New Delhi (AsiaNews) – A dispetto delle rassicurazioni fornite dal governo
dell’Orissa, che in un documento consegnato alla Corte Suprema indiana definisce
la situazione “sotto controllo”, continuano le violenze dei fondamentalisti indù
contro i cristiani. Secondo Sajan K George, responsabile del Global Council
of Indian Christians (GCIC) con base a Bangalore, si avverte un clima di
“tensione” nella zona, tanto che il governo locale ha proibito ogni “ingresso
nel distretto di Kandhamal” e ha “rimandato le elezioni amministrative”.
L’attivista cristiano denuncia il dramma dei rifugiati, che sono stretti tra
due fuochi: “Molti fedeli – racconta Sajan George – vogliono rientrare nelle
loro case perché temono i raid dei fondamentalisti indù, che hanno preso
d’assalto i campi profughi intimando agli sfollati di riconvertirsi
all’induismo. Fra quelli che hanno deciso di tornare ai villaggi d’origine,
invece, resta alto il timore di nuove violenze, danneggiamenti alle proprietà,
sequestri e uccisioni”.
Secondo il leader del GCIC i vertici del Sangh Parivar –
organizzazione che raccoglie le associazioni nazionaliste indù, fra cui i gruppi
paramilitari legati al Vhp (Vishwa Hindu Parishad) e all’Rss (Rashtriya
Swayamsevak Sangh) – avrebbero preparato una “lista di almeno 140 cristiani
colpevoli dell’assassinio di Swami Laxamananda Saraswati e di altri cinque suoi
seguaci” senza fornire peraltro “nessuna prova del loro coinvolgimento”. La
lista è stata distribuita fra i fondamentalisti indù ai quali è stato chiesto di
“punire i cristiani” nel caso in cui il governo “non faccia giustizia”. Una
minaccia che ha contribuito ad aumentare il “panico” all’interno della comunità
cristiana, già martoriata dalle violenze delle scorse settimane e sulla quale
pende la concreta possibilità di nuove violenze.
Giovedì 11 settembre, durante un vertice al quale hanno preso parte alcuni
leader delle principali organizzazioni fondamentaliste indù fra cui il Vhp, si è
discusso delle future strategie da adottare dopo l’assassinio dello Swami e la
spirale di violenza che esso ha originato. Uno dei fronti presenti all’incontro
propone il “boicottaggio sociale” per quanti si adoperano per la convivenza
pacifica fra le minoranze.
Intanto la lista delle violenze contro i cristiani in Orissa si
allunga. Secondo il Global Council of Indian Christians
sono stati ritrovati altri quattro cadaveri, i fondamentalisti indù avrebbero
attaccato altri sei villaggi nella zona di Kurtamgarh, vicino a Balliguda e la
situazione di tensione avrebbe indotto il governo dell’Orissa a rimandare le
elezioni. Ashok Singhal, presidente del Vhp, esige anche con minacce la fine
dell’attività di proselitismo da parte dei cristiani in India e il ritorno alla
pratica dell’induismo per quanti hanno invece abbracciato il cristianesimo. La
notte dell’11 settembre alcune famiglie cristiane sono state assaltate da gruppi
di fanatici: le persone si sono salvate, ma le case e i beni personali sono
andati perduti.