Terza epistola su Bush di FIDEL CASTRO 2/2



La rigidità nella condotta di Bush è forse più evidente nella propria ben
documentata fiducia nelle routine giornaliere - le riunioni famose per la
loro brevità, il sacrosanto programma di esercizi, le letture giornaliere
della Bibbia e i limitati orari d'ufficio. Una persona sana è capace di
modificare la routine; una persona rigida non può farlo." (pp.43)
"Ovviamente" - prosegue l'eminente specialista statunitense -, "tutti
abbiamo
bisogno di riposo e rilassamento, di tempo per riunirci, ma sembra che Bush
ne abbia più bisogno della maggioranza. E ciò non è una sorpresa, tra altri
motivi perché la brama di diventare Presidente potrebbe rappresentare un
rischio reale di riprendere a bere."(pp.43)
"Insieme alle rigide routine vengono i processi di pensiero rigido -altra
caratteristica della presidenza di Bush", continua ad affermare, con
precisione quasi matematica, il Dott. Frank: "Ciò risulta evidente dalla
testardaggine quasi ossessiva con cui si aggrappa alle idee e ai piani dopo
che sono stati screditati, dalla propria immagine quale persona che
'unifica, non divide', fino alla convinzione che l'Iraq avesse armi di
distruzione massiva (o, in assenza delle suddette armi, che gli Stati Uniti
hanno comunque agito correttamente nell'Iraq). Tale rigidità di pensiero non
è motivata da una semplice testardaggine; l'alcolista senza trattamento,
esaurito dal compito di dover controllare le ansie che potrebbero portarlo a
cercare l'alcool, semplicemente non può tollerare nessuna minaccia contro il
proprio status quo."
Il Dott. Frank aggiunge inoltre che tale intolleranza porta in genere
conseguenze negative come le risposte sproporzionate rispetto alle
dimensioni della minaccia reale che percepisce.
"Ciò potrebbe contribuire a spiegare il drammatico contrasto tra la risposta
di George W. a Saddam Hussein e quella di suo padre, il quale creò con cura
una coalizione, prese misure soltanto dopo che Kuwait era stata invasa, e
procedette poi con cautela e prudenza mentre si svolgeva la lotta-cioè la
condotta di un leader d'esperienza che sapeva di essere responsabile di
innumerevole vite, non un alcolista abituato a prendere misure drammatiche
per autoproteggersi."
Continuando la sua analisi, il Dott. Frank precisa:
"Ci sono due domande che, in apparenza, la stampa è decisa a ignorare
specialmente, e che pendono in silenzio nell'aria da prima che Bush salisse
alla Presidenza: Consuma ancora alcool? E se così non fosse, è incapace a
causa di tutti gli anni durante i quali bevve alcool? Ambedue le domande
dovrebbero essere considerate in qualunque valutazione seria del suo stato
psicologico." (pp.48)
Rispetto alla prima domanda, segnala la possibilità che forse Bush stia
calmando la propria ansietà con medicamenti per mantenersi lontano dall'
alcool, e si riferisce in particolare al suo strano comportamento nelle
conferenze stampa. A riguardo esprime:
"In riferimento all'apparenza vacillante di Bush in una conferenza stampa
offerta proprio prima di cominciare la guerra contro l'Iraq, il critico del
Washington Post, Tom Shales ha speculato che 'probabilmente il Presidente
sia stato leggermente medicato'."
"Tuttavia, sono ancora più preoccupanti le presentazioni che generano
sospetti non per il modo in cui parla ma per quello che dice. In diverse
occasioni si è impegnato in confabulazioni, riempendo i vuoti della propria
memoria con ciò che lui crede siano dei fatti -l'esempio più significativo è
stato quello dell'14 luglio 2003 quando si è fermato accanto a Kofi Annan e
ha inventato l'idea secondo cui gli Stati Uniti avevano dato a Saddam 'un'
occasione per consentire la visita degli ispettori e lui (Saddam) non li ha
lasciato entrare'. (come diffuse il Washington Post, 'Hussein in realtà
aveva accettato la visita degli ispettori e Bush si era opposto alla proroga
dei loro lavori perché pensava che non fossero efficaci'. La confabulazione
è un fenomeno comune tra i consumatori di alcool, così come la perseveranza,
che si rende evidente nella tendenza di Bush a ripetere parole e frasi
preferite, come se la ripetizione lo aiutasse a rimanere calmo e a mantenere
l'attenzione." (pp.49)
E conclude il Dott. Frank la sua analisi sulle due questioni con le seguenti
parole:
"Anche se assumessimo che Bush ha superato i giorni in cui beveva
smodatamente, rimane ancora la domanda relativa al danno cerebrale
indelebile che gli potrebbe aver cagionato l'alcool prima che smettesse di
consumarlo - oltre al considerevole impatto sulla sua personalità che
possiamo rintracciare fino all'astinenza non curata. Ogni studio psicologico
o psicoanalitico integrale del presidente Bush dovrà investigare quanto è
cambiato il cervello e le sue funzioni in più di vent'anni di alcolismo. In
un studio recente dell'Università di San Francisco/California, i ricercatori
hanno comprovato che i bevitori smodati che non ritengono sé stessi
alcolisti dimostrano che 'il loro livello di consumo di alcool è un problema
che ha bisogno di cura'. Lo studio ha rilevato che i bevitori smodati del
campione erano "significativamente incapaci nei rilevamenti di memoria di
lavoro, velocità di processare, attenzione, funzione esecutiva ed equilibrio
'. E' ancora in corso una seria ricerca sul recupero a lungo termine del
consumo indebito di alcool. La scienza ha stabilito che lo stesso alcool è
tossico per il cervello, sia per la sua anatomia (poiché il cervello si
riduce e si allargano le fessure tra gli emisferi e attorno ad essi) sia per
la sua neurofisiologia. Comunque, per molti alcolisti il recupero avviene,
con la sobrietà continuata, dopo un periodo maggiore di cinque anni. Bush
afferma che si è mantenuto sobrio per più di quindici anni e magari potrebbe
essere migliorato fino ai livelli precedenti al consumo di alcool. Tuttavia,
persino gli alcolisti cronici che recuperano le funzioni mentali compromesse
soffrono in genere di un danno persistente nella loro capacità di processare
l'informazione nuova. Importanti funzioni neuropsicologiche vengono
danneggiate; la nuova informazione, in sostanza, si colloca in una cartella
che si perde nel cervello."
"In genere, gli ex bevitori smodati hanno problemi per distinguere tra l'
informazione importante e quella intrascendente. Potrebbero perdere anche
parte della loro capacità per mantenere la concentrazione. Tutto quanto
dobbiamo fare per renderci conto della mancanza d'attenzione di Bush è
guardarlo mentre ascolta un discorso pronunciato da altra persona, osservare
il suo comportamento durante le campagne elettorali o considerare lo sforzo
evidentemente disperato che fa per mantenere la concentrazione in tutti i
discorsi che pronuncia." (pp.50)
Infine, il Dott. Frank segnala che Bush allevierebbe il timore di molti
statunitensi se decidesse di sottoporsi a prove psicologiche che potessero
rilevare scientificamente gli effetti della dipendenza al alcool sul suo
cervello, e avverte:
"Nel caso contrario, non potremmo che sospettare -giustamente-che il nostro
Presidente potrebbe essere incapace o limitato nella propria abilità per
comprendere le idee e le informazioni complesse." (pp.51)
E conclude:
"Probabilmente tutti noi avremmo un po' il timore di verificarlo; dopotutto
è alla Presidenza da tre anni e ha portato la nostra nazione alla guerra. Ma
se non lo facciamo, le conseguenze potrebbero condannare tutti e ognuno di
noi". (pp.51)
Un altro aspetto trattato in modo approfondito e dettagliato nel libro "Bush
sul lettino", del Dott. Justin A. Frank, e quello riferito al
fondamentalismo religioso del presidente Bush. Il dottore Frank spiega come
cercando di alleviare il caos interno che l'alcool per momenti calmò ma alla
fine intensificò, Bush deve aver trovato nella religione una fonte di calma
non totalmente diversa dall'alcool, e un gruppo di regole che lo aiutano a
controllare entrambi i mondi, quello esterno e quello spirituale interno.
Riferisce che un'analisi del ruolo del fondamentalismo nella vita di Bush
dimostrerà che la sostituzione di sostanze proibite è soltanto una delle
varie forme in cui Bush dipende dalla religione come meccanismo di difesa, e
afferma che Bush utilizza la religione per semplificare e anche sostituire
il pensiero affinché in certo modo non debba nemmeno pensare. Aggiunge che
Bush, mettendosi a fianco del bene -a fianco di Dio- colloca sé stesso al di
sopra della discussione e del dibattito mondano. La religione gli serve da
scudo per proteggerlo dalle sfide, compresi quelle che d'altro modo, lui
stesso si creerebbe.
Si domanda anche come Bush sia arrivato a questo punto, e di seguito espone
che la tradizione della famiglia per molti anni si è appoggiata sulla fede,
sulla credenza di un Dio strettamente legato alla rettitudine morale, ma
stabilisce la seguente distinzione:
"Tuttavia, l'orientamento religioso del presidente Bush rappresenta un
cambiamento significativo nei confronti della tradizione familiare. Sebbene
certi aspetti della tradizione familiare siano stati mantenuti, in
particolare la formalità della tradizione religiosa, la conversione nella
maturità verso un approccio più fondamentalista contrasta drammaticamente
con la vita spirituale di suo padre."
"Un'analisi degli avvenimenti che hanno portato Bush ad abbracciare in modo
consapevole il fondamentalismo dimostra che, in effetti, ciò è avvenuto in
un momento d'imperiosa necessità, in cui cercava disperatamente soluzioni."
Continua il Dott. Frank dicendo che le religioni fondamentaliste restringono
l'universo di possibilità e dividono il mondo tra buoni e cattivi, in
termini assoluti che non lasciano spazio a dubbi e contestazioni, e a
riguardo spiega:
"Allo stesso modo si semplifica il concetto dell'io. Così come gli
insegnamenti fondamentalisti sulla creazione negano la storia, la nozione
fondamentalista della conversione o del rinascimento stimola il credente a
vedere sé stesso svincolato dalla storia. La difesa evasiva e interessata
che Bush fa della propria vita prima della sua rinascita mostra proprio
questa tendenza. 'Non è conveniente fare un inventario degli errori che ho
commesso da giovane', insiste Bush. 'Credo che il modo...di rispondere alle
domande sui comportamenti specifici è ricordare alla gente che quando io ero
giovane e irresponsabile, ero giovane e irresponsabile. Sono cambiato...'
Per il credente, il potere dell'assoluzione spirituale non soltanto cancella
i peccati del passato, bensì stabilisce un divorzio tra l'io attuale e il
peccatore originale."
Il Dott. Frank chiarisce che non c'è niente sovrannaturale inerente al fatto
che Bush cerchi la protezione nella propria fede e che, sebbene essa lo
renda più forte, la rigidità dei suoi modelli di discorso e di pensiero
indicano una fragilità considerevole. Spiega che i timori di Bush nei
confronti di tutto _dalle discrepanze fino agli attacchi terroristi_ a volte
risultano dolorosamente evidenti, persino (o specialmente) nelle proprie
astinenze, e aggiunge che Bush è un uomo che cerca la protezione con
disperazione. Si domanda l'autore: "Ma contro che vuole proteggersi con tale
disperazione George W. Bush?" E risponde con la seguente analisi:
"Il sistema di credenze che sostiene con tanta fermezza, lo protegge dalle
sfide alle proprie idee, da coloro che lo criticano, dai propri opponenti e,
ancora più importante, da sé stesso. Se approfondiamo nel tema risulta
difficile non credere che soffra della paura innata a crollare, una paura
tanto terrorizzante da non poterla affrontare."
Per una persona che cerca disperatamente di non perdere il cammino,
aggrapparsi a una fede (o anche a alcune poche frasi chiave), e limitarsi ad
esse è un altro modo di proteggersi per non crollare. Le conferenze stampa
del presidente Bush mostrano segni allarmanti di questa continua ansietà -un
'evidenza tanto equivoca che non sorprende per niente che la Casa Bianca
esiti tanto a programmarle. Dopo una particolarmente disastrata conferenza
stampa offerta in luglio del 2003, il giornalista politico dello Slate,
Timothy Noah, riferì che' Bush sembrava discordante'. In un critico
editoriale pubblicato il giorno dopo il New York Times segnalava che le
risposte del Presidente erano 'imprecise, a volte quasi incoerenti',
suggerendo in modo perspicace che Bush era 'sbalordito dal mito inventato
dal proprio governo'."
Espone alcuni esempi di frasi ripetute da Bush durante la suddetta
conferenza stampa:
"E quindi _andiamo avanti_. E' lento ma con certezza _andiamo avanti_ per
far sì che _coloro che terrorizzano_ i compatrioti paghino, e _andiamo
avanti_ nel convincere il popolo iracheno che la libertà è reale. E più si
convinceranno che la libertà è reale e meglio assumeranno le responsabilità
che una società libera domanda..."
"E la _minaccia_ è una _minaccia_ reale. Ed è una _minaccia_ sulla quale
evidentemente non abbiamo dati specifici, non sappiamo quando, dove, che. Ma
sappiamo sì un paio di cose...evidentemente stiamo parlando con governi
stranieri e con aerolinee straniere per indicare loro quanto reale è
la _minaccia_..."
"Non so quanto siamo _prossimi_ a _catturare_ Saddam Hussein. Come sapete
oggi siamo più _prossimi_ a _catturarlo_ di ieri. Immagino. So soltanto che
gli stiamo _dando la caccia_. E' come se mi aveste domandato, prima
della _cattura_ dei suoi figli, quanto _prossimi_ eravamo a _catturare_ i
suoi figli. Io direi, non so, ma gli stiamo _dando la caccia_."
"Bene, innanzitutto la guerra contro il terrorismo continua, come io ricordo
continuamente alla gente... La _minaccia_ su cui domandi, Steve, ci ricorda
che dobbiamo _dare la caccia_ al terrorismo, perché la guerra contro il
terrorismo continua..."
"Vi ho appena detto che esiste una _minaccia_ agli Stati Uniti..."
"Non ho alcun dubbio, Campbell, che Saddam Hussein rappresentava
una _minaccia_ alla sicurezza degli Stati Uniti e una _minaccia_ alla pace
nella regione..."
"Saddam Hussein era una _minaccia_. Le Nazioni Unite lo consideravano
una _minaccia_. Questo è il motivo per cui sono state approvate 12
risoluzioni. I miei predecessori lo ritenevano una _minaccia_. Abbiamo
raccolto molta informazione. Tale informazione era corretta, un'informazione
solida sulla cui base ho preso una decisione..."
E prosegue il Dott. Frank:
"'I suoi timori sono così forti che non può neanche affrontarli. -Il suo
tristemente celebre consiglio agli statunitensi, meno di due settimane dopo
i successi dell'11 settembre -quando ha consigliato gli statunitensi che
continuassero a fare le spese e a viaggiare come prima, in evidente
contraddizione con le misure radicali messe in atto come risposta all'appena
scoperta vulnerabilità della nazione-sono prove del modo superficiale in cui
analizza la situazione, volgendo le spalle all'ansietà e alla
preoccupazione-. Si confronti la sua reazione con quella del sindaco di New
York, Rudolph Giuliani, che affrontò i propri timori, si rimboccò le maniche
e si mise a lavorare, facendo sì che la gente si sentisse molto più sicura
che non con il forzato distacco di Bush."
"Da quando ha assunto la Presidenza, Bush ha continuato a citare le
istruzioni divine per giustificare le proprie azioni. Così è stato
pubblicato dal Haaretz News, d'Israele, Bush ha detto: 'Dio mi ha detto di
attaccare Al Qaeda e l'ho attaccata, poi mi ha detto di attaccare a Saddam e
l'ho fatto.'"
Infine il Dott. Frank fa la seguente riflessione:
"La battaglia bibblica tra il bene e il male si è ripetuta in tutti i suoi
discorsi dall'11 settembre, così come si è ripetuto l'uso del termine
'Crociata', la caratterizzazione dei terroristi come 'malfattori',e il
raggruppamento dell'Iraq, l'Iran e la Corea del Nord nel "Asse del male". Al
tempo stesso presenta gli Stati Uniti come una nazione di vittime totalmente
innocenti. Quando esterna il male in questo modo, al tempo che assolve gli
Stati Uniti da ogni responsabilità, Bush trasforma la propria visione
disintegrata e infantile del mondo in una politica estera assolutamente
combattiva (e primitiva)."
"La retorica di Bush" -conclude il Dott. Frank-"pone in rilievo come lui
identifica i propri concetti quale presidente con Dio e gli Stati Uniti. Per
lui questi tre concetti sembrano essere diventati interscambiabili. Incapace
di piangere per i morti dell'11 settembre in modo sufficiente da consentire
una ricerca esauriente dei fatti _e della nostra possibile responsabilità_ ,
attacca ciecamente il 'nemico' che vede dappertutto, come se all'improvviso
ci fosse un terrorista sotto ogni pietra."
Nel suo libro "Bianchi stupidi", Michel Moore segnala che Bush ha dei chiari
sintomi d'incapacità di leggere al livello di un adulto, ed espone quanto
segue come parte di una lettera aperta a Bush:
"1. George puoi leggere e scrivere al livello di un adulto?
"Sia a me che a tanti altri ci sembra che purtroppo potresti essere un
analfabeta funzionale. Non è poi da vergognarsi. Milioni di statunitensi non
possono leggere al di sopra di un livello della quarta elementare."
"Ma, mi permetti di farti la seguente domanda: se hai problemi per
comprendere i documenti relativi alla complessa situazione odierna che ti
vengono consegnati come Leader del Mondo quasi Libero, come potremmo
affidarti qualcosa come i nostri segreti nucleari?
Tutti i segni di questo analfabetismo sono evidenti -e in apparenza nessuno
ti ha sfidato a riguardo. La prima evidenza è stata l'aver nominato come tuo
libro preferito dell'infanzia "The Very Hungry Caterpillar" (Il bruco tanto
affamato).
"Purtroppo, il suddetto libro è stato pubblicato soltanto un anno dopo che
ti sei laureato all'università."
"Una cosa è chiara per tutti -non puoi parlare l'inglese usando frasi a noi
comprensibili.
"Se vuoi essere Comandante in Capo devi essere in grado di comunicare le
ordini. Cosa succederà se questi piccoli equivoci continuano a succedere?
Sai quanto facile sarebbe convertire un piccolo passo in falso in un incubo
di sicurezza nazionale?"
"I tuoi assistenti hanno detto che tu non leggi i documenti delle istruzioni
che loro ti consegnano e che tu gli chiedi di leggere al posto tuo o per te.
"Ti prego di non considerare niente di tutto ciò come un attacco personale.
Magari soffri soltanto di incapacità per imparare. Circa sessanta milioni di
statunitensi soffrono di incapacità d'imparare."
Nel libro "Contro tutti i nemici", Richard Clarke racconta che quando Bush è
arrivato nella Casa Bianca "molto presto siamo stati avvertiti che il
Presidente non era un grande lettore".
Il libro "Bush in guerra", di Bob Woodward, racconta che in una riunione del
Consiglio Nazionale di Sicurezza durante la guerra in Afganistan, Bush
disse: "Io non leggo le pagine degli editoriali. Non lo faccio. L'
iperventilazione che tende a crearsi attorno ai dispacci di notizie, ogni
esperto e ogni ex colonnello e tutto ciò, è proprio rumore di fondo."
Fin qui un breve riassunto di quanto esposto su alcuni argomenti da
importanti personalità statunitensi, che contribuiscono a spiegare la strana
condotta e la bellicosità del Presidente degli Stati Uniti.
Non voglio dilungarmi adesso in affari ancora più delicati, come quelli la
cui divulgazione costarono la vita a J.H.Hatfield, autore del libro "Figlio
fortunato", o su altri temi di grande interesse trattati da eminenti autori
veramente bravi e coraggiosi.
Le calunnie e menzogne del signor Bush e dei suoi consulenti più prossimi
sono state elaborate in fretta per giustificare le atroci misure prese
contro cittadini di origine cubana residenti negli Stati Uniti che
mantengono legami con familiari prossimi che risiedono a Cuba.
Un tale oltraggio, come abbiamo avvertito lo scorso 21 giugno, avrebbe
conseguenze politiche avverse nello stato della Florida, che potrebbe essere
decisivo nell'attuale contesa elettorale. L'idea di un voto di castigo si
rafforza tra migliaia di cubanoamericani, molti dei quali avrebbero votato
per Bush in condizioni normali.
L'odio e la cecità hanno portato l'Amministrazione a un'azione immorale e
stupida, sotto la pressione di una mafia terrorista che ha dato a Bush la
vittoria fraudolenta con un milione di voti meno del suo rivale in tutta la
nazione e un misero vantaggio di 537 voti nella Florida dove, oltre al fatto
che molti morti hanno "votato", migliaia di cittadini negri sono stati
impediti di farlo mediante la forza. Quindicimila o ventimila elettori
potrebbero far saltare le aspirazioni di rielezione. Anche a livello di
tutto il paese le brutali misure sono state criticate.
La stragrande maggioranza della mafia terrorista, che ha deciso nientemeno
che l'elezione di un Presidente degli Stati Uniti, è integrata o capeggiata
da ex batistianos e dai loro discendenti; da gruppi che hanno partecipato
per decenni alle azioni terroriste, agli attacchi pirati, ai piani di
assassinio contro i leader rivoluzionari cubani e a ogni tipo di aggressioni
armate contro la nostra Patria; da grossi latifondisti e parenti dell'alta
borghesia colpita dalle leggi rivoluzionarie, che insieme ai suddetti
individui ricevettero ogni tipo di privilegio, accumularono grandi ricchezze
e acquisirono una grande influenza in importanti settori di potere nei
governi degli Stati Uniti.
Oltre il 90% di coloro che sono emigrati da Cuba dal trionfo della
Rivoluzione l'hanno fatto seguendo le vie normali e per motivi economici, le
loro partenze sono state autorizzate dalla Rivoluzione senza porre nessun
ostacolo. Ma i cubani emigranti erano costretti a passare sotto le forche
caudine di quella potente mafia, dalla cui influenza non potevano facilmente
prescindere.
Diversamente dai tanti milioni di latinoamericani, compresi haitiani e
caraibici che in modo legale o illegale sono emigrati negli Stati Uniti e
vengono definiti emigranti, i cubani, senza eccezione, vengono definiti
esuli.
D'altra parte, l'assurda Legge di Aggiustamento cubano ha cagionato
innumerevole perdite poiché incentiva e stimola le espatriazioni illegali
con la concessione agli immigranti illegali cubani di privilegi eccezionali
che non si concedono ai cittadini di qualunque altro paese al mondo.
Tuttavia, Cuba da parecchi anni, ancora prima del crollo dell'Unione
Sovietica e del periodo speciale, malgrado i rischi di spionaggio e piani
terroristi provenienti dagli Stati Uniti contenuti nella misura, ha concesso
agli emigranti autorizzazioni per visitare le loro famiglie e il paese d'
origine, mentre invece l'Amministrazione Bush chiude loro subitamente le
porte, nella fanatica ossessione di far arrendere Cuba per la via dell'
asfissia economica.
Allo stesso scopo di privare il paese di entrate, definisce l'industria
turistica a Cuba come turismo sessuale e a le persone provenienti dagli
Stati Uniti che visitano il nostro paese come "pedofili" e "ricercatori di
piacere".
Come definirebbe il signor Bush le decine di milioni di turisti che visitano
ogni anno gli Stati Uniti dove abbondano i casinò, le case da gioco, i
centri di prostituzione maschile e femminile e tante altre forme di attività
delittuose relative alla pornografia e al sesso, nessuna delle quali
esistono a Cuba e sono aliene alla cultura rivoluzionaria del nostro popolo?
Come definirebbe le decine di milioni di europei che visitano la Spagna ogni
anno, dove numerose pagine dei mezzi stampa si dedicano a pubblicare i nomi,
gli indirizzi, le caratteristiche fisiche, culturali e intellettuali, le
specialità e doni individuali per tutti i gusti delle persone che svolgono l
'antico mestiere della prostituzione? Definirebbe le industrie turistiche
statunitense e spagnola come turismo sessuale?
Nessuna delle suddette attività ha luogo a Cuba. Tuttavia, nella mente
febbrile e fondamentalista dell'onnipotente inquilino della Casa Bianca e
dei suoi più intimi assessori, adesso bisogna "salvare" Cuba non soltanto
dalla "tirannia", bisogna "salvare i bambini cubani dallo sfruttamento
sessuale e dal traffico di persone", "bisogna salvare il mondo dell'atroce
problema che ha luogo a 150 chilometri dagli Stati Uniti".
Nessuno Le ha detto che a Cuba, prima del trionfo rivoluzionario del 1959,
circa 100 mila donne, a causa della povertà, della discriminazione e la
mancanza d'impiego, esercitavano in modo diretto o indiretto la
prostituzione? Queste donne hanno ricevuto dalla Rivoluzione istruzione,
impiego, e sono state eliminate le cosiddette "zone di tolleranza" che c'
erano nella pseudorepubblica neocoloniale imposta dagli Stati Uniti.
Nessuno le ha detto che i bambini cubani, la cui salute fisica, mentale e
morale costituisce l'obiettivo più prioritario della Rivoluzione, sono
protetti da leggi di severità molto maggiore di quelle degli Stati Uniti, e
tutti vanno a scuola, compresi gli oltre 50 mila che soffrono di qualche
handicap e richiedono e ricevono, senza alcuna eccezione, accurata
attenzione nei centri di educazione speciale?
Nessuno le ha mai bisbigliato che Cuba occupa nel settore dell'istruzione un
posto rilevante e riconosciuto a livello internazionale; che i servizi d'
istruzione e sanità sono gratuiti e di essi beneficia l'intera popolazione;
che nella sanità, l'istruzione e la cultura si svolgono oggi programmi che
consentiranno di elevare questi settori a livelli molto superiori a quelli
degli altri paesi del mondo?
La storica seduta dell'Assemblea Nazionale del Potere Popolare di Cuba,
tenutasi il 1º e 2 di luglio, ha smascherato e messo in ridicolo l'assurdo
rapporto di oltre 400 pagine, in cui si parlava ampliamente e in dettaglio
dei programmi neocoloniali e annessionisti proposti dal gruppo fascista che
ha ordito il tanto ripugnante progetto contro il popolo e la sovranità di
Cuba. Con ciò non sono riusciti ad altro che a unire di più il nostro popolo
e a incrementare lo spirito di lotta.
Bisognerebbe essere assolutamente pazzi per parlare nientemeno che di
programmi di alfabetizzazione e vaccinazione a Cuba, dove da molto tempo è
stato sradicato l'analfabetismo, l'istruzione minima raggiunge la terza
media e i bambini sono vaccinati contro 13 malattie. Ad ogni modo, programmi
di questo tipo dovrebbero essere applicati a decine di milioni di
statunitensi esclusi, che non usufruiscono del beneficio dell'assicurazione
medica, o non hanno frequentato la scuola, o sono analfabeti totali o
funzionali.
Nemmeno l'amministrazione degli Stati Uniti ha osato dire neanche una parola
sulla generosa offerta del nostro paese di salvare, entro il breve termine
di cinque anni, una vita per ognuna delle persone morte nelle Torri Gemelle,
curando in modo gratuito tremila cittadini statunitensi che non ricevono
servizi medici imprescindibili alla preservazione della vita. Non c'è stata
nemmeno risposta alla domanda sull'eventuale castigo che imporrebbero a
coloro che decidessero di viaggiare a Cuba e cogliere tale opportunità.
E' veramente rivelatore il fatto che lo stesso giorno in cui Bush ha
proferito le tanto infamanti calunnie e minacce, una prestigiosa istituzione
scientifica statunitense di California ha sottoscritto con il Centro d'
Immunologia Molecolare di Cuba un accordo di trasferimento di tecnologia
sviluppata nel nostro paese per le prove cliniche e l'ulteriore produzione
di tre promettenti vaccini nella lotta contro il cancro, malattia che, come
si sa, uccide oltre mezzo milione di cittadini statunitensi ogni anno.
E' giusto riconoscere che in questo caso non c'è stata ostruzione da parte
delle autorità statunitensi.
Ciò dimostra come i frutti della Rivoluzione cominciano a nascere nel nostro
paese dappertutto, malgrado i 45 anni di crudele blocco e di aggressioni da
parte dei governi degli Stati Uniti.
E non si tratta di armi biologiche, di armi chimiche né di armi nucleari
bensì di progressi scientifici che possono aiutare tutta l'umanità.
Magari nel caso di Cuba non voglia Iddio "fornire istruzioni" al signor Bush
di attaccare il nostro paese e piuttosto induca lui a evitare il colossale
errore! Il signor Bush dovrebbe accertare l'autenticità di qualunque mandato
bellico divino, consultare a riguardo il Papa e altri prestigiosi dignitari
e teologi delle chiese cristiane e chiedere la loro opinione.
Scusatemi signor Presidente degli Stati Uniti di non averle scritto in
questa occasione una terza epistola. Sarebbe stato difficile analizzare
questo tema per quella via. Potrebbe sembrare un insulto personale. Ad ogni
modo, aderisco alle norme della cortesia.
Salve Cesare, ma questa volta aggiungo: noi che siamo disposti a morire non
abbiamo paura del suo enorme potere, della sua irrefrenabile ira né delle
sue pericolose e codarde minacce contro Cuba!
Viva la libertà!
Viva la dignità umana!
Luglio 26, 2004.