Un precetto del Decalogo concernente la donna.Documento da inviare e diffondere se condiviso



Movimento per la società di giustizia e per la speranza
Cari amici,
                 il Movimento ha preparato questo intervento su di un precetto del Decalogo patriarcale e maschilista; per la cui correzione chiede il vostro aiuto. Gl'indirizzi:

Romano Pontefice Benedetto XVI, benedictxvi at vatican.va

Card. Tarcisio Bertone, Segreteria di stato, segreteria at sds.va

Vesc.Gianfranco Girotti, Penitenzieria, reggente at apostpnt.va

CEI, Card. Angelo Bagnasco,  sicei at chiesacattolica.it

Milano, Card. Dionigi Tettamanzi, info at diocesi.milano.it

Torino, Card. Severino Poletto, info at diocesi.torino.it

Venezia, Card. Angelo Scola, postmaster at patriarcato.venezia.it

Un saluto fraterno da Arrigo Colombo

 

Movimento per la Società di Giustizia e  per la Speranza

Lecce

 

Al Romano Pontefice Benedetto XVI

al Segretario di Stato Card. Tarcisio Bertone

al Reggente la Penitenzieria Apostolica Mons. Gianfranco Girotti

al Presidente della CEI Card. Angelo Bagnasco

ai Cardinali Severino Poletto, Angelo Scola, Dionigi Tettamanzi

all’Episcopato e alla Chiesa italiana

 

Un precetto del Decalogo concernente la donna

 

L’intervento del vescovo Girotti a proposito dei nuovi precetti che devono impegnare la coscienza cristiana ed umana ha portato la stampa a confrontare questi precetti col testo del  Decalogo;

nel quale prendeva risalto la tradizionale formula del nono comandamento “Non desiderare la donna d’altri”.

 

Si tratta di una formula di matrice patriarcale e maschilista, com’era la società in cui è nata, e com’è stata la società cristiana e occidentale fino a tempi recenti; e in parte com’è ancora, nel costume, spesso anche nella legge. Poiché è certo che il precetto ha un senso che prescinde dal genere e sesso, e vale per l’uomo, il maschio,  come per la donna: “Uomo, non desiderare la donna d’altri! Donna, non desiderare l’uomo d’altri!”

La formula è rimasta intatta nei due nuovi Catechismi, quello del ’92, come il Compendio a domanda e risposta del 2005; né alcuna spiegazione o correzione è presente nei commenti, che sviluppano soltanto il tema della purezza di pensiero e di cuore.  E il fatto non è trascurabile perché in questa formula la donna continua a comparire come l’oggetto del desiderio e quindi del possesso del maschio, come orientata al maschio. Continua a comparirvi in quella subordinazione che contrasta con la sua dignità e il suo diritto di persona, la sua autonomia, la sua parità. Quella subordinazione che l’ha calpestata e umiliata per millenni.

 

La formula dev’essere corretta; come altre formule sono state corrette. Si tratta di un testo troppo importante, che viene appreso già nell’infanzia e già vi colloca quell’impostazione, anche se inconsapevole; ma che nell’inconsapevolezza tanto più opera a creare fondamentali strutture psichiche e mentali. Si tratta di un testo presente nell’intera formazione e prassi della chiesa e della società cristiana e occidentale.

Un residuo di maschilismo, forse piccolo rispetto ad altri, ma significativo; da cui occorre purificarsi.  

Lecce, marzo 2008

                                                                           per il Movimento, il responsabile

                                                                                 Prof. Arrigo Colombo

 

Arrigo Colombo, Centro interdipartimentale di ricerca sull’utopia, Università di Lecce

Via Monte S.Michele 49, 73100 Lecce, tel/fax 0832-314160

E-mail arribo at libero.it/ Pag  web http://digilander.libero.it/ColomboUtopia