Fw: Sudan: le conclusioni della missione di Amnesty International in Darfur



SUDAN: LE CONCLUSIONI DELLA MISSIONE DI AMNESTY INTERNATIONAL IN DARFUR

Disperazione delle persone che hanno perso ogni cosa, negazione delle 
proprie responsabilita' da parte del governo, delusione per la lentezza 
con cui si sta affrontando la crisi: e' questo il quadro che emerge dalla 
missione svolta da Amnesty International in Darfur dal 14 al 21 settembre.

Si e' trattato della prima visita in Sudan e dei primi incontri con 
rappresentanti del governo di Khartoum da parte di un organismo non 
governativo internazionale per i diritti umani dallo scoppio della crisi. 
Con una significativa differenza rispetto al passato, Amnesty 
International ha avuto libero e completo accesso al Darfur: i suoi 
delegati hanno visitato Al Jeneina, Nyala e Al Fasher e hanno incontrato 
alti rappresentanti governativi sia in Darfur che a Khartoum, cosi' come 
esponenti di organismi internazionali e della societa' civile. 

La visita ha confermato le precedenti analisi di Amnesty International: 
villaggi attaccati dalle milizie sostenute dal governo, e in alcuni casi 
assistite sul campo dalle forze armate sudanesi; uccisioni di civili; 
saccheggi e incendi delle abitazioni.

La delegazione di Amnesty International ha visitato diversi luoghi in cui 
i villaggi erano stati rasi al suolo o abbandonati e ormai quasi ricoperti 
dalla vegetazione e ha visto cammelli, capre e bovini condotti al pascolo 
dai pastori nomadi su terreni precedentemente abitati dalle tribu' di 
agricoltori.

I delegati dell'organizzazione per i diritti umani hanno raccolto 
testimonianze di prima mano da parte di persone sfollate, nei campi e nei 
villaggi del Darfur occidentale e a Nyala, nel Darfur meridionale. Due 
donne hanno descritto l'attacco e il bombardamento, nel mese di febbraio, 
da parte delle milizie janjawid, del loro villaggio nei pressi di Nuri 
(Darfur occidentale) e la conseguente uccisione di circa 130 persone. 
Erano stati assassinati cosi' tanti uomini che e' toccato alle donne 
seppellire i morti. Poiché, inoltre, non c'era spazio per seppellirli 
tutti, alcuni corpi sono stati sistemati in un rifugio; di notte, le 
milizie janjawid sono arrivate e vi hanno dato fuoco.

'Se alcuni rappresentanti del governo hanno ammesso l'esistenza di 
violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario, altri hanno negato 
nel modo piu' totale. Questo e' un insulto alle vittime' ? ha dichiarato 
Irene Khan, Segretaria Generale di Amnesty International, che ha guidato 
la missione in Sudan.

'Lo sfollamento continua: la gente viene sradicata dalle proprie terre a 
causa dei combattimenti e degli attacchi deliberati compiuti ai danni 
della popolazione civile' ? ha affermato Bill Schulz, Direttore Esecutivo 
di Amnesty International USA, descrivendo l'arrivo di 3000 persone al 
campo di Kalma.

I delegati hanno incontrato anche profughi delle tribu' nomadi, situati 
nel campo di Musai nei pressi di Nyala, e hanno raccolto testimonianze 
speculari di uccisioni e stupri commessi dai gruppi ribelli. Amnesty 
International condanna nel modo piu' fermo tutte le violazioni del diritto 
umanitario commesse dai gruppi politici armati.

Amnesty International riconosce lo sforzo del governo sudanese di 
aumentare la presenza della polizia nel Darfur. Tuttavia, si tratta spesso 
di personale poco equipaggiato. Inoltre, la delegazione ha appreso che la 
polizia non svolge indagini sulle denunce e che alcuni janjawid sono stati 
assorbiti al suo interno.

'A causa dell'evidente stato di insicurezza e dell'assenza di 
provvedimenti sugli abusi commessi in passato, la gente non ha fiducia nel 
governo: non si sente tranquilla nei campi, e' terrorizzata fuori dai 
campi. Chiunque abbiamo incontrato ci ha detto con estrema chiarezza che 
non ci sono le condizioni di sicurezza per rientrare nei villaggi' ? ha 
detto Samkelo Mokhine, presidente di Amnesty International Sudafrica e 
componente della missione. 'In questa situazione, l'unico rimedio e' un 
massiccio incremento degli osservatori. Per accrescere la fiducia della 
gente e migliorare la sicurezza, ora occorre una presenza internazionale 
in ogni distretto.'

Amnesty International esprime apprezzamento per la proposta di aumentare 
il numero di osservatori dell'Unita' Africana. 'Tuttavia, non e' solo 
questione di numeri. Occorre rafforzare il loro mandato e la loro 
operativita'. Gli stessi osservatori delle Nazioni Unite devono essere 
enormemente aumentati di numero e dotati di adeguate risorse per svolgere 
il loro incarico. Ma gli indicatori su cui misurare i progressi nella 
protezione dei diritti umani devono essere qualitativi e non quantitativi. 
Non si tratta solo di avere piu' poliziotti, ma di garantire che siano in 
grado e abbiano la volonta' di proteggere la popolazione' ? ha precisato 
Irene Khan.

'Ripristinare la sicurezza e' essenziale per consentire il ritorno 
volontario degli sfollati, in condizioni di incolumita' e dignita'. Non si 
deve sottovalutare l'importanza di garantire queste condizioni, altrimenti 
c'e' il rischio che la pulizia etnica possa mettere in moto ulteriori 
tensioni tra le etnie' ? ha aggiunto Irene Khan, sottolineando che lo 
sfollamento prolungato potrebbe avere conseguenze sull'equilibrio 
demografico della regione. 

La delegazione di Amnesty International ha verificato che le 'zone di 
sicurezza' istituite dal governo sudanese non forniscono protezione reale 
agli sfollati. 'Le Nazioni Unite dovrebbero convincere Khartoum ad 
abbandonare questo concetto insistendo invece sull'attuazione del 'Piano 
di azione', gia' sottoscritto, con l'obiettivo di migliorare la sicurezza 
in tutto il Darfur fermando le violazioni dei diritti umani e del diritto 
umanitario, rispettando il cessate-il-fuoco, disarmando e smantellando le 
milizie e ponendo fine all'impunita'. Le autorita' ci hanno detto che 
hanno arrestato, incriminato e punito alcuni janjawid; tuttavia, 
approfondendo alcuni casi giudiziari ad El Jeneina e Nyala ci siamo resi 
conto che il fenomeno dell'impunita' persiste ampiamente' ? ha 
sottolineato Irene Khan.

Amnesty International ha accolto positivamente la richiesta del Consiglio 
di Sicurezza di istituire rapidamente una Commissione internazionale 
indipendente ? un passo che l'organizzazione raccomandava da mesi ? col 
compito di indagare sui crimini di guerra e crimini contro l'umanita' e 
stabilire se sia stato commesso un genocidio.

La delegazione ha concluso che la situazione umanitaria nel Darfur rimane 
estremamente precaria, nonostante il libero e pieno accesso degli aiuti 
umanitari. 'La regione non possiede le infrastrutture necessarie per 
consentire operazioni umanitarie di vasta scala per un lungo periodo di 
tempo. Se lo sfollamento proseguira', se l'accesso verra' meno, se 
l'assistenza e l'attenzione internazionale caleranno, c'e' ancora il 
rischio che la crisi si trasformi in una catastrofe. Il Darfur deve 
rimanere nell'agenda della comunita' internazionale fino a quando la sua 
popolazione non sara' in grado di vivere in liberta' e in sicurezza' ? ha 
concluso Irene Khan. 

FINE DEL COMUNICATO  
Roma, 21 settembre 2004