Leader islamico: lecito uccidere gli editori di tv "immorali"



Leader islamico: lecito uccidere gli editori di tv “immorali”

Per lo sceicco Salih Ibn al-Luhaydan le televisioni che trasmettono programmi contrari alla morale vanno fermati; se non vi sono altri mezzi di coercizione, egli autorizza l’assassinio. A rischio persino la famiglia reale saudita, proprietaria di un canale che trasmette film e video musicali.

Riyadh (AsiaNews/Agenzie) – Se le televisioni satellitari trasmettono programmi “immorali” è “lecito uccidere” i proprietari e gli editori, perché contraddicono le rigide norme in materia di costume e moralità previste dall’islam. Lo afferma lo sceicco Salih Ibn al-Luhaydan, il più autorevole giudice della Corte saudita, secondo il quale alcuni programmi di intrattenimento dal contenuto “diabolico” possono favorire “dissolutezza” nei costumi e “vizi” fra i telespettatori.

Con la diffusione delle tv satellitari, il mondo arabo ha registrato un rapido incremento di emittenti e canali capaci di trasmettere il segnale in tutta la regione mediorientale, dove sono visti ogni giorno da milioni di fedeli islamici. Per questo i leader religiosi seguono con attenzione la diffusione dei programmi e ne giudicano con attenzione la corrispondenza ai valori dell’islam.

Lo sceicco ha espresso la fatwa rispondendo alla domanda di un ascoltatore nel corso di una trasmissione radiofonica. Nel mondo arabo accade spesso che i leader religiosi intervengano in radio, tv o siti internet per pronunciare pareri o sentenze sugli aspetti più disparati della vita quotidiana. In questo caso l’ascoltatore si domandava quanto fosse lecito mandare in onda programmi in cui appaiono donne vestite in modo “succinto” durante il mese sacro del Ramadan. Secca – e inquietante – la replica di  Salih Ibn al-Luhaydan, il quale ribadisce che “alcune trasmissioni sono diaboliche” e i proprietari delle tv “colpevoli” tanto quanto lo sono coloro i quali guardano questa tv-spazzatura. Egli aggiunge inoltre che “è legittimo uccidere” se non vi sono altri mezzi o punizioni per fermare queste “diavolerie”.

Già in passato il 79enne leader religioso aveva attirato l’attenzione a causa delle sue “sentenze”, tra le quali il parere favorevole dato ai sauditi che desideravano unirsi ai fondamentalisti islamici nella lotta contro gli americani in Iraq. Questa nuova fatwa potrebbe colpire addirittura la famiglia reale saudita: tra i canali arabi più apprezzati e seguiti vi è Rotana, che trasmette film e video musicali ed è di proprietà del principe Al-Waleed bin Talal. Il multimiliardario saudita è stato di recente nominato dalla rivista Forbes il 13esimo uomo più ricco al mondo, e i programmi trasmessi dalla sua televisione non sono sempre in linea con lo stile rigido e austero imposto dai precetti islamici.


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