Foglio di Collegamento n. 123



Cari amici,
                  vi invio nel corpo di questo messaggio il numero 123 del
nostro Foglio di Collegamento.

Purtroppo le notizie che vi mandiamo sono tutt'altro che confortanti. Ma
dobbiamo rimanere forti e conservare la speranza.

Tantissimi auguri per Natale e il nuovo anno
Grazia Guaschino

N. B. Si puo' chiedere in qualsiasi momento la cancellazione dalla lista
per l'invio del F. d. C.
         Se volete ricevere il F.d.C. anche in allegato Word dal prossimo
numero in poi, fatecelo sapere

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FOGLIO  DI COLLEGAMENTO  INTERNO

DEL COMITATO PAUL ROUGEAU

Numero 123  -  Novembre 2004



Sommario:

1 ) Auguri !
2 ) Kenneth su Bush e Kerry
3 ) Anthony Fuentes: ucciso anche lui
4 ) Falluja, esecuzione di una citta'
5 ) Gli Usa pongano fine alla tortura!
6 ) Ashcroft non era il peggiore, ecco Gonzales
7 ) Inusuale udienza per Johnny Penry
8 ) L'attivista George Ryan, ex sostenitore della pena di morte
9 ) North Carolina indulgente verso gli accusatori disonesti
10) Condanna capitale 'made in Afghanistan'
11) Da Luis e Barbara, grandi amici di Dominique
12) Franklin e' una persona eccezionale: scrivetegli!
13) Pena di morte in forte calo negli Usa ma non cosi' in Texas
14) Notiziario: Cile, Florida, Iran, Iraq, Nigeria, Tennessee, Texas, Usa

1) AUGURI !

Il mondo sta soffrendo e con lui i suoi abitanti. Per colpa della sete di
potere e di ricchezza. A tutti i livelli, le persone avide nuocciono piu' o
meno gravemente, a seconda del potere di cui dispongono, agli altri. Le
voci che si levano per opporsi a queste prepotenze, per mettere in luce le
ingiustizie, hanno bisogno di molto coraggio e di una grossa dose di
ostinazione per continuare a lottare. A tutti questi ostinati, a tutti
coloro che sostengono il diritto alla vita di ogni individuo e il dovere di
lottare per un mondo migliore, per lasciare ai nostri figli un luogo pulito
in cui crescere i loro figli, ai nostri soci, ai nostri sostenitori, ai
nostri simpatizzanti e anche a quelli che ci contestano con cuore e mente
aperti al dialogo, a tutte queste persone di buona volonta' auguriamo che
il Natale porti forza e pace interiore e che il 2005 sia ricco di serenita'
e di piccole e grandi vittorie.
   A tutte le vittime delle prepotenze auguriamo di incontrare sul loro
cammino, irto di spine e dolore, mani amiche tese ad aiutarle.
   A tutti coloro che piu' o meno consapevolmente hanno messo la coscienza
in cassaforte, insieme alle loro ricchezze, e cercano di dimenticarsene,
auguriamo che il Natale risvegli i loro cuori e le loro menti e li induca a
capire che solo portando felicita' agli altri si puo' essere davvero
felici. (Grazia)


2) KENNETH SU BUSH E KERRY

Pur sapendo che non poteva uscire prima delle elezioni, il nostro amico
Kenneth ci ha mandato un vivace articolo sui due candidati alla Casa
Bianca, che contiene anche un simpatico sondaggio di opinione fatto da lui
(tra le guardie del braccio della morte del Texas)

Cari amici, come molti di voi sanno, questo mese e' uno dei piu' importanti
nella storia americana. E' il mese delle elezioni presidenziali. Non devo
citare la lunga lista che fa di Bush uno dei piu' ignoranti e malvagi
presidenti di tutti i tempi. Ha gia' fatto mostra abbastanza di queste
caratteristiche perche' il mondo se ne sia reso conto. Dal momento che Bush
e' originario del Texas, e in questo stato era ampiamente sostenuto, sono
stato curioso di vedere quali dei membri del personale carcerario del
Dipartimento di Giustizia Criminale del Texas lo avrebbero ancora votato.
Per questo ho iniziato un sondaggio personale durante questi ultimi mesi.
   La prima guardia a cui ho chiesto (un bianco di circa 40 anni), per chi
avrebbe votato, si e' affrettata a rispondere: "NON per Bush!" Gli ho
domandato la ragione e ha risposto: "L'economia in Texas non e' mai andata
cosi' male. Inoltre, mentre era governatore, non ha concesso gli aumenti
che chiedevamo".   Un'altra guardia (altro bianco di circa 38 anni), noto
per vantarsi di essere un attivo militarista, ha espresso la sua opinione:
"Chiunque si prenda cura delle truppe in Iraq, otterra' il mio voto.
Occupatevi delle truppe e io sono soddisfatto". Mi sono recato da una
guardia alta e snella, un altro bianco di circa 38 anni, che una volta
avevo sentito dire che progettava di finire le scuole superiori seguendo i
corsi dell'Amministrazione Carceraria, per poter diventare ufficiale. A
caUsa di quest'idea l'avevo mentalmente classificato come uno "pro-sistema,
pro-Repubblicani", ma egli mi ha sorpreso. Mi ha detto: "Sono sempre stato
un fervente Democratico, ma se Kerry non mostra bene le sue carte, votero'
per qualcun altro". Una volta ho chiesto ad una giovane guardia (un bianco
di circa 25 anni) se avrebbe votato e lui mi rispose "No!". Gli chiesi se
si era iscritto per poter votare e mi rispose di si'. Quando gli domandai
perche' allora non votava, mi rispose: "Che differenza fa chi sta seduto
nella Casa Bianca? Sono tutti uguali". La guardia che era con lui disse
qualcosa di analogo (era un bianco di circa 32 anni). "Non mi sono mai
iscritto per poter votare e non lo faro' mai. Indipendentemente da chi
metteremo alla Casa Bianca il carovita restera' alto e il mondo sara'
incasinato". Non mi accontentai della risposta e gli chiesi come mai, se
era cosi' sensibile a queste problematiche, non voleva far sentire anche la
sua voce e darsi da fare. Mi rispose: "Anche i miei genitori la pensano
come te. Chissa', forse quest'anno mi iscrivero' e votero'". Quando chiesi
ad un nero di circa 45 anni per chi avrebbe votato, mi rispose con
sarcasmo: "Non sono affari tuoi". Ebbi piu' fortuna con due giovani neri
che mi risposero subito "Non certo per Bush". Chiesi ad una giovane donna
bianca di poco piu' di vent'anni se avrebbe votato e mi rispose di no. Le
chiesi se era iscritta e mi rispose di si'. Le domandai allora perche' non
avrebbe votato e mi disse semplicemente: "Non ci ho mai pensato". Dopo
qualche tempo, arrivando dalla ricreazione, chiesi a due guardie se
avrebbero votato. Il maschio (un bianco di circa 32 anni) disse "Oh certo.
E' necessario cacciare via Bush". Ma quando mi rivolsi alla guardia femmina
(una donna bianca di circa 32 anni) disse che avrebbe votato Bush. Quando
le chiesi il perche', rispose: "Ho le mie ragioni".
   Ogni giorno si parla molto di piu' di politica. Alcune di queste guardie
sono molto intelligenti, altre no, e ad altre semplicemente non importa
niente. Molte sono sorprese constatando quanto noi (i prigionieri)
sappiamo. Non posso affermare che il mio sondaggio rifletta l'opinione
della maggioranza delle guardie del TDCJ, ma dimostra che la gente desidera
un cambiamento, sia esso perche' disprezzano veramente Bush o semplicemente
perche' non gli e' simpatico. Sicuramente di solito i risultati dei
sondaggi dimostrano di essere abbastanza simili ai risultati elettorali.
Per questo spero che le nostre parole abbiano influenzato alcune guardie.
Ogni voto conta. Mentre non sono mai stato molto ottimista circa la maggior
parte dei politici americani, Kerry potrebbe dare qualche speranza a questo
paese. Per noi abolizionisti potrebbe costituire il presidente di piu'
ampie vedute da quasi 25 anni (Jimmy Carter, presidente dal 1977 al 1981
aveva delle riserve sulla pena di morte). Kerry e' contrario alla pena di
morte quasi senza eccezioni. Quando gli e' stato chiesto che ne pensa
dell'omicidio sanzionato dallo stato, ha citato i suoi giorni passati in
Vietnam e ha detto: "So cosa vuol dire uccidere. Non mi piace uccidere.
Questo e' un mio parere personale". Solo dopo gli attacchi dell'11
settembre ha mutato leggermente il suo punto di vista per dire che adesso
e' favorevole alla pena di morte per i terroristi.
   Kerry e' uscito dalla corrente principale e ha ammesso che la pena di
morte viene applicata in modo ingiusto dal Sistema Giudiziario americano.
Le elezioni presidenziali di quest'anno propongono due rivali estremamente
diversi tra loro. Lo stato natale di Bush, il Texas, e' in testa nel numero
di esecuzioni di tutto il paese, mentre lo stato natale di Kerry, il
Massachusetts, e' uno dei soli 12 stati che non hanno la pena di morte.
Quindi, mentre alle guardie del TDCJ puo' non importare l'opinione di
Kerry, egli e' certamente la persona che noi speriamo ardentemente vinca.
E' ora che Bush se ne vada! Spero che questo mese lo vedremo per l'ultima
volta e, se anche Kerry non ha tutti i requisiti perfetti per un
presidente, rappresenta davvero l'inizio di un cammino nella giusta
direzione, e a questo punto penso che tutti siamo d'accordo - CHIUNQUE E'
MEGLIO DI BUSH!


3) ANTHONY FUENTES: UCCISO ANCHE LUI

Ringraziamo i molti soci e simpatizzanti che hanno risposto alla nostra
richiesta di mobilitazione in favore di Anthony Guy Fuentes apparsa nel
numero scorso. Purtroppo la vita di Anthony e' stata recisa dallo stato del
Texas, come programmato, il 17 novembre. Pensiamo allo strazio dei suoi
parenti adottivi Guy ed Ursula Landrum. Fuentes ha negato fino all'ultimo
di aver fatto fuoco uccidendo tale Robert Tate durante una rapina in un
market a cui partecipo' nel 1994. "Mi addolora di aver trascinato la mia
famiglia attraverso tutto questo," ha dichiarato sul lettino
dell'esecuzione. "A tutti gli altri dico: la verita' verra' fuori... Non e'
emersa in tempo per salvare la mia vita... La verita' e' stata sempre a
portata di mano. Spero che ognuno abbia la sua pace. Oggi ho conquistato la
mia."


4) FALLUJA, ESECUZIONE DI UNA CITTA'

Le elezioni presidenziali americane del 2 novembre non hanno influito sul
ritmo dei terribili attacchi ed attentati compiuti dalla guerriglia in Iraq
ma sul comportamento del governo ad interim di Iyad Allawi e delle forze
armate americane schierate in campo. Il 7 novembre, all'indomani della
rielezione di Bush, e' stato decretato da Allawi lo 'stato di emergenza'
per due mesi e il giorno dopo e' partito l'attacco via terra contro la
citta' di Falluja.
   Per lo stretto legame che ha con il tema dei diritti umani, piu' volte
siamo tornati a parlare della guerra.
   La giustificazione del consapevole e deliberato ricorso alla violenza
letale accomuna la guerra e la pena di morte. Abolire la pena di morte -
come osserva Bobbio - e' un piccolo passo, di grande significato, verso il
superamento della guerra. Ma non dobbiamo aspettare l'abolizione universale
della pena di morte per interrogarci sulla guerra.
   E' probabilmente inutile - e sbagliato - continuare a discutere se al
giorno d'oggi sia ancora concepibile in teoria una 'guerra giusta' e in
quali modi essa debba essere condotta. Basta guardare agli orrori di ogni
guerra concretamente combattuta e alle apocalittiche potenzialita'
distruttive degli arsenali esistenti, per capire la necessita' di un
impegno immediato per sradicare in ogni parte del mondo la violenza bellica
che viola inevitabilmente i diritti umani individuali e collettivi e pone
in forse la stessa sopravvivenza della nostra specie.
   Occorre muoversi per interrompere ogni guerra in atto, evitare lo
scatenamento di ogni guerra imminente, eliminare le cause di ogni guerra
futura (il che richiede in primo luogo di cambiare l'attuale,
intrinsecamente ingiusto, 'ordine mondiale').
   Certo, se una guerra esiste e' doveroso quanto meno contenerne gli
eccessi e denunciare - come fa Amnesty International - la violazione delle
regole che gli stessi belligeranti di ogni nazione si sono dati a partire
dal 1863, anno di fondazione del Comitato Internazionale della Croce Rossa
e dell'avvio dell'elaborazione delle Convenzioni di Ginevra.
   Siamo spesso costretti a denunciare le violenze e le violazioni dei
diritti umani di cui si rende responsabile la 'coalizione' (di cui l'Italia
fa parte) che ha scatenato la guerra all'Iraq, spesso ignorate o messe in
secondo piano dai media. Non abbiamo bisogno di denunciare lo stillicidio
di attentati che quotidianamente insanguinano l'Iraq: lo fanno
adeguatamente i mezzi di comunicazione di massa, anche se dobbiamo sempre
ribadire che non puo' esservi alcuna giustificazione per la violenza
letale, sia pure usata per opporsi all'ingiusto invasore.
    Stigmatizziamo qui lo scandaloso silenzio delle coscienze in occasione
della presa di Falluja da parte delle forze americane, preceduta da
settimane di intensi bombardamenti (con bombe tutt'altro che intelligenti),
cominciata l'8 novembre e ufficialmente conclusasi il 16. Questa battaglia
condotta tra forze del tutto 'asimmetriche' e' stata giudicata dalla stampa
araba un massacro. Secondo le fonti americane i caduti tra i militari USA
sarebbero 54 (con 7 morti tra i militari iracheni) e centinaia i feriti,
gli insorti uccisi oltre 1.200 (ci domandiamo quale sia la sorte delle
migliaia di feriti).
   Abbiamo cercato lungamente e con fatica di avere dati almeno
approssimativi per quanto riguarda i danni inflitti alla citta' e le
vittime 'civili' nel corso di quella che e' stata battezzata operazione
"Furia del Fantasma", ma non ci e' stato possibile. Direttiva finora sempre
osservata dalle forze americane e' quella di non rivelate l'entita' delle
perdite 'collaterali' (delle quali si dice che tengano comunque un
conteggio segreto). Raccogliendo e confrontando informazioni frammentarie,
si ricavano conclusioni allucinanti (che speriamo possano essere smentite o
ridimensionate ma che potrebbero essere molto approssimate per difetto). Le
abitazioni distrutte e incendiate sarebbero migliaia (buona parte del
totale secondo il New York Times) e i morti tra la popolazione non si sa
quanti siano (almeno 800 secondo una fonte anonima della Croce Rossa a
Baghdad). Al momento in cui chiudiamo questo numero oltre i due terzi dei
300 mila abitanti di Falluja, sarebbero sfollati senza potersi portare
appresso alcunche'. Costoro, accampati a ridosso di Baghdad e dei villaggi
vicini, stentano a sopravvivere nel clima invernale. I piu' poveri, inermi
e rassegnati sono rimasti nelle loro case semidistrutte, senza cibo, acqua
ed elettricita' e senza cure mediche: i feriti, forse a migliaia, muoiono
senza assistenza. I morti sono allineati nelle strade e alcuni di essi
vengono seppelliti nei giardini di casa. Gli Americani vietano a chiunque
di portare aiuto alla sventurata popolazione. Un ospedale di Falluja era
stato preventivamente centrato dalle bombe provocando la morte di decine di
persone, l'altro e' stato occupato nel primo giorno di battaglia dai
militari USA.
   Si apprende da Aljazeera che le 'regole di ingaggio' consentivano in un
primo tempo agli Americani di sparare a qualsiasi abitante di sesso
maschile tra i 15 e i 60 anni, anche disarmato; in un secondo tempo gli
ordini erano di far fuoco contro qualsiasi cosa si muovesse o non si
muovesse. Gli edifici da cui provenivano colpi di fucile potevano essere
'spianati' dai carri armati con tutto il loro contenuto.
   Il 15 novembre ha fatto scandalo un video della NBC News che mostra
l'esecuzione a freddo di un ferito disarmato all'interno della Moschea di
Falluja, un ferito che 'faceva finta di esser morto' all'arrivo di un
gruppo di marine. Il cameraman Kevin Sites ha raccontato che alcuni uomini
erano stati colpiti il 12 novembre nella moschea e che l'assassinio da lui
ripreso e' avvenuto il giorno dopo, quando i soldati hanno attaccato di
nuovo e hanno trovato i cinque ancora in vita all'interno dell'edificio
sacro. Non si sa se gli altri quattro feriti siano stati anch'essi ammazzati.
   Si e' trattato della seconda battaglia di Falluja, dopo l'assedio
dell'aprile scorso che provoco' centinaia di vittime.
    Possiamo immaginare quante e quali siano le ferite inguaribili di
Falluja in termini di morti ed invalidi, di distruzioni, di disastro
ambientale, di malattie mentali, di odio, che dureranno per un tempo
incomparabilmente piu' lungo di quello necessario per il completamento
dell'operazione "Furia del Fantasma"
   Il 16 novembre Amnesty International ha emesso un comunicato in cui si
dice che: "Le recenti notizie provenienti da Falluja sollevano forti timori
che nella citta' irachena stiano avendo luogo gravi violazioni delle leggi
di guerra a protezione dei civili e di persone armate messe 'fuori
combattimento'." Nel sostanziale vergognoso silenzio un cui si e' compiuta
l' 'esecuzione' di una citta' ribelle, questa voce, un po' debole, e'
meglio di niente.


5) GLI USA PONGANO FINE ALLA TORTURA!

In un complesso rapporto di 202 pagine pubblicato a ridosso delle elezioni
presidenziali, Amnesty International stigmatizza le torture e i
maltrattamenti inflitti dagli Americani ai loro 'nemici' nella cosiddetta
'guerra al terrore', condanna le giustificazioni di tali misfatti e chiede
al presidente degli Stati Uniti di impegnarsi per porre fine a tutto cio'
suggerendo anche modalita' e criteri molto precisi di intervento.
Riportiamo alcuni passi del comunicato del 27 ottobre con cui il rapporto
Human dignity denied: torture and accountability in the 'war on terror'  e'
stato reso noto al mondo.
   "Il rapporto di Amnesty International individua uno schema di violazioni
dei diritti umani che parte dall'Afghanistan per giungere ad Abu Ghraib
attraverso Guantánamo, evidenziando come   nonostante l'amministrazione Usa
sostenga che le atrocita' dell'11 settembre 2001 abbiano introdotto 'un
nuovo paradigma' che richiede 'un nuovo pensiero'   ci si trovi davanti a
un sistema storicamente familiare di violazione dei diritti umani in nome
della sicurezza nazionale.
   "La negazione dell'habeas corpus, l'uso della detenzione senza contatti
col mondo esterno, il ricorso alla detenzione segreta (in alcuni casi
assimilabile al fenomeno delle 'sparizioni') nonche' l'ufficializzazione di
tecniche estremamente dure d'interrogatorio sono risposte classiche ma
deboli'   si legge nel rapporto di Amnesty. 'Riducendo le garanzie,
demonizzando i detenuti e mostrando disprezzo per i propri obblighi
internazionali, l'amministrazione Usa nella migliore delle ipotesi ha
seminato confusione tra le persone addette agli interrogatori e nella
peggiore ha dato luce verde alla tortura e ad altri trattamenti crudeli,
inumani e degradanti'.
   "Amnesty International ha apprezzato le indagini ufficiali e la
revisione delle procedure avviate quando, a seguito delle fotografie
provenienti da Abu Ghraib, le autorita' Usa sono state spinte a reagire in
modo diverso rispetto a quanto fatto nei due precedenti anni, di fronte ad
analoghe denunce. Queste indagini hanno sgonfiato la tesi ufficiale che le
torture e i maltrattamenti fossero limitati ad Abu Ghraib e al
comportamento aberrante di pochi soldati."
   "Tuttavia, Amnesty ritiene che vi sia ancora bisogno di una commissione
d'inchiesta piu' ampia [...]
   "Mentre molte questioni restano senza risposta, le direttive che
facilitano la tortura sono ancora in vigore' ha osservato Amnesty. 'Le
ripetute affermazioni dell'amministrazione Usa, secondo cui la dignita'
umana e' un diritto non negoziabile, suonano false di fronte all'assenza di
un cambiamento fondamentale d'indirizzo dopo lo scandalo di Abu Ghraib'."
(vedi: http://web.amnesty.org/library/Index/ENGAMR511452004 )


6) ASHCROFT NON ERA IL PEGGIORE, ECCO GONZALES

Abbiamo scritto molti articoli sul comportamento di John Ashcroft, Ministro
della Giustizia degli Stati Uniti nel corso dei primi quattro anni di
presidenza di George W. Bush. Ashcroft, cultore della pena di morte fin da
quando era governatore del Missouri, si e' dimostrato infaticabile nel
perseguire la ripresa delle esecuzioni in ambito federale, impiegando
particolare zelo per far 'giustiziare' cittadini di stati che hanno abolito
la pena capitale (v. ad es. nn. 99, 104, 108, 111). Egli ha avuto inoltre
un ruolo importante nell'elaborazione delle norme gravemente lesive dei
diritti civili ed umani - a cominciare dall'Atto Patriottico - approvate
negli USA all'indomani degli attentati dell'11 settembre 2001.
   Nulla da rimpiangere, dunque, il 2 novembre quando Ashcroft se ne e'
andato scrivendo in una lettera di addio: "L'obiettivo di provvedere alla
sicurezza degli Americani nei riguardi del crimine del terrorismo e' stato
raggiunto".
   Purtroppo George W. Bush e' riuscito a fare il capolavoro di trovare un
nuovo Ministro della Giustizia che ha tutte le credenziali per dimostrasi
peggiore di chi lo ha preceduto. Nel multietnico drappello che forma il
nuovo staff di Bush, entrera' l'avvocato ispanico Alberto R. Gonzales,
conservatore pragmatico e senza scrupoli poco portato ad apparire ma tenace
lavoratore nell'ombra.
   Ashcroft, cantante di gospel, figlio di un pastore, e' un religioso
praticante che non beve, ne' fuma, ne' danza. Insieme al suo staff recita
le preghiere prima di cominciare il lavoro al dipartimento di giustizia. Se
per certi versi Ashcroft era un asceta, Gonzales dimostra di essere ben
attaccato alla terra e agli interessi economici e di carriera.
Chiacchierato per il ruolo avuto nello scandalo Enron e per contributi
provenienti dai petrolieri texani, ha saputo man mano sfornare consigli
legali che hanno consentito a George W. Bush, fin da quando era governatore
del Texas, di perseguire le sue politiche di morte e di violazione dei
diritti umani (nonche' di evitare le conseguenze di un arresto per guida in
stato di ubriachezza che subi' nel 1976). Bush, dal canto suo, non ha mai
smesso di spingere Gonzales sempre piu' avanti nella carriera.
   Come abbiamo detto nel n. 109, George W. Bush quando era governatore del
Texas impiegava 30 minuti per esaminare un caso capitale per poi scrivere
la parola DENY e dare cosi' il via libera all'esecuzione del condannato di
turno. Bush sprecava cosi' poco del suo prezioso tempo perche' si limitava
a leggere un pro-memoria di qualche pagina.  A preparare tali pro-memoria
dal 1995 al 1997 fu proprio Alberto Gonzales. Gonzales descriveva nei
particolari gli aspetti efferati del crimine commesso ma ometteva di
informare il governatore sui punti cruciali di ciascun caso: inefficace
difesa legale, conflitti di interesse, circostanze attenuanti o anche prove
di innocenza.
   A Giugno del 1997 Gonzales scrisse una lettera, a nome di Bush, al
Segretario di Stato degli Stati Uniti in cui si sosteneva che il Texas non
era vincolato dal Trattato di Vienna sulle Relazioni Consolari. Il motivo
addotto da Gonzales era che il Trattato di Vienna, adottato dagli Stati
Uniti, non era stato ratificato dal Texas! Due giorni dopo veniva messo a
morte il messicano Ireneo Montoya nonostante le proteste del Messico per la
violazione dei diritti consolari del prigioniero che non aveva potuto
giovarsi dell'assistenza legale del proprio consolato.
   Nel 1997 Alberto Gonzales divenne Segretario di Stato del Texas, per
essere nominato l'anno dopo da Bush membro della Corte Suprema del Texas.
   Gonzales ha seguito poi Bush a Washington e fino ad ora e' stato
consigliere legale della Casa Bianca. In tale veste ha avuto un ruolo di
spicco nella preparazione di famosi memorandum che costituiscono la base
giuridica delle torture inflitte ai 'nemici' detenuti a Guantanamo, ad Abu
Ghraib e in Afghanistan. Nel memorandum del febbraio del 2002 (criticato
pubblicamente da Colin Powell), Gonzales ha fornito a Bush gli appigli per
porsi al disopra sia delle leggi che proibiscono la tortura ("Non sono
applicabili alle detenzioni e agli interrogatori dei nemici combattenti
ordinati dal Presidente") sia delle Convenzioni di Ginevra sui prigionieri
di guerra. "La guerra al terrorismo e' un nuovo genere di guerra," scriveva
Gonzales. "Il nuovo paradigma rende obsolete le stringenti limitazioni
imposte dalle Convenzioni di Ginevra nell'interrogare i nemici prigionieri
e folcloristiche alcune di quelle norme."
   Gonzales ha pubblicamente sostenuto la liceita' della detenzione
illimitata senza accusa e senza processo nell'ambito della 'guerra al
terrorismo' ed e' un autore non secondario dell'Atto Patriottico.
   Gli osservatori ritengono che Bush abbia nominato Gonzales Ministro
della Giustizia per rafforzarne il prestigio in vista di una sua successiva
nomina a giudice della Corte Suprema federale. In seno alla quale, una
volta entrato, questi potra' continuare a fare i peggiori danni vita
natural durante.


7) INUSUALE UDIENZA PER JOHNNY PENRY

Il 10 novembre i nove membri della sussiegosa e terribile Corte di Appello
criminale del Texas - massimo organo giudiziario dello stato - si sono
trasferiti, dalla capitale Austin, a Waco presso l'Universita' Baylor per
tenere una sessione alla presenza degli attentissimi studenti di legge. La
corte ha discusso quattro ricorsi, la prima udienza e' stata dedicata al
caso capitale altamente controverso di John Paul Penry.
   Come abbiamo ricordato in numerosi articoli (v. ad es. n. 99), dalla
fine degli anni ottanta si sta svolgendo un braccio di ferro tra la Corte
Suprema degli Stati Uniti e l'aristocrazia conservatrice del Texas che
vuole morto Penry ad ogni costo per aver violentato ed ucciso nel 1979 la
ventiduenne Pamela Moseley Carpenter, appartenente ad una famiglia molto in
vista della cittadina di Livingston. La Corte Suprema federale, con
sentenze storiche, ha annullato due volte la condanna a morte inflitta a
Penry da corti texane argomentando che non erano state adeguatamente
presentate alle giurie alcune attenuanti che avrebbero potuto evitare
all'imputato la massima pena, a cominciare dal suo ritardo mentale.
   Purtroppo la pena di morte e' stata nuovamente imposta a Johnny Penry
nel terzo accesissimo processo svoltosi nel 2002 nel quale si sono
confrontati numerosi periti chiamati a testimoniare sia dalla difesa che
dall'accusa. Prima della conclusione del processo, e' intervenuta la
sentenza della Corte Suprema federale del giugno 2002 che ha dichiarato
incostituzionale la pena di morte per i ritardati mentali. Pur essendo
evidente a chiunque che Johnny Penry abbia l'intelligenza di un bambino, la
giudice presidente Elisabeth Coker e l'accusa non si sono scomposti, hanno
proseguito con determinazione il processo conseguendo una nuova sentenza
capitale. Questa volta la giuria, per emettere una sentenza di morte, ha
dovuto implicitamente accettare la tesi che il ritardo mentale
dell'imputato sia soltanto - come ha sostenuto l'accusa - 'un mito
palleggiatosi nel corso degli anni, con il concorso della stampa.'
   Nell'udienza del 10 novembre scorso davanti alla Corte di Appello
criminale del Texas gli avvocati hanno sollevato venti motivi di nullita'
dell'ultima condanna a morte soffermandosi in particolar modo su due di
essi. Il primo argomento illustrato dall'avvocato Michael Charlton e'
costituito dal fatto che e' stato negato a Penry il diritto costituzionale
a giovarsi di un avvocato di sua fiducia (l'avvocato d'ufficio John N.
Wright, che fino ad allora  - in qualita' di difensore principale - aveva
difeso con successo l'imputato, era stato sostituito su richiesta
dell'accusa da un altro avvocato, per sospetto conflitto di interessi). Il
secondo punto discusso durante l'udienza e' stato l'insufficiente rilievo
con cui e' stata inserita nel processo la questione del ritardo mentale,
definito semplicemente come 'un fattore attenuante per legge'. Charlton ha
sostenuto che tale frase compresa nelle istruzioni date dalla giudice Coker
alla giuria non spiega con chiarezza che cosa si intenda da un punto di
vista giuridico per ritardo mentale. Inoltre, per la sopravvenuta sentenza
della Corte Suprema federale, la questione del ritardo mentale si sarebbe
dovuta porre separatamente dalle attenuanti chiedendo alla giuria di
dichiarare esplicitamente se riteneva o meno l'imputato affetto da ritardo
mentale.
   Ricordiamo che Johnny Penry, dimostratosi nel braccio della morte una
persona dolce e mansueta, ben disposta ad accettare il carcere a vita come
punizione per il delitto commesso, ha stretto una affettuosa amicizia con
la Comunita' di Sant'Egidio. La Comunita' si era raccolta in veglie di
preghiera la sera del 16 novembre 2000, quando fu sospesa la sua esecuzione
per la quarta volta, insperatamente e a meno di tre ore dal momento fissato.
   Ci auguriamo che la Corte di Appello criminale del Texas, sia pure
composta in prevalenza da giudici ultra conservatori inclini a simpatizzare
con l'accusa, voglia annullare la terza condanna a morte di Penry. La
decisione della Corte verra' probabilmente resa nota tra alcuni mesi.


8) L'ATTIVISTA GEORGE RYAN, EX SOSTENITORE DELLA PENA DI MORTE

Tra le 'nomination' per il premio Nobel per la Pace di quest'anno
figuravano sia quella del presidente George W. Bush sia quella dell'ex
governatore dell'Illinois George H. Ryan. Entrambi appartengono al mondo
dei conservatori repubblicani e sono religiosi praticanti in seno alla
confessione dei Metodisti Uniti. Ma qui finiscono le somiglianze tra i due.
   All'ottuso e pervicace attaccamento alla pena capitale di Bush, si
contrappone l'evoluzione morale ed umana di Ryan negli ultimi cinque anni.
   George H. Ryan, lasciando il suo incarico governatoriale, a gennaio del
2003 concesse 4 grazie e commuto' tutte le restanti 167 condanne a morte
pendenti nel suo stato (v. n. 103). Oggi, instancabile conferenziere,
continua la battaglia abolizionista iniziata allora, con indomito coraggio
e determinazione nonostante l'eta' matura e la disgrazie personali.
   Ryan nel 1999, all'inizio dal suo mandato, condivideva l'atteggiamento
dei repubblicani nei confronti della pena di morte: la approvava
incondizionatamente e sosteneva la sua utilita'. Dopo un mese si era pero'
trovato davanti ad un primo caso che aveva incrinato le sue convinzioni:
quello di Anthony Porter, un uomo col quoziente di intelligenza di un
bimbo, che fu liberato nel febbraio del 1999 ma era arrivato a soli due
giorni dall'iniezione letale nel 1998. Un gruppo di studenti di giornalismo
della Northwestern University riusci' a scoprire in extremis prove di
innocenza che scagionarono completamente Porter, il quale aveva passato 17
anni nel braccio della morte ed esaurito gli appelli. Questo evento scosse
profondamente Ryan, che si rese conto di aver corso il rischio di
autorizzare l'uccisione di un innocente.
   Successivamente, Ryan riflette' sul fatto che a fronte di 12 esecuzioni
portate a termine in Illinois dopo il ripristino della pena di morte vi
erano state 13 esonerazioni di condannati alla pena capitale, a volte
sopravvenute in extremis e in conseguenza di inchieste estranee
all'apparato giudiziario come nel caso di Porter.
   Colto da forti scrupoli di coscienza ("Nel mio cuore compresi che non si
poteva andare avanti cosi' e che non sarei stato in pace con me stesso se
lo avessi consentito") all'inizio del 2000 Ryan decise di sospendere tutte
le esecuzioni nel suo stato e di ordinare una approfondita indagine sul
sistema della pena capitale. Come era prevedibile, i risultati
dell'indagine, arrivati dopo oltre due anni, confermarono che il sistema
era gravemente inficiato da errori ed ingiustizie.
   La commutazione di tutte le condanne alla fine dell'incarico
governatoriale di George Ryan ha sollevato polemiche e veementi proteste da
parte di politici conservatori, di avvocati accusatori, di familiari di
vittime dei crimini, e si ritiene che abbia provocato anche altre reazioni,
meno aperte, ma piu' pericolose.
   L'ex governatore e' stato accusato dal governo federale di frode e di
racket nei decenni in cui aveva coperto importanti incarichi nello stato
dell'Illinois. Secondo alcuni dei suoi sostenitori, potrebbe trattarsi di
una rappresaglia politica dell'amministrazione Bush, risentita delle
affermazioni abolizioniste di Ryan e delle sue commutazioni "a tappeto",
che mettono implicitamente in discussione l'onesta' e la buona fede dei
sostenitori ufficiali della pena capitale.
   Ryan, indebitatosi per migliaia di dollari nel tentativo di difendersi
dalle accuse, non si e' certo arreso e non si preoccupa piu' di tanto dei
suoi guai personali, perche' ha deciso ormai di votare la sua esistenza al
tentativo di convertire il mondo alla causa abolizionista. Con la sua
figura imponente e la sua voce roboante ed espressiva, egli parla
all'America e al mondo per far conoscere le sue idee e le sue motivazioni
contro la pena capitale. Vorrebbe che le chiese cristiane, che
ufficialmente sono contrarie alla pena di morte, si attivassero con
maggiore impegno, educando la gente, per ottenerne l'abolizione. Secondo
lui, infatti, mentre i politici, anche quando sono contrari alla pena
capitale, raramente prendono posizione in modo netto per paura di essere
giudicati non abbastanza duri nei confronti del crimine, le chiese
cristiane, di qualsiasi confessione, dovrebbero impegnarsi apertamente in
queste attivita' che si confanno alla loro missione. (Grazia)


9) NORTH CAROLINA INDULGENTE VERSO GLI ACCUSATORI DISONESTI

Nel Foglio di Collegamento dello scorso marzo (n.117) abbiamo parlato
dell'esonerazione in North Carolina di Alan Gell, riconosciuto totalmente
innocente dopo nove anni dal primo processo, in cui era stato condannato a
morte sulla base della falsa testimonianza di due giovanissime presunte
complici (in effetti implicate nel delitto, al quale pero' Alan era
completamente estraneo), che avevano patteggiato con l'accusa la loro
deposizione in cambio di una riduzione della pena. Oltre a quello di Gell,
nel corso di 6 anni, sono stati annullati in North Carolina altri 4
processi capitali in cui gli avvocati dell'accusa occultarono delle prove.
Questi casi hanno dato origine ad una campagna di stampa che ha chiesto di
sottoporre a giudizio i pubblici accusatori per la loro condotta contraria
all'etica processuale.
   A distanza di alcuni mesi da questa iniziativa, e' stato reso noto che
l'Ordine degli Avvocati del North Carolina intende nominare una commissione
per decidere sul trattamento dei due avvocati dell'accusa del processo di
Gell (David Hoke e Debra Graves), incolpati di aver occultato prove di
innocenza. In un primo tempo l'Ordine aveva soltanto consegnato a questi
due avvocati una lettera di biasimo, la punizione piu' lieve che potesse
essere inflitta. Questo provvedimento cosi' leggero e cosi' sproporzionato
rispetto alla gravita' delle scorrettezze commesse dai legali, ha suscitato
polemiche e proteste da parte di altri avvocati e del pubblico. Hoke e
Graves avevano infatti occultato dichiarazioni dei testimoni che avrebbero
potuto discolpare Gell, e avevano tenuta nascosta una registrazione in cui
una delle due testimoni chiave contro Gell asseriva di aver dovuto
"inventare una storia " per la polizia.
   Speriamo che la commissione nominata dall'Ordine degli Avvocati decida
di infliggere una pena piu' severa contro questi legali disonesti, sia per
impedire che essi stessi possano continuare impunemente a far condannare,
magari anche alla pena capitale, degli innocenti, sia perche' la loro
punizione diventi un monito per tutti gli altri accusatori senza scrupoli
(che a quanto pare sembrano pullulare nelle aule dei tribunali) disposti ad
imbrogliare pur di ottenere una condanna. (Grazia)


10) CONDANNA CAPITALE 'MADE IN AFGHANISTAN'

In Afghanistan, il 29enne Reza Khan e' stato condannato a morte per
l'omicidio di Maria Grazia Cutuli, la giornalista del Corriere della Sera
uccisa insieme a tre colleghi il 19 novembre 2001 subito dopo la presa del
paese da parte delle 'forze della coalizione'.
   Un giudice, vestito con una casacca e un copricapo coloratissimi di
foggia tradizionale, ha sentenziato che l'imputato e' colpevole. Secondo le
leggi del "democratico" governo Karzai, egli verra' impiccato, a meno che
la sentenza non venga riformata in appello. Reza Khan si e' dichiarato
innocente dell'omicidio della Cutuli, pur ammettendo di aver sparato al
fotografo afgano facente parte del gruppo di esponenti della stampa
trucidati. In tre differenti interrogatori a porte chiuse egli ha
confessato e poi ritrattato di aver commesso vari crimini, tra cui lo
stupro della giornalista del Corriere della Sera. Questo fatto e'
sicuramente falso in quanto sul corpo della Cutuli non furono rilevate
tracce di violenza da parte dei periti italiani. Le dichiarazioni
altalenanti dell'imputato mettono in serio dubbio l'accertamento dei fatti
e quindi la responsabilita' effettiva di Reza Khan nell'uccisione della
Cutuli. Al di la' della questione sulla colpevolezza (Reza partecipo'
all'attacco contro i giornalisti e sembra che abbia gravi precedenti
penali) resta in ogni caso da condannare la barbara decisione di emettere
una condanna a morte.
   Agata D'Amore, mamma della Cutuli, a nome della famiglia ha dichiarato
subito dopo la sentenza: "Siamo contrari alla pena di morte. Non abbiamo
mai pensato che chi ha ucciso Maria Grazia potesse essere condannato alla
pena capitale: questo non ci avrebbe ridato nostra figlia". I familiari
delle vittime di crimini che riescono a ragionare con un minimo di
serenita' sulla pena di morte, si rendono infatti conto di quanto sia
inutile e altrettanto incivile uccidere un essere umano, per quanto
colpevole di un reato gravissimo. Purtroppo questo sentimento e' solo
raramente condiviso dai familiari delle vittime di crimini in America,
perche' la cultura della vendetta, che viene astutamente fomentata dai
politici, ha un effetto deleterio su questi sventurati sopraffatti dal dolore.
   Gli Stati Uniti, oltre a portare in lontani paesi le guerre preventive,
le armi all'uranio impoverito, le bombe intelligenti e gli interrogatori
sotto tortura, favoriscono nei paesi occupati anche il loro concetto di
"giustizia", basato sul largo uso della pena di morte. Forse per ottenere
l'eliminazione fisica degli elementi di disturbo della 'democrazia'. (Grazia)


11) DA LUIS E BARBARA, GRANDI AMICI DI DOMINIQUE

Come abbiamo scritto nel numero precedente, Dominique Green e' stato ucciso
nella Casa della Morte del Texas il 26 ottobre 2004. Dopo quella data ci
sono giunti due messaggi che contengono parole di gratitudine per la
partecipazione alla campagna in favore di Dominique. In uno di essi Ezio
Savasta volontario della Comunita' di Sant'Egidio ci ringrazia della
solidarieta' e ci comunica che tramite il sito www.santegidio.org sono
passati in totale 14.090 appelli provenienti da tutto il mondo. Il  28
ottobre Luis Moriones, anche a nome di Barbara Bacci ancora in Texas dopo
aver assistito all'esecuzione di Dominique, ha scritto:

Dieci anni di amicizia epistolare nata per caso, di visite nel Braccio
della Morte del Texas, di battaglie legali, sono stati spazzati via
dall'orrore asettico di un'iniezione letale nella Camera della Morte di
Huntsville, Texas, il 26 ottobre 2004.
   Gli ultimi giorni, e in particolare le ultime ore di Dominique Green,
hanno visto una serie di attori muoversi freneticamente intorno alla
terribile decisione di uccidere o non uccidere un uomo.
   Mentre migliaia di persone in tutto il mondo firmavano via Internet gli
appelli perche' la sua vita fosse risparmiata, e gli avvocati difensori
chiedevano la sospensione dell'esecuzione, l'ufficio del procuratore
distrettuale sosteneva farisaicamente che tutto era regolare. Regolare la
condanna a morte di un uomo contro il quale ci sono solo le testimonianze
di tre ragazzi arrestati con lui!!
   La Commissione per le Grazie, un sinedrio di 6 elementi creato per
impedire al Governatore di fare di testa sua, consentendogli cosi' di
lavarsene le mani, votava 6-0 contro la sospensione e 5-1 contro la
commutazione.
   Una giudice federale dava finalmente uno "stay", una sospensione,
perche' ammetteva che ci possono essere degli elementi a discapito in
quelle 280 scatole di prove trovate nel Dipartimento di Polizia di Houston
non catalogate o con le etichette sbagliate.
   A questa sospensione facevano seguito una serie di convulsi ricorsi e
controricorsi, fino alla decisione dei sommi sacerdoti della Corte Suprema
che alle 2:30 della notte per noi (le 19:30 in Texas), decidevano: e' reo
di morte, si proceda.
   Alle 2:50, davanti a pochi amici che lo trovavano gia' legato con le
cinghie che lo inchiodavano al lettino in forma di croce, Dominique Green,
perdonato dai familiari della vittima, ringraziava tutti e confessava la
sua paura e la sua debolezza. Le parole si spegnevano in un rantolo e in un
ultimo respiro alle 2:59.
   Ora tutto e' compiuto. Siamo stati testimoni dell'ennesimo omicidio
compiuto dallo Stato nei confronti di un uomo inerme. Nel mattatoio di
Huntsville, al nostro amico Dominique e' stata tolta la vita. Nel suo
ultimo disegno, denso di simboli e di drammaticita', domina un calice
decorato come un cielo di un blu intenso pieno di pianeti. Non e' il cielo
di un giorno qualunque, ma un giorno definitivo ed eterno. In alto, al
centro, capovolto, un crocifisso incompiuto e' tratteggiato a matita. Forse
perche' avra' il colore e il nome di tanti? La violenza del potere, della
giustizia umana, che ha ucciso perfino il Figlio di Dio come un criminale,
si accanisce ancora sui poveri cristi.
   Pur nel terrore di vedersi uccidere nel fiore degli anni, Dominique,
legato, con gli aghi nel braccio, ha ringraziato tutti. Non e' scontato.
Non e' ovvio. La sua vita difficile, segnata dalla violenza, si e' spenta
con parole di amore e di ringraziamento sulla bocca. In quella camera
infernale, disumana, atroce e vergognosa, al di la' del vetro, i testimoni,
vicini al morente, tendevano la mano nell'ultima carezza.
   Quello spirito di amore, di umanita', di ribellione alla cieca vendetta
continui a ispirare la lotta ancora lunga che abbiamo davanti.
   Grazie a tutti quelli che hanno firmato l'appello e sono stati vicini.


12) FRANKLIN E' UNA PERSONA ECCEZIONALE: SCRIVETEGLI!

Gennaro Corcella ci inoltra la richiesta di corrispondenza di Franklin
Lynch proveniente dal braccio della morte della California. Ben volentieri
pubblichiamo il pezzo preparato da Gennaro

Franklin Lynch e' condannato a morte per omicidio, ma l'unico indizio
contro di lui sono le impronte su di un braccialetto che egli aveva
acquistato al mercato nero e che apparteneva alla donna assassinata.
   Tuttavia, se Franklin fosse stato davvero l'omicida, sarebbe stato cosi'
sciocco da vendere il bracciale ad un orafo, mostrandogli i documenti e
fornendogli le sue stesse impronte, come prassi negli Stati Uniti?
    Corrispondo con Franklin Lynch da oltre due anni: si tratta di una
persona colta, ottimista, disponibile ad ascoltare le vicende dei suoi
amici, solidale con chiunque abbia un problema.
    Nel corso degli anni in prigione, egli ha avuto l'opportunita' di
arricchire notevolmente il suo bagaglio culturale: nella sua cella studia
economia, matematica finanziaria, fisica e lingue straniere. Grazie alle
competenze acquisite, sta persino coadiuvando i suoi avvocati nel gestire
al meglio il prossimo appello per il suo caso. Pur con i limitati mezzi a
sua disposizione, Franklin segue con interesse e passione le vicende
politiche degli Stati Uniti e del mondo intero. La sua speranza e' che, se
riuscira' a provare la sua innocenza, i suoi studi gli possano permettere
un rapido reinserimento nella societa'. Il suo sogno e' diventare un
consulente finanziario.
    Ora Franklin vorrebbe allargare la cerchia di persone con le quali
corrispondere: posso assicurare che si tratta di un'esperienza unica, non
solo dal punto di vista umano, ma anche da quello culturale.

 Scrivete a:
 Franklin Lynch
 P.O. Box H-34201
 San Quentin, CA 94964  USA.
 V. anche: www.deathrow.at/franklynch/home.html


13) PENA DI MORTE IN FORTE CALO NEGLI USA MA NON COSI' IN TEXAS

Il numero di persone condannate a morte negli Stati Uniti e' in forte calo
dal 1996. Dalle 320 condanne a morte che si ebbero in quell'anno, si e'
passati gradatamente alle 144 del 2003 (ultimo anno per cui sono state
elaborate statistiche ufficiali del Ministero della Giustizia). Alla fine
del 2003 nei bracci della morte erano presenti 3.374 prigionieri, 188 in
meno rispetto all'anno precedente. L'Illinois ha contribuito al 91% della
diminuzione per merito del Governatore Ryan che, commutando 167 sentenze e
concedendo 4 grazie, ha svuotato il braccio della morte (v. articolo qui
sopra).
   Anche il numero di esecuzioni va leggermente diminuendo negli ultimi
anni: dalle 98 del 1999, si e' passati alle 85 del 2000, 66 del 2001, 71
del 2002, 65 del 2003, 59 del 2004.
   Il Texas non segue la tendenza nazionale: dall'inizio degli anni novanta
continua a condannare a morte una media di 34 persone ogni anno e il numero
delle esecuzioni (oltre 1/3 di quelle che avvengono in tutti gli USA) non
mostra ancora una chiara diminuzione. Come risulta da un sondaggio
effettuato alla fine di ottobre dal Scripps Research Center, l'opinione
pubblica texana e' nettamente orientata a mantenere la pena capitale (75%
di favorevoli), molto piu' di quanto non avvenga in media negli Stati Uniti
(66% di favorevoli secondo la Gallup). Stupisce che l'attaccamento alla
pena di morte rimanga cosi' alto pur essendo in crescita il numero di
cittadini del Texas che ritiene che siano stati messi a morte degli
innocenti (dal 57% del 2000 si e' passati al 70% di quest'anno). A
differenza di quanto avviene nel resto degli USA, in Texas vi e' tuttora
una maggioranza di favorevoli della pena di morte minorile: 51% a favore,
40% contro (63% a favore nel febbraio 2003).


14) NOTIZIARIO

Cile. Infine i militari ammettono le violazioni dei diritti umani sotto il
regime di Pinochet. Il 5 novembre, dopo oltre trent'anni dai fatti, il
Generale Juan Emilio Cheyre Espinosa - capo di stato maggiore del Cile - ha
riconosciuto che le forze armate cilene devono accettare la piena
responsabilita' istituzionale per le violazioni dei diritti umani commesse
durante il regime di Augusto Pinochet. Prima di allora le violazioni erano
state attribuite ad eccessi individuali e non ad una deliberata strategia
governativa. Il generale ha affermato: "Mai e per nessuno ci puo' essere
una qualsiasi giustificazione etica per le violazioni dei diritti umani."

Florida. Chiesto un risarcimento per il massacro di Frank Valdes nel
braccio della morte. Nei numeri 94 e 97 abbiamo raccontato come tutte le
otto guardie che presero parte al vile e feroce massacro di Frank Valdes
nel braccio della morte della Florida il 17 luglio del 1999 l'abbiano fatta
franca. Prosciolte da ogni carico penale devono pero' vedersela ora in sede
civile, insieme agli esponenti dell'amministrazione carceraria di allora,
perche' il padre di Frank, Mario Valdes, ha chiesto un risarcimento in
denaro. Le guardie dichiararono di aver reagito ad una minaccia di morte di
Valdes che aveva gia' ucciso una guardia carceraria nel 1987. Si e' pero'
accertato che il detenuto si era fatto carico di una coraggiosa denuncia
dei gravissimi abusi compiuti da diversi agenti ai danni dei prigionieri
nel completo disinteresse di James Crosby, direttore della Prigione statale
della Florida. Pochi giorni prima del pestaggio, Valdes aveva detto ad un
compagno di prigionia che prevedeva di morire non appena il direttore fosse
andato in vacanza. Crosby prese le ferie il 16 luglio, il 17 Valdes fu
ammazzato.

Iran. Forti tensioni intorno alla pena di morte per i minorenni. Dopo
l'impiccagione in Iran di una sedicenne accusata di fornicazione avvenuta
il 15 agosto (v. n. 121), il 16 novembre si e' saputo che nei pressi di
Tehran e' stato condannato a morte per omicidio un sedicenne di nome Vahid
reo di aver accoltellato il suo amico Mehdi. Vahid sostiene di aver reagito
ad un tentativo di violenza sessuale. Secondo Amnesty International, a
Tehran, oltre a Vahid, sarebbero stati condannati a morte recentemente
almeno altri otto minorenni. Il disegno di legge che vieta la pena di morte
e la pena della fustigazione per i minori di 18 anni avanza a fatica in
parlamento. I ceti piu' conservatori ed integralisti cercano di ostacolare
in tutti i modi il progetto di adeguare il codice iraniano agli standard
internazionali promosso, tra gli altri, dall'avvocatessa Shirin Ebadi,
premio Nobel per la pace. Il governatore di Tehran ha vietato una
manifestazione contro la pena di morte per i minorenni che si doveva tenere
il 9 novembre nella capitale, sottolineando i delicati aspetti religiosi
della questione.

Iraq. Forte impulso alla pena di morte. Nel martoriato Iraq non vengono
uccise solo le persone ma anche la razionalita' e i diritti umani. Alla
fine di ottobre e' stato reso noto dal Ministro della Giustizia ad interim
Malik Dohan Al-Hassan che 160 combattenti arabi entrati illegalmente nel
paese sono rei di morte in base alla nuova legislazione antiterrorismo.
Sarebbero in corso interrogatori di tali persone, di cui e' tenuta segreta
l'identita', da parte della C.I.A. Violazioni dei diritti umani di svariate
migliaia di persone arrestare in tutto l'Iraq, e detenute in condizioni
facilmente immaginabili, vengono in parte ammesse anche dal governo Allawi.
Il 9 novembre Amnesty International ha lanciato un'azione urgente per
scongiurare l'imminente esecuzione in Iraq  di 10 persone di identita'
sconosciuta accusate di "attivita' criminali."

Nigeria. Annullata condanna alla lapidazione. La condanna alla lapidazione
per adulterio nei confronti di Hajara Ibrahim pronunciata l'8 di ottobre
nella stato di Bauchi in Nigeria (v. n. 122, notiziario) e' stata annullata
il 10 novembre da una corte di appello islamica che ha prosciolto
l'imputata. Il giudice presidente Mohammed Mustapha Umar  ha dichiarato:
"La corte rileva i seguenti errori nella sentenza della corte inferire.
Primo: il giudice ha sbagliato a condannare Hajara a 100 frustate e alla
pena di morte, nello stesso tempo. Secondo: Dauda Sani e' stato accusato di
aver avuto rapporti con Hajara, cosa che ha negato, di conseguenza si
sarebbe dovuta respingere la denuncia e al padre di Hajara, il ricorrente,
si sarebbe dovuta infliggere la pena di 80 frustate per falsa
testimonianza. Terzo: il giudizio e' nullo perche' all'imputata non aveva
un avvocato difensore. L'avvocato attuale di Hajara (che ha 18 e non 29
anni come precedentemente comunicato) ha ricordato che il 2 dicembre si
terra' il giudizio di appello per un analogo caso che riguarda una
minorenne da lui difesa.

Tennessee. Guardie accusate di aver ucciso a botte un prigioniero rischiano
la pena di morte. A meta' novembre si e' appreso che il Ministero della
Giustizia degli Stati Uniti si appresterebbe a chiedere la pena di morte
contro Patrick Marlowe e Gary Hale, due delle cinque guardie accusate di
pestaggi ai danni dei detenuti del carcere della Contea di Wilson in
Tennessee. Nel 2003 il detenuto Walter Kuntz ando' in coma dopo un
pestaggio e mori' in un ospedale vicino al carcere. Il processo si terra'
in primavera.

Texas. Respinta la richiesta di un nuovo processo per Anthony Graves. Il
caso allucinante di Anthony Graves e' stato da noi ampiamente illustrato
(v. ad es. n. 98, "L'assassino della porta accanto"): Graves fu chiamato in
correita' nella strage di una famiglia di sei persone da tale Robert
Carter. Questi gia' prima del processo ritratto' le sue accuse e reitero'
la sua ritrattazione in seguito, perfino sul lettino dell'esecuzione il 31
maggio 2000. Il fatto che la ritrattazione fatta da Carter prima del
processo fu tenuta nascosta sarebbe motivo di nullita'. Inoltre, negli
ultimi sei anni venute alla luce varie prove che depongono per l'innocenza
di Graves. Tuttavia il pervicace accanimento dell'accusa ha ottenuto che la
richiesta di un nuovo processo venisse respinta dal giudice federale John
Froeschner il 10 novembre. L'avvocato di Anthony, Roy Greenwood,
preannunciando nuove battaglie legali, ha commentato: "Sono sbalordito,
assolutamente sbalordito!"

Texas. Max Soffar ha ottenuto un'udienza davanti al Quinto Circuito. Nel
numero 114 abbiamo pubblicato una bella l'intervista a Max Soffar fatta dal
'nostro inviato' Kennth Foster. Soffar si trova da 23 anni nel braccio
della morte del Texas dopo aver 'confessato' di aver ucciso tre uomini.
Peccato che la sua confessione fu estorta, con interrogatori che durarono
tre giorni, dalla polizia ansiosa di chiudere un caso che aveva fatto molto
scalpore sulla stampa. Le proteste di innocenza di Max sono state talmente
convincenti che la severa Corte d'Appello federale del Quinto circuito ha
deciso di ascoltarlo. Lo stato del Texas, che non vuole mollare la presa,
si e' opposto all'udienza ma il suo ricorso e' stato respinto il 19
novembre. Vivissime congratulazioni a Max!

Texas. Suicidio nel braccio della morte. Molti condannati a morte scelgono
il 'suicidio assistito' da parte dello stato semplicemente rinunciando a
presentare appelli contro la sentenza di morte. Altri optano per un
suicidio attivo. Il 3 novembre Deon "Spotlight" Tumblin e' stato trovato
impiccato nel braccio della morte del Texas. Gli sforzi delle guardie per
rianimarlo sono falliti. Tumblin arrivato nel febbraio del 2001, a 24 anni
di eta', alla Polunsky Unit, non aveva ancora ricevuto una data di
esecuzione. "Spotlight" era angosciato delle pene arrecate a sua madre, cui
era attaccatissimo. Soffriva di non poter ricevere le sue visite per lunghi
periodi perche' si metteva nei guai entrando in conflitto con le guardie.
Ogni volta prometteva alla mamma che non lo avrebbe fatto piu'.

Usa. Continuano a Guantanamo procedimenti giudiziari al di fuori di ogni
regola. I procedimenti amministrativi che dovrebbero consentire ai
prigionieri di Guantanamo di contestare la loro detenzione (v. n. 120, "Una
farsa...") vanno avanti a gonfie vele. Fino al 7 novembre, all'interno di
un rimorchio di 9 metri quadri sono stati esaminati - spesso in absentia -
circa 320 detenuti, per 104 dei quali e' stata emessa la sentenza: 103 sono
stati dichiarati 'nemici combattenti' giustamente imprigionati, un detenuto
e' stato rilasciato. In un'altra parte della base continuano i preliminari
del processo che si tiene davanti alle famigerate Commissioni militari per
quattro prigionieri accusati di crimini di guerra (v. n. 120, "Iniziano i
processi..."). Come era prevedibile, tali procedimenti rimangono distanti
anni luce da una qualche garanzia processuale per gli accusati. Joshua
Dratel, avvocato dell'australiano David Hicks, ha dichiarato che le
Commissioni militari non costituiscono "un'isola rispetto al resto del
mondo ma un pianeta differente".

Usa. Inglesi reduci da Guantanamo chiedono un indennizzo per le torture.
Nel numero 116  abbiamo dato notizia della liberazione, avvenuta il 9
marzo, di cinque cittadini inglesi di origine araba dall'inferno di
Guantanamo dopo due anni e mezzo di detenzione. Quattro di costoro, Rhuhel
Ahmed, Asif Iqbal, Shafiq Rasul, e Jamal al-Harith, alla fine di ottobre
hanno intentato una causa civile contro il Pentagono chiedendo un
risarcimento complessivo di 40 milioni di sterline per le torture subite.
Dalle testimonianze di tre degli ex detenuti e' stato ricavato un rapporto
di 115 pagine da cui si apprende di umiliazioni sessuali, costrizioni a
sodomizzazioni reciproche, tentazioni da parte di guardie di sesso
femminile nude cui sarebbero stati sottoposti molti prigionieri. "Per circa
900 giorni ... siamo a malapena scampati alla morte, poi abbiamo subito una
spietata carcerazione come fossimo animali e abbiamo dovuto sopportare
torture, isolamento ed umiliazioni quotidiane... Tutto cio' fu altamente
organizzato ed eseguito da personale Usa, civile e militare." Hanno
dichiarato questi tre, uno dei quali fu interrogato per tre ore con una
pistola puntata alla testa.


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Questo numero e' aggiornato con le informazioni disponibili fino al 22
novembre 2004