dibattito a Milano sulla poltica economica europea



Seminario  pubblico

OLTRE MAASTRICHT, PER UNA NUOVA POLITICA ECONOMICA EUROPEA

Dal 1997 lo scenario economico europeo è dominato dal Patto di Stabilità,
un accordo tra i paesi-membri dell'UEM (Unione Economico Monetaria) che
prevede, tra l'altro, il valore massimo del 3% per il rapporto deficit/PIL
e la piena indipendenza della BCE (Banca Centrale Europea) nella conduzione
della politica monetaria, a sua volta avente l'esclusivo obiettivo di
contenimento dell'inflazione. La filosofia economico-politica sottesa al
Patto di Stabilità è quella del neo-monetarismo e del neo-liberalismo
economico, secondo cui la politica economica (sia fiscale sia monetaria)
non può avere effetti positivi sull'economia reale nel lungo periodo per
cui si deve affidare ai banchieri centrali il controllo dell'inflazione e
nel contempo si possono adottare solo politiche di sfrenata
flessibilizzazione del mercato del lavoro per ridurre il cosiddetto tasso
"naturale" di disoccupazione. Le conseguenze sono la sostanziale
inesistenza di margini di manovra per i singoli stati, la cui unica
preoccupazione deve essere quella di rispettare i famosi "parametri" e di
adottare le "riforme strutturali", e l'attribuzione di enormi poteri alla
BCE al di fuori di qualsiasi controllo politico e democratico. Malgrado il
sostanziale fallimento del Patto di Stabilità, dimostrato non solo dai
bassissimi tassi di crescita e dalla ripresa della disoccupazione dal 2001
in poi, ma anche, paradossalmente, da tassi di inflazione più elevati di
quelli programmati, con la Costituzione Europea del 2004 il Patto stesso,
così come il Trattato di Maastricht, diventano parti integranti della legge
fondamentale europea (per i paesi aderenti alla UEM). Nel contempo, si
assiste ad una discussione sulla possibilità di rendere il Patto stesso più
flessibile senza metterne adeguatamente in discussione le premesse teoriche.
Ad ormai 7 anni di distanza dall'adozione del Patto è necessario rivelarne
tutte le debolezze teoriche e le conseguenze che ne sono derivate sul
piano, innanzitutto, dell'occupazione e della crescita economica. Ma,
soprattutto a sinistra, è ancor più necessario ed urgente disegnare un
orizzonte alternativo per le politiche economiche europee che parta non
solo dal superamento delle camicie di forza determinate da qualsivoglia
regola numerica tra deficit e PIL, ma includa concrete prospettive di
coordinamento delle politiche economiche nazionali e di sviluppo di
un'adeguata politica economica europea, con conseguente ristrutturazione
del bilancio della UE. Le politiche economiche espansive possono avere un
effetto notevole nell'ambito di un'economia fortemente integrata come
quella europea e possono contribuire allo sviluppo delle zone più arretrate
del continente che, contrariamente a quanto spesso propagandato, sono
sempre più escluse dai processi economici determinanti dalle libere forze
del mercato. E' quindi possibile pensare ad una politica economica europea
che punti alla piena occupazione e alla crescita economica sostenibile ed
equa.


MILANO - SABATO 16 APRILE 2005 ore 14.30-18.30
CASA DELLA CULTURA - VIA BORGOGNA 3


Intervengono
Malcom Sawyer (Università di Leeds, GB)
Alessandro Santoro (Università di Milano)
Maria Sciancati (Segreteria Fiom Milano)
Luigi Vinci (già deputato europeo, pres di Alternative Europa)

Organizzano
Fiom Milano, Associazione Culturale Punto Rosso, Associazione Alternative
Europa, Attac-Milano




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