Torino sabato 31: giornata antimilitarista
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- Date: Sat, 24 May 2008 23:21:55 +0200
Torino sabato 31: giornata
antimilitarista Le iniziative
antimilitariste previste il 24 maggio sono state rimandate a causa della
pioggia. Il nuovo appuntamento è
sabato 31 maggio Giornata contro la guerra e
il militarismo Appuntamento alle ore 10 al
Balon – piazza Borgo Dora angolo via Andreis – per info point antimilitarista
con mostra sulle guerre dell’Italia: dal Kosovo
all’Afganistan. Musica, interventi,
distro. Nel pomeriggio info point
itinerante sui luoghi del militarismo nostrano. Boicottare gli eserciti, le
basi, le fabbriche di morte Tempo di
guerra L’Italia è in guerra.
Truppe tricolori combattono in Afganistan. Lo chiamano “peace keeping”: suona
meglio e mette la coscienza a posto. Ma, là, in Afganistan, ogni giorno
bombardano, uccidono, imprigionano, torturano. A morire sono uomini, donne e
bambini. In silenzio. Sette anni di guerra e dicono che sono lì per mantenere la
pace. Dicono che sono lì per la libertà. Dopo sette anni le donne sono ancora
incarcerate sotto i burqua, le poche scuole per bambine vengono fatte saltare in
aria, le attiviste vengono uccise. In Afganistan e in Iraq gli stessi cittadini
statunitensi hanno pagato e pagano un pesante tributo in sangue e soldi per
questo massacro senza fine. Ma che importa? Gli affari dei petrolieri e dei
fabbricanti di armi vanno a gonfie vele. In Afganistan sono oltre
2.600 i soldati italiani armati di tutto punto, elicotteri da attacco Mangusta
compresi, sempre più spesso impegnati in operazioni belliche. A sentire il nuovo
ministro della guerra, in mimetica e scarponi, è tempo di cambiare le regole di
ingaggio per i “nostri” soldati. Ossia dar loro mano libera nel fare la
guerra. Tutto questo orrore costa a
tutti noi milioni di euro, sottratti a scuola, trasporti, sanità, tutela del
territorio. La spesa di guerra comprende il mantenimento di basi, caserme,
aeroporti, nonché un congruo numero di ben addestrati assassini di professione,
la guerra diventa sempre più vicina. I governi di destra e
quelli di sinistra hanno a fatto a gara nel finanziare le imprese belliche,
promovendo la costruzione di nuovi sistemi d’arma e installazioni militari.
A Vicenza vogliono fare la
più grande base militare USA d’Europa, rafforzando il ruolo dell’Italia come
gigantesca portaerei statunitense al centro del Mediterraneo. A Novara stanno
per costruire uno stabilimento per l’assemblaggio dei nuovi bombardieri F35,
giocattolini che possono portare anche ordigni nucleari che costano intorno ai
150 milioni di euro l’uno. Anche negli stabilimenti Alenia di Caselle e Torino
lavorano a queste nuove macchine di morte. È notizia di questi giorni
che in Campania l’esercito presidierà sette siti che il governo ha dichiarato di
importanza strategica, le sette discariche “segrete” scelte per affrontare la
perenne emergenza mondezza. Così gli affari, quelli leciti e quelli illeciti -
ma vi è poi vera differenza? - potranno andare avanti. Per chi protesta perché
non vuole i rifiuti nelle uniche aree verdi o, come nel caso di Serre, nel più
importante serbatoio di acqua potabile della regione, c’è la galera sino a 5
anni. Niente raccolta differenziata, niente riciclo, niente politiche rispettose
dell’ambiente: si militarizza il territorio e si trattano i cittadini in rivolta
come delinquenti. È la guerra. La guerra interna. Serve anche questa a mantenere
la pace, la pace sociale. È una china pericolosa,
lungo la quale, una a una se ne vanno le nostre esigue libertà: in questi giorni
è toccato ai napoletani in rivolta per difendere la loro vita e il loro futuro
da veleni e speculazioni, domani toccherà ai No Tav e a tutti coloro che si
battono contro la devastazione del territorio e il saccheggio delle
risorse. Guerra interna e guerra
esterna sono due facce della stessa medaglia: quella del potere che perpetua se
stesso ad ogni costo, quella del profitto che macina vite, risorse e futuro
della più parte di noi. Opporsi alla guerra senza
opporsi al militarismo, senza opporsi all’esistenza stessa degli eserciti, vere
organizzazioni criminali legali, è mera
testimonianza. Fermare la guerra,
incepparne i meccanismi è un’urgenza che non possiamo eludere. A partire da noi,
dal territorio in cui viviamo, dove ci sono caserme, aeroporti, scuole militari,
fabbriche d’armi. A partire dalle nostre piazze dove campeggiano come “eroi” le
statue dei macellai di tutte le guerre: simboli da cancellare perché il
militarismo è un’aberrazione indecente. Non basta dire no alla
guerra in Afganistan, alla militarizzazione della Campania, alla base di Vicenza
o agli F35 a Novara e a Torino: occorre mettere sabbia e non olio nel motore del
militarismo. Contro tutte le guerre,
contro tutti gli eserciti Federazione Anarchica
Torinese – FAI Corso Palermo 46 – la sede
è aperta ogni giovedì dalle 338
6594361 fat at inrete.it |
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