MILANO—Siete già al corrente che a Milano in via Padova 366
potrebbe sorgere la seconda moschea più grande d’Italia su una superficie
di 3.100 metri quadri?
Sapete che sarà di proprietà dell’Ucoii (Unione delle
comunità e organizzazioni islamiche in Italia), che si trasformerà in un
centro di indottrinamento all’ideologia dell’odio dei Fratelli Musulmani?
Se tutto ciò vi lascia indifferenti, allora non serve leggere oltre. Ormai
le notizie sulla costruzione di nuove grandi moschee a Bologna, Firenze,
Genova, Colle Val d’Elsa, Modena, Verona, Vicenza, Napoli, tutte di
proprietà dell’Ucoii, sono tutt’al più oggetto di polemiche a livello
locale, mentre non riscuotono un interesse significativo dall'insieme
della classe politica nazionale, salvo poche eccezioni perlopiù in seno
alla destra. Piaccia o meno, è un dato di fatto che l’Italia ha
legittimato questi estremisti islamici da quando l’ex ministro degli
Interni, Giuseppe Pisanu, del centrodestra, designò il presidente
dell’Ucoii, Nour Dachan, nella «Consulta per l’islam italiano »,
affermando che l’Ucoii ha assunto delle «posizioni di grande apertura al
dialogo e di ferma condanna del terrorismo», così come andava
«assecondata» l’«evoluzione positiva del movimento dei Fratelli Musulmani
in tutto il mondo» (intervista alla Radio Vaticana del 7 febbraio 2006).
E non è un caso che proprio all’epoca di Pisanu, l’allora
segretario nazionale dell’Ucoii, Hamza Roberto Piccardo, annunciò
trionfalmente il 10 gennaio 2006 che «stiamo per acquistare altri 40 o
forse 50 luoghi di culto per trasformarli in moschee». Ebbene se l’Ucoii
poté elaborare questa strategia di conquista islamica con un governo di
centrodestra, perché mai il centrosinistra — che è maggiormente in
sintonia con le istanze ideologiche dei gruppi islamici militanti —
dovrebbe fare marcia indietro? Ciò che destra e sinistra sottovalutano è
l’atteggiamento tendenzialmente ostile degli italiani. Per la precisione,
dei residenti nelle aree dove si dovrebbero, si stanno o sono già state
costruite delle moschee. Per un’immediata ragione economica: laddove
sorgono le moschee, si creano dei ghetti islamici e il prezzo delle case
crolla. Se si considera il caso specifico di via Padova a Milano, si sta
formando un comitato di cittadini contrari alla moschea perché,
sottolineano, quella zona è già fortemente pressata da realtà
destabilizzanti, quali il campo nomadi di via Idro, la baraccopoli sulla
riva destra del Lambro in prossimità dell’incrocio con il Naviglio
Martesana, il terminal dei pullman da e per il Marocco, il Mercato del
Baratto gestito da ambulanti dell’Europa orientale.
Aggiungere a tutto ciò un flusso quotidiano di musulmani,
favorito dalla fermata della metropolitana di Cascina Gobba e dalla
tangenziale Est, che potrebbe raggiungere 2 o 3 mila unità il venerdì,
rischia di accentuare la perdita di identità del quartiere che ha la più
alta densità di immigrati, accrescere la microcriminalità, incentivare
l’esodo degli autoctoni e sfociare nella formazione di un ghetto
straniero. Eppure a fronte dello sgretolamento del tessuto sociale e
nazionale, si assiste a una sconcertante mistificazione della realtà. Da
un lato, l’Ucoii ricorre all’espediente giuridico e amministrativo della
costituzione di «centri culturali» con annessi «luoghi di preghiera»,
registrati come Onlus, sia per aggirare gli ostacoli concernenti la
costruzione di moschee vere e proprie, sia per poter beneficiare dei
finanziamenti pubblici e privati previsti per le organizzazioni culturali
senza scopo di lucro. Dall’altro il «fronte filo-islamico», che annovera
politici, magistrati, imprenditori, accademici e settori della Chiesa,
considera l’Ucoii un gruppo di «musulmani moderati». Consiglierei loro di
leggersi la fatwa, il responso giuridico, di Youssef Qaradawi, il
referente spirituale dei Fratelli Musulmani in Europa, promulgata il 2
dicembre 2002 e relativa alla «conquista islamica di Roma» che, a suo
avviso, «avverrà con la predicazione, non con la spada». Cioè con le
moschee dell’Ucoii che ci ostiniamo a voler costruire a tutti i
costi.
Magdi Allam