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un percorso diverso è possibile!

    Continua, senza sosta, lo smantellamento della pubblica amministrazione
e la compressione dei diritti, a cominciare dal diritto al salario e ad un
lavoro stabile e garantito.

    La riforma delle pensioni, lo scippo del TFR, la controriforma
costituzionale e la finanziaria 2005, in discussione al Parlamento, sono
questioni sul tappeto su cui è necessario mantenere alta l'attenzione e la
mobilitazione.

    Affrontare i problemi contrattuali del pubblico impiego sganciandoli da
questo scenario, come stanno facendo CGIL, CISL e UIL con i loro
"sciopericchi fantasma" è, non solo sbagliato, ma addirittura
controproducente.

    In questo modo, infatti, si favorisce l'isolamento della categoria dal
più ampio fronte di lotta popolare contro le attuali politiche liberiste.

    La RdB/CUB Pubblico Impiego ritiene, quindi, necessaria la
partecipazione ad ogni iniziativa tendente a rafforzare il fronte di
opposizione popolare e, per questo, aderire all'appello lanciato dalla
"rete per il reddito e i diritti" per una grande MANIFESTAZIONE NAZIONALE
indetta per il 6 novembre 2004 a Roma, contro la Finanziaria, contro lo
smantellamento della previdenza pubblica, contro la devolution, contro un
nuovo patto sociale, per il diritto al reddito, al salario e per i rinnovi
contrattuali.

    Una manifestazione che porti in piazza il conflitto sociale, quel
conflitto che è stato e sarà per sempre l'unico strumento efficace per
rivendicare Salario, Diritti, Dignità.

    Le lotte e le mobilitazioni degli autoferrotranviari, dei vigili del
fuoco e delle agenzie fiscali, solo per restare nell'ambito del pubblico
impiego, sono uno straordinario esempio.



    Ma la resistenza alla Finanziaria e alle strategie liberiste, deve
concretizzarsi anche in mobilitazione e lotta.

    Per questo la CUB ha proclamato lo SCIOPERO GENERALE NAZIONALE per il 3
dicembre 2004, in concomitanza alle votazioni in Parlamento della
Finanziaria 2005.

    Due iniziative che tendono a rimettere al centro i diritti del mondo
del lavoro, il rifiuto delle politiche liberiste e per affermare che un
percorso diverso è possibile da quello concertativo scelto da Cgil, Cisl e
Uil.





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