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La Francia e la fatwa (dal Foglio)
- Subject: La Francia e la fatwa (dal Foglio)
- From: "Scienza per l'uomo" <scienzaperluomo at yahoo.it>
- Date: Tue, 3 Oct 2006 15:37:29 +0200
La Francia e la fatwa (dal Foglio) Robert Redeker è costretto a nascondersi e i politici scelgono "un candido silenzio", dice Julliard Parigi. In Francia un "candido silenzio" ha avvolto il caso di Robert Redeker, il professore di filosofia minacciato di morte da islamisti radicali per aver criticato la violenza della religione coranica in un editoriale sul Figaro. Redeker continua a nascondersi, cambia domicilio ogni due giorni, è protetto dagli agenti della Direzione della sorveglianza del territorio, si sente "abbandonato". I politici però preferiscono non parlarne. A parte il premier Dominique de Villepin, che ha definito "inaccettabile" l'intimidazione, nessuno dei candidati alle primarie del Partito socialista per le presidenziali ha espresso condanna o solidarietà. Un candido silenzio, appunto, come lo definisce Jacques Julliard, editorialista del Nouvel Observateur, uno dei pochi a difendere da sinistra il discorso di Benedetto XVI a Regensburg in nome della libertà di espressione. "Nessuno ha voglia di immischiarsi - spiega al Foglio Julliard - Fra i loro elettori ci saranno milioni di musulmani. Non hanno voglia di entrare in polemica e magari ricevere una fatwa. E' una brutta cosa. La libertà di pensiero si logora se uno non se ne serve. Siamo di fronte a una regressione formidabile. Nessuno poteva immaginare che in un paese come la Francia si potesse essere minacciati per le proprie opinioni. Dopo il discorso del papa a Regensburg, quello di Redeker è un nuovo caso Rushdie. Succede oggi quello che nessuno si sarebbe mai aspettato: che la libertà di opinione potesse essere minacciata non dallo stato, con forme di censure, come è successo in passato, ma da gruppi clandestini". Dominique Strauss-Kahn, Ségolène Royal, Laurent Fabius - i socialisti che vogliono diventare presidenti di Francia - nei loro discorsi di candidatura non ne hanno fatto parola. Fra i membri di governo c'è chi ha reagito in forma ambivalente, come il ministro dell'Istruzione, Gilles de Robien, che ha introdotto un distinguo tra l'espressione di solidarietà e il richiamo alla "prudenza" cui sarebbe tenuto il pubblico funzionario. Julliard è scandalizzato: "Gilles de Robien ha detto che la libertà di opinione è imprescrittibile, poi ha aggiunto che quando si è un funzionario pubblico bisogna dare prova di prudenza e moderazione. Ma nel caso Redeker non si tratta di ciò che dice in classe un professore durante la lezione, ma del diritto di un libero cittadino a esprimersi liberamente su un giornale. La riserva di Gilles de Robien è la dimostrazione di una classe politica conformista e poco coraggiosa, che preferisce schivare il problema piuttosto che affrontarlo". Il tema è delicato e lo diventa sempre di più se persino il rappresentante del Movimento contro il razzismo e per l'amicizia tra i popoli (Mrap), Mouloud Aounit, ha perso di vista i diritti dell'uomo quando ha definito "provocatorie" le affermazioni di Redeker e "inammissibili" le minacce di morte, stigmatizzando "ogni forma di violenza che purtroppo ne richiama altre e ancora più estremiste". Persino il Monde s'accorge del paradosso "Il Mrap - spiega Julliard - ha messo sullo stesso piano aggredito e aggressori. Non ha capito che cosa è realmente successo. Rappresenta dunque una prova lampante di quell'islamizzazione mentale rampante che Redeker ha cercato di denunciare". Come Julliard la pensa anche Claude Lanzmann, direttore della rivista fondata da Jean Paul Sartre, Temps Modernes (nel cui comitato di redazione siede lo stesso Redeker), che in suo sostegno ha lanciato un appello. "Oggi c'è una grande paura - ha detto Lanzmann - Siamo arrivati a vietare un'opera di Mozart a Berlino, come se gli ebrei chiedessero di tagliare dal 'Mercante di Venezia' di Shakespeare la scena della libbra di carne richiesta dall'usurario Shylock". Che in questo tiepido reagire ci fosse qualcosa di strano se ne è accorto persino il Monde, il campione del politically correct, che ieri ha pubblicato l'appello - sottoscritto da André Glucksmann, Alain Finkielkraut, Alexandre Adler, Bernard-Henry Lévy, Pascal Bruckner, Elisabeth Badinter e molti altri - per ribadire che "non è questo il momento della vigliaccheria". La politica tace, gli intellettuali no. "Nell'insieme, hanno avuto la reazione che ci si aspettava - osserva Julliard - Anche se devo constatare che alcuni noti anticlericali da qualche tempo restano in silenzio. Non faccio nomi. Ma molti intellettuali in Francia trovano più comodo attaccare il cristianesimo, che ormai non minaccia nessuno, piuttosto che criticarel'islam, che è una minaccia per tutti". Chiacchiera con i tuoi amici in tempo reale! http://it.yahoo.com/mail_it/foot/*http://it.messenger.yahoo.com
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