3 maggio - manifestazione sulla libertà di stampa e diritti umani




FREE LANCE INTERNATIONAL PRESS

Via Sicilia 166/b  00187 Roma It.

Tel./fax++6-42013171- 97617661

e mail:info at flipnews.org

www.flipnews.org





Roma 27 aprile 2006





Comunicato stampa





La Free Lance International Press

In collaborazione con

“FITel Lazio” e l’associazione “Altri mondi”





Organizza dal



3 - 7 maggio 2006

Roma – via
dei Serpenti 35





Un evento che vuole celebrare la libertà d’informazione, in un momento
storico di profonda collusione tra media, ordini professionali e politica.
Uno sguardo sui diritti umani, nella Regione esplosiva del Corno d’Africa,
per raccontare la guerra dimenticata che sta dilaniando il Darfur. Un
viaggio “dall’altra parte del fiume”, tra la Slovenia e l’Italia, alla
scoperta delle realtà celate dietro le mura dei CPT. Interventi esemplari,
per non restare in superficie ma conoscere, confrontarsi, ed andare oltre l’
“informazione convenzionale” alla quale oggi abbiamo accesso.



- Diritti umani e comunicazione – Voce a chi non ha voce –



Esposizione Fotografica di Alberico Ceccarelli - Ambra Craighero  - Roberto
Dotti - Stephanie Gengotti



Per il 3 maggio, giornata dedicata alla libertà di stampa, sono previste
delle relazioni e proiezioni video. Di seguito il programma:





3 maggio (ore 15.00-18.00) -  Relazioni

Ore 15.00

Tv  e diritti umani
dr.ssa Rosalia Grande – medico omeopata – counselor

Ore 15.20

I diritti umani negati dalle multinazionali e dalla stampa

Giangiacomo Mondovì - Commiss. Internazionale Confederazione Cobas
______________________________________________________________________

Ore 15.40
Informazione e diritti umani nel Sahara Occidentale

Fatima Mahfud - rappresentanza del Fronte Polisario in Italia
_________________________________________________________________________

Ore 16.00

Informazione e diritti umani nel Darfur

Esam Muhmmed – portavoce del “Movimento di liberazione del Sudan” – Suliman
Hamed –  Responsabile  per l’Italia del movimento e Presidente dell’ass.
“Figli del Darfur”

Ore 16.20

Cina – il diritto d’espressione negato

Fabio Balestrini – ricercatore
_________________________________________________________

Ore 16.40

L’informazione sui migranti e la tutela dei diritti negati

Kawa Saber Said – Presidente dell’ass. W.A.M. “We Are All Migrants!”

Ore 17.00

Libertà di stampa e giustizia umana

Isac Mati - Responsabile della Free lance Int. Press per i diritti umani

Ore 17.20

La tutela della vittima nel processo penale alla luce della normativa
europea

Avv. Tiziana Colozza – Consulta della giustizia europea dei diritti
dell’uomo

Ore 17.40

I Rom e la libertà di stampa

Najo Adzovic -  scrittore







3 maggio (ore 18.30 – 20.40) - proiezione Video



Ore 18.30



"Another african story"

DvCam 52 minuti



Il Darfur, una regione nell'ovest del Sudan, è definita dall'Onu la
"peggiore crisi umanitaria del mondo". Dal Febbraio 2003 si combatte un
sanguinosi conflitto tra due gruppi ribelli autoctoni che rivendicano
maggiori risorse e  appresentanza politica per le proprie popolazioni ed il
governo centrale.

Khartoum ha reagito all'insurrezione bombardando i villaggi e armando delle
milizie mercenarie chiamate

Janjaweed resesi responsabili di atroci abusi dei diritti umani.



Questa è la storia delle genti in fuga da un conflitto che non risparmia
nessuno e che hanno trovato rifugio nel  confinante Ciad. Ma è anche il
racconto dei ribelli e delle motivazioni che li hanno spinti a combattere.



Forse è una situazione come molte altre, una di quelle che potremmo definire
come un'altra storia africana.

Ma possiamo chiudere gli occhi di fronte a quello che alcuni definiscono un
genocidio?



Scritto e diretto da Emanuele Piano

Direttore della Fotografia e riprese Marco Ricchello

Montaggio Filippo Barbieri

Musiche originali Davide Fiorentini



Una produzione Oyibo Productions



Ore 19.40


Na drugi strani reke – dall’altra parte del fiume
Durata: 52 minuti

Un gruppo di persone si aggira per la campagna friulana, sulle tracce dei
campi di concentramento di sessant’anni fa.Campi di concentramento italiani,
non tedeschi.
Campi di concentramento costruiti e gestiti dalla polizia e dall’esercito
italiano, che vi rinchiusero decine di migliaia di innocenti, ben prima
dell’8 settembre del ’43. Non erano ancora arrivati Kappler, Kesserling e
Globocnik; la Risiera di San Sabba, le Fosse Ardeatine  e Marzabotto
sarebbero venuti dopo.

I campi di concentramento friulani, istituiti fra il 1941 e il 1942, erano
dislocati lungo una linea che corre parallela alla costa e taglia a meta’ la
pianura che congiunge le Prealpi al mare. Ogni dieci-quindici chilometri
sorgeva un lager.
Il primo, procedendo da ovest verso est, si trovava a Gonars, un paese a sud
di Udine, nei pressi di Palmanova. Era il più grande:vi sono morte oltre
quattrocento persone in meno di un anno.
Oggi, il luogo è una brughiera incolta, che fiancheggia una cava e un
piccolo lago. La memoria affoga, fra cespugli e sterpaglie.

Seguendo la direttrice dei lager, dopo quindici chilometri si incappa in
quello di Visco.
Entrando in paese, una caserma abbandonata. Nessuna targa, nessuna
indicazione che ricordi che vi vennero internate migliaia di persone.

Lasciata Visco, sette-otto chilometri e si giunge a Gradisca. Prima del
centro abitato, lungo la provinciale che connette Udine con Trieste, a
ridosso di un centro commerciale, un’altra caserma, in tutto simile alla
precedente.
Un lungo muro alto quattro metri, fresco di calce. I carabinieri  bloccano e
identificano chiunque si avvicini troppo. Fervono attivita’, si costruisce…
A che servira’ il bunker di cemento armato realizzato entro il perimetro
della caserma di Gradisca d’Isonzo?
Chi vi verrà rinchiuso?
Cosa sanno, cosa pensano le persone del posto?
Cosa dicono gli operai delle fabbriche, quasi tutti immigrati?
Che sensazioni evoca questa novità negli emigranti che un tempo
varcavano le frontiere di Svizzera e Germania, con il terrore di
essere ricacciati in Friuli a ingoiare miseria e umiliazioni?
Quanto accade a Gradisca ci interroga sulla connessione fra passato
e presente.
Che senso ha questa caserma-bunker nel cuore di un territorio ferito,
marcato da una storia di sofferenze, deportazioni, migrazioni forzate? Che
significato ha questa struttura, che pare la fotocopia del lager di Visco?
La risposta è a portata di mano.
Basta attraversare l’Isonzo e fare due passi na drugi strani reke -
dall’altra parte del fiume.

Karaula MiR – MigrazioniResistenze

Na drugi strani reke – dall’altra parte del fiume è un
documentario realizzato da Karaula MiR – MigrazioniResistenze (un
gruppo impegnato in Slovenia e Italia nel recupero della memoria e
nella difesa dei diritti di cittadinanza e dei diritti umani) e da
Candida TV di Roma, con il sostegno dell’Assessorato alla Cultura
della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e del Ministrstvo za
kultura Republike Slovenie.
________________________________________


Ufficio Stampa:

FREE LANCE INTERNATIONAL PRESS
via Sicilia 166/b - 00187 Roma It.
tel.fax  06 - 42.01.31.71 – 97617661

Giulia Zanfino – Valeria Brigida -  cell. 347.7303058
e mail: donnelibertadistampa at hotmail.it

_________________________________________________________________
Videochiamata? Prova MSN Messenger: divertente, facile, veloce, gratuito!
http://www.msn.it/messenger/v7