Lettera aperta sulla scuola di via Quaranta



Una scuola egiziana come termometro dell'accoglienza di Milano

La vicenda dell'istituto di via Quaranta, fondato sei anni fa, in
cui studiano circa 300 bambini esplode nello scorso mese di settembre. Dal
Comune arriva la diffida a cominciare le lezioni, motivata dalle condizioni
in cui verserebbe la sede, ritenuta inagibile. Ma una soluzione alternativa
tarda ad arrivare. Alcuni genitori decidono di trasferire i propri figli
nelle scuole pubbliche milanesi, altri scelgono di non mandare i bimbi a
lezione, altri ancora, per protesta, fanno partecipare gli allievi alle
lezioni improvvisate sul marciapiede.

La Lega Nord organizza un presidio contro la "scuola araba", dove, al
contrario di quanto millantato dagli esponenti del Carroccio, la lingua e
la cultura egiziana sono materie di studio complementari e non esclusive,
affiancate alle lezioni di italiano.

Le ultime notizie parlano di un istituto privato bilingue che i genitori
degli alunni vorrebbero fondare, costituendo un'associazione. Il consolato
egiziano si sarebbe impegnato a fare da garante per il nuovo sodalizio,  al
fine di ottenere nuovamente la disponibilità di alcuni locali
precedentemente messi a disposizione da un'associazione meneghina.

Nel frattempo Agnoletto ha rilanciato la necessità di porre rimedio alla
«storia infinita» dell'istituto di via Quaranta, trovando al più presto uno
spazio dignitoso per i ragazzi e recuperando il danno d'immagine che la
vicenda ha arrecato alla società civile milanese, apparsa in questo
contesto come poco capace di accogliere una piccola sfida del
multiculturalismo.

Sperando di far cosa gradita, vi inviamo il testo della sua lettera aperta
ai cittadini di Milano, pubblicata domenica 23 ottobre sul Corriere della
Sera:




Lettera aperta di Vittorio Agnoletto sulla scuola di via Quaranta,

«non voglio vergognarmi di essere milanese:

troviamo le aule per questi bambini, organizziamo una grande festa di
solidarietà»



«Cari concittadini,

vi scrivo per condividere con voi la vergogna che cresce dentro di me per
la situazione che si è venuta a creare nella scuola di via Quaranta. Le
autorità si rimpallano le responsabilità e propongono soluzioni che durano
al massimo qualche ora. Sulla testa di questi bambini si sta giocando uno
scontro tutto interno alla politica italiana. Sono le vittime designate da
chi cerca di rilanciare le fortune della propria parte politica attraverso
un clima di odio e di razzismo.

Nel frattempo questi giovani allievi non possono frequentare le lezioni,
come fanno invece i loro coetanei, rischiando così di compromettere l'anno
scolastico e provocando gravi disagi alle loro famiglie.
Nei giorni scorsi, insieme ad altri, ho incontrato il direttore
dell'istituto, Ali El Sharif, che ci ha con garbo illustrato la situazione:
le materie insegnate sono legittime e non hanno nulla a che fare con il
terrorismo, i genitori desiderano solo che ai bambini, a fianco delle ore
di italiano regolarmente previste, vengano anche impartite le materie del
regolare programma scolastico egiziano. E lo vogliono fare nella piena
legalità, alla luce del sole (ma possibilmente non per strada). Ma Milano
gli ha sbattuto la porta in faccia.
A nulla è valsa la loro disponibilità a trovare comunque una soluzione per
l'attuale anno scolastico in attesa di ottenere il prossimo anno il
riconoscimento di scuola parificata, così come ce ne sono già tante a
Milano.

È questa l'idea di accoglienza che vogliamo comunicare? È questo il massimo
che possiamo offrire alle prossime generazioni? O dimentichiamo forse che
questi bambini hanno gli stessi diritti di tutti i nostri figli, sia quando
studiano in Italia sia quando frequentano una scuola parificata all'estero?
Le sfide che il multiculturalismo impone saranno ben altre: se queste sono
le premesse, Milano sarà destinata ad un futuro di conflitti ed egoismi.

Lancio un appello a tutti i presidi della città: è possibile sperare che
qualche scuola dia la propria disponibilità a fornire delle aule in cui
questi bambini possano recuperare il tempo perso e ricominciare i loro
studi?
Lancio un appello a tutti noi, alla Milano del volontariato, delle forze
democratiche, dei tanti artisti disponibili a battaglie di civiltà:
organizziamo un appuntamento pubblico, una festa di riconciliazione per
permettere a migliaia di milanesi di manifestare la propria solidarietà a
questa comunità e il proprio impegno per la costruzione di un mondo
multiculturale».


Vittorio Agnoletto, europarlamentare della Sinistra Europea