Un'altra smentita al documento dei medici sull'aborto



Un'altra smentita al documento dei medici sull'aborto

Il 60 per cento circa (59,5 per cento) dei ginecologi italiani attivi in strutture che effettuano l'interruzione volontaria di gravidanza è obiettore di coscienza. A ulteriore conferma dell’inattendibilità del documento della Fnomceo, arrivano i dati resi noti dall’Istituto superiore di sanità e inviati al ministero della Salute per la relazione sull’applicazione della legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza. Si riferiscono al 2005, e fanno capire come in tutta Italia – trasversalmente – vi siano già “piccole moratorie”: se è vero che la maggiore concentrazione di ginecologi anti aborto si trova al centro Italia (70,3 per cento), seguito dal nord (63,5), dal sud (52,9) e dalle Isole (44,3), il documento mostra che le due regioni con il numero più alto di ginecologi obiettori sono Basilicata (92,6 per cento) e Veneto (80,5), così come Calabria (meno del 40 per cento) e Valle d’Aosta (20) sono quelle con i numeri più bassi. Marche, Lazio e Puglia sono “ben piazzate”, con punte del 78 per cento di obiettori; qualche punto sotto il 50 per cento si trovano la provincia di Trento, l’Abruzzo, la Campania, la Sicilia, e la Sardegna (45,7). Per quanto riguarda i medici anestesisti e il personale non medico che esercitano obiezione di coscienza le cifre sono più basse: nell'Italia centrale lavorano il 56,3 per cento degli anestesisti e il 56 per cento del personale paramedico obiettori, al nord sono rispettivamente il 42,1 e il 28,4 per cento e al sud il 47 e il 36,2 per cento. In Valle d’Aosta la percentuale raggiunge lo zero per cento. La Società italiana di ginecologia e ostetricia (la Sigo) non ha potuto confermare né smentire le cifre: non è infatti in possesso di alcun dato sulla presenza, tra le proprie file, di medici obiettori "perché sono informazioni considerate sensibili”.

di Piero Vietti