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CINA: NONOSTANTE I RISCHI, AUMENTA IL NUMERO DEGLI ATTIVISTI PER I DIRITTI UMANI
- Subject: CINA: NONOSTANTE I RISCHI, AUMENTA IL NUMERO DEGLI ATTIVISTI PER I DIRITTI UMANI
- From: "F A B I O C C H I::" <eco_fabiocchi at tin.it>
- Date: Mon, 6 Dec 2004 18:36:36 +0100
CINA: NONOSTANTE I RISCHI, AUMENTA IL NUMERO
DEGLI ATTIVISTI PER I DIRITTI
UMANI In occasione dell'incontro tra Unione europea (Ue) e Cina, in programma questa settimana all'Aja, Amnesty International ha diffuso un rapporto sul crescente numero di attivisti impegnati nella lotta per i diritti umani in Cina e sui grandi rischi cui vanno incontro. 'Il numero dei gruppi e delle singole persone che si impegnano nella protezione dei diritti umani e' sempre maggiore' ? ha dichiarato Francesco Visioli, coordinatore Cina della Sezione Italiana di Amnesty International ? 'nonostante il costante clima di sfiducia e ostilita' e il rischio di arresti e detenzioni'. Negli ultimi 18 mesi, almeno cinque attivisti sono stati imprigionati con vaghe accuse concernenti 'segreti di Stato', per aver raccolto e diffuso all'estero informazioni sulla situazione dei diritti umani. Tre di essi sono: - Abdulghani Memetemin, 40 anni, giornalista e insegnante, che ha segnalato violazioni dei diritti umani ai danni della minoranza etnica uigura nella regione autonoma del Xinjiang; - Liu Fenggang, 45 anni, autore di alcuni rapporti sulla distruzione delle chiese protestanti e sul brutale trattamento subito dagli aderenti a gruppi religiosi clandestini; - Zheng Enchong, 54 anni, avvocato, rappresentante di un gruppo di famiglie che erano state sfrattate con la forza dalle loro abitazioni di Shanghai, accusato di aver trasmesso documenti via fax a un'organizzazione per i diritti umani di New York. 'Questi tre uomini costituiscono l'esempio di un crescente numero di persone che in Cina sfidano le leggi repressive per difendere i fondamentali diritti umani' ? ha sottolineato Visioli. 'Chiediamo al governo di Pechino di rilasciarli, insieme a tutte le altre persone imprigionate a causa delle loro pacifiche attivita' in difesa dei diritti umani'. Le leggi cinesi contengono vaghe formulazioni di reati, quali 'sovversione' e 'sottrazione di segreto di Stato', che possono essere usate per arrestare e imprigionare chiunque per il semplice fatto di essere impegnato in legittime azioni in favore dei diritti umani. Gli attivisti, inoltre, vanno frequentemente incontro a detenzioni arbitrarie, minacce e intimidazioni. Quest'anno, a marzo, un emendamento alla Costituzione cinese ha inserito la frase 'lo Stato rispetta e protegge i diritti umani'. La piu' evidente dimostrazione di tale impegno sarebbe la fine degli arresti, delle detenzioni arbitrarie e delle intimidazioni nei confronti degli attivisti per i diritti umani. La Costituzione, inoltre, garantisce ai cittadini il diritto di presentare reclami alle autorita'. Ma proprio un'istituzione statale, l'Accademia delle scienze sociali, ha dichiarato recentemente che sempre piu' persone ritengono che i canali ufficiali non siano piu' sufficienti a gestire le denunce sui casi di corruzione e di abusi. L'Accademia ha ammesso che alcuni governi locali hanno fatto ricorso alla violenza per impedire alle persone che protestavano di inoltrare le proprie denunce al governo centrale, una pratica descritta come 'vergognosa e agghiacciante'. Gli attivisti operano in numerosi settori, dai cristiani che difendono il proprio diritto a professare una fede religiosa, al gruppo delle 'Madri di Tiananmen' che chiedono giustizia per i loro figli uccisi nella repressione del 1989. Ma il tema dell'attivismo in Cina riguarda tutti i diritti: economici, sociali, culturali, civili e politici. 'Le autorita' cinesi devono riconoscere che queste persone stanno agendo per proteggere i diritti umani dei propri concittadini' ? ha aggiunto Visioli. 'Devono garantire che tutti gli attivisti siano in grado di lavorare senza timore di minacce, arresti arbitrari e ogni altra forma di abuso dei loro diritti'. Amnesty International chiede alla comunita' internazionale, compresa l'Unione europea, di sollecitare la Cina a rilasciare tutte le persone attualmente in carcere per aver svolto pacifiche attivita' in favore dei diritti umani e a riformare le leggi utilizzate per imprigionarli. Il rapporto reso pubblico oggi contiene appelli in favore dei seguenti prigionieri e gruppi di prigionieri: - Li Dan, 26 anni, che difende il diritto alla salute delle persone che hanno contratto il virus dell'Hiv/Aids; - Yao Fuxin, 54 anni, e Xiao Yunliang, 58 anni, imprigionati per aver difeso pacificamente i diritti dei lavoratori; - Zhang Shengqi, 30 anni, e Xu Yonghai, 44 anni, appartenenti alla chiesa protestante (non riconosciuta) e impegnati a proteggere il diritto alla liberta' di religione dei propri confratelli cristiani; - le Madri di Tiananmen, un gruppo di parenti che chiede giustizia per coloro che vennero uccisi nel corso della repressione di Pechino del 1989. FINE DEL COMUNICATO Roma, 6 dicembre 2004 Il rapporto Cina: difensori dei diritti umani a rischio e' disponibile presso l'indirizzo Internet http://www.amnesty.org e l'Ufficio stampa di Amnesty International Italia. |
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