COSCETTE E MEZZADRI



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                  COSCETTE E MEZZADRI
                  Data: Lunedi 25 
Febbraio 2008 (19:00)
                  Argomento: Italia


                   DI CARLO BERTANI

                  Don't let it 
bring you down:
                  it’s only a castles burning…

                  Non lasciarti buttare giù:
                  sono 
solo castelli (di carte) che bruciano…

                  Neil Young, 
Don't let it bring you down, dall’album After the gold rush, 1970.

                  Non varrebbe nemmeno la pena di perderci del tempo, 
però è utile farlo più per noi che scriviamo e leggiamo queste pagine 
che per loro, che ingombrano allegramente l’agorà televisiva 
sfornandoci una miriade di cazzate. So benissimo che lo fanno da 
decenni, ma ogni tanto è utile ricordarlo.
                  Mi sono 
perso (per modo di dire…) le due passerelle dell’Insetto che, ad ogni 
campagna elettorale, ringalluzzisce come uno scarafaggio in amore. 
Avere nuovamente Berlusconi in studio, tirar fuori dal magazzino la 
scrivania dove firmò il famoso contratto con gli italiani, e poi 
ricevere l’appena dimesso sindaco di Roma sulle bianche poltrone, lo 
ringiovaniscono di vent’anni. Perché? Poiché gli rammenta la gioventù, 
quando c’erano quasi le stesse persone che raccontavano identiche 
minchiate. Lui ci gode come un mandrillo a mostrare che l’adagio di 
Tomasi di Lampedusa vale più della Costituzione: far finta di cambiare 
qualcosa e, in realtà, mantenere tutto immutato.

                  Già 
che parliamo di Costituzione, varrebbe la pena di raccontare che tutto 
quello che ci propinano sulle grandi “novità”: i nuovi partiti, le 
nuove alleanze, equilibri, equilibrismi, legami, fili per stendere e 
quant’altro, è una colossale puparata.


                  Perché la 
Costituzione, prevede – all’art. 67 – libertà di mandato per i 
parlamentari:

                  Art. 67. Ogni membro del Parlamento 
rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di 
mandato.

                  Se così non fosse, i parlamentari sarebbero 
soltanto dei “mister pollice” utili a schiacciare il pulsante per 
votare.
                  Potrebbero essere anche analfabeti: 
dovrebbero solo saper distinguere il rosso dal verde. Per i daltonici, 
poche speranze.
                  Se non ci fosse completa libertà di 
mandato, non sarebbe nemmeno necessario fare estenuanti campagne 
elettorali, pagarli una montagna di soldi, eccetera: basterebbero dei 
comuni COCOCO, assunti con contratto a termine a progetto – durata 5 
anni, 800 euro mensili – poiché qualsiasi operaio della FIAT sa far di 
meglio che schiacciare due pulsanti.
                  Questo colossale 
castello di carte che stanno intessendo – la “rivoluzione” dei due 
“nuovi” partiti, PD e PDL – si basa su un assunto che non ha nessuna 
base giuridica, Costituzione alla mano. Il giorno dopo essere stato 
eletto, qualsiasi parlamentare dei due cosiddetti partiti “omogenei” 
potrà scegliere di cambiare schieramento, fondare un nuovo partito, 
formare un nuovo gruppo parlamentare.
                  E, attenzione: 
queste non sono ipotesi “di scuola”. Vorremmo sapere come si comporterà 
Di Pietro quando ci sarà da varare un nuovo indulto, oppure Alleanza 
Nazionale quando la Lega chiederà un federalismo fiscale che sarà 
praticamente una secessione economica.

                  La 
contromossa che – a parole – suggeriscono per superare questa impasse, 
riguarda la riforma dei regolamenti parlamentari. In pratica: nessun 
parlamentare “dissidente” potrà fondare un nuovo gruppo parlamentare, e 
quindi accedere ai finanziamenti previsti dai rispettivi regolamenti, 
della Camera e del Senato.
                  Tutto ciò appare alquanto 
fumoso e difficile da realizzare: il cosiddetto “accordo” fra PD e PDL 
riguarda proprio la scrittura delle regole, principalmente i 
regolamenti dei due rami del Parlamento.
                  Ora, per 
giungere a quel risultato, i due partiti dovranno concordare un testo 
condiviso: già qui, mi sembra un approdo fra le scogliere. Subito dopo, 
dovrebbero “far digerire” l’accordo agli altri partiti, e siamo arenati 
sulla barriera corallina.
                  Una riforma a colpi di 
maggioranza? Potrebbe essere, ma – per come sembrano andare le cose – 
non s’intravedono maggioranze “bulgare”, su entrambi i fronti. La 
scelta dell’UDC di non entrare nel partito di Berlusconi ha sparigliato 
le carte: senza Casini, la speranza di Berlusconi di raggiungere quella 
maggioranza schiacciante che intravedeva solo un mese fa, è un sogno 
svanito.
                  Da ultimo, non dimentichiamo che sarebbe 
sempre aperta la “campagna acquisti” per i vari “transfughi” del 
centro, che – con tanta allegria e sempre più soldi in banca – si 
prestano alle operazioni di caduta dei governi, maggioranze a 
“geometria variabile” e quant’altro. Ricordiamo la vicenda De Gregorio 
– al quale sembra che Berlusconi abbia appianato alcuni debiti – oppure 
Follini, la moglie del quale – l’architetto Spitz – è diventata il deus 
ex machina per la dismissione del patrimonio immobiliare (soprattutto 
militare) dello Stato.
                  Quindi, sul grande 
“rinnovamento” della politica italiana, stendiamo un pietoso velo.
                  Tutto ciò, in verità, è misera cronaca dell’oggi: 
proviamo a salire di un misero scalino? Domandiamoci: perché si sono 
messi a recitare questo pietoso teatrino?

                  Sappiamo 
che le elezioni non sono più la fase finale di un’elaborazione politica 
(del corpo elettorale): svanite le ideologie di un tempo, sono soltanto 
una gran faccenda di marketing.
                  Le stesse aziende che 
stilano i sondaggi, sono raffinate strutture di marketing dove noi (che 
dobbiamo depositare la scheda nell’urna) siamo – sostanzialmente – gli 
avventori del supermercato della politica. Ossia, del loro modo di 
concepire la politica. Così, se la società di sondaggi afferma che gli 
italiani gradiscono la coscia di pollo, tutti – dall’agorà televisiva – 
si sbracceranno nel dire che c’è abbondanza di cosce di pollo e che ne 
distribuiranno a profusione.
                  La coscia di pollo sarà 
elegantemente infiocchettata, avvolta in un involucro luccicante ed 
adeguatamente illuminata ogni sera: al precario faranno pregustare la 
coscia costante, al pensionato quella sicura, al lavoratore la 
confezione famiglia, al “diverso” quella di struzzo, ecc. A ciascuno la 
sua coscetta.
                  Questo è sempre stato fatto e si 
continua a fare: nessuno si prende la briga di spiegare dove troverà le 
coscette, se è proprio necessario mangiarle, se ci sono alternative. Lo 
ha detto la società di marketing: il nostro compito è solo quello di 
rassicurare che ci sarà abbondanza di coscette e coscioni.

                  Dopo tanti anni di delusione, però, gli italiani 
iniziano a credere che le cosce di pollo – presenti in abbondanza fino 
al 13 Aprile – spariranno il giorno dopo. Anche questo ha detto la 
società di marketing.
                  Un sentimento montante – detto 
“antipolitica” – suggerisce di non fidarsi più di nessuno, perché le 
coscette – raccontano – sono tutte finte, di plastica e già pronte per 
essere re-immagazzinate, per essere riutilizzate alle prossime 
elezioni.
                  Quando cade la fiducia nella coscetta, per 
la politica italiana è un dramma.
                  Bisogna allora far 
credere che, quelli che ieri avevano promesso piogge di cosce e non le 
hanno mantenute, siano stati mandati via come perversi impostori: se 
cacciamo fuori gli azzeccagarbugli come Mastella, i tromboni stonati 
come Diliberto, i grilli parlanti come Tabacci…eccetera, 
eccetera…rimarranno solo quelli “buoni”. Gente pronta, decisa, con le 
idee chiare: utile per schiacciare il bottone a comando.
                  Serve poi un capro espiatorio: Romano Prodi è 
perfetto. Non ho mai lesinato critiche all’operato di Romano Prodi ma, 
credere che sia il maggior responsabile dello sfascio al quale siamo 
giunti, sarebbe un errore che ci condurrebbe a nuovi disastri.
                  I furbacchioni, intanto, si rivestono con abiti 
nuovi, agitano nuove coscette e riprendono il gioco di sempre. Le 
prove?

                  Walter Veltroni ha promesso finalmente di 
risolvere il problema delle famiglie: 2.500 euro a figlio. A chi? Ai 
nuovi nati: se avete un figlio che compirà un anno, avete trombato 
fuori tempo e dovrete fare un buco alla cinghia per i prossimi vent’
anni. Oppure, datevi da fare e riprovateci: con un altro figlio, almeno 
acchiapperete i 2.500 euro. Fanno sempre 1.250 a testa: poi, però, fino 
alle prossime elezioni, castità e preservativi.
                  Come 
arriveranno, a chi, quando e come questi 2.500 euro? Non si sa.
                  Se qualcuno non è di memoria corta, potrà ricordare 
che fu la stessa, identica promessa che Prodi fece nella campagna 
elettorale del 2006. La solita coscetta: questo è il welfare italiano.
                  Ci sono poi i 1.000 euro il mese per i precari. S’
istituirà un salario minimo di legge (come nella maggior parte dei 
paesi industrializzati)? No, la strada italiana è più fantasiosa: l’
imprenditore che darà i 1.000 euro riceverà uno sgravio fiscale. 
Sarebbe a dire: nessuno garantisce che le coscette giungeranno al 
supermercato ma che, se qualcuno le porterà, gli pagheremo il gasolio 
per il camion. Che fantasia!

                  Sull’aumento delle 
retribuzioni sono tutti d’accordo: possiamo stare tranquilli. Si dà il 
caso che, proprio in questi giorni, il personale della scuola abbia 
ricevuto gli arretrati per il contratto già scaduto a Gennaio 2008.
                  Secondo livelli ed anzianità, possiamo calcolare un 
aumento di circa 80 euro medi netti: per questa gente, mantenere una 
famiglia – negli ultimi due anni – è costato solo 80 euro in più!
                  Ovviamente, siccome non pagano la benzina e non vanno 
al supermercato (loro hanno i prezzi bloccati della buvette di 
Montecitorio) non possono sapere di quanto è aumentato un pieno, né 
sanno di quanto sono aumentati il pane, la pasta, la carne. 80 euro in 
due anni! Questa è la stessa gente la quale afferma – sicura – che così 
“non si può più andare avanti”. Probabilmente, sono le precise parole 
che le strutture di marketing hanno suggerito d’utilizzare.

                  Infine, c’è il grande impulso verso l’energia: la 
“rottamazione” del petrolio. Quando ho letto la dichiarazione di 
Veltroni – messa in quei termini – m’è venuto freddo. “Il 20% di 
risparmio sulla bolletta energetica fanno 20 miliardi risparmiati”.
                  Ora, da anni il sottoscritto va dicendo le stesse 
cose, ma prima s’informa. La “bolletta energetica” del 2006 fu di 46 
miliardi di euro, quella del 2007 – secondo il RIE, centro di studi 
sull'energia – resterà pressoché invariata. Non stiamo a sottilizzare 
troppo, ma il 20% fa circa 9 miliardi, non 20. E se mancheranno 11 
miliardi? Scaveranno un altro “tesoretto”? Siamo seri.

                  Sull’altro versante cambiano un po’ le parole d’
ordine: d’altro canto, ciascuno si fida della sua struttura di 
marketing.
                  Giulio Tremonti è già sceso in campo per 
spiegare che le cose, per il bilancio statale, virano al peggio. C’è la 
crisi economica incombente, quella dei subprime, la recessione 
americana…insomma, un panorama di tregenda. Il quale, si manifesta 
soltanto quando governa il centro-destra, mentre il centro-sinistra 
gode sempre di sole e bel tempo. All’italiana, verrebbe da dire: 
portassero un po’ sfiga?
                  In realtà, Giulio Tremonti – 
ottimo insegnante e scrittore – l’unica cosa che non dovrebbe fare è il 
Ministro delle Finanze, perché non c’è tagliato. Farebbe fallire anche 
un chiosco di bibite: se ne accorse addirittura Fini, che ne pretese le 
dimissioni.
                  Il buon Giulio gode però dell’appoggio di 
Berlusconi e di Bossi, e per un sostanziale motivo: è ligio agli 
ordini, pronto a firmare qualsiasi cosa arrivi da Arcore. Tant’è che 
Siniscalco, chiamato in fretta perché non si sapeva più come rimediare 
ai buchi di bilancio – alla fine – se ne andò sbattendo la porta perché 
non voleva fare, all’unisono, la marionetta di Silvio ed il capro 
espiatorio. Giulio non ha questi problemi: è uomo di poche pretese e s’
adatta a tutto.
                  L’uomo di Arcore, oltre probabilmente 
a qualche mago e cartomante, consulta anch’egli la sua struttura di 
marketing, che per lui ha scelto la strategia dell’abbattimento delle 
tasse. Funziona, Silvio, funziona.
                  Così, promette d’
eliminare l’ICI, e probabilmente lo farà. Ne beneficeranno 
principalmente i possessori d’interi palazzi, i grandi proprietari 
fondiari, perché l’ICI sulla prima casa – in moltissimi comuni – già 
gode oggi di consistenti sgravi.
                  Insomma, la famiglia 
normale risparmierà qualcosa, mentre Berlusconi – gran palazzinaro – si 
metterà in tasca fior di dobloni. Quando abbatté le tasse sugli alti 
redditi, il principale beneficiario fu lui. E forza Silvio.
                  Questo, a lungo andare, provocherà degli ammanchi sul 
bilancio statale: ecco perché Tremonti già mette le mani avanti, accusa 
la sinistra “di lasciare buchi”, la congiuntura internazionale…la 
solita solfa.

                  Anche Berlusconi, però, vuole 
aumentare gli stipendi: oh, bene. Sì, ma solo sugli straordinari.
                  Lavora di più, così potrai guadagnare anche 1400 euro 
il mese che, con gli sgravi fiscali, diventeranno 1440. Sei felice? No? 
Luca di Montezemolo è contento...dice che risparmia personale e ci 
guadagna parecchio…la fatica aumenta la probabilità d’incidenti sul 
lavoro? Non raccontiamo cazzate: la colpa è degli operai che non si 
mettono il casco.
                  Così, senza più l’ICI e con meno 
tasse che entrano, il bilancio dello Stato va in rosso. E chi se ne 
frega! Mandate Giulio a Porta a Porta, fategli raccontare che la colpa 
è dei comunisti!
                  Esilarante poi la proposta di 
Berlusconi sul fronte dell’energia: mettere più soldi nelle tasche 
degli italiani, così fanno il pieno e corrono felici in autostrada. 
Solare, eolico, nucleare, biomasse? No, se il petrolio costerà 200$ il 
barile, daremo più soldi agli italiani per comprare la benzina. Per 
favore, basta…
                  Anche Silvio, come Walter, vuole “fare 
cassa” per le tasse, l’energia…e allora s’inventa il risparmio sull’
informatizzazione della Pubblica Amministrazione. Dai 20 ai 40 miliardi 
l’anno, parola di Lucio Stanca – gran direttore dell’ex IBM – che è un 
amico e di lui mi fido.
                  Mentana, un po’ imbarazzato, 
gli chiede se ci saranno “esuberi” – è scaltro, e non osa certo parlare 
di “macelleria sociale” – ma Berlusconi lo ferma: no – mi ha detto 
Stanca – s’ottengono solo dal risparmio che si consegue nel passaggio 
dal cartaceo all’elettronico! E dobbiamo anche starlo a sentire! Da 
domani, proverò con metà carta igienica: poi scriverò a Stanca per 
raccontargli com’è andata.

                  Sugli altri commensali, 
meglio stendere un pietoso silenzio: dagli “Arcobaleno”, i quali – dopo 
aver votato per due anni le peggiori leggi contro i lavoratori – adesso 
pretendono d’assumerne le tutele. Oppure il Pecoraro che non ha più 
erba in Campania per le sue pecore, giacché c’è solo monnezza. Sarà la 
Coscia Rossa?

                  Mi ha invece un poco infastidito 
Tabacci, perché sembrerebbe uomo di cultura, e certe cose non si fanno 
proprio.
                  Ora, sappiamo che la fantasia per creare 
nuovi partiti sta scemando: dopo anni trascorsi nella botanica (querce, 
girasoli, margherite, ecc) non si sa proprio più dove andare a parare. 
Non si può fare il partito del Giusquiamo Nero, perché è un’erba 
velenosa e nessuno sa cos’è. Nemmeno Storace lo reclama.
                  Nuove frontiere della Zoologia? Può essere: Partito 
del Gambero Rosso, della Lucciola, Armadilli Riuniti, Rinnovamento 
Equino…la fantasia non manca.
                  La Rosa Bianca, però, 
se la poteva proprio avanzare: per il rispetto che tutti dovremmo avere 
per Christoph Probst, Hans e Sophie Scholl, antesignani di una critica 
alla guerra che metteva sotto accusa proprio il concetto di “suprema 
ragion di Stato”, e che pagarono con la vita nei tribunali di Hitler. 
Uno come Tabacci – che ha sempre approvato le missioni di guerra 
italiane all’estero – quel nome non ha il diritto d’insozzarlo. Si 
prenda la Coscia Bianca, Tabacci, e corra.
                  Basta con 
questa gente, silenzio.

                  Ciò che dispiace – e l’ho 
purtroppo dovuto leggere sul Web – è sapere di gente che s’accapiglia 
per la scelta d’andare a votare oppure no. Pazienza che ci prendano in 
giro con le stesse coscette da decenni ma, mettersi a litigare per 
delle coscette inesistenti, è da fessi! E’ quello che vogliono! Loro, 
la chiamano “passione politica”!
                  Vogliono vederci 
“responsabili”, “interessati”, “coscienti” perché, se manca il 
pubblico, la compagnia non guadagna. Qualcuno vuole votare? Lo faccia, 
ma sorridendo. Preferisce una gita in campagna: ottima idea! Un 
pomeriggio che promette bene con quella tizia che…alt! Avete consultato 
il calendario? Achtung! Altrimenti, niente 2.500 euro!

                  Da ultimo, dovremmo riflettere che gran parte di 
questi signori s’incontra in discreti palazzi ed indossa curiosi 
grembiulini. D’alcuni lo sappiamo per certo – Berlusconi, Cicchitto, 
ecc, ma anche larga parte del giornalismo italiano – perché compaiono 
nell’elenco della P2 che Gherardo Colombo consegnò a suo tempo a 
Forlani. Non è irragionevole, però, immaginare che a decine, forse 
centinaia, s’incontrino nei discreti palazzi delle confraternite 
massoniche e che se la ridano di noi allegramente. Magari mettendosi d’
accordo sulle coscette: tu proponi la confezione famiglia? Va bene, io 
vado con la coscia di tacchino.
                  Insomma, siamo già 
così sfigati da doverli sopportare: dobbiamo anche metterci a litigare?
                  Oltretutto, riflettiamo che il principale dato 
economico che ci riguarda consiste nella ripartizione della ricchezza. 
Per anni, ci hanno propinato il leitmotiv che “è inutile promuovere la 
re-distribuzione della ricchezza se prima non la si crea”. Verissimo, 
ma sappiamo che il 40-45% della ricchezza è nelle mani del solo 10% 
della popolazione: addirittura Prodi – nella campagna elettorale del 
1996 – affermò che la distribuzione della ricchezza in Italia era 
praticamente la stessa della Gran Bretagna del primo Ottocento. Il 
guaio, è che l’ha solo detto: altra coscetta.
                  
Riflettiamo su questo dato; approssimativamente, significa che la 
ricchezza prodotta da 10 italiani sarà così suddivisa: uno solo 
prenderà quasi la metà, mentre gli altri 9 si divideranno ciò che 
rimane.
                  Niente di nuovo rispetto alla vecchia 
mezzadria, scomparsa nelle campagne con le riforme del dopoguerra. Come 
funzionava? Una grande famiglia patriarcale (poniamo una decina di 
persone) lavorava i campi e produceva ricchezza: ogni anno ricavava, ad 
esempio, 10 maiali, 100 quintali di grano e 50 barili di vino. La 
mezzadria divideva a metà fra il proprietario e l’affittuario, così il 
padrone – senza far nulla, fornendo al massimo le sementi – acchiappava 
5 maiali, 50 quintali di grano e 25 barili di vino.
                  
Oggi, questo meccanismo – grazie alla fantasmagoria dei mercati 
finanziari ed all’informazione drogata – è tornato in auge: ecco il 
significato degli 800 euro mensili “a singhiozzo”, del progressivo 
depauperarsi dei ceti popolari. Hanno semplicemente riportato in auge 
un sistema che vigeva al tempo dei Savoia, contro il quale combatterono 
intere generazioni di veri sindacalisti!
                  Oggi, i Tre 
Re Magi – Angioletto, Bonanno ed Epifanio – sono diventati i “fattori”, 
e fanno gli interessi dei padroni.
                  Di conseguenza, 
allarmarsi per chi andrà o non andrà a votare, non è poi così 
importante: sono tutti d’accordo! Altrimenti, almeno rifondaroli e 
comunistucoli non avrebbero votato le leggi Damiano su welfare e le 
pensioni.

                  Le soluzioni non sono molte, e tutte 
difficilmente praticabili.
                  Ho provato ad inserire il 
mio comune nel sito delle Liste Civiche di Grillo: vivendo quattro 
spanne oltre il bordo della carta geografica, non c’era una lista 
civica per quel comune. Mi sarei aspettato una richiesta del tipo: vuoi 
fondare una lista civica nel tuo comune, vuoi partecipare alla 
costruzione della lista? Mandaci i tuoi dati, dicci chi sei.
                  No, la risposta è stata “che sarei stato avvisato 
qualora si fosse formata una lista civica per quel comune”. Ora, di 
grazia, se chi si presentasse (condizionale…) per formarla viene 
soltanto “avvisato” per quando (eventualmente) ci sarà, chi forma 
queste liste? Nascono sotto i cavolfiori?
                  L’idea di 
trovare una nuova classe politica partendo da liste locali – bene che 
vada – potrà condurre ad avere una lista nazionale fra dieci anni. Nel 
frattempo, chissà cosa s’inventeranno i venditori di coscette: magari 
riformeranno l’art 1 della Costituzione: “L’Italia è una Repubblica 
democratica, fondata sul televoto”. Bonolis Presidente della 
Repubblica.
                  A meno che, la lista nazionale già ci sia 
ed abbia soltanto bisogno di trovare un pubblico – abilmente ammansito 
ed addestrato – per sorreggerla. Insomma, una lista “coperta”. Come le 
logge.
                  La scelta del blog di Grillo d’essere soltanto 
un contenitore di protesta, e mai d’elaborazione politica, sembrerebbe 
confermare questa ipotesi.

                  Sostituire questa classe 
politica inefficiente e truffaldina non è cosa di poco conto: lo sa 
anche la Casta. Difatti, Bersani ha già lanciato una parola d’ordine: 
“Rinnovare la classe politica, però immettendo solo persone di provate 
capacità”. Traduzione: “Noi ce ne possiamo anche andare, ma solo per 
lasciare il posto ai rampolli che abbiamo allevato alla nostra scuola”. 
La quale, ha mostrato ampiamente d’essere una pessima scuola.
                  Le candidature dei giovani sono tutte di “provata 
fedeltà”, come il figlio di Colaninno (grande amico di D’Alema…) e 
Marianna Madia, ufficialmente un volto “giovane e candido” della new 
generation: Veltroni ha visto forse un po’ troppi film americani?
                  Qual visino, quando l’ho visto, m’ha subito 
rammentato un profilo greco che avevo notato la notte, in una 
trasmissione sull’energia (politically correct, tranquilli…) dal nome 
eCubo. Sponsorizzata da Minoli, la bella Marianna (oltre che a lavorare 
in RAI) si scopre che lavora con un contratto di consulenza presso la 
Presidenza del Consiglio: è, praticamente, la principale collaboratrice 
di Enrico Letta detto il Giovane, come Plinio. Insomma, affermare che 
la ragazza sia proprio una illustre sconosciuta…
                  E’ 
il “teorema” ben enunciato da Bersani: giovani puledri e puledre, ma 
tutti della nostra scuderia.
                  Sull’altro versante, 
invece, ci sono le pornostar che fondano i “Circoli della Libertà” per 
B&B (Berlusconi e Brambilla) – come Federica Zarri – e già circolano le 
bozze di una “riforma” dell’hard, che la ragazza chiama “legge Zarri”. 
Questa è la destra del futuro.
                  L’antipolitica, si 
sconfigge così: parola di Bersani & Brambilla.

                  
Innovare colmando i vuoti con la cosiddetta “società civile”?
                  Qui entra in gioco il fattore anagrafico, e non si 
tratta di un mercato dove abbondano le offerte.
                  Se si 
propone di fare veramente politica – il che significa anche abolire gli 
assurdi privilegi della Casta, riportare ai livelli medi europei gli 
emolumenti dei parlamentari, ridurne di gran copia il numero nelle 
amministrazioni centrali e periferiche, inserire norme che garantiscano 
vera trasparenza nei concorsi, nelle Università, negli Enti, ecc – non 
c’è la fila di gente che attende. Siatene certi. Una vasta pletora di 
giovani e meno giovani è lì che attende, ma solo per sostituire a “pari 
condizioni” quelli che vorrebbero defenestrare. Siamo onesti con noi 
stessi.
                  Si può anche capire il fenomeno: ammettendo 
una generale moralizzazione della vita pubblica, fare seriamente 
politica è un mestiere ingrato. Mica come vendere coscette.
                  Significa dire a chiare lettere cosa si vuol fare per 
rimediare all’immobilismo dilagante: la sanità? La scuola? L’energia? 
La finanza? Le tasse? La giustizia? Vuol dire presentare progetti seri 
ed essere pronti ad affrontare i venditori di coscette, ovunque. E 
saperlo fare.

                  A fronte di questa prospettiva – che, 
per chi ci riflette un attimo, dovrebbe apparire chiaro che si tratta 
di un compito che fa tremare i polsi – ci sono persone giovani che non 
hanno molta esperienza. Le persone meno giovani – che non hanno 
trascorso l’esistenza scaldando soltanto comode poltrone – hanno 
lavorato un’intera vita.
                  Hanno sì esperienza, sanno a 
grandi linee quali sarebbero i provvedimenti seri da prendere per 
raddrizzare il Paese, ne avrebbero probabilmente anche le capacità, ma 
sono stufi. Per troppi anni si sono sentiti presi per il culo. Sono 
risposte che ho ricevuto personalmente, non mie idee bislacche.
                  Sostanzialmente, le persone che hanno trascorso una 
vita nelle fabbriche, nel settore pubblico, nelle professioni – e che 
non hanno mai mendicato nelle anticamere della politica – si trovano ad 
un bivio: vado in pensione, e “che qualcuno ci pensi”, oppure devo 
ripartire da capo? Con la prospettiva d’avere tutti i poteri della 
Casta contro, che avveleneranno anche gli ultimi anni della mia 
esistenza?

                  Eh sì, signori miei, perché le persone 
serie non sbatacchiano in televisione i propri sentimenti, non li 
trasformano in altre coscette (come l’immondo ricorso ai temi etici, 
per meri obiettivi elettorali), ma s’interrogano sul significato della 
Vita e della Morte.
                  In altre parole, conoscono bene 
il proverbio indiano che recita: “La vita è un ponte incerto che 
dobbiamo attraversare: l’unica cosa poco saggia è costruirci una casa 
sopra”, e – siccome sono in larga parte persone semplici ma serie – 
riflettono mille volte prima di decidere. Mica si buttano a pesce sul 
primo posto da assessore: in definitiva, giunte al termine della loro 
vita lavorativa, non ne hanno bisogno.

                  I giovani 
potrebbero essere la risposta, ma da soli non ce la possono fare: ne 
hanno viste troppo poche, ed i marpioni di regime se li mangerebbero in 
insalata. Un mix sarebbe forse la migliore soluzione.
                  
Possiamo ricordare com’era strutturata la civiltà Lakota: i vecchi 
erano sempre consultati prima di prendere decisioni importanti, ma i 
capi erano persone di mezza età. Infine, i capi guerrieri e quelli 
eletti di volta in volta per le cacce, erano giovani. Impariamo. 
Aprendo una breve parentesi, ricordiamo che, qualche mese fa, la 
comunità Lakota si è “dimessa” dall’essere cittadina americana: 
aspettiamo il comunicato di Condoleeza Rice che ne sancirà l’
indipendenza. Come in Kosovo.

                  E’ molto interessante, 
invece, l’idea d’emigrare in massa: molti giovani già lo fanno, ed il 
fenomeno è senz’altro in crescita. D’altro canto, è perfettamente 
coerente con l’impianto sociale che dovrebbero sopportare in Italia: 
prezzi tedeschi e stipendi greci. Siccome parlano spesso due lingue (e 
meglio delle precedenti generazioni), non c’è motivo per rimanere a 
soffrire in questo dannato paese. Conosco personalmente giovani che 
lavorano in mezza Europa, in America Latina, in Giappone.
                  Se qualcuno, però, pensa che questi giovani, dopo 
aver vissuto molti anni all’estero, tornino per salvare la Patria – a 
mio avviso – si sbaglia di grosso. Non scendiamo nelle situazioni 
personali, ma è difficile immaginare che giovani che lavorano, si 
sposano e fanno figli all’estero siano pervasi dalla voglia di tornare. 
E per quale motivo? Per tornare a sedersi nell’anticamera del notabile, 
oppure campare “a singhiozzo” con un contratto da 800 euro il mese?
                  Oltretutto, non esiste più la gran differenza di 
culture nel pianeta: Internet sta appianando molte differenze, e si può 
gustare una buona pizza ovunque.
                  Sembrerebbe la 
“lista della spesa” dello sfascismo ma – se riflettiamo sulla 
situazione – così stanno le cose: il bassissimo impero qual siamo 
giunti, non ci riserverà altro che chine ancora più ripide e 
pericolose.

                  Che fare?
                  Le prossime 
elezioni politiche – comunque vadano – non scalfiranno di un’unghia la 
solita solfa: Berlusconi tuonerà contro lo Stato ma non saprà, non 
potrà e non vorrà riformarlo. Sostanzialmente, continuerà a farsi gli 
affari suoi.
                  Veltroni affermerà di prendersi cura di 
tutti i disagi, ma non vedo croci che lo attendano per la grande 
espiazione. Se ne scorderà presto, al primo canto del gallo.
                  Al venticinquesimo “Vaffa-day”, Grillo inizierà a 
pensare di girare un film, magari ad Hollywood, con Dustin Hoffman 
nella parte di Veltroni e Gene Hackman in quella di Berlusconi. Lui, in 
quella di Masaniello. Non lo metterà su Youtube: meglio i diritti d’
autore. Intanto, noi saremo sempre in mutande.

                  Se 
qualcuno intende perseguire la strada di creare una nuova classe 
politica, che nasca dal semplice dibattito della gente – l’agorà di 
Internet – la possibilità c’è. Se si vuole veramente farlo.
                  Ho acquistato il dominio www.italianova.org" (non 
cliccatelo, è vuoto) per dare la possibilità a chi volesse 
intraprendere l’impresa di farlo.
                  C’è da fare di 
tutto: scrivere e selezionare articoli, filtrare e riproporre le 
critiche dei lettori, gestire la parte informatica. In altre parole, 
creare una redazione per un giornale Web, aperto come un blog alle 
critiche.
                  Niente di nuovo sotto l’aspetto di 
Internet, ma molto per la politica italiana: bisognerà affermare a 
chiare lettere che quello sarà il sito dal quale nascerà una nuova 
aggregazione politica. Esattamente l’opposto dei siti dei partiti, che 
servono solo a pubblicizzare ciò che si decide nelle stanze del potere.
                  Lo scopo? Selezionare, pazientemente, le migliori 
idee e progetti per uscire dall’impasse delle coscette, per parlare 
finalmente di politica nell’ottica della decrescita e dell’ecologia, 
della re-distribuzione della ricchezza e della vera pace, che non 
significa votare tappandosi il naso. Significa affrontare con pazienza 
anche scuola, sanità, trasporti: tutto ciò che ci viene ammansito con 
le coscette. E senza strani “grembiulini”.
                  
Riflettiamo, però, che chi desiderasse farlo dovrebbe prendere precisi 
impegni, non chiacchiere. Vedremo: al massimo, avrò gettato 25 euro. 
Pazienza.
                  Perché Italianova? Poiché mi ricordava il 
“dolce stil novo” che – con il passaggio dal Latino al Volgare – segnò 
il sentiero del Rinascimento.
                  Scontate le premesse 
sopra esposte, la porta è aperta, per tutti.

                  Carlo 
Bertani
                  Fonte: http://carlobertani.blogspot.com/
                  Link: http://carlobertani.blogspot.
com/2008/02/coscette-e-mezzadri.html
                  24.02.08



                 
           



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