Oggi fa sorridere ai più l’idea che qui, nella
culla del cattolicesimo, possa nascere una «Mezzaluna Rossa Italiana».
Specie se a proporla sono i fedeli della moschea di Albenga, in provincia
di Savona, che si sono iscritti a un corso della Croce Rossa locale su
sollecitazione dell’imam Ismail Kismy. Perché, hanno spiegato, vogliono
portare il simbolo dell’islam sulla propria tuta e non quello del
cristianesimo. Eppure questa vicenda, riportata dall’Adn-Kronos
International, assume un rilievo diverso se si considera il contesto della
realtà dei musulmani nel nostro Paese. Ebbene ciò che emerge è
l’atteggiamento di costante cedimento della classe politica e delle
istituzioni dello Stato nei confronti degli integralisti e degli
estremisti islamici. Cominciamo con la questione delle moschee.
Proprio oggi il sottosegretario
all'Immigrazione, Marcella Lucidi, esaminerà un’interpellanza urgente
presentata da Franco Ceccuzzi dei Ds, sottoscritta da altri 30 deputati
della sinistra, in cui si chiede di inserire la costruzione della moschea
di Colle Val d’Elsa, in provincia di Siena, nel quadro delle politiche di
integrazione promosse dal governo. Ciò significherebbe garantire l’avallo
dello Stato alla controversa moschea, voluta dal sindaco diessino Paolo
Brogioni e finanziata con 500 mila euro a fondo perduto dal Monte dei
Paschi di Siena. Fregandosene del fatto che dietro alla sedicente
«Comunità dei musulmani di Siena e provincia», titolare della moschea, c’è
l'Ucoii (Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia).
Violando un fondamento della democrazia
diretta che dà il diritto ai cittadini di esprimersi su una questione
vitale per la convivenza tramite referendum, due volte richiesto e due
volte negato dal Comune. Insensibili al fatto che sin d’ora, appena
iniziati i lavori della moschea (oltretutto dopo la scadenza della
concessione edilizia il 28 novembre scorso), i prezzi delle case del
quartiere Abbadia sono scesi. Preannunciando un fuggi-fuggi degli italiani
e la sua trasformazione in un ghetto islamico. Consideriamo un’altra
questione calda, quella della poligamia. Intervenendo alla trasmissione
Cominciamo bene su Raitre il 4 dicembre scorso, Marco Boato dei Verdi ha
definito «ridicola e pretestuosa» la critica rivolta da Michela
Biancofiore di Forza Italia all’articolo 11 della bozza di legge sulla
libertà religiosa, da lei definito «un testo che va nella direzione di
legittimare la poligamia».
Il ragionamento di Boato è ineccepibile
laddove egli assicura che «l’istituto della poligamia è in totale
contrasto con il nostro ordinamento e nessun parlamentare, di nessun
orientamento politico, si sogna di volerlo introdurre o di volerlo
legittimare in qualsiasi forma». Ma ciò che sfugge a questa inequivocabile
presa di posizione di principio è la realtà della poligamia che già c’è in
Italia e che viene celebrata nelle moschee d’Italia. Non si vuol
comprendere che il matrimonio islamico di per sé contempla la poligamia.
Così come non si vuole vedere che l'Ucoii vorrebbe continuare a celebrare
nelle moschee matrimoni poligamici anche se non riconosciuti dallo Stato.
Ciò non va bene alle donne musulmane (e non) abbandonate e violentate dai
mariti poligami. Con drammatiche conseguenze per i figli. Eppure sembra
che ciò possa andare bene all’attuale governo.
Siamo arrivati al punto in cui in Italia le
moschee le richiedono gli integralisti e gli estremisti islamici, ma le
vogliono e le finanziano le istituzioni italiane. Che la poligamia è
rivendicata dagli integralisti e estremisti islamici, ma l’approva
sostanzialmente (negandola formalmente) la sinistra al potere. Vista
dall’alto delle ideologie, è un’Italia che procede ciecamente verso il
mito del multiculturalismo. Vista dal basso del vissuto delle persone, è
un’Italia condannata inesorabilmente al suicidio.
Magdi Allam