Iran: il grave problema della tossicodipendenza
Se ne parla ancora poco ma l’Iran è uno dei paesi al mondo
con il più alto numero di tossicodipendenti. Le maggiori cause sono la vicinanza
con uno dei più grandi produttori di oppio, l’Afghanistan. Il numero di
dipendenti da droghe sarebbe ulteriormente aumentato negli ultimi periodi e
questo potrebbe essere un probabile sintomo della poca attenzione posta dal
Governo di Tehran alle problematiche interne del Paese, lasciando che la società
si sfaldi, amplificando le distanze tra i ricchi e i poveri, tra vecchie e nuove
generazioni che abusano di droghe soprattutto per ovviare al problema della
mancanza di lavoro.
Elisa Galluppi
Equilibri.net (17 ottobre 2006)
E’ una questione sociale rilevante quello della
tossicodipendenza in Iran dove l’uso delle droghe non è sempre stato mal visto
dalla società poiché, culturalmente, gli iraniani fanno uso di oppio come
calmante, antidolorifico e sostitutivo di medicinali. Ma la questione si fa più
allarmante quando si assiste ad un uso sempre più accelerato di stupefacenti
diversi come eroina, ecstasy e altri derivati dell’oppio. I fattori principali
per cui l’Iran è un così alto consumatore di oppiacei sono:
- vicinanza
con l’Afghanistan, uno dei maggiori produttori di oppio al mondo, circa l’89%
della produzione globale
- punto di passaggio per lo smercio di narcotici
destinati all’Occidente
- povertà e disagio sociale, nella parte della
popolazione iraniana più povera si inizia il consumo di stupefacenti sin da
piccoli, all’interno del nucleo familiare stesso.
Visti i punti cruciali
del problema è opportuno analizzarli ancora più da vicino.
La vicinanza con
l’Afghanistan fa pensare che l’ Iran sia il passaggio per lo smercio di oppio
destinata all’Occidente. Il problema è che la maggior quantità delle droghe, una
volta entrate nel Paese si ferma proprio lì. Ciò crea un ulteriore mercato
interno controllato da bande del posto che ha comportato la nascita del crimine
organizzato locale legato al traffico e al controllo delle sostanze provenienti
dalla vicina Afghanistan. Veri e propri scontri armati tra trafficanti e polizia
iraniana hanno reso le zone vicino al confine poco sicure, creando disagi
all’interno della popolazione che si è vista costretta a lasciare le proprie
case proprio per l’intensificarsi di situazioni non sicure e difficilmente
controllabili. La posizione geografica del Paese quindi crea maggiori difficoltà
e il Governo di Teheran si è visto costretto a rafforzare i controlli dei
confini con l’aumento del numero di polizia presente ai confini. La questione
dei confini fisici però non può rappresentare l’unica spiegazione del problema.
In effetti il fattore povertà sembrerebbe emergere come la causa principale.
Gran parte dell’Iran è povero, il Paese si presenta con un tasso di
disoccupazione superiore all’11% (secondo fonti governative), ma alcuni
economisti affermano che il Paese stia toccando livelli di disoccupazione
superiori, addirittura del 25%. Gran parte della popolazione inizia ad usare
stupefacenti sin dall’adolescenza e i 3 milioni di abitanti tossicodipendenti è
composto maggiormente da ragazzi tra i 15 e i 25 anni. Il problema rispecchia
sensibilmente la questione sociale e fa capire come la droga sia un rimedio per
ovviare al grave alla mancanza di lavoro. L’assunzione delle droghe ha subito
negli ultimi 5 anni un balzo rilevante dall’uso dell’oppio all’uso dell’eroina.
Questo è l’effetto della distruzione delle piantagioni di oppio imposto tra il
2000 e il 2001 dai Talebani in Afghanistan. Con la minore quantità prodotta
l’oppio ha raggiunto prezzi esponenziali e non accessibili a tutti spingendo
molte persone a consumare derivati alternativi alla pura sostanza, come
l’eroina, confermando ulteriormente il netto fallimento del Governo di mantenere
la promessa di creazione di nuovi posti di lavoro.
Le misure politiche prese fino ad ora
Il Governo Iraniano sin dagli anni 70 è impegnato nel
contrastare il commercio di droghe all’interno del territorio nazionale
addirittura arrivando a punire con la pena di morte i trafficanti di droga. Da
diversi anni Teheran ha deciso per fronteggiare il problema dell’entrata e del
traffico di stupefacenti in modo più incisivo, ma fino ad ora i metodi attivati
non sono stati abbastanza efficaci I primi passi si sono mossi , già da tempo,
con la cosiddetta “legge tolleranza zero” per tutti coloro che fanno uso di
droghe e per i trafficanti che smerciano tra Afghanistan, Pakistan e Iran. La
condanna al carcere però non ha fatto altro che aumentare considerevolmente il
problema. Perché?
I carcerati per tossicodipendenza fino ad ora sarebbero
170.000. Le carceri iraniane, sia per gli spazi materiali sia per la capacità
gestionale dei servizi, hanno dimostrato di non essere all’altezza di contenere
un così alto numero di detenuti.
Se volessimo inquadrare il problema non
solo in termini sociali ma in termini economici potremmo dedurre che il
sovraffollamento delle carceri, oltre a rappresentare una condizione disumana di
vita interna, rappresenta un costo molto alto di mantenimento per le cure a cui
vengono sottoposti i tossicodipendenti, che hanno bisogno di assistenza nel
continuare l’assunzione di droghe sintetiche, per esempio il metadone. Altro
aspetto negativo e ancora più grave sono le precarie condizione igieniche con
cui si aumenta il rischio di diffusione di malattie. Oltre 20.000 dei
tossicodipendenti sono gravemente malati di AIDS ed è dimostrato che i due terzi
di questi abbia contagiato il virus con lo scambio di siringhe avvenuto
all’interno delle carceri. Il Governo si trova così ad affrontare il problema
sanitario. Le droghe sintetiche sostitutive, insieme alle cure di cui i malati
hanno bisogno, rappresentano per le istituzioni sanitarie, già al collasso, un
costo difficile da sostenere. La prevenzione, intesa come educazione sessuale ed
educazione all’utilizzo di siringhe monouso, sembra essere la via più utile da
prendere e il progetto più urgente su cui il Governo debba investire. Ma il
primo ostacolo è che l’Iran è un paese musulmano e che per il suo Governo è
difficile impostare un dialogo alla prevenzione, sulle tematiche sessuali, viste
assolutamente come un taboo.
Le ulteriori misure prese dal Governo
all’interno della legge “tolleranza zero” hanno comportato l’arruolamento di un
maggior numero di agenti di polizia collocandoli lungo i confini con
l’Afghanistan. Le operazioni di vigilanza lungo i confini hanno posto un forte
limite all’entrata di oppiacei e avrebbero permesso la confisca di centinaia di
tonnellate di narcotici all’anno. Il governo avrebbe speso già milioni di
dollari per arruolare nuove truppe e si stima che sin dal 1979 3500 agenti di
polizia abbiano perso la vita nel duro lavoro di controllo dei confini
nazionali. Questo significa che l’ingente sforzo di Tehran nel limitare
l’accesso dei narcotici abbia un costo molto rilevante a livello di vite umane.
Vista l’inefficacia dei precedenti provvedimenti quello che lo Stato
potrebbe fare è imboccare una via di ristrutturazione degli strati sociali più
bassi cominciando a risolvere il problema della disoccupazione, dell’educazione
all’approccio con il mondo esterno.
Altro punto su cui fare leva è che
il problema non riguarda solo l’Iran ma anche i paesi vicini e l’Occidente, dal
momento che la Repubblica Islamica è il punto di passaggio per lo smercio delle
droghe destinato all’Europa. Teheran ha chiesto il supporto della comunità
internazionale che non è stata ferma a guardare e si è data da fare promuovendo
progetti di rinnovamento del sistema di contrasto dei traffici. Uno dei
programmi più interessanti è promosso da UNODC, l’organizzazione dell’ONU per
combattere le droghe e i crimini, e comprende due strategie complementari. La
prima è la collaborazione con il Corpo Antidroga Iraniano e la facilitazione
nello svolgimento di attività tra le organizzazioni interne e le Organizzazioni
Non Governative, che hanno trovato grande difficoltà ad essere riconosciute
legalmente dal Governo Iraniano. La seconda è interamente basata sulla
prevenzione delle malattie e dell’abuso di droghe. I lavori non escludono di
porre attenzione sull’Afghanistan e sulle iniziative interne di sorveglianza dei
confini.
Conclusioni
I problemi sociali interni dell’Iran mostrano un paese
debole, con una popolazione poco stimolata dalle istituzioni stesse. Equilibri
ha già dedicato un’analisi sulle problematiche sociali della Repubblica Islamica
affrontando la grave questione della prostituzione (Cfr
Iran: problema della prostituzione e diritti umani delle donne). Le energie
spese per il dibattito sull’arricchimento nucleare hanno allontanato i decisori
politici dal risolvere i problemi interni al Paese che invece necessita di una
immediata presa di posizione per contrastare il dilagare del malessere sociale.
Anche se lo sforzo di controllare i confini non è stato del tutto inutile si è
però rivelato inefficace e troppo costoso, o sarebbe meglio definirlo un
provvedimento necessario ma disegnato su strategie di basso effetto sia dal
punto di vista economico sia considerando la perdita di vite umane. Se Tehran ha
cominciato a porre attenzione alle questioni sociali è stato anche grazie ai
continui richiami da parte della comunità internazionale e tutti i programmi per
risolvere il problema sono stati costantemente finanziati e monitorati da Paesi
esteri. La pretesa di volere tutti i paesi esteri a lavoro per creare una
barriera all’entrata del mercato iraniano ha posto però un accento negativo
sulla reale volontà del Paese di risolvere consapevolmente la questione della
tossicodipendenza. Come già affermato prima l’Iran dovrebbe lavorare di più sul
sistema interno del Paese perché la sua continua corsa alla dimostrazione della
sua potenza nucleare urta contro il grave problema sociale creando una infinita
lista di contraddizioni.