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Un video su di noi - L'Olanda mette un bacio gay
- Subject: Un video su di noi - L'Olanda mette un bacio gay
- From: "associazione Amici di Lazzaro" <associazioneamicidilazzaro at yahoo.it>
- Date: Sat, 25 Mar 2006 10:27:54 +0100
un articolo molto lucido di Toni Capuozzo Un video su di noi L'Olanda mette un bacio gay. Io metterei il crocefisso, Luxuria e le tette da veline. E Nanni? Mi sono fatto una domanda semplice semplice: che filmino faremmo noi? Quando ho letto del documentario olandese che fa parte di un pacchetto rivolto ai futuri immigrati, ai potenziali nuovi cittadini olandesi non ho resistito a questa domanda imbarazzante. Perché l'Olanda, un paese che ha pagato lo scotto di un multiculturalismo troppo facile brancolerà pure nel buio, in fatto di integrazione, ma qualche tentativo lo sta sperimentando. Il filmino, 51 minuti, è quasi l'esatto contrario di un video promozionale destinato ai turisti: non incita ad andare in Olanda, ma piuttosto mette in guardia, avverte, scoraggia. Ci sono le interviste a extracomunitari già residenti in Olanda, che spiegano come i Paesi Bassi non siano il paradiso sperato. E ci sono le immagini di una ragazza a seno nudo, in spiaggia, e quella di due uomini che si baciano. E l'avvertenza: siete liberi di trovare irritanti queste immagini e di pensarla diversamente, ma queste sono scene in cui non è impossibile imbattersi, a casa nostra, e sono comportamenti leciti e accettati dalla nostra morale. Che prevede piena parità di diritti per la donna, e libertà di stampa, di espressione, di preferenze sessuali. Volete venire? Dovete accettare questa società. Mi sembra un tentativo onesto, giocato a mani aperte, senza infingimenti e senza arroganza: non saremo il mondo perfetto, ma siamo così. E allora, se dovessimo farlo noi un filmino, destinato a chi guarda all'Italia come a una meta, che cosa ci metteremmo? Facile invitare i turisti: musei di Firenze e calli di Venezia, piazze e fontane, gelato e vino. Credo che difficilmente riusciremmo a definire in modo semplice e immediato quello che siamo, e perfino quello a cui non siamo disposti a rinunciare. Perché abbiamo un'idea confusa della nostra identità, e siamo vittime di una confusa idea dell'integrazione. Facciamo dell'arrivo degli immigrati un problema di ordine pubblico, o economico, e del resto, fuori dall'emergenza di una moschea in costruzione o di un ghetto senza controllo, ci disinteressiamo. Siamo cattolici pronti all'elemosina - lasciate i poveri venire a noi - o comunisti pronti all'abolizione delle barriere - no ai Cpt, no alle espulsioni - ma poi che cosa facciano, chi siano, che percorso seguano gli immigrati, se diventino nuovi cittadini o meno, e che tipo di cittadini, tutto questo è lasciato al caso, e al disinteresse. E perfino il reclutamento di immigrati, la scelta di figure professionali cui sia possibile corrispondere lavoro e dignità, l'apertura a quote prefissate e sostenibili, tutto questo non esiste: viene chi capita, chi ha i soldi e il fegato per tentare il viaggio, e non è detto siano i più bisognosi, o i migliori, o quelli capaci di integrarsi meglio. Chiediamo, nel migliore dei casi, il rispetto delle leggi, e punto. Accettiamo che sia casuale, il viaggio, perché siamo i più a portata di mano, o i meno inflessibili, e non lavoriamo su una domanda semplice: vuoi venire qui solo per lavoro, o vuoi cambiare vita per sempre, vuoi diventare un italiano, vuoi scegliere l'Italia? E in questo silenzio nazionale ovvio che crescano corpi separati, prudenti ma estranei, e diffidenti, e lasciati ai margini da noi, sotto il velo di una tolleranza che maschera il disinteresse e di un multiculturalismo folklorico. Un'aula scolastica Fossi un regista, chiederei al committente se posso mettere nel filmino un'aula scolastica con il crocefisso e spiegherei che per noi è un segno identitario non sopraffattore di altre religioni. Oppure chiederei se non ce lo dobbiamo mettere. Se può urtare la sensibilità di chi si appresta a partire. Ci metterei - o no? - le piaghe del lavoro nero, del caporalato, delle stanze sovraffollate a prezzi da rapina. Ci metterei la libertà di parola, e di critica, e perfino di satira: da noi si disegnano crocefissi, premier, Quattrocchi morto, e se uno non ci sta, querela, non fatwa. Ci metterei che a questa libertà teniamo molto, e teniamo molto alla nostra storia, compresa quella affrescata in San Petronio, in tempi politicamente scorretti. Ci metterei che siamo amici di Israele, senza essere nemici dei palestinesi. Ma odiamo il terrorismo e la prevaricazione, e i martiri per noi sono una cosa spregevole. Ci metterei che la nostra comunità più antica è ebrea, ed è sopravvissuta all'Olocausto e alle nostre leggi razziali, e a un attentato palestinese nel quale morì un bambino, non molti anni fa. Ci metterei cose più lievi, come il fatto che il porco è una festa, quasi ovunque, e il cane uno dei nostri migliori amici. Ci metterei cose più pensose, come il Rinascimento e l'Illuminismo, e spiegherei che anche quando abbiamo lasciato il gregge - da noi le scelte individuali sono sacre - ci piace del cristianesimo un Dio che si fa uomo, a sua immagine e somiglianza, e si lascia uccidere in nome dell'uomo, per redimerlo: non lo uccide, non scaglia pietre, perdona e ama più il figliol prodigo che quello bravo. Rispettiamo tutte le religioni, ma non mettiamo tutti sullo stesso piano di valori, e non ambiamo a cristianizzare il mondo, o non più. Poi ci metterei anche le tette da veline e Vladimir Luxuria, Platinette e l'inutile segno della croce all'ingresso in campo, allo stadio. Vi piace questo paese? Vogliamo cambiarlo in meglio ma senza tradirlo? E voi che cosa ci mettereste, nel filmino? E Nanni Moretti che cosa ci metterebbe?Toni Capuozzo
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