costo



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IL COSTO DELLA PENA DI MORTE



22 settembre 2005



“Un solo processo pena di morte può esaurire le risorse finanziarie di una
contea”

DPIC



“La pena capitale sta distruggendo il sistema”

Louisiana Chief Justice  John Dixon





Una delle giustificazioni solitamente usate per la pena di morte è che non
è giusto mantenere, con i soldi del contribuente, i criminali, e che la
collettività non può essere costretta a nutrire e alloggiare persone che
hanno commesso gravi crimini.

Vengono in mente almeno tre obbiezioni.

La prima è di tipo morale: quanto vale la vita di un uomo? per quanto tempo
siamo obbligati a mantenerli in prigione (trent’anni?) e quando siamo
autorizzati a ucciderli? e quanti siamo autorizzati a ucciderne, visto che,
almeno negli USA, solo un numero piccolissimo di assassini è condannato a
morte?

Da questo punto di vista “economico” la defunta Unione Sovietica era molto
più coerente degli Stati Uniti. In quel paese, infatti, non esisteva
l’ergastolo [tranne che nel breve periodo abolizionista 1947-1950] e si
passava dalla pena massima di trent’anni di carcere alla fucilazione senza
soluzione di continuità.

La seconda obbiezione è di tipo logico. Visto che, nel momento in cui
scrivo, negli Stati Uniti ci sono state quasi mille esecuzioni e nelle
prigioni (locali, statali e federali) sono detenute 2.250.000 persone:
faccio la semplice constatazione che se i detenuti fossero 2.251.000 il
costo totale del mantenimento del sistema carcerario americano non
cambierebbe per nulla. Anzi, con l’eliminazione dei costosissimi bracci
della morte vi sarebbe un notevole e immediato sollievo finanziario.
Infatti la stragrande maggioranza dei 3.400 condannati a morte non è
particolarmente pericolosa o quanto meno non lo è di più della maggioranza
dei detenuti e potrebbe quindi essere alloggiata insieme agli altri. (Ho
calcolato che la grazia concessa dal governatore Ryan ai 167 condannati a
morte dell’Illinois abbia salvato 1 milione di dollari l’anno)

In ogni caso il costo, teorico, del mantenimento di un detenuto oscilla fra
i 25.000 ed i 50.000 dollari all’anno. Quindi una condanna a vita (40 anni
in media) costerebbe, sempre teoricamente, da uno a due milioni di dollari.
[Si dovrebbe tenere conto in questo calcolo che i condannati a morte
passano mediamente dieci anni nel braccio, e che quindi il costo annuo del
loro mantenimento dovrebbe essere moltiplicato per 30 e non per 40.]

La terza obbiezione è moralmente parlando una schifezza, ma è validissima
sotto l’aspetto economico.

La pena di morte americana costa enormemente di più del mantenimento di un
condannato per 40 lunghi anni di carcere. E’ opinione comune, e facilmente
dimostrabile, che ogni esecuzione costi al contribuente americano molti
milioni di dollari in più (dieci?) di quanto costerebbe una condanna a vita.

Lo studio più accreditato sull’argomento è stato compiuto all’Università
Duke (N.C.) da Cook e Slawson, secondo i quali la differenza fra casi
capitali e casi non capitali è di 2.160.000 dollari, ma la realtà è ben più
costosa.

Secondo il Sacramento Bee la California spende per la pena di morte 90
milioni di dollari all’anno, e questo dal 1982. Visto che da allora ci sono
state undici esecuzioni, questo significa che ognuna di esse è costata 250
milioni di dollari (Los Angeles Times 6 marzo 2005)

La Florida secondo il Palm Beach Post (04.01.2000), ha speso 24 milioni di
dollari per ognuna delle sue esecuzioni, mentre i quotidiani degli stati
non abolizionisti sono pieni di articoli che lamentano l’altissimo costo
della pena di morte.

La spiegazione di questi costi micidiali sta soprattutto nella maggiore
lunghezza e complessità del processo pena di morte rispetto ad un processo
normale. La preparazione del processo è lunghissima ed ha costi alti anche
se non conosciuti, ad esempio occorrono indagini più lunghe e più accurate
(o almeno occorrerebbero). Bisogna selezionare un Grand Jury e le mozioni
pre-trial preparate dalla difesa possono essere moltissime. Una percentuale
altissima di procedimenti si conclude con un patteggiamento. Se poi si
arriva al processo vero e proprio la selezione della giuria può durare
settimane. Il processo (che però è a volte di una rapidità sconvolgente) è
di norma molto più lungo di un processo normale perché prevede, nel caso di
dichiarazione di colpevolezza, una seconda fase (sentencing), a volte
lunga, in cui si dibatte se è il caso o meno di uccidere il condannato.

Secondo il Death Penalty Focus of California

<http://www.worldpolicy.org/globalrights/dp/dp-cost.html>http://www.worldpolicy.org/globalrights/dp/dp-cost.html
la differenza dei costi fra un processo normale ed uno capitale è questa;

il costo dell’avvocato della Difesa passa da 160.000 dollari a 386.000,

le investigazioni per la difesa da 5.000 a 48.000 e lo stesso avviene per
quelle dell’Accusa,

il Procuratore passa da 320.00 a 772.000 (sempre il doppio della Difesa),

il costo della Corte da 82.00 a 506.000 e quello della prigione da 55.000 a
137.000.

Così abbiamo un processo pena di morte che costa 1.897.000 dollari contro i
627.000 di un processo normale.

La differenza di ben 1.270.000 dollari deve poi essere moltiplicata per
quattro-cinque volte, perché solo in un caso su quattro o cinque l’Accusa
riesce ad ottenere la condanna a morte.

Così al termine del processo abbiamo un condannato che è già costato almeno
cinque milioni di dollari. A questo punto iniziano i costi degli appelli
sia statali che federali. Spesso i processi vengono annullati a causa dei
gravi errori e delle gravi scorrettezze dell’accusa. Il costo del nuovo
processo, che a volte si conclude con l’assoluzione o con una condanna alla
prigione, fa ulteriormente lievitare i costi.  Bisogna inoltre considerare
costi occulti, come l’intasamento che gli Appelli, obbligatori, alle Corti
Supreme di ogni Stato creano nei confronti dei casi normali. I casi pena di
morte sono il 3%, ma portano via il 50% del tempo di quelle Corti.

Al momento attuale penso sia una stima estremamente moderata parlare del
costo medio di dieci milioni di dollari per ogni esecuzione. Ne consegue
che le 1.000 esecuzioni sono costate al contribuente americano dieci
miliardi di dollari. Dollari che sarebbero serviti per mettere più
poliziotti nelle strade, più criminali in prigione, più pazzi al sicuro.

L’aneddotica è particolarmente divertente ed istruttiva.

Per pagarsi la pena di morte gli Stati e le Contee sono costretti a
licenziare poliziotti o a non assumerli per mancanza di fondi, a rilasciare
anzitempo delinquenti condannati, a non riparare ponti, a non aprire
biblioteche pubbliche e ad alzare le tasse. Ci sono stati casi in cui
funzionari di contea sono stati incarcerati perché si rifiutavano di pagare
le salate parcelle dovute ad un processo pena di morte.

In Mississippi due Contee hanno fatto fare un controllo dei confini per
decidere dove fosse avvenuto un delitto e chi dovesse accollarsi le spese
del processo



C’è però un costo su cui gli Stati tendono a risparmiare: quello degli
avvocati difensori. Questo ha un effetto devastante sulla giustizia
americana.



[NOTA Le informazioni sono tratte dal sito del Death Penalty Infornation
Centre <http://www.deathpenaltyinfo.org/>http://www.deathpenaltyinfo.org ]





Può darsi che qualcuno di voi sia finito per sbaglio nella mia rubrica.

Some of you can receive my letter by mistake.

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Non dimenticate mai che la lotta per i diritti umani e contro la pena di
morte è la stessa in tutto il mondo

Never forget that the fight for human rights and against the death penalty
is the same in all the world



COMITATO “3 LUGLIO 1849”
Per i diritti umani, contro la pena di morte
Membro fondatore della World Coalition Against Death Penalty
COMMITTEE “3rd JULY 1849”
For human rights, against the death penalty
Founding member of the World Coalition Against Death Penalty
c/o
DOTT. CLAUDIO GIUSTI

VIA DON MINZONI 40, 47100 FORLI’. ITALIA
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<http://controlapenadimorte.splinder.com/>http://controlapenadimorte.splinder.com/

<http://www.agliincrocideiventi.it/Index.htm>http://www.agliincrocideiventi.it/Index.htm

<http://www.flipnews.org/italia/antonio_russo/index_diritti_umani.htm>http://www.flipnews.org/italia/antonio_russo/index_diritti_umani.htm

La Repubblica Romana fu il primo stato sovrano a scrivere nella propria
costituzione l’abolizione totale della pena di morte, il 3 luglio 1849. Il
Comitato, ispirandosi alla tradizione libertaria ed abolizionista del
nostro Paese, si batte contro la pena di morte e per il rispetto dei
diritti  umani indicati agli articoli  2 – 21 della Dichiarazione
Universale.
The Roman Republic was the first state to write in its constitution the
total abolition of the death penalty, on 3rd July 1849. This Committee
follows this tradition fighting against the death penalty and for the human
rights listed in the articles 2-21 of the Universal Declaration of 10th
December 1948.