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allora ragioniamo di Cuba e di noi
- Subject: allora ragioniamo di Cuba e di noi
- From: "francesco" <ultrared at libero.it>
- Date: Fri, 16 Jul 2004 16:37:34 +0200
- Importance: Normal
Sembra che nell’occidente democratico e libero – si, perché il vezzo di dare voti di democrazia ‘agli altri’ è tutto occidentale – stia da qualche tempo impazzando la moda di ergersi a giudici altrui e misurare i sistemi sociali e politici altrui sulla base della propria percezione di libertà e democrazia, assurti a concetti eterni e privi di qualificazione, e che in realtà ricalcano il proprio sistema di vita e di libertà (presunta o avvertita come tale) e che sono, in realtà, storicamente determinati. E’ normale, anzi credo che anche il canarino che vive tutta la sua vita in gabbia creda profondamente di essere libero, e mai oserà abbandonare la propria gabbia. Lasciamo pure stare Batista, le dittature (quelle si feroci) centro e sud americane, gli standard di vita sociale garantiti dal Governo Cubano al confronto con quelli dei paesi confinanti, il sistema sanitario che farebbe invidia a molti ricchi americani ecc. ecc.: anche tutto questo ha a che fare con la dignità della persona, mi sembra (o no?); se ne parla in un altro momento, parliamo pure di Libertà, senza aggettivazioni, all’occidentale. Cuba è il paese migliore del mondo? Nessuno lo dice, forse neppure Castro lo pensa. Gli USA il male assoluto? Dovremmo cancellare tanti movimenti di pensiero e di lotta che lì si sviluppano. L’invasione dell’Afghanistan – come di qualsiasi altro paese – è un male – esso sì assoluto -, sia se fatto dall’URSS (negli anni ’80 mi mobilitai molto insieme a tanti compagni per condannarla, anche con una petizione popolare) sia se dalla Russia di Putin (come nella vicina Cecenia, con il beneplacito espresso di berlusconi e altri), sia se dagli USA o dall’Italia (come è avvenuto di recente, sembra senza tanto scandalo tra i forzitalioti e i benpensanti demoliberali). Questo pianeta e i guasti assurdi e incommensurabili che i sistemi dominanti producono (e innanzitutto “Il” Sistema dominante, che come è noto è il Capitalismo Reale) richiedono posizioni chiare e nette, scelte radicali e mutamenti immediati prima che sia troppo tardi. Ce lo dicono le decine migliaia di morti al giorno per fame o malattie che il Capitalismo Reale si rifiuta di soccorrere ed anzi provoca direttamente, ce lo dice lo stato dell’ambiente e il suo avvelenamento a ritmo accelerato. Poiché il cuore di questo Sistema non è su marte ma è proprio qui, nell’occidente democratico e “libero” (libero con i privilegiati, non certo con i malati di AIDS cui nega le medicine ecc.), mi pare che il dovere morale di ogni persona occidentale che ragioni con la propria coscienza e non con quella del Mercato e del suo portafoglio debba essere di mettere in grave discussione questo Sistema sedicente libero e democratico. Parlare di Iraq, Afghanistan o Immigrati non è parlare d’altro, di “esteri” (cioè “di fuori” o fuori tema), ma significa affrontare i nessi che esistono tra i problemi apparentemente diversi, e scoprire tali nessi è il modo più appropriato per affrontare quei problemi. Un corpo malato di cancro può anche piangere per essersi ferito ad un dito, ma non mostra, così facendo, molta saggezza e lucidità. Da questa “doverosa” premessa posso, poi, partire per condannare la dittatura in Cina da parte di un sedicente partito comunista (molto ben accreditato in occidente e a Palazzo Chigi), oppure posso partire per sindacare le pratiche orrende dell’infibulazione o del burqa tra la popolazione islamica, o se volete il matriarcato in alcune tribù amazzoniche ecc. Non col crocifisso in mano, come certi “civilizzatori”, né con la coccarda della libertà stampata in petto, ma con la consapevolezza che il cancro che sta uccidendo l’umanità e questo pianeta ha ben altri luoghi e condizioni, che io ci sto dentro fino al collo e non posso far finta di niente, devo partire da qui. Anche su Cuba, ribadisco: c’è repressione? Si portino dati e cifre e se ne parla. C’è persecuzione? Si portino nomi e cognomi, fatti e circostanze, e se ne parla. Ci sono condanne a morte? Si portino fatti, si promuovano campagne, ci sto anch’io. Amnesty International lo fa, e non sembra che Cuba sia la nazione tra le più feroci al mondo come qualcuno con qualche interesse sostiene – a cominciare da Bush -. Anche in Italia, secondo Amnesty, ci sono prigionieri politici, anche in Italia si violano i fondamentali diritti umani – qualcuno lo metterebbe in dubbio dopo una visita ai c.d. centri di accoglienza? -, e ritengo che sia in Italia che a Cuba i fatti lesivi denunciati – da Amnesty, non certo dalle parole generiche che ho letto su questa ml - non debbano più ripetersi. Dire che Cuba non è un paese libero, da questo punto di vista, può essere ben vero, così come – ancor di più – è vero che l’Italia non è un paese libero, dallo stesso punto di vista. Allora forse la questione non è la “dittatura del proletariato”, come a sproposito si dice, dato che non risulta che in Italia ce ne sia mai stata una. Ma le ragioni delle due “non libertà” sono ben diverse: non si può far finta di non sapere che Cuba è un paese sotto assedio, da molti decenni e non da ieri l’altro, ed in un paese sotto assedio scattano inevitabilmente meccanismi di (auto)difesa, spesso estremi, spesso a loro volta ingiusti. Condannare tali meccanismi – la conseguenza – senza prima o almeno contemporaneamente – condannarne la causa – lo strangolamento economico, il finanziamento in armi ed in denaro alla mafia Cubana in Florida come è stato detto, la perenne minaccia di invasioni, gli accordi capestro per le intere popolazioni latino americane come il NAFTA – serve certi ad un disegno ideologico ma non può risolvere il problema (semmai legittima l’invasione prossima ventura). E’ servito alla causa della libertà e della democrazia neutre la storia del Nicaragua? Non è anche questo un argomento di dibattito molto scomodo? Per essere ancora più chiaro: io condanno qualsiasi condanna a morte, come qualsiasi chiusura di giornale o dichiarazione di illegalità di movimenti di opinione – ammesso che siano solo tali, anche in Italia non è ammessa l’associazione armata -; dai miei interlocutori che condannano Cuba tout court viene anche una condanna del blocco economico USA? Viene una condanna dei finanziamenti ai gruppi paramilitari? Viene un no secco a qualsiasi ipotesi di invasione e di occupazione armata? A qualsiasi ipotesi di boicottaggio economico che non sia strettamente legata al rispetto dei diritti umani nei casi che fossero specificamente (non certo genericamente) individuati, denunciati e verificati? Cuba sarebbe o no un paese diverso senza quelle condizioni “esterne”? La “non libertà” dell’Italia non ha certo quelle radici: nessuno ci assedia – se no, altro che bossi dovremmo sopportare all’interno -, nessuno ci strangola, semplicemente siamo stufi che altri attentino al nostro ricco portafogli, scoppiamo di cibo e non vogliamo dare agli altri neppure una briciola, che i sudanesi o ghanesi o afgani (fa lo stesso, tanto chi li conosce?) della Cap Anamur si facciano la crociera per qualche settimana al largo delle coste siciliane, che ce ne frega? Il principio “nel mio piatto non mangi” deve essere salvaguardato. Allora ben venga il campo di concentramento (pardon, di accoglienza), il rifiuto tossico in africa o il negro nelle piantagioni di pomodoro dall’alba al tramonto. Le radici della nostra “non libertà” possono spaventarci, e forse spiegano la cattiva coscienza che si manifesta nell’odio verso il diverso (un immigrato, il sistema cubano, l’islamico ecc.). Anche qui però la spiegazione non giustifica (anzi credo, data la natura della ragione, che “a maggior ragione” non giustifichi).
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