OLANDA: Picchiata l'erede di Van Gogh, primo avvertimento a Ebru Umar



Picchiata l'erede di Van Gogh, primo avvertimento a Ebru Umar
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Roma. Ebru Umar sapeva bene quanto
fosse alto il rischio per aver ereditato
la rubrica dell'amico Theo van Gogh sul
quotidiano "Metro". Al regista era costata
la vita, forse ancor più del cortometraggio
"Submission". Perchè spesso
Theo le cose che aveva da dire non le affidava
alla macchina da presa. Le scriveva
su "Metro", ogni settimana, fino alla
sua morte (lì chiamò i musulmani "scopatori
di capre"). Che sulla rubrica di
van Gogh ci fosse un'ipoteca di morte,
Ebru Umar lo sapeva. Il pestaggio-avvertimento
che ha subito due giorni fa nel
centro di Amsterdam non è quindi una
sorpresa. Molti intellettuali olandesi
hanno dovuto accettare la protezione
della polizia per molto meno, un articolo,
una conferenza, un incontro pubblico.
Ebru Umar camminava vicino a casa,
quando due giovani marocchini l'hanno
avvicinata, spinta contro un muro e picchiata,
prima addosso, poi in volto. Non
è grave, ma solo perché quello che i due
musulmani cercavano non era la sua
morte, per ora si trattava di spaventarla,
farle capire che se avesse continuato con
la rubrica sarebbe finita come l'amico,
ucciso sgozzato da Mohammed B. nel novembre
del 2004.
La trantaseienne Ebru Umar, uno dei
talenti scoperti da Theo van Gogh, oggi
rischia moltissimo e per questo anche lei
finirà sotto scorta. A guardarla non si
penserebbe proprio a un cuor di leone.
E' una giovane figlia della seconda generazione
di immigrati, è di origine turca, i
suoi genitori fanno parte della classe media.
Ebru è laicissima e non porta veli,
soprattutto è fieramente anti-islamista.
In questo assomiglia alla somala apostata
Ayaan Hirsi Ali, di cui è amica e collaboratrice.
Ebru scrive per decine di magazine
e quotidiani olandesi, da "Volkskrant"
a "Libelle". Il suo libro più celebre
si intitola "Burka & Blahniks". In copercevuto
tina ci sono alcune donne murate vive
nell'abito islamico, ricordano quella violentata
del film di Theo. E' durato poco il
suo idillio con "Metro", cinque mesi e
siamo già al primo agguato fisico. Se proseguirà
per la sua strada, cioè a dire ciò
che pensa del burqa e della cultura islamica,
significa che accetterà di fare la vita
delle decine di scrittori e giornalisti
che da quel novembre non dormono a
lungo nello stesso posto.
Secondo Jan Dijkgraaf, direttore del
quotidiano della catena svedese Metro,
Ebru è stata la scelta giusta per sostituire
Theo, il cui posto al quotidiano è rimasto
vacante per un anno, visto che i candidati
non c'erano o erano maldisposti ad accettare
i rischi di una tale eredità. Ebru è
schietta come van Gogh. Durante una conferenza
a Utrecht, una donna la interruppe,
chiedendole rispetto per la sua fede
nell'islam. Ebru rispose: "Io non ti rispetto".
Come Theo, non perde occasione per
attaccare il sindaco di Amsterdam, Job
Cohen, e il ministro Rita Verdonk, colpevoli
secondo lei di aver alimentato l'ideologia
multiculturale. Verdonk in questi
giorni è sotto accusa per il video di due
ore preparato dal governo olandese per i
nuovi immigrati. Nel video si vedono due
uomini che si baciano. Il governo intenderebbe
spiegare ai giovani musulmani che
in Olanda questa è una cosa che avviene
ogni giorno, evitando loro uno "shock". Si
vede anche una donna in topless che esce
dall'acqua.
Nella sua prima column, che ne ha segnato
l'esordio, Ebru Umar aveva scritto
che l'"intimidazione invisibile della mafia
della censura funziona bene: il 68 per cento
degli olandesi non dice più pubblicamente
cosa pensa. Nei Paesi Bassi non c'è
più libertà d'espressione. In una classe ragazzi
e ragazze stanno separati. Discriminazione!
No, islam. Siamo un popolo dalla
memoria corta".

	

	
		
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