Perchè saremo in piazza a Milano



Perchè saremo in piazza sabato a Milano
L'asimmetria della libertà femminile rispetto al patriarcato
di Imma Barbarossa

(Liberazione -11 gennaio 2006)

La prima parola  e l'ultima: abbiamo scelto di intitolare la nostra
partecipazione alla manifestazione del 14 gennaio a Milano, promosso
dall'Assemblea "Usciamo dal silenzio", con uno slogan antico che titolava
un appello con cui tante migliaia di donne rispondevano a chi - anche nella
sinistra - tentava di porre sottotutela la libertà femminile: sottotutela
del patriarcato, dello stato, delle alleanze di partiti, di una politica
intesa come bilancino delle compatibilità, come una "ragionevolezza" che da
sempre chiama le donne a responsabilità e interessi "generali" che altro
non sono se non patteggiamenti tra fratelli e sodali di genere maschile.
A chi ricorda - e ci ricorda - che è assurdo che dopo tanti di anni di
lotte le donne debbano ancora impegnarsi ("mobilitarsi") a difendere la
legge sull'aborto, già verificata da un referendum popolare, vorrei
ricordare che tutte le questioni che riguardano le donne non sono mai
acquisite una volta per sempre, che il patriarcato - come il capitalismo -
si ristruttura e si modifica, ma è sempre in agguato. E che la libertà
femminile è davvero asimmetrica rispetto all'ordine patriarcale;
asimmetrica e per certi versi irriducibile, perché comporta una radicale
modifica degli assetti sociali, politici, culturali, simbolici. E
d'altronde qui non si tratta davvero soltanto di aborto e nemmeno di una
questione di donne.
Si tratta innanzitutto di difendere l'autodeterminazione, la libertà di
orientamento sessuale, il diritto di scegliere forme e modalità di
relazioni affettive, sessuali, interpersonali. E questo riguarda perciò le
relazioni tra i sessi, gli uomini e le donne etero e omosessuali, i/le
transgender.
E questa è la ragione per cui la "piazza" di Milano dialogherà e si
intreccerà con la "piazza" di Roma dedicata ai Pacs. Ma si tratta anche di
affermare parole forti che provino a bloccare le ipocrite invadenze delle
gerarchie cattoliche, il fondamentalismo inaccettabile di Benedetto XVI e
della sua corte. A bloccarle tra le donne, cosa che già avviene, a
bloccarle tra gli uomini anche di sinistra, a bloccarle in un senso comune
allargato. A bloccarle tra i giovani e le giovani, che, pur non avendo
memoria diretta delle lotte femministe "antiche", hanno - mi pare - un
grande senso di sé e della loro libertà individuale e collettiva.
Le compagne e i compagni di Rifondazione comunista saranno presenti a Roma
e a Milano con grande convinzione, nella certezza che - come si diceva una
volta - non passeranno.
Ma occorre fare oggi qualche passo in più: occorre decostruire
culturalmente e simbolicamente il potere del sacro, il potere temporale del
sacro, che nella crisi della politica tende ad occupare gli spazi
dell'etica pubblica e ancor più nella crisi dell'egemonia maschile tende a
presentarsi come un potente surrogato ai fini antichi di legiferare sul
corpo delle donne e di normarne (assoggettarne) i comportamenti.
Si tratta di una decostruzione che non può ridursi a rivendicazioni e
parole d'ordine, ma domanda ricerca, pratica, approfondimento. Ed è una
ricerca davvero utile a tutte e a tutti. Possiamo oggi davvero riprendere
tutti i nostri fili e tutte le nostre relazioni.