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ORGOGLIO AMERICANO...
- Subject: ORGOGLIO AMERICANO...
- From: "anna" <ambarile at fermobiologico.it>
- Date: Tue, 12 Oct 2004 23:46:02 +0200
DIEGO GARCIA. UN POPOLO CANCELLATO. di Alessia Ecora pubblicato il 30/06/2004 Esiste un arcipelago nell'Oceano Atlantico. 64 isolette chiamate Chagos. L'atollo principale, ha una superficie di appena 44 km" e un nome e un cognome, tutt'altro che familiari: Diego Garcia. Una base militare americana. Nata come centro d'ascolto per l'Intelligence, svolge una funzione strategica e militare fondamentale, punto d'appoggio per interventi verso l' Asia centrale e il Golfo Persico. Bombardieri B-52 e caccia B1 e B2 atterrano e decollano continuamente. Ovunque, depositi di materiale bellico e carburante. 4000 persone, tra militari e civili. Torniamo indietro di 40 anni più o meno. Una popolazione di lingua creola abita queste spiagge, che appartengono al Regno Unito. Vive di pesca, agricoltura e allevamento e discende da schiavi deportati dai coloni europei nel XVIII secolo da Mozambico, Mauritius e India. Di tutto questo, oggi, non c'è più alcuna traccia. Per aver tutto chiaro, bisogna comprendere perché, negli anni 60, Harold Mc Millan e John F. Kennedy siglano un accordo segreto .É un momento di riorganizzazione dell'apparato anglo-americano nell'Oceano Indiano. L' impero britannico si appresta a ritirarsi progressivamente dai territori "a est di Aden". Diego Garcia ha una forte rilevanza strategica nella lotta contro l'Unione Sovietica. L'affare è presto fatto. Gli Americani vogliono l 'isola e l' affitteranno per cinquant'anni, a condizione che le Chagos siano sottratte alla sovranità delle Mauritius. Si vuole così evitare che, una volta diventate indipendenti, queste ultime possano rivendicare diritti sull'arcipelago. Si costituisce allora una nuova colonia: il territorio britannico dell'Oceano Indiano (Biot). A nulla serve l'opposizione delle Nazioni Unite. Un' altra condizione è, però,fondamentale. Gli abitanti dell'isola dovranno essere evacuati "per ragioni di sicurezza". In cambio Londra avrà uno sconto di circa 14 milioni di dollari sull'acquisto di missili polaris per i suoi sottomarini atomici. Si provi a immaginare adesso di vincere una vacanza premio, al termine della quale si scopra che non è più permesso tornare a casa. È l'inizio dell ' esodo della popolazione di Diego Garcia.Una migrazione forzata per un popolo ingannato e strappato alla sua terra. Abbindolati, molti si dirigono verso Port Louis capitale delle Mauritius, distante cinque giorni di navigazione.Quelli rimasti sull' isola, si vedono privati pian piano di ogni mezzo di comunicazione e sostentamento. I capi di bestiame vengono sterminati. Nel 1971, una Immigration ordinance stabilisce che su Diego Garcia non esiste alcuna popolazione natia. Esiste solo un gruppo cospicuo di immigrati, lavoratori temporanei, "licenziati" dopo un breve preavviso. Gli ultimi deportati, nel 1973, saranno scaricati sui marciapiedi di Port Louis e di Victoria, in condizioni di assoluta povertà. Avranno diritto a un misero compenso, a patto di rinunciare a ogni diritto di ritorno sull' isola. " Un rapimento collettivo", come lo definirà il Washington Post, l'11 settembre 1975. Per il popolo di Diego Garcia comincia una vita di emarginazione, razzismo, alcol e droga. Senza possibilità di trovare lavoro, vivono ammassati nelle bidonville, costretti a mendicare. Nel 1997, dopo quasi trent'anni, il silenzio è improvvisamente rotto. Alcuni articoli pubblicati sul quotidiano "Le Mauricien", basati su archivi ufficiali britannici, dimostrano che i nativi delle isole Chagos, originari di un territorio ancora dipendente da Londra, sono effettivamente cittadini del Regno Unito. Olivier Bancoult costituisce l'associazione "Gruppo dei rifugiati Chagos" e denuncia la Gran Bretagna all'Alta Corte Inglese che, il 3 Novembre del 2000, condanna Londra giudicando illegale l'espulsione degli isolani e imponendo che essi siano risarciti e autorizzati a ritornare in patria. Sotto accusa anche le industrie americane costruttrici della base militare, amministrate fino a poco tempo fa dal vicepresidente Nick Cheney. Il governo di Tony Blair non è dello stesso parere. L'inchiesta è trascinata per le lunghe, attraverso motivazioni di vario genere e promesse mai mantenute. Con gli attentati dell'11 settembre e la guerra in Afghanistan la situazione si complica. Risulta chiaro che gli Stati Uniti non hanno intenzione alcuna di rinunciare ad un punto strategico per loro indispensabile, né di convivere con una popolazione che inevitabilmente intralcerebbe le operazioni militari. La lotta continua con scioperi della fame e proteste. Una nuova seduta dell'Alta Corte, nell'ottobre del 2003, stabilisce che le richieste avanzate sono prive di fondamento e che gli isolani potranno ottenere solo qualche risarcimento a titolo individuale. Si ricorre in appello. Molti di essi richiedono persino la possibilità di tornare in patria per lavorare al servizio dei militari americani, al posto degli oltre 2000 civili impiegati all'interno della base. Il 10 Giugno del 2004, mentre le notizie sulla guerra in Iraq e le elezioni europee dominano l'informazione, Londra ribadisce che Diego Garcia non rivedrà più i suoi vecchi abitanti. La motivazione, questa volta, è di carattere ambientale: il riscaldamento del pianeta e le conseguenze sul livello degli oceani potrebbero, a lungo andare, rendere la vita impossibile alla popolazione. Una vita impossibile che è già stata resa ad un popolo invisibile a cui è stato calpestato ogni diritto.
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