Problemi della televisione privata. Documento da inviare e diffondere se condiviso



Cari amici,
                    il Movimento ha preparato questo Contributo, il n. 6, al programma dell'Unione, per il quale chiediamo il vostro aiuto.
Un saluto fraterno da Arrigo Colombo 

 

Movimento per la Società di Giustizia e  per la Speranza

Lecce

 

 

Contributi del Movimento al Programma dell’Unione – Contributo n. 6

A Romano Prodi e Giulio Santagata

A Piero Fassino, Francesco Rutelli, Fausto Bertinotti

 

Problemi della televisione privata

 

Il problema della televisione privata dev’essere riconsiderato con attenzione.

Si parla abitualmente di duopolio, quasi che la televisione di stato e quella berlusconiana possano essere poste sullo stesso piano. Ma non è così: la televisione di stato, come noi la concepiamo – e l’abbiamo esposto nel Contributo n. 1 – è un servizio che lo stato fa ai cittadini, e ne avrà tutta la dignità, la capacità formativa, e anche la capacità ricreativa, non però deteriore. Non avrà nulla di commerciale e sarà pienamente autonoma, in modo analogo alla magistratura: un punto che il Programma dell’Unione non ha ancora recepito: che la TV di stato non deve aver nulla a che fare col parlamento e con l’esecutivo; non deve cadere nelle mani dei politici. Bisogna recuperare, a questo proposito, la saggezza e il distacco che i padri costituzionali, che certo erano dei politici, ebbero nei riguardi della magistratura.

 

Posto questo fondamentale servizio e la sua corretta gestione, la televisione privata non può essere abbandonata all’andazzo e al pressappochismo della legislazione che finora ha dominato il campo, anche a prescindere dalla legge Gasparri. La televisione è un mezzo troppo potente di formazione-deformazione della gente; e l’esperienza del berlusconismo è stata fin troppo rovinosa perché la nazione non se ne debba guardare in futuro.

Perciò una legge saggia deve prevedere che un privato non debba possedere più di una televisione. E anche per questa devono essere previste norme puntuali quanto alla pubblicità, alla sua durata, alla sua frequenza, alla sua collocazione, che non interrompa i programmi (i film ad esempio, i concerti; ma anche le ultime olimpiadi invernali hanno subito continue interruzioni pubblicitarie); quanto all’uso oggettuale della donna, all’uso insensato della sua nudità ecc. Ciò che pure il movimento femminile dovrebbe contestare. Un’Autorità potrà presiedere all’osservanza di queste norme.

 

Una tale misura non ha nulla di vendicativo: vuol solo essere saggia, e prudenziale: cercare il bene della gente, impedire l’abuso di questo mezzo e della sua forza persuasiva, la captazione del consenso; impedire l’ulteriore depressione culturale di un popolo già culturalmente debole.

 

Lecce, aprile 2006

                                                                                   per il Movimento, il Responsabile  

                                                                                             Prof. Arrigo Colombo

 

Arrigo Colombo, Centro interdipartimentale di ricerca sull’utopia, Università di Lecce

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