Vicenza per noi: sabotare la guerra
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- Date: Thu, 13 Dec 2007 02:36:30 +0100
Vicenza per noi: sabotare
la guerra Il 15 dicembre ci sarà una
manifestazione internazionale a Vicenza. Il corteo partirà dalla
Stazione alle 14. Vi sarà uno spezzone
anarchico organizzato dai compagni vicentini con in testa lo striscione “Nessuno
è NATO per servire” Di seguito alcuni articoli
e comunicati: - il comunicato degli
anarchici vicentini di A-berica - il comunicato della FAI
Venezia, - il comunicato della CdC
della FAI - “Vicenza per noi:
sabotare la guerra”, articolo in uscita sul prossimo numero di Umanità
Nova COMUNICATO DI
A_BERICA Il gruppo anarchico
vicentino a-berica vi invita alla manifestazione di per info:
a_berica at anche.no COMUNICATO DELLA FAI
VENEZIA A-rivederci a
Vicenza! La mobilitazione contro il
Dal Molin, la caserma Ederle e tutte le servitù militari vedrà diversi momenti e
articolazioni nei giorni precedenti la manifestazione internazionale del 15
dicembre. Il Presidio Permanente ha
lanciato una tre giorni europea, comprendente anche una conferenza sulla
presenza militare statunitense e NATO in Europa e sui movimenti che si oppongono
alla militarizzazione, con la partecipazione di rappresentanti dei movimenti di
Repubblica Ceca, Germania, Ungheria, Polonia. Il Comitato degli abitanti
e lavoratori di Vicenza Est ha in programma iniziative di controinformazione
davanti alla caserma Ederle con il diretto intervento di alcuni tra i disertori
dell’esercito Usa che fanno parte dell’associazione Ivaw che raccoglie i
militari statunitensi reduci dell’Iraq contrari alla guerra.
Sabato 15 il concentramento
principale sarà in piazza della Stazione ferroviaria alle ore 14. Così come
avvenuto in occasione delle due precedenti manifestazioni nazionali, presso la
caserma Ederle ci sarà il concentramento promosso dal Comitato Vicenza Est e
dalle realtà ad esso vicine che raggiungeranno il corteo unitario
intanto partito dalla
stazione. I compagni e le compagne
vicentine di A-berica stanno preparando un punto di riferimento rossonero in
piazza della Stazione e uno striscione unitario (firmato semplicemente con l’A
cerchiata) che aprirà lo spezzone antimilitarista anarchico. Lo slogan sullo
striscione sarà lo stesso che apriva il nostro corteo a Mestre nel 2004:
Nessuno è NATO per servire. Per contatti: anarchici
vicentini di “A-berica”: mail a_berica at anche.no Cell.:
3477045077 Per info sulle diverse
iniziative: www.comitatovicenzaest.splinder.com FAI
Venezia COMUNICATO DELLA
COMMISSIONE DI CORRISPONDENZA DELLA FAI Vicenza 15
dicembre Ogni militare è un
invasore La mobilitazione
internazionale del 15 dicembre a Vicenza contro il raddoppio della base militare
Usa rappresenta una tappa importantissima del percorso di lotta che la
popolazione vicentina ha intrapreso per opporsi ai progetti di devastazione e
sfruttamento in chiave militarista del territorio da parte della classe politica
italiana e statunitense. In tutti questi anni, lo
stato italiano ha voluto imporre alla comunità vicentina un progetto di morte
che migliaia di persone hanno dimostrato di rifiutare nettamente dal momento che
la militarizzazione di questo territorio è già pesantissima per via
dell'invasiva presenza di strutture Usa, Nato e dell'Unione Europea tra cui la
caserma statunitense Ederle, l'arsenale nucleare di Longare e la caserma
Chinotto, sede del comando della Gendarmeria
europea. La nuova base Dal Molin
costituirebbe l'ennesima servitù militare i cui costi ricadrebbero in massima
parte sulla collettività facendo di Vicenza una vera e propria caserma a cielo
aperto, un avamposto della guerra globale e permanente che da anni umilia il
mondo con il suo carico immane di distruzione, lutti e
tragedie. A Vicenza, grazie alla
costante mobilitazione, alla non-collaborazione, all'ostruzionismo e al
boicottaggio attivo delle strutture che servono concretamente agli interessi dei
signori della guerra, l'opposizione popolare alle politiche belliciste del
governo ha dimostrato che fermare la macchina bellica è possibile, e ha
affrontato con fermezza e determinazione i tentativi di criminalizzazione del
movimento da parte delle autorità locali e nazionali per depotenziare e fiaccare
la capacità di autorganizzazione della popolazione che lotta e resiste.
Da anarchici, sosteniamo
attivamente l'autorganizzazione dei cittadini e dei lavoratori vicentini poiché
solo l'autonomia, l'indipendenza e l'azione diretta del movimento possono
realmente scardinare gli interessi incrociati delle istituzioni, dei gruppi di
potere e della lobby militarista. Nel solco
dell'antimilitarismo che da sempre contraddistingue il pensiero e l'azione del
movimento libertario internazionale, esprimiamo solidarietà a tutte le realtà di
base e ai comitati popolari che portano avanti questa lotta, scendiamo in piazza
per opporre la nostra incompatibilità e il nostro rifiuto contro l'ingerenza
militare e la devastazione ambientale del territorio vicentino, lottiamo per un
mondo liberato dalle basi militari, dalla guerra e dal militarismo.
Contro tutte le guerre,
contro tutti gli eserciti Per l'internazionalismo e
la rivoluzione sociale Commissione di
corrispondenza della Federazione Anarchica Italiana -
FAI cdc at federazioneanarchica.org www.federazioneanarchica.org ARTICOLO IN USCITA SUL
PROSSIMO NUMERO DI UMANITÀ NOVA Vicenza per
noi Sabotare la
guerra Siamo in guerra da anni.
Soldati italiani, mercenari in divisa pagati da noi tutti, sono in Afganistan a
fare la guerra in nostro nome. Soldati italiani sono o sono stati sui fronti di
guerra in Iraq, in Kosovo, in Serbia, in Somalia. A seconda delle circostanze
queste guerre sono state chiamate “operazioni di polizia internazionale”,
“missioni umanitarie”, “operazioni di
peacekeeping”. L’apparato propagandistico
cambia ma sempre di guerra si tratta. Case bombardate, gente ammazzata,
occupazione militare, tortura questa è la realtà nei paesi dove interviene
l’esercito italiano a fianco dell’alleato
statunitense. Nel nostro paese ci sono
caserme, aeroporti, basi navali, radar, depositi di munizioni, carburante, bombe
dell’esercito, della marina e dell’aeronautica italiane, USA e NATO. Il nostro
paese è una gigantesca piattaforma bellica allungata al centro del
Mediterraneo. Il movimento contro la
guerra in Italia, nonostante in alcuni momenti abbia raccolto adesioni di massa
con centinaia di migliaia di persone che scendevano in piazza non è quasi mai
andato oltre la testimonianza, il mero rifiuto morale, senza riuscire a mettere
sabbia nell’ingranaggio ben oliato del militarismo. Opporsi alla guerra senza
opporsi agli eserciti che la fanno, alle armi che la combattono, alle basi da
cui partono truppe e mezzi è una lotta contro i mulini a vento, patetica ed
ineffettuale. Un pacifismo che non inserisca nel proprio DNA i geni
dell’antimilitarismo radicale è votato alla testimonianza, alla marginalità o,
peggio, al ruolo di imbiancatore di sepolcri. La sinistra, tutta la sinistra,
compresa quella che oggi si ammanta dell’arcobaleno della pace, ha cavalcato il
movimento contro la guerra a fini elettorali ma, appena tornata al potere, è
tornata a fare la guerra. Per chi lo avesse dimenticato nel 1999 il nostro paese
è stato la portaerei dalla quale sono partiti i bombardieri USA e quelli
tricolori che hanno martellato Il governo Prodi ha
mantenuto e rafforzato la missione militare in Afganistan e ha dato il via alla
costruzione a Vicenza della base operativa USA più grande d’Europa. Gli
arcobaleni della cosiddetta sinistra radicale hanno votato, votato e votato
ancora a favore dell’invio di truppe. In quanto al Dal Molin, non sono andati
oltre le chiacchiere, segnalando tuttavia a gran voce di avere un gran mal di
pancia. Sarebbe tempo che si decidessero a vivere tranquilli la propria scelta
guerrafondaia, smettendola di ammorbarci con il lezzo insopportabile della loro
ipocrisia. Ma è anche tempo per i
movimenti contro la guerra di emanciparsi dalla dipendenza da un quadro politico
istituzionale, in cui cambiano gli attori sul palcoscenico, ma non mutano le
scelte di guerra. Il primo passo, concreto ma
dalla forte valenza simbolica, consiste nell’opporsi alla basi militari,
nell’impedire che ne vangano fatte di nuove e nel chiudere quelle
esistenti. Il movimento vicentino, che
nelle sue diverse componenti, si batte contro il Dal Molin, La scorsa estate
un’assemblea a Vicenza ha sancito che, se i lavori di costruzione della base
fossero iniziati, in ogni dove sarebbero state prese iniziative che, da nord a
sud, da est a ovest, bloccassero l’Italia. Sono piccoli ma importanti
segnali che l’opposizione alla guerra – e al militarismo – va oltre
l’indignazione per dar corpo ad un’agire politico capace di segnare punti
concreti a favore della liberazione dagli eserciti, da tutti gli eserciti,
quelli tricolori come quelli a stelle e strisce. A Vicenza nei prossimi mesi
si giocherà una partita cruciale, una partita difficilissima, perché vincere
contro avversari tanto forti e spietati non è certo facile. Ma non impossibile.
Specie se chi si oppone alla nuova base, a Vicenza come nel resto d’Italia,
saprà essere autonomo dal quadro politico istituzionale e dai suoi giochi,
mirando a coniugare, in ogni dove, la radicalità degli obiettivi e delle
pratiche con il radicamento sociale. Per sabotare la guerra
occorre che la lotta di Vicenza si estenda e si allarghi: da Camp Derby a
Taranto, da Aviano a Sigonella, da Ghedi a Quirra, da Napoli a |
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