[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
Magdi Giuda Allam
- Subject: Magdi Giuda Allam
- From: Joe <flespa at tiscali.it>
- Date: Fri, 25 Feb 2005 01:39:35 +0100
Messaggio: 10 Data: Thu, 24 Feb 2005 16:18:28 +0100 Da: "Susanne Scheidt" Oggetto: Cose di casa nostra Ieri, il Corriere della Sera, per la penna di Magdi Allam, ha fatto l'ennesimo tentativo di demonizzare le comunità islamiche in Italia, come se fossero, sotto sotto, scuole di antisemitismo. Ecco l'articolo di Magdi Allam del 23 febbraio 2005 ed in seguito, la risposta che mi sono permessa di scrivere (scusandomi con Voi per non essere molto preparata in teologia islamica, ma quando mi bolle il sangue per quello che oggigiorno si spaccia per "l'analisi", la parola dello storico non può non farsi sentire): L'ANALISI Così i «cattivi maestri» del Corano insegnano a odiare ebrei e cristiani A scuola si spiega la differenza tra musulmani e «infedeli» E' nel Corano la radice dell'odio nei confronti degli ebrei e dei cristiani, la causa profonda della cultura dell'intolleranza e della morte che sta sconquassando la comune civiltà dell'uomo? Provate a immaginare se i cristiani del mondo nel recitare l'invocazione finale del Padre nostro , «rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori e non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male», ritenessero che i «debitori» siano gli ebrei e il «male» siano i musulmani. Ebbene a gran parte dei musulmani si insegna che nell'invocazione della Fatiha , la sura che apre il Corano, «guidaci per la retta via, la via di coloro sui quali hai effuso la Tua grazia, la via di coloro coi quali non sei adirato, la via di quelli che non vagolano nell'errore!» ( Il Corano , Alessandro Bausani, Rizzoli), gli ebrei sarebbero coloro con cui Dio sarebbe «adirato», mentre i cristiani sarebbero quelli che «vagolano nell'errore». Se teniamo presente che la Fatiha viene pronunciata tutti i giorni nelle cinque preghiere prescritte dall'islam, si pu? comprendere come finisca inevitabilmente per forgiare una ideologia ostile agli ebrei e ai cristiani. Questo problema riguarda anche i musulmani d'Italia. Nell'edizione del Corano a cura di Hamza Roberto Piccardo dell'Ucoii (Newton&Compton, 2004), la più diffusa in Italia e accreditata dalla gran parte delle moschee, compare una traduzione della Fatiha diversa da quella del Bausani: «Guidaci sulla retta via, la via di coloro che hai colmato di grazia, non di coloro che sono incorsi nella tua ira, né degli sviati». Nel suo commento Piccardo scrive a proposito di «quelli che sono incorsi nella tua ira»: «Tutta l'esegesi classica, ricollegandosi fedelmente alla tradizione afferma che con questa espressione Allah indica gli ebrei ( yahud )». A suo avviso nel Corano gli yahud sarebbero «i portatori di una pratica antispirituale e antitradizionale, che usa la religione per scopi di potere e che Allah ha condannato con grande severità. Sempre per Piccardo «gli sviati» sono «da identificare nei cristiani che accettando il dogma trinitario si sono allontanati dalla purezza monoteistica». Per contro Bausani (1921-1988), il più autorevole islamologo italiano, contesta il fatto che nella Fatiha ci sarebbe la demonizzazione degli ebrei e dei cristiani perché «tali interpretazioni, oltre a diminuire il valore universalistico della preghiera, sono anche difficilmente accettabili sintatticamente, data la forma negativa nella quale le espressioni suddette appaion nel testo». Stando a Bausani dietro all'ideologismo islamico c'è un errore di traduzione dell'originale arabo o comunque un'interpretazione arbitraria del Corano. Per un altro verso se si consulta un testo di educazione islamica Lezioni di Corano (Bakhida Abdel Latif, Dar al Thakafa, Casablanca, 2001), impiegato in molte scuole coraniche gestite da marocchini in Italia, vi si ribadisce che nella Fatiha si esorterebbero i musulmani a non intraprendere «la strada degli ebrei che si sono meritati la tua ira» e «la strada imboccata dagli infedeli che hanno smarrito la retta via». Alla dodicesima lezione si spiega la differenza tra musulmano e infedele: «Il musulmano è colui che crede in Dio e nel suo inviato Maometto. Gli infedeli sono gli ebrei, i cristiani, gli zoroastriani, gli idolatri». Di tutt'altro avviso uno dei maggiori teologi riformatori dell'islam, l'egiziano Mohammad Abduh (1849-1905) che ha scritto sulla Fatiha ( Opere complete , Dar al Shuruk, Il Cairo, 1993): «E' una delle prime sure rivelate. All'inizio della rivelazione i musulmani non potevano invocare che gli altri si ravvedessero ma era a loro che Dio si rivolgeva perché seguissero la retta via. E i più retti erano i profeti, gli apostoli, i martiri e i pii delle precedenti nazioni. Il Corano ci chiarisce che la religione di Dio è unica in tutte le nazioni, le leggi cambiano a secondo dei tempi ma i fondamenti sono identici». Come si vede il marcio non è nel Corano o nell'islam in quanto tali, bens? nell'ideologia integralista ed estremista islamica. www.corriere.it/allam Mia risposta di oggi, al Corriere della Sera: Alla cortese attenzione della Redazione del Corriere della Sera Oggetto: articolo di Magdi Allam del 23 febbraio 2005 "Così i «cattivi maestri» del Corano insegnano a odiare ebrei e cristiani - A scuola si spiega la differenza tra musulmani e «infedeli»" Sono rimasta sconcertata dalle affermazioni di Magdi Allam del Corriere della Sera, secondo il quale l'edizione di Il Corano a cura di Hamza R. Piccardo si presterebbe a diffondere odio nei confronti di ebrei e cristiani. L'edizione in lingua italiana del Corano di Hamza R. Piccardo, come le altre, più anziane, tra cui quella di Federico Peirone o di Luigi Bonelli, sono opere teologiche. Ho davanti a me le tre edizioni italiane appena indicate, più l'edizione bilingue arabo-tedesco di Hazrat Mirza Tahir Ahmad dell'Ahmaddiyya Muslim Jamaat. Ebbene, tutte queste edizioni sono dotate di commenti teologigici che aiutano il credente, ma anche il semplice studioso, a comprendere il significato della rivelazione, rispettivamente, per il semplice studioso, del testo. Questi commenti non costituiscono le opinioni personali degli autori, cos?, come non costituiscono opinioni personali, bens? scuola di pensiero, le spiegazioni ed annotazioni dei vari autori che il lettore della Bibbia, Edizione Paoline (Roma 1983) troverà copiose in piè di ogni pagina. Per quanto riguarda adesso le interpretazioni della Fatiha, troviamo che la più ortodossa che io conosca, cioè quella dell'Ahmaddiyya, non dà un volto teologico a coloro che non si troverebbero sulla retta via, ma si accontenta a definirli per via di esclusione, mentre le tre edizioni italiane da me indicate, tutte quante, indicano coloro che sono incorsi in errore come i cristiani e coloro contro cui Dio si è adirato, negli ebrei. Ho il sospetto che al giornalista del Corriere della Sera sia sfuggito che qui si parla di definizioni teologiche che nulla hanno da che fare con l'ordine pubblico e con le leggi dello stato. Ogni religione, in quanto rivelazione della verità, presume errate le altre religioni e così, come l'Islam presume errata la Cristologia, la teologia luterana o quella riformista presumono errato il cattolicesimo. Le sacre scritture e le loro interpretazioni avvicinano i rispettivi fedeli alla rivelazione e ne conservano l'ortodossia definendo la retta via e mettendo in guardia dall'errore, ma non sono libri di storia. Solo l'ebraismo nell'attuale versione sionista si propone di scambiare la sacra scrittura per un registro catastale di uno stato moderno, uscendo con ci? dalla teologia per trasformarsi in ideologia. Quando invece, nelle interpretazioni della Fatiha delle tre edizioni italiane del Corano da me indicate, coloro che sono incorsi nell'ira di Dio vengono identificati per gli ebrei, ciò è assolutamente conforme agli insegnamenti teologici dell'ebraismo ortodosso stesso, che insegna che la dispersione del popolo ebraico nel mondo sarebbe avvenuta per volontà di Dio che così, avrebbe voluto punire gli ebrei imponendo loro di vivere secondo le leggi di Dio, conducendo una vita esemplare e diventando come una luce tra i popoli del mondo finché Dio stesso non avesse determinato il giorno in cui il popolo delle comunità ebraiche sarebbe di nuovo riunito, conferendo al punto di arrivo, Gerusalemme, un significato del tutto spirituale. Per lo storico laico, questa interpretazione ebraica-ortodossa costituisce il paradigma della comunità religiosa per definizione in diaspora e tale quale la vediamo affermata anche dalle autorevoli interpretazioni della Fatiha. Solo una mente superficiale e maliziosa, ignara della teologia ebraica, può fraintendere le interpretazioni della Fatiha come slogan giudeofobo. Mi si perdoni questa lunga premessa, necessaria per fare capire su quali basi minime la critica giornalistica di un'interpretazione del Corano debba fondarsi per dare un minimo di informazioni al lettore di un giornale. Nel caso specifico però, perfino l'obbligo di diligenza del giornalista mi sembra palesemente disatteso, quando il Signor Magdi Allam scrive che "a suo avviso", cioè, secondo l'avviso di Hamza R. Piccardo, gli ebrei sarebbero "i portatori di una pratica antispirituale....". Come nelle altre tre edizioni italiane da me indicate, l'edizione di Hamza R. Piccardo non contiene affatto le opinioni di quest'ultimo, ma la citazione di Magdi Allam induce il lettore del Corriere della Sera in questo errore. In verità, l'interpretazione della Fatiha dell'edizione italiana di Hamza R. Piccardo spiega (ed. 1994, pag. 24) che riguardo alla denominazione di ebrei, Yahud, nel Corano si trovano ben tre diversi riferimenti, di cui la terza, quella unica citata da Magdi Allam, si riferisce a persone solo di nome ebrei, ma in effetti prive di convinzioni religiose che tuttavia dalla loro definizione quali ebrei traggano vantaggio. Nel commento di Hamza R. Piccardo del Corano, questa terza categoria viene espressamente elencata come terza, a differenza delle prime due categorie di ebrei, cioè gli ebrei di nascita, i Figli di Israele ed i convertiti all'ebraismo, cioè, gli ebrei propriamente detti autentici, mentre l'elencazione di tutte le tre significati della denominazione di ebrei nel Corano, serve alla comprensione dei differnti riferimenti del Corano e specialmente, a prevenire le errate e frettolose interpretazioni alle quali la mancata distinzione tra denominazione e sostanza può dare luogo. L'articolo di Magdi Allam ne è un perfetto esempio. Cordiali saluti. Susanne Scheidt ---------- ([Al-Awda-Italia] Digest Number 1368)
- Prev by Date: Re: Il cinismo sconfittista
- Next by Date: Re: Il cinismo sconfittista
- Previous by thread: PRIVATIZZAZIONE POSTE - FERMIAMOLI
- Next by thread: "La maggior parte delle nostre energie le impieghiamo nella digestione così come gli stati uniti le utilizzano per finanziare la guerra."
- Indice: