Sterilizzazione di massa in Cina



Sterilizzazione di massa in Cina

Roma, 14 settembre 2005

L'agenzia EFE news ha pubblicato questa settimana un rapporto in cui si legge che fra Marzo e Luglio di quest'anno, più di settemila donne sono state sterilizzate e obbligate ad abortire, a seguito di una campagna aggressiva di pianificazione familiare sostenuta dal governo cinese.

La stampa cinese indipendente ha riferito di sterilizzazioni forzate condotte a Linyi, una piccola città nella regione dello Yinan, nella provincia costiera orientale di Shandong, una delle più popolate della regione con quasi 100 milioni di abitanti. In precedenza il magazine Time aveva pubblicato un resoconto analogo, definendo la situazione "una delle più brutali campagne di sterilizzazione degli ultimi  anni".

Secondo il resoconto, le autorità cinesi hanno condotto una ispezione preliminare delle famiglie di Linyi, per obbligare le donne incinte ad abortire, e poi sterilizzare quelle che già avevano un bambino come permesso dalla legge.

Contemporaneamente "The Guardian" ha pubblicato un agghiacciante articolo che illustra come una compagnia cinese usi i feti abortiti e la pelle dei prigionieri giustiziati per la fabbricazione di prodotti cosmetici.

Anche se "The Guardian" non ha svelato il nome della compagnia, il Forum Libertas di Spagna ha notato che solo l'ultim'anno in Cina ci sono state più di tremila esecuzioni.

Un ufficiale della compagnia in questione ha ammesso: "Portiamo avanti ancora molte ricerche in modo tradizionale, usando la pelle dei prigionieri giustiziati o dei feti abortiti" Il "materiale" è acquistato da compagnie che si occupano di biotecnologie,  nella provincia settentrionale di Heilongjiang, che forniscono gli industriali della zona.

"Abbiamo appena cominciato a esportare questi prodotti, e i nostri clienti stranieri sono sorpresi che la Cina sia in grado di fornire collagene umano al cinque per cento del costo che ha in Occidente". La pelle dei prigionieri giustiziati prima costava di meno, ma adesso "devi pagare una tassa al tribunale" che li ha condannati a morte, ha detto l'ufficiale.