21/01 Nardò (LE): "lavoro precario: tra dirittti negati e vite spezzate"



Inoltro con preghiera di PUBBLICAZIONE.
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VENERDI' 21 GENNAIO
ORE 17,30
A NARDO'
CHIOSTRO S.ANTONIO
Piazza Repubblica
INCONTRO-DIBATTITO
organizzato da Rifondazione Comunista
sul tema

"LAVORO PRECARIO: TRA DIRITTI NEGATI E VITE SPEZZATE"

Intervengono:
-CLAUDIO ROMANO-segr. cittadino PRC Nardò
-MARCELLO PETRELLI-Avvocato
-PAOLO BARRUCCI-Docente Sociologia dellavoro
UNIV.LECCE

Nel corso del dibattito, FRANCESCO DEZIO presenterà il
suo libro:
"NICOLA RUBINO E' ENTRATO IN FABBRICA",ed.Feltrinelli



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"Nicola Rubino è entrato in fabbrica"
Francesco  Dezio
Collana: Super Universale Economica
Pagine: 184
www.feltrinelli.it


SCHEDA LIBRO

In breve
Quest'opera che ha la forza polemica di un
instant book e l'esattezza di un trattato di
globalizzazione applicata, si annuncia come il primo
esempio italiano di letteratura postindustriale.

Il libro
La grande occasione di Nicola Rubino,
trentenne operaio pugliese, è finalmente arrivata. Una
multinazionale, "leader nel settore" della produzione
dei motori diesel, lo ha assunto con un contratto di
formazione. Un futuro garantito e tutelato dal mitico
posto fisso lo aspetta come un miraggio al termine del
periodo di prova. In mezzo, ci sono sei mesi di lavoro
infernale: ritmi di produzione pazzeschi sotto il
ricatto continuo del licenziamento, le vessazioni dei
capi, l'incomprensione dei colleghi. Nicola, del
resto, è quel che si dice una testa calda, svelto di
mani e di parola: praticamente ingestibile. Però
osserva e registra tutto, lasciandoci assistere alla
messa in scena di sogni e frustrazioni della classe
operaia precarizzata in luoghi e momenti topici del
lavoro in fabbrica: davanti alle macchine, durante la
pausa-caffè, in mensa. Il tutto filtrato da una
"ironia solforica" talmente vitale e genuina da
restare costantemente al di qua dell'ideologia. La
fabbrica - oggi come negli anni sessanta, quando erano
scrittori come Parise, Volponi e Testori a raccontarci
la grande industria del Nord - è ancora un mostro
capace di stritolare le risorse umane attraverso un
meccanismo perfetto di consumazione del corpo e di
annullamento della volontà. "La fabbrica si prende
tutto," divorando perfino lo spazio narrativo: non c'è
quasi nulla nel romanzo che accada fuori dai suoi
cancelli.
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RECENSIONI

"Corriere della Sera" , 10/10/2004
Alessandro Beretta ,
Questa fabbrica è un Inferno

"Sei mesi di contratto di formazione nella sede
pugliese di una multinazionale tedesca. E' questo il
nucleo del romanzo d'esordio di Francesco Dezio, nato
ad Altamura nel 1970. Una fabbrica animata dalle
parole d'ordine "globalizzazione" e "flessibilità",
dove l'operaio si ritrova a vivere in un grottesco
girone dantesco tra un capetto declamante l'incipit
della Commedia e turni massacranti che ignorano
qualsiasi contratto. Scanditi dai ritmi ossessivi
delle macchine della catena di montaggio e dal
mobbing, i sei mesi si trasformano in un incubo. Così,
quando il contratto a tempo indeterminato non arriva,
per il protagonista è una liberazione. Riuscito nei
momenti esemplari sulla vita d'oggi in fabbrica,
dall'esordio con folli test attitudinali, al momento
della presentazione dei sindacati, la tensione si
perde in alcuni ritratti della lunga galleria di
personaggi secondari. Si sente l'eco, per stile e per
tema, di Nanni Balestrini, ma l'orizzonte politico è
decisamente cambiato. Se un tempo si diceva "Vogliamo
tutto", oggi perfino per chi, come Rubino, dice solo:
"Voglio qualcosa", rischia di non esserci niente."



"La Gazzetta del Mezzogiorno" , 21/09/2004
Michele Trecca ,
Tremate, l'operaio è tornato un po' incazzato

"C'era una volta al sud il sogno
dell'industrializzazione. E' finita come sappiamo:
cattedrali nel deserto diventate ben presto colossi in
disarmo, scempi ambientali permanenti (irredimibili),
occupazione minima o nulla, sfruttamento tanto, salari
di fame... (chi avesse dei dubbi si documenti sulla
recente vertenza contrattuale allo stabilimento Fiat
di Melfi). E' finita, insomma, come la più brutta delle
storie sentimentali. E' finita come dice una grande
scritta (ora un po' sbiadita) sulla litoranea fra
Manfredonia e Mattinata, poco oltre l'ex stabilimento
dell'Enichem. Dice quella scritta: "Credevo fosse
amore e invece era una zoccola"…. Nell'era dei new
media Francesco Dezio sfida i padroni sul terreno
della comunicazione opponendo al loro viscido "Mulino
bianco" un realismo apocrifo e degenere: al confine
tra documentario e romanzo e fuori dagli schemi della
ricca è nobile tradizione della letteratura d'ambiente
operaio (da Volponi, a Ottieri a Rea…). Nicola Rubino
è entrato in fabbrica è una testimonianza narrativa
sulla propria pelle dell'inferno postindustriale in
una grande fabbrica del Sud. Un sabotaggio. Un inno
alla rivolta. Quella scritta li, vicino all'Enichem,
non l'ha fatta Nicola Rubino. Nicola Rubino ha fatto
di peggio."