Islamabad (AsiaNews) – La morte per gli uomini e l’ergastolo per le donne, 
oltre alla confisca dei beni e la perdita della tutela legale dei propri figli: 
sono queste le pene previste per gli apostati dall’Islam, contenute nella nuova 
proposta di legge sull’apostasia al momento al vaglio della Commissione 
permanente del Parlamento pakistano.
 
Il testo è stato presentato al governo dalla Muttahida Majlis-i-Amal [Mma, 
alleanza dei sei Partiti politico-religiosi del Paese ndr], che ieri lo 
ha approvato e lo ha inviato agli esperti della Commissione per la valutazione 
tecnica. Nel corso della stessa seduta, i deputati hanno bocciato un testo che 
chiedeva alcuni emendamenti alla famigerata legge sulla blasfemia. 
 
L’arcivescovo di Lahore e presidente della Conferenza episcopale pakistana, 
mons. Lawrence John Saldanha, dice ad AsiaNews: “La situazione è molto 
triste. Noi chiediamo per il Paese libertà di espressione, religione e 
coscienza, ma questa legge va contro il principio della libertà di 
scelta”.
 
Quello della libertà di religione, aggiunge il presule, “è un concetto 
contenuto anche nelle varie dichiarazioni sui diritti umani universali: ognuno 
ha il diritto e la libertà di scegliere il proprio credo, senza dover temere 
nulla. Speriamo che questa legge non venga approvata, e preghiamo per 
questo”.
 
Secondo il testo, chiamato Legge 2006 sull’apostasia, chiunque abbandoni 
l’Islam per un’altra religione può essere condannato a morte, se uomo, o 
all’ergastolo “fino al pentimento” se donna. Secondo il paragrafo 4, il 
“crimine” viene punito se confessato, ma anche “se viene testimoniato da due 
testimoni adulti”. In diverse Corti di giustizia pakistane la testimonianza dei 
non musulmani non è valida.
 
Il paragrafo successivo stabilisce che al “criminale” devono essere 
concessi dai tre ai 30 giorni per tornare all’Islam, ma anche in questo caso il 
giudice può condannarlo a due anni di carcere per punirlo del suo gesto. Dopo il 
terzo pentimento, la condanna a morte scatta in automatico. 
 
La legge stabilisce che chi viene riconosciuto colpevole di apostasia perde 
i suoi diritti: le proprietà devono passare ai familiari, ma solo se musulmani. 
Inoltre, il condannato perde la tutela legale dei minori a lui affidati, anche 
se sono suoi figli.