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Hypocrisy Day
- Subject: Hypocrisy Day
- From: "Davide Bertok" <davide.bertok at tiscali.it>
- Date: Sat, 12 May 2007 10:41:17 +0200
- Priority: normal
Partito Umanista
HYPOCRISY DAY
Il 12 maggio si svolge a Roma una manifestazione dal titolo “Family
day” che, come dicono gli organizzatori, avrà come scopo principale
quello di sostenere la famiglia e di testimoniare il suo ruolo positivo
nella società.
Andando ad analizzare sia il passato che il presente, ci sembra,
purtroppo, che la giornata del 12 maggio non ha come protagonista
un’istituzione come la “famiglia”, ma un determinato tipo di
comportamento, che possiamo senza dubbio definire “ipocrisia”.
Vediamo perché.
In un paese come l’Italia, in cui ha dominato e continua a dominare
una classe politica che si autodefinisce “cattolica”, ci si aspetterebbe
che le famiglie si trovino in una condizione molto migliore rispetto a
quella che vivono in altri paesi. Risulta evidente, invece, che proprio
in quei paesi in cui la tradizione cattolica non ha radici così profonde,
le famiglie vivono una condizione, almeno dal punto di vista
economico e dei servizi sociali, molto migliore delle famiglie italiane.
Da questo si evince la prima “ipocrisia”: come mai scendono in
piazza proprio coloro che rappresentano, sia storicamente che
attualmente, quella classe politica che si è dimostrata così
inadempiente nei confronti dell’istituzione familiare? Stanno
scendendo in piazza contro se stessi?
Si dice, inoltre, che questa manifestazione non è contro qualcuno o
qualcosa, ma solo a favore della famiglia. Quale famiglia?
Ovviamente quella definita “naturale”, cioè costituita da due persone
di sesso diverso che si sono coniugati davanti ad un’istituzione
religiosa o statale. Non sono considerate famiglie, quindi, quelle
costituite da persone che non hanno formalizzato la loro unione
davanti ad un’istituzione o che sono di sesso uguale.
E qui c’è la seconda ipocrisia: perché si dice che il Family day non è
contro qualcuno o qualcosa, se poi l’unica famiglia che meriterebbe,
secondo i promotori, di essere considerata tale è esclusivamente
quella costituita davanti alle istituzioni da due persone di sesso
diverso?
Il fatto che si dichiari che una manifestazione è “a favore” di
qualcosa, non vuol dire automaticamente che non si manifesti anche
“contro” qualche altra cosa. Se si manifesta “per” la pace, per
esempio, si sta anche manifestando “contro” la guerra. Se si manifesta
“per” l’integrazione, ci si sta esprimendo anche “contro” ogni forma
di razzismo.
Forse per i vertici ecclesiastici non è così evidente questo
ragionamento, visto che quando dichiarano che bisogna essere “a
favore della vita”, si dimenticano di esprimersi altrettanto
chiaramente “contro” la pena di morte; quando minacciano di
scomunica i politici cattolici che votano a favore di una legge che
regolamenti l’interruzione della gravidanza, come è successo
recentemente in Messico, si dimenticano sempre di rivolgere la stessa
scomunica verso chi manda degli esseri umani sulla sedia elettrica.
Evidentemente ognuno ha le sue défaillance cognitive: questa è
quella dei vertici cattolici.
Il termine “naturale” è sempre, a nostro avviso, un po’ pericoloso.
“Naturalizzare” è un antico vizio, ancora attuale purtroppo, di tutti
coloro che hanno voluto e vogliono opprimere altri esseri umani,
tentando di ingabbiarli in definizioni e categorie che invece poco
hanno a che fare con il mondo umano, che è essenzialmente un
mondo sociale che modifica lo stato naturale e animale dello stesso
essere umano. Definire “naturale” solo e soltanto il tipo di famiglia
che intende l’istituzione religiosa cattolica ha più o meno lo stesso
sapore.
Non si dimentichi che il termine famiglia deriva dal latino familia,
che a sua volta deriva dalla parola famulus, cioè servitore. Quindi
familia designava gli schiavi che erano sottoposti ad un dominus, cioè
un padrone. È evidente, di conseguenza, che la famiglia è passata
attraverso diverse e numerose trasformazioni nell’arco della storia
umana, ha conosciuto cambiamenti vertiginosi, compreso il notevole
ridimensionamento numerico che ha dovuto subire in alcune società a
causa dei limiti spaziali delle abitazioni per il progressivo
affollamento urbano. Senza contare i mutamenti dovuti al giusto
inserimento della donna nel mondo del lavoro, il sorgere di nuove
strutture che si sostituiscono alla famiglia tradizionale per badare ai
figli, il moltiplicarsi del fenomeno delle adozioni e delle fecondazioni
assistite, che hanno messo in discussione persino la “consanguineità”
come base vincolante tra i componenti di una famiglia. Continuano,
inoltre, ad aumentare i nuclei familiari formati da persone dello stesso
sesso, alla base dei quali esiste un sentimento di unione amorosa di
cui in molte di quelle famiglie tradizionali così tanto decantate,
rimane solo un sogno mai esaudito o un vago ricordo.
Giungiamo così alla terza ipocrisia: di fronte a queste profonde
trasformazioni di quale “naturalità” si sta parlando? Se si dichiara che
la famiglia è alla base della società e se si accetta che la società, in
quanto umana, è soggetta a continue trasformazioni e che quindi ha
ben poco di “naturale”, come potrebbe la famiglia, che sarebbe la
base della suddetta società, essere sempre la stessa, cioè “naturale”?
In altre parole: se la società cambia continuamente, questo vuol dire
che, concomitantemente, la famiglia cambia continuamente.
Sarebbe opportuno, a questo punto, che il Family day venisse
ribattezzato: sarebbe meglio chiamarlo “One Family day”, nel senso
che qui si sta celebrando un solo tipo di famiglia, quella che qualcuno
ha deciso di definire “naturale”.
Bisogna fare più attenzione quando si danno certi titoli. “Family day”
non ci sembra quello più adatto ad una manifestazione che si svolge
con una tale piattaforma programmatica.
Ma un’altra cosa non bisogna dimenticare. Una famiglia, di qualsiasi
tipo essa sia, è costituita da singole persone che, come hanno deciso
un giorno di coniugarsi, così potrebbero liberamente decidere di
separarsi. Di conseguenza, la loro convivenza è qualcosa che potrebbe
scomparire, diversamente dalla singola persona che, per tutta la sua
vita, ha dei diritti che devono essere sempre rispettati,
indipendentemente dal fatto che sia coniugata oppure no.
Ed ecco la quarta ipocrisia: sbandierando ai quattro venti la presunta
centralità della famiglia, si tenta di mettere in secondo piano la vera
centralità, cioè quella dell’essere umano.
Dove va a finire la centralità dell’essere umano, quando proprio
all’interno di questa famiglia si consumano la maggior parte delle
violenze che devono subire soprattutto le donne e i bambini?
Che rimane della centralità dell’essere umano, quando si decide che
un bambino deve assumere degli psicofarmaci perché si pensa che sia
affetto da disturbo dell’attenzione, quando invece, nella stragrande
maggioranza dei casi, sono gli adulti a soffrire di mancanza di
attenzione verso i bambini?
Noi invece affermiamo, qui ed ora, proprio in base alla centralità
dell’essere umano, che se questo è il modello di famiglia, tale
modello troppe volte genera dolore e sofferenza nell’essere umano, e
quindi va superato. Affermiamo inoltre, che solo quando verranno
rispettati tutti i fondamentali diritti dell’essere umano, solo allora, in
piena libertà di scelta, le famiglie, di tutti i tipi, vivranno una
condizione veramente umana. E non ci sarà bisogno di alcuna
manifestazione. Tanto meno di una manifestazione ipocrita come
quella del 12 maggio.
Roma, 11 maggio 2007
Carlo Olivieri
Segreteria Programma e Documentazione
del Partito Umanista
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