GIAPPONE: AZIONE DI AMNESTY INTERNATIONAL E LETTERA AL PRESIDENTE CIAMPI IN OCCASIONE DEL COMPLEANNO DI UN CONDANNATO A MORTE DI 84 ANN



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COMUNICATO STAMPA                        CS   150  -2005

GIAPPONE: AZIONE DI AMNESTY INTERNATIONAL E LETTERA AL PRESIDENTE CIAMPI
IN OCCASIONE DEL COMPLEANNO DI  UN CONDANNATO A MORTE DI 84 ANNI

Domani, 13 dicembre, Tomizo Ishida, il condannato a morte piu' anziano del
Giappone, compira' 84 anni. Gli ultimi trenta li ha trascorsi nel braccio
della morte della prigione di Tokio, in attesa di un'esecuzione che - come
e' caratteristico in questo paese - puo' avere luogo da un giorno
all'altro, senza preavviso.

Ishida e' stato giudicato colpevole dell'omicidio di due donne, una delle
quali era la sua compagna, commessi nel 1973. Arrestato l'8 ottobre 1974,
e' stato condannato a morte dalla Corte distrettuale di Urawa nel 1980. La
sentenza e' stata confermata dall'Alta corte nel 1983 e dalla Corte
suprema nel 1989.

Ishida si e' dichiarato colpevole solo dell'omicidio non premeditato della
sua compagna, del secondo continua a proclamarsi innocente. La confessione
e' giunta dopo 148 giorni di interrogatorio svoltosi in una stazione di
polizia, durante i quali l'uomo non e' stato informato del diritto di
poter essere assistito da un avvocato.

Lo stato di salute di Ishida continua a peggiorare dopo trent'anni
trascorsi nel braccio della morte, in condizioni detentive molto dure. La
mancanza di cure adeguate per una banale cataratta lo ha reso ormai quasi
cieco. Al suo avvocato e' concessa soltanto una visita l'anno; il figlio e
la figlia non possono recarsi a trovarlo perche' entrambi affetti da
disturbi psichici.

A causa del silenzio che circonda l'applicazione della pena capitale in
Giappone, e' molto difficile ottenere informazioni sul caso di Ishida.
L'ultima notizia riguarda una richiesta di nuovo processo presentata nel
1991 e respinta il 30 marzo 2004, dopo ben 13 anni. Nonostante questo,  il
condannato a morte ha espresso, tramite il suo avvocato, chiara volonta'
di presentarne un'altra.

Il Gruppo di Napoli di Amnesty International segue il caso di Ishida da
oltre dieci anni, organizzando raccolte di firme, inviando periodicamente
lettere alle autorita' giapponesi e, da qualche anno, organizzando una
mobilitazione annuale in occasione del compleanno del prigioniero.

Quest'anno, l'organizzazione per i diritti umani si e' rivolta al
presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, chiedendogli di farsi
portavoce presso le autorita' giapponesi della richiesta, sostenuta ormai
da migliaia di cittadine e cittadini italiani, di commutare la condanna a
morte di Ishida.

Inoltre, domani i gruppi di Amnesty International parteciperanno a una
"e-mail day" con l'obiettivo di far giungere il maggior numero di appelli
alle autorita' giapponesi in favore di Ishida.

FINE DEL COMUNICATO        Roma, 12 dicembre 2005

Ulteriori informazioni sulla pena di morte in Giappone

La pena di morte viene eseguita mediante impiccagione, in sette prigioni
attrezzate con un patibolo. I condannati a morte sono isolati dalla
societa', non potendo avere contatti, al di fuori dei congiunti, ne' con
amici, ne' con giornalisti. In molte occasioni la corrispondenza, anche
quella con l'avvocato difensore, viene letta e censurata dalle autorita'
carcerarie. In alcuni casi vengono proibiti anche i colloqui con i
congiunti.

Le condizioni nel braccio della morte sono disumane: i detenuti non
ricevono  assistenza medica adeguata, vivono in celle di circa 5 metri
quadrati, monitorate e illuminate 24 ore su 24 per prevenire il rischio di
suicidio. L'esecuzione viene comunicata al condannato soltanto il giorno
stesso, mentre i congiunti ne vengono a conoscenza a fatto gia' compiuto.
Secondo le informazioni di Amnesty International, il 10% dei reclusi nel
braccio della morte sarebbe vittima di errori giudiziari: errori anche
molto gravi, come quello che ha coinvolto Sakae Menda che nel 1983, dopo
aver trascorso 34 anni in carcere, e' stato rilasciato perche' innocente.

Rispetto al grande numero di esecuzioni che avvengono nel mondo, mettere a
morte una o due persone l'anno, come accade in Giappone, non sembra
meritare l'attenzione della comunita' internazionale. Le impiccagioni
vengono eseguite in particolari periodi dell'anno, in genere nel mese di
settembre, approfittando del periodo di sospensione dei lavori
parlamentari, per evitare critiche o la nascita di un dibattito pubblico.

Il 16 settembre, a Osaka, e' stata eseguita la prima condanna a morte del
2005. L'identita' del condannato, Susumu Kitagawa, e' stata resa nota dal
ministero della Giustizia solo alcuni giorni dopo. Questa e' l'ottava
esecuzione nel paese da quando Junichiro Koizumi e' divenuto primo
ministro.

In questi anni Amnesty International ha rivolto numerosi appelli al
premier Koizumi, e ai ministri della Giustizia, dell'Interno e degli
Esteri, per chiedere la commutazione di tutte le condanne a morte e
ribadire la propria condanna nei confronti della pena capitale, in quanto
violazione del diritto alla vita sancito dall'articolo 3 della
Dichiarazione universale dei diritti umani.

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