Torino Primo Maggio: una piazza con tante anime
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- Date: Tue, 6 May 2008 18:41:47 +0200
Torino Primo Maggio: una
piazza con tante anime Il Primo Maggio torinese,
come ogni anno, ha avuto il suo fulcro nel corteo organizzato dai sindacati di
Stato da piazza Vittorio a piazza S. Carlo. Ormai da molti anni il
corteo del primo maggio, un appuntamento popolare, sebbene quest’anno non si sia
andati oltre le 35mila presenze, è una sorta di grande contenitore dove
convivono a distanza e talora anche in diretto conflitto le tante anime della
sinistra torinese. Lontani fisicamente e, ancor più, politicamente, sono gli
spezzoni di CGIL, CISL e UIL, quelli delle istituzioni cittadine, dei partiti
della sinistra parlamentare e neo extraparlamentare. In coda stanno gli altri,
quelli che considerano il primo maggio un’occasione di lotta e non una mera
festa. D’altra parte sotto
Gli anarchici della FAI
sono presenti in piazza con un banchetto con libri e stampa e con un volantino
titolato “La libertà non si delega, si prende”. Un folto spezzone anarchico
sfila dietro allo striscione della FAI “azione diretta contro lo stato ed il
capitale”, mentre dal camion di testa si alternano musica e
interventi. Nella piazza torinese si
respirava il lutto per la sconfitta dell’Arcobaleno un lutto di fronte al quale
non possiamo che ribadire che “La cosiddetta ‘sinistra radicale’ ha concluso la
propria parabola. Hanno cambiato nomi e simboli ma la logica del potere per il
potere è sempre la stessa: Togliatti divenne ministro, Bertinotti presidente
della Camera. Il primo liberò i torturatori ed assassini di Salò, il secondo ha
avallato leggi razziste e avventure di guerra. La loro vicenda dimostra –
se mai ce ne fosse bisogno – che il potere corrode e muta, che il “realismo”, di
compromesso in compromesso, porta ad accettare tutto: dalla guerra ai cpt, dalle
norme più liberticide alle grandi opere, dalla distruzione dell’ambiente alla
fine delle tutele per chi lavora, dalla precarietà a vita al razzismo di
Stato. La libertà non si delega,
si prende. Ogni giorno, ovunque.” Il tradizionale pranzo
nella sede della Federazione Anarchica di Torino ha concluso la giornata.
I giorni successivi
l’attenzione dei media sarà catalizzata dalla contestazione del tutto simbolica
a Bertinotti, e dall’ormai rituale rogo di bandiere israeliane e statunitensi da
parte degli autonomi. Per quanto ci riguarda, il
Primo Maggio e i giorni successivi, il nostro impegno di controinformazione e
lotta, senza clamori né eco mediatica, è stato a fianco dei rom, sgomberati e
buttati in strada dalla giunta Chiamparino alla vigilia della “festa” dei
lavoratori. Da Umanità Nova n. 17
dell’11 maggio 2008 Di seguito il volantino
distribuito dalla FAI torinese il Primo Maggio La libertà non si delega,
si prende Tira un’aria grama. Ogni
giorno più grama. A Torino, dove, negli
ultimi tre anni, 8 immigrati sono morti durante controlli di polizia, mentre si
moltiplicano i comitati razzisti e fascisti, che alternano le manifestazioni di
piazza alle ronde notturne contro immigrati, rom,
poveri. A Torino, dove si lavora e
si muore come nell’800. A Torino dove la vita di un operaio vale meno dei 20
euro che servono per la ricarica di un estintore. A Torino, dove i fascisti
bruciano con le molotov un campo rom, i media falsificano, minimizzano, arrivano
a incitare all’odio. Fuori, tra la gente, c’è anche chi applaude, mentre i più,
soffocati dall’indifferenza, tacciono. A Torino dove vogliono fare
due grattacieli, mostri succhia energia, monumenti allo spreco e all’arroganza
delle banche e delle istituzioni che li vogliono, mentre c’è chi non ha dove
passare la notte. A Torino, dove la giunta
Chiamparino ha appena cacciato 200 rom rumeni dal campo di basse di Stura, dove
hanno vissuto in miserabili roulotte e in una tenda per i mesi
invernali. A Torino, dove fare la
spesa costa sempre più, ma i civich vanno in giro con manganelli telescopici e
spray urticante. Torino, come tutto questo
nostro paese, sta scivolando verso un baratro. È il baratro del fascismo che
ritorna, che ritorna nelle strade, che ritorna nelle leggi sempre più razziste e
liberticide, che ritorna, e questo è il peggio, tra noi tutti, gente comune che
fa fatica ad arrivare alla fine del mese, gente che non ha i soldi per pagare il
fitto o il mutuo, gente che la disoccupazione e la precarietà obbligano ad
un’esistenza sempre più miserabile, gente che sta tramutando il sano odio di
classe, l’odio per i padroni che ci sfruttano e ci rubano la vita, nell’odio per
gli ultimi, per chi sta peggio di noi, gli immigrati poveri in cerca di
un’opportunità di vita. I governi di questi anni, i
governi di “destra” e quelli di “sinistra” hanno fatto la stessa politica,
distruggendo poco a poco i piccoli margini di libertà e di giustizia strappati
con la lotta nei decenni precedenti. Strappati dai torinesi e dagli immigrati di
allora, la gente del sud e dell’est venuta a Torino per lavorare, uniti per la
casa, i trasporti, i servizi, le scuole, il salario, i tempi di lavoro.
Uniti anche se diversi,
perché consapevoli che il nemico non è l’immigrato che ti vive accanto ma chi
marcia alla tua testa. Oggi destra e sinistra hanno creato e alimentato la
guerra tra poveri, i media l’hanno amplificata ad arte, moltiplicando i falsi
allarmi sulla sicurezza. I reati più gravi – omicidi, stupri, rapine –
diminuiscono mentre si moltiplicano gli “incidenti” sul lavoro. Ma si fanno
leggi contro i lavavetri e i posteggiatori, mentre i padroni lucrano sulle
nostre vite e ogni giorno qualcuno di noi muore lavorando. Italiani o immigrati,
quando si cade da un’impalcatura, si viene stritolati da una macchina, si brucia
vivi in acciaieria, siamo tutti uguali, ma se non re-impariamo ad essere e
sentirci uguali nella vita, se non re-impariamo a lottare contro i nemici comuni
di ogni sfruttato, la vita se ne va ogni giorno più in fretta, ogni giorno più
miserabile, ogni giorno più insicura. L’insicurezza, quella vera, è nel lavoro
che non c’è, nel lavoro che mutila, nel lavoro che uccide: loro li chiamano
“incidenti”, ma il nome vero è omicidi. Ormai usano una lingua nuova, una lingua
dove i fatti e le parole sono sempre più distanti: la guerra di classe è
nascosta come la guerra che gli alpini combattono in Afganistan. La chiamano
“missione di pace” ma fanno la guerra, ammazzano in nostro nome, sottraendo
risorse alla sanità, alla scuola, ai trasporti, ai
servizi. Destra e sinistra sono due
facce della stessa moneta: stesso peso e stesso valore comunque la giri. La
cosiddetta “sinistra radicale” ha concluso la propria parabola. Hanno cambiato
nomi e simboli ma la logica del potere per il potere è sempre la stessa:
Togliatti divenne ministro, Bertinotti presidente della Camera. Il primo liberò
i torturatori ed assassini di Salò, il secondo ha avallato leggi razziste e
avventure di guerra. La loro vicenda dimostra –
se mai ce ne fosse bisogno – che il potere corrode e muta, che il “realismo”, di
compromesso in compromesso, porta ad accettare tutto: dalla guerra ai cpt, dalle
norme più liberticide alle grandi opere, dalla distruzione dell’ambiente alla
fine delle tutele per chi lavora, dalla precarietà a vita al razzismo di
Stato. La libertà non si delega,
si prende. Ogni giorno, ovunque. Oggi più che mai non ci
sono scorciatoie. Solo l’azione diretta, l’autogestione delle lotte e della
vita, il conflitto quotidiano contro una società ingiusta possono mettere sabbia
negli ingranaggi di un potere sempre più nudo nella sua ferocia.
Resistenza
Rom 10 anni di lotte,
occupazioni, sgomberi a Milano. Venerdì 16 maggio ore
assemblea contro le politiche
razziste, le ronde fasciste e leghiste, la violenza securitaria e la
repressione... percorsi di autogestione, solidarietà,
lotta Interverranno esponenti di
“Via Adda non si cancella” Proiezione del video “Via
Adda 14. Tutti sotto un tetto” Federazione Anarchica
Torinese – FAI Corso Palermo 46 Torino –
la sede è aperta ogni giovedì dalle 338
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