lascio la chiesa perchè sono catto lico



Lascio la chiesa cattolica perché sono cattolico

Mi autosospendo dalla chiesa cattolica perché sono cattolico. Fra la chiesa
e il cattolicesimo c'è sempre stata una gran differenza. Diversamente
dovremmo credere che le aberrazioni dell'Inquisizione siano dovute agli
insegnamenti del Figlio di Dio o che la mano data da certi missionari al
genocidio dei nativi americani sarebbe dovuta agli insegnamenti divini.
Mi sembrano quasi bestemmie anche se il Pastore tedesco, il cardinale
Camillo Ruini e i loro adepti da come si comportano mi par quasi possano
crederci. Peggio di loro ci sono solo quei falsi laici, di destra e di
sinistra, che hanno preso in mano il vangelo e, in difesa delle famiglie,
pensano di insegnarcelo. Ultimamente la situazione in proposito è
peggiorata.
Ho visto da Fabio Fazio il professor Rocco Buttiglione asserire che il
perdono è giusto ma solo nei riguardi dei pentiti. Gesù la pensava
diversamente quando disse: «Signore perdona loro perché non sanno quello
che fanno». Un perdono incondizionato e d'altronde il concetto di perdono
concerne il perdonante, non il perdonato.
Qualche giorno fà Piergianni Prosperini, di An, assessore del cattolico
Roberto Formigoni, ha dichiarato che bisogna garrotare i gay alla maniera
degli apaches: cinghia bagnata intorno al cranio così che, asciugandosi al
sole, il cuoio si ritira e il cervello scoppia. Complimenti! Mi pare che
sia istigazione all'omicidio. Materia per i magistrati.
Per non dire di quei vescovi che hanno invitato i giudici all'obiezione di
coscienza per quelle leggi che non assecondano i dettami della Città del
Vaticano. Ma il dovere dei magistrati è quello di applicare la legge, non
di discuterla.
Altro caso limite è quello della teodem dottoressa Paola Binetti che sui
mass media si è detta orgogliosa di portare il cilicio. Sarebbero fatti
suoi, ma la cosa cambia facendone pubblica esibizione e invitando così a
pratiche masochistiche.
Fra i difensori della famiglia non manca l'onorevole Pierferdinando Casini
che di famiglie se ne intende perché ne ha due: separato da una moglie con
relativi figli convive, alla faccia dei Pacs e dei Dico, con una signora
assieme alla quale, forse per par condicio, ha fatto un altro figlio. Su
questo è in sintonia con il cattolico, divorziato e risposato, Silvio
Berlusconi.
Le polemiche sulle unioni di fatto, ammesse in tutta Europa, mi ricordano
le animate discussioni sul divorzio. Sembrava distruggesse le famiglie
felici, ma il divorzio è un'opportunità non un obbligo. Così come non sono
un obbligo le unioni di fatto, sia etero sia omosessuali.
Recentemente il cardinale Carlo Maria Martini, mente cattolica fra le più
elevate, per le sue posizioni sulla convivenza fra culture diverse è stato
quasi accusato di essere un antipapa. Cose da matti, come il ritorno alla
messa in latino che sta a significare che bisogna credere anche senza
capire: l'importante è solo ubbidire.
Altro discorso allucinante è stato fatto condannando la teologia della
liberazione. Papa Ratzinger, anche quando era cardinale, si era già
dichiarato contrario. Era già successo qualche secolo prima, quando il
Vaticano impose ai gesuiti dell'America Latina di interrompere quello che
viene chiamato il Sacro Esperimento, grazie al quale si stava realizzando
la prima forma di stato comunista mai vista al mondo.
Sarebbe opportuno, e veramente cattolico, che il Pastore tedesco e i suoi
adepti, ecclesiastici e non, di destra e di sinistra, si occupassero con
uguale determinazione, magari ricordandosi che c'è stato il Concilio
Vaticano II, di cose più urgenti. C'è la fame nel mondo. Ci sono i
medicinali accessibili solo ai ricchi. Ci sono guerre tanto inutili quanto
ignobili. Ci sono i bambini vittime di indicibili violenze sessuali e non.
C'è insomma tutto un mondo che sta andando in rovina in nome della
globalizzazione e degli interessi dei più ricchi e dei più forti.
Per tutti questi motivi, e per tutti gli altri, mi autosospendo dalla
chiesa cattolica. Perché sono cattolico.

Piero Vivarelli


__________________________
L'autoritarismo ha bisogno
di obbedienza,
la democrazia di
DISOBBEDIENZA