legge 194 : Libere? NO, SOLE
- Subject: legge 194 : Libere? NO, SOLE
- From: "associazione Amici di Lazzaro" <associazioneamicidilazzaro at yahoo.it>
- Date: Tue, 7 Feb 2006 15:00:03 +0100
Libere? NO, SOLE
Troppe donne ancora oggi decidono di interrompere la gravidanza perché non hanno nessuno che le aiuti. Per sostenerle basterebbe "copiare" i volontari. Nel parlare comune di questa società affrettata, che sempre meno è
disposta a fermarsi per mettere in discussione quello che pare ovvio e
logico, c’è un aspetto, tra i tanti messi in campo dal dibattito
riaccesosi sull’inizio della vita e i suoi "dintorni", che rischia di essere
dato per scontato.
È il sottinteso che lascia intendere come l’aborto risolva, in
modo doloroso e anche drammatico, un "problema". Come se, finita la riflessione
sulla scelta e deciso per l’interruzione, il problema, di una gravidanza
indesiderata, inaspettata o "impossibile" da accettare, poi non ci fosse più. Ma
siccome il problema è un bambino che avrebbe potuto esserci e non c’è stato,
quello che accade è ben diverso, come raccontano le mamme, passate attraverso il
dolore lungo e indimenticabile dell’aborto, a cui abbiamo dato voce in questa
Ventottesima Giornata per la vita. Una scelta per ribadire a gran voce
che troppo spesso la tanto invocata "libertà" concessa alle donne si trasforma
in una grande solitudine, in cui la decisione di abortire pare l’unica
possibile, portando con sé una sofferenza e un rimpianto che tingeranno la vita
da lì in avanti, per sempre. E pensare che in moltissimi casi basterebbe una mano tesa, come
hanno dimostrato i Centri di aiuto alla vita sparsi in tutta Italia, che in 15
anni hanno aiutato oltre 60.000 mamme a fermarsi prima di rinunciare al
figlio. Cambiare idea all’ultimo momento Oltre 7.000 di loro avevano già il documento per l’aborto. Per
loro qualsiasi forma di "prevenzione" di cui parla la legge 194 non era
evidentemente bastata. Ma l’aiuto del volontariato, di cui tanto si discute in
questi giorni di presentazione dell’indagine parlamentare conoscitiva
sull’applicazione della legge, sì. C’è da domandarsi se la prevenzione vada
intesa in altro modo, in qualcosa di più e di diverso che la prevenzione delle
gravidanze, come si fa sempre più, lasciando intendere che, quando il figlio
indesiderato c’è, l’unica via è fermarlo. «Il tema della libertà è da capovolgere completamente», commenta
Marina Casini, ricercatrice di bioetica all’Università Cattolica. «Va
affrontato nella prospettiva di una nuova liberazione femminile: quella di poter
non abortire. Le donne devono essere finalmente libere di accogliere i propri
figli, libere da tutto ciò che impedisce e ostacola questa accoglienza. Prima di
tutto occorre dare la libertà dall’idea che l’aborto è inevitabile, come insegna
il motto dei Centri di aiuto alla vita, quando ricorda che le difficoltà della
vita non si superano sopprimendola». È significativo che il tema della prevenzione venga sottolineato
e specificato anche nel documento conclusivo dell’Indagine conoscitiva
sull’applicazione della legge 194, «un concetto nuovo e più ampio di
prevenzione», spiega Marina Casini, figlia del carismatico e instancabile
presidente del Movimento per la vita Carlo Casini, «che è anche
postconcezionale, specifica e concreta. Specifica perché tiene conto di quello
"specifico", unico e irripetibile bambino e della sua "specifica" mamma; e
concreta, perché è attuata offrendo concrete alternative all’interruzione,
sostenendo la donna, condividendo insieme a lei la situazione, attraverso forme
di collaborazione del volontariato con i consultori pubblici. In attuazione, fra
l’altro, della legge e tenendo conto del principio di preferenza per la
nascita». Renata Maderna
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