di più.
Nelle linee
guida della Regione Lombardia per la gestione del rischio amianto del maggio 1998 si legge: “Il problema dello
smaltimento dei rifiuti contententi amianto (RCA) deve essere gestito nell’ottica di una minimizzazione del possibile
rilascio e dispersione di fibre nell’atmosfera e del contenimento dei possibili inquinamenti delle falde
acquifere”.
Nel Piano
Regionale Amianto Lombardia (PRAL), approvato nel dicembre 2005, si legge: “Le attività che attualmente possono
generare esposizione ad amianto sono quelle di manutenzione di edifici, di impianti e macchine, di bonificia e di
smaltimento.”
E la relazione
della Cattedra di Medicina Legale e delle Assicurazioni dell’Università degli Studi di Roma "La Sapienza" afferma che:
"le procedure di dismissione dell’amianto, ancorché eseguite nel rispetto delle normative vigenti e, quindi, con
massima protezione individuale degli addetti, potrebbe avere, comunque, determinato una abnorme dispersione di
cancerogeni nell’ambiente, favorendo l’estensione della patologia alla popolazione finora considerata non a
rischio."
E ancora
cito il verbale della Commissione Tecnica Provinciale per L’Ambiente della Provincia di Treviso del 9/11/04, relativo al
diniego della discarica di rifiuti di amianto Falzè di Sernaglia della Battaglia, in cui si legge che "il
rappresentante dell’ULSS n.7 ha sottolineato che la discarica di rifiuti di amianto va ascritta fra le attività
insalubri di prima classe di cui al Testo Unico delle Leggi Sanitarie". Inoltre l’ULSS n.7, con parere del
24/09/2003, ha scritto che "la nuova attività comporterà un peggioramento generale della qualità della vita ed un
possibile incremento del rischio di salute per i residenti nei pressi del sito…Sotto il profilo del rischio
connesso alla manipolazione dei materiali contenenti amianto il rischio puo’ essere apprezzabile (e quindi non nullo)
anche a livello di fibre disperse inferiori al limite di rilevabilità delle metodiche di monitoraggio previste dalla
norma”.
Quindi il
rischio per le persone c’è in prossimità delle discariche di amianto, ma anche il danno ambientale è
notevole.
Nel corso del
convegno del 1999 tenutosi a Bruxelles sul problema amianto è stato evidenziato che occorre approfondire il problema del
comportamento in discarica dei rifiuti di amianto a breve e a lungo termine considerando che l’amianto non si degrada.
E’ quindi necessario considerare l’impatto ambientale a lunghissimo termine dello smaltimento in discarica.
Non è quindi
così scontato che l’amianto non inquini e non faccia male all’ambiente, e allora diciamo assolutamente NO ad una
discarica dove ci sono falde affioranti, sorgive e soprattutto in una zona a vocazione agro-alimentare.
Non ci conforta
assolutamente sapere che il progetto è stato redatto da validi professionisti. Il progetto può essere valido, ma è il
sito che non va bene e non abbiamo garanzie della professionalità dei gestori della discarica.
La normativa
regionale prevede che le operazioni di smaltimento siano effettuate da tecnici e coordinatori in possesso di attestato
di abilitazione.
I responsabili
tecnici devono avere un patentino rilasciato dopo aver frequentato non meno di 50 ore di appositi corsi di formazione.
In Italia non
si contano più gli esempi di incuria e degrado già documentabili per le discariche di amianto.
Un esempio
eclatante è il comune di Paese in provincia di Treviso dove una discarica di amianto abbandonata a se stessa sta
avvelenando gli abitanti da tre anni.
Nel 2006 é stata
dichiarata illegale dal Consiglio di Stato, ma nel frattempo la società che gestiva il sito è fallita. Nel 2005 i
comitati territoriali hanno inoltrato esposti ai NOE (Nuclei operativi ecologici dei carabinieri) di Treviso, e il
risultato, almeno fino a dicembre 2007, è stato che ventimila tonnellate di rifiuti hanno continuato a rimanere
accatastati uno sopra l’altro, riparati solo da alcuni teli, del tutto deteriorati e a diretto contatto con l’aria, in
barba a tutte le norme, regole e codici di comportamento che in Italia continuano a rimanere per la più parte solo sulla
carta e non producono quasi mai l’individuazione dei colpevoli e il conseguente risarcimento per i danni
procurati.
E non crediamo
più alla favola dei controlli.
Ci sono
effettivamente diversi enti presposti al controllo dell’aria, dell’acqua e del sottosuolo, ma guardiamo vicino a noi, al
caso TAMOIL di Cremona. I cittadini hanno saputo solo dopo anni e anni che i pozzi di approvvigionamento di alcune
piscine erano inquinati da idrocarburi!
Il Piano
Regionale Amianto Lombardia (PRAL) prevede l’installazione di apparecchi di
prelievo per il monitoraggio dei livelli di concentrazione di fibre di amianto nell’aria, almeno una per provincia.Sono
state installate? Sono stati resi noti i risultati?
Sempre il PRAL
prevede campagne di informazione per il cittadino ad opera della Regione, delle province e dei comuni. Sono state
realizzate?
Addirittura la
Regione Lombardia aveva previsto somme ingenti da stanziare per la costruzione di un portale sul rischio amianto che non
risulta mai essere stato attivato.
E delle
procedure di emergenza da adottare in caso di rilascio accidentale di fibre di amianto nell’aria a causa di prevedibili
incidenti con cadute di rifiuti di amianto, rotture dei nylon di protezione, errori umani ecc…ne vogliamo parlare visto
che non ho ancora sentito nessun amministratore o politico locale che si è occupato di questi ed altri problemi
enunciati?
Uno studio del
1997 a cura della Fondazione Maugeri di Pavia suggerisce che, in generale, per le discariche venga effettuata l’analisi
del percolato ogni 6 mesi per accertare che nel giacimento non siano stati
conferiti rifiuti differenti da quelli ammessi e, nello specifico, per quelle di amianto un’autocertificazione
trimestrale relativa alle misure della dispersione nell’ambiente e alle misure dell’esposizione del proprio personale a
fibre di amianto aerodisperso. Questo studio afferma che i fattori di rischio per la salute e l’ambiente sono molto
bassi, ma solo se i responsabili e gli operatori della discarica organizzano e svolgono il lavoro con competenza e con
mezzi adeguati. I rischi quindi esistono e, difatti, tutti gli addetti devono indossare tuta e mascherina. Ma i
residenti nella zona vicino alla discarica o gli ignari automobilisti che transitano sulla Paullese, invece, come si
devono proteggere in caso di incidente?
A Ivrea
l’amianto è stato smaltito per lungo nei campi con falsi certificati di trasporto e falsi certificati di analisi emessi
dall’azienda
Per tutti
questi motivi ed altri ancora che emergeranno dagli interventi di stasera invitiamo i cittadini alla più ampia
mobilitazione possibile, aderendo al nostro comitato e inviando lettere di protesta in Regione
Lombardia.
Se le adesioni
saranno in numero adeguato prevediamo anche di organizzare una manifestazione di protesta. Se non riusciremo a bloccare
l’apertura della discarica questo dipenderà prevalentemente dalla disattenzione e sottovalutazione del problema da parte
dei cittadini. Allora, a questo punto, ognuno dovrà assumersi le proprie responsabilità anche verso le generazioni
future.
Noi pensamo che
la lotta dovrà continuare anche nella sfortunata ipotesi che la Regione approvi il progetto. In quel caso la
mobilitazione potrà prevedere anche l’occupazione del sito da parte dei cittadini della zona, contestualemente alla
raccolta di firme per indurre i comuni a ricorrere al TAR.
--
"No man is an island, entire of itself; every man is a piece of the
continent, a part of the main....Any man's death diminishes me, because I am involved in mankind. And therefore never send to know for whom the bell
tolls; it tolls for thee." JohnDonne
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