SE LO SCETTICO AFFRONTA LA FEDE



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 tollerare: accettare, rispettare le opinioni diverse dalle proprie;
mostrare comprensione verso gli atteggiamenti, i comportamenti altrui,
anche quando li si disapprovi: tollerare ogni ideologia, tutte le
religioni; un regime totalitario non tollera l'opposizione;

SE LO SCETTICO AFFRONTA LA FEDE
Umberto Galimberti

Che cos'è un miracolo? L'infrazione di una legge di natura, l'interruzione
della regolarità del suo ciclo. Ma siccome noi non conosciamo la natura
fino nei suoi recessi più segreti, la credenza nel miracolo è il sostituto
della nostra ignoranza. Così parla David Hume, filosofo empirista inglese,
in un suo Trattato sui miracoli, scritto nel 1720 e inserito nella decima
sezione dei suoi Saggi filosofici del 1743, dove si riassume il Trattato
sulla natura umana (1740), al cui interno il trattato sui miracoli non
compariva.
L'inserzione  ha quindi un carattere provocatorio e consapevolmente
scandalistico per smobilitare un pezzo forte della credenza umana, sempre
disposta a dar credito allo "straordinario" per il piacere istintivo che
l'animo umano prova di fronte all'insolito.
Il filosofo illuminista, nella sua argomentazione, utilizza uno dei temi
generali della sua filosofia secondo cui la fede, per sua natura, non
poggia sulla ragione , perchè io non credo in ciò che so.Non credo che due
più due faccia quattro perchè lo so. E intorno a ciò che so non c'è bisogno
di fede. La fede, infatti, è un assenso della volontà (e non
dell'intelletto) su un dato di fatto, ma siccome i dati di fatto sono
contingenti e non necessari come la verità di ragione, l'assenso che as
essi si concede è assolutamente gratuito.
Così argomentando, lo scettico Hume, per quelle strane vertigini a cui ci
abitua il pensiero, finisce col sostenere a sua insaputa quanto già
sostenevano Paolo di Tarso e Tommaso d'Acquino quando dicevano che la fede
è promossa non dall'evidenza del contenuto  (ut ad proprium terminum) ma
dalla volontà /ex voluntate) perchè, a differenza del sapere, la fede
imprigiona l'intelletto conducendolo "in captivitatem", per cui, di fronte
alla fede, l'intelletto è inquieto (nondum quietatus), in una condizione di
timore e infermità (in infirmitate et timore et remore multo).

Questa affinità di argomentazione con i padri antichi medievali della
dottrina cristiana, se poteva sfuggire a Hume, non sfugge al vescovo di
Salisbury John Douglas che, in una lunga lettera aperta indirizzata ad Adam
Smith dal titolo Criterion dedica una sezione ai miracoli, distinguendo
quelli riferiti dal Vangelo a cui bisogna dare la massima credibilità e
quelli a cui il popolo di tanto in tanto presta fede.. Questo secondo tipo
di miracolo, scrive Douglas: "Sono opera della natura, scambiati per
prodigi dall'ignoranza, dalla suggestione del popolo e dalla macchinazione
perversa di qualche furbo."

Il riferimento del vescovo di Salisbury è ai miracoli attribuiti post
mortem all'Abbè de Paris, santo giansenista in odore di eresia, la cui
devozione era osteggiata dalle chiese sia cattolica sia protestante. Ma
quel che qui interessa è che, nel confutare la fede popolare nei miracoli,
John Douglas utilizza gli stessi argomenti adottati da Hume contro la fede
in generale, rivelando una curiosa contaminazione con lo spirito
illuminista che vedeva nel progresso delle scienze l'erosione della fede.

E come Hume utilizza, non sappiamo con quanta consapevolezza, argomenti
cristiani contro la fede, così Douglas utilizza, lui sì consapevolmente,
argomenti scettico-illuministici contro la fede popolare. Dal punto di
vista della ragione Hume ha tutte le ragioni, mentre dal punto di vista
della fede il vescovo di Salisbury avrebbe potuto risolvere la questione
rifacendosi al quel passo del Vangelo dove Cristo, senza esitazione, dice:
"Voi credete perché vedete, ma beati saranno coloro che crederanno senza
vedere". Tra fede e ragione, infatti, non c'è concomitanza e tanto meno
subordinazione perché, come ci ricorda Hume, la fede affonda le sue radici
nella dimensione irrazionale, di cui l'uomo si alimenta quando la ragione
non offre sufficienti ancoraggi.



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