Torino: visita a casa Calvano, responsabile provinciale della Croce Rossa
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- Date: Thu, 19 Jun 2008 12:31:06 +0200
Torino: visita a casa
Calvano, responsabile provinciale della Croce Rossa Il fronte del razzismo è
sempre attivo sotto Martedì 17 giugno al cpt di
Torino viene deportato un ragazzo di cui non sappiamo neppure il nome.
Cardiopatico, aveva fatto lo sciopero della fame per ottenere le cure
necessarie, ma si era guadagnato solo un pestaggio. Il ragazzo resiste, si
taglia gli abiti, resta nudo. Ma non basta: viene portato via, lontano dalla sua
vita, dalla sua compagna, da suo figlio che vivono qui. Storie violente di una
Torino che si smarrisce tra l’urlo razzista e le luci sempre accese del varietà
chiampariniano. In serata davanti al CPT si
svolge un presidio, rumoroso e veloce, sì che chi è dentro senta la solidarietà
di chi è fuori. Mercoledì 18 altre due
deportazioni, altra resistenza da parte degli immigrati. La notizia filtra: così
quando la camionetta diretta a Malpensa lascia l’ingresso del CPT in via
Mazzarello, cinque antirazzisti sono lì a testimoniare il proprio sostegno.
Intanto decine di telefonate di protesta inchiodano per l’ennesima volta i
telefoni del CPT e quelli delle compagnie aeree. Nel pomeriggio un gruppo di
antirazzisti si ritrova di fronte al civico n. 65 di via XX settembre, dove
risiede Antonino Calvano, colonnello e responsabile provinciale della Croce
Rossa. A quasi un mese dalla morte
di Hassan/Fathi, il tunisino lasciato senza cure e morto dentro al CPT di
Torino, gestito dalla Croce Rossa, pare calato il silenzio. I testimoni di
quella tragica notte vengono deportati giorno dopo giorno, per impedire che la
loro parola contraddica le menzogne dei responsabili della Croce
Rossa. In Argentina da molti anni
di fronte alle case dei torturatori ed assassini della dittatura militare,
vengono improvvisati rumorosi “cacerolazo”, battiture di pentole per ricordare a
tutti chi vive lì e di quali crimini si sia macchiato.
Anche a Torino questa
protesta si sta diffondendo: il due giugno di fronte all’abitazione del
responsabile del CPT, il medico e colonnello Antonio Baldacci, in via Zandonai
La scena si è ripetuta ieri
di fronte alla casa di Antonino Calvano. Battitura di pentole, interventi
dall’amplificazione e dal megafono, per raccontare a chi passava storie di
questo secolo, che somigliano a quelle terribili di quello appena trascorso.
Storie di uomini che attraversano il mare e ci muoiono, storie di uomini che una
legge razzista condanna alla schiavitù volontaria del lavoro senza garanzie,
pericoloso e sottopagato, pur di ottenere e conservare il pezzo di carta senza
il quale si apre il territorio dell’incertezza, della paura, della
clandestinità. L’anticamera del cpt, della deportazione da paesi fuggiti per la
fame, le guerre, le persecuzioni. E nei CPT chi protesta, chi tenta la fuga,
viene picchiato, mani e piedi ammanettati. A tutti quelli che non riescono a
farsi passare cibo da parenti e amici vengono somministrati psicofarmaci negli
alimenti che passa Poi capita che una notte
qualcuno stia male, molto male e nessuno ascolti le grida di chi chiede aiuto di
fronte ad un uomo che sta morendo e che È capitato ad Hassan lo
scorso 23 maggio: nessuno deve dimenticare le responsabilità della Croce Rossa,
le dichiarazioni razziste dei suoi responsabili. Antonino Calvano non si è
fatto vedere, non ha risposto agli inviti a dire la sua su quanto è successo il
23 maggio al CPT di Torino, un lager gestito da un’organizzazione
“umanitaria”. Presto si sono radunate le
forze del disordine statale, che hanno intimato ai presenti di andare via, di
interrompere l’azione di denuncia. Alle parole sono presto seguiti i fatti: gli
antirazzisti sono stati circondati da Digos e uomini dell’antisommossa, gli
striscioni staccati e gettati sprezzantemente addosso ai manifestanti, sotto gli
occhi di tanta gente che, forse, si è chiesta perché la polizia avesse tanta
paura delle parole. Parole dure, dure come la
realtà nella quale siamo forzati a vivere, dove c’è chi grida nella notte, c’è
chi muore, chi viene deportato e chi vorrebbe che calasse il silenzio. Non ci
riusciranno. Prossimo appuntamento
antirazzista: Lunedì 23 giugno ore
10 presidio di fronte alla GTT
in corso Turati C.so Turati
19/6 In questi giorni si sono
moltiplicate le retate e le incursioni di polizia e vigili urbani su tram e
autobus, con il consueto corollario di insulti e intimidazioni ai danni di
immigrati e immigrate. I controllori della GTT
sono da molto tempo complici delle espulsioni: non si limitano a multare chi non
ha il biglietto ma, se il viaggiatore è straniero, chiamano la polizia. Così
spesso il viaggio in tram ha il suo capolinea al
CPT. Vi riportiamo di seguito la
cronaca di alcuni episodi recenti tratte da Umanità Nova http://isole.ecn.org/uenne/ L’autobus n. 47 è stato al
centro di rastrellamenti di polizia e GCT ai danni degli immigrati. Uno dei
tanti che avvengono ogni giorno sui mezzi pubblici cittadini, che un caso
fortuito ha fatto rimbalzare nelle cronache
cittadine. Sono le 8,30 del mattino
del 4 giugno – come testimonierà in seguito una mediatrice culturale legata al
centro interculturale Almaterra – e al capolinea del Molte persone avevano con
sé solo la carta di identità italiana, altri il permesso di soggiorno, altri
ancora né l'uno né l'altro. Tutto l'episodio si è
svolto accompagnato da frasi quali: ‘non ce ne frega niente della vostra carta
di identità italiana’, ‘è finita la pacchia’, ‘l’Italia non è più il Paese delle
meraviglie”. Gli agenti hanno fatto
salire tutti gli uomini su un cellulare: solo un uomo marocchino, mostrando la
carta di identità italiana, si è rifiutato di salire, chiedendo di che cosa
veniva accusato e che avrebbe fatto riferimento al suo avvocato. Gli agenti
l'hanno lasciato andare. Nessuno dei passeggeri
rimasti sull'autobus è intervenuto, anzi, molte delle persone presenti, anche
sui balconi delle case intorno e sui marciapiedi, hanno
applaudito.” Un episodio analogo
accaduto sul tram della linea 4 intorno alle 15,30 di venerdì 6 giugno non è
nemmeno finito in cronaca ma è stato divulgato dal tam tam dell’Assemblea
Antirazzista. Sempre venerdì intorno alle
15 ben 7 vigili dei “servizi mirati” salgono sul 67 e chiedono i documenti ai
viaggiatori dall’aspetto straniero. Tra loro un marocchino che mostra loro la
carta azzurra del permesso di soggiorno. Uno dei vigili a voce alta, sì che
tutti sentano bene, gli dice “Ma guarda. Te l’hanno dato oggi il documento, eh.
Custodiscilo bene!”. Un episodio piccolo piccolo venuto alla ribalta perché sul
medesimo autobus c’è anche Viorica Nechifor, giornalista rumena, responsabile
della versione romena del sito del Comune e addetta stampa del Consolato di
Romania a Torino, che si affretta a denunciare l’accaduto.
(Umanità Nova n.
Per
info: Federazione Anarchica
Torinese – FAI Corso Palermo 46 Torino –
la sede è aperta ogni giovedì dalle 21. fat at inrete.it 338
6594361 |
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