Manifestazione Cap Anamur 15.07.04



A seguito della drammatica vicenda della Cap Anamur la rete antirazzista
siciliana promuove per Giovedì 15 Luglio 2004 una manifestazione ad
Agrigento con concentramento alle ore 16.00 in piazza Cavour (Viale della
Vittoria). La manifestazione terminerà davanti la Prefettura. Invio in
allegato il documento in base al quale viene indetto il corteo e nel quale
chiediamo:

l'immediato asilo politico per i 37 naufraghi

l'immediata scarcerazione per gli uomini dell'equipaggio

la chiusura di tutti i CPT

i VERDI aderiscono all'iniziativa e invitano tutti voi a farlo.




L'odissea della CAP ANAMUR continua

La Rete Siciliana Antirazzista, a seguito della vicenda della Cap Anamur,
promuove una manifestazione regionale ad Agrigento che si terrà Giovedì
pomeriggio
alle ore 16.00 con concentramento a Piazza Cavour. Il corteo percorrerà
il Viale della Vittoria e si concluderà davanti la Prefettura.

Il calvario dei 37 profughi africani  salvati dalla nave tedesca Cap
Anamur, ormai ormeggiata a Porto Empedocle e sottoposta a sequestro, sembra
aggravarsi ora dopo ora senza una prospettiva certa di sbocco. Malgrado le
richieste presentate  da diverse associazioni e da rappresentanti politici,
e malgrado i contatti con i governi italiano e tedesco,  non è chiaro se
l'Italia concederà l'ammissione alla procedura di asilo.
L'unica cosa certa è che i profughi appena sbarcati dalla Cap Anamur sono
stati rinchiusi nel centro di detenzione di San Benedetto ad Agrigento,
adesso ridefinito "centro di identificazione",  e poi forse saranno
trasferiti in Germania, o addirittura rimpatriati nei paesi di provenienza,
con accompagnamento forzato.
Da quanto dichiarato dal governo italiano, dopo le prime sommarie audizioni
da parte delle forze di polizia nel CPT di Agrigento, senza interpreti e
mediatori indipendenti, si tratterebbe di africani di diversa nazionalità
ma non di sudanesi.
Ci auguriamo che le garanzie fornite al Cir ed all'ACNUR consentano a tutti
un accesso effettivo alla procedura di asilo ed una detenzione limitata al
tempo della identificazione.
Ma ancora più grave sembra la condizione del comandante della nave, del suo
secondo e di Elias Birdel responsabile dell'associazione umanitaria Cap
Anamur. Tutti sono stati arrestati e sono adesso accusati del reato di
agevolazione dell'ingresso di clandestini, punito dalla legge italiana con
la detenzione che può superare anche dieci anni. Come risultato del
tentativo di trovare una mediazione, si può dire, un risultato veramente
sconcertante.

La vicenda ha già in sé significati gravissimi, per il comportamento
assunto innanzitutto dal governo italiano ed anche dagli altri Paesi
"coinvolti".
Per lunghi giorni è sembrato proprio di assistere al gioco del gatto con il
topo. Promesse, aperture, e poi smentite. Senza tenere conto che comunque i
profughi avrebbero (avuto) diritto a chiedere l'asilo ai sensi dell'art.
10, co. 3, della Costituzione italiana, che prescinde da qualsiasi accordo
convenzionale o internazionale, ciò che doveva imporre, sin dall'inizio, di
farli attraccare nel porto italiano, senza i patetici rinvii e richiami a
norme comunitarie, utilizzate solo per non assumersi alcuna diretta
responsabilità.

La richiesta di asilo rivolta alla Germania si sta rivelando un passo che
rischia di compromettere il futuro dei profughi e dello stesso equipaggio
della nave che li ha salvati.
Ormai è chiaro che la Germania non accoglierà le richieste di asilo. Ed il
governo italiano considera gli stessi profughi come clandestini.
L'unica certezza è dunque la deportazione da un centro di identificazione
italiano( leggasi centro di detenzione) ad un altro, forse in Germania, e
il rischio, dopo un accertamento sommario delle posizioni individuali, in
caso di diniego del diritto di asilo, di una espulsione verso i paesi di
provenienza e di transito, in violazione dell'art. 33 della Convenzione di
Ginevra che vieta il rimpatrio forzato di quanti rischiano di subire
trattamenti inumani e degradanti.

Di fronte a questa situazione il vasto fronte di solidarietà che si è
costituito in Italia ed in Europa deve chiedere con determinazione che
l'Italia, paese di ingresso effettivo dei profughi nell'area Schengen,
riconosca il diritto di asilo costituzionale e che a quanti sono scampati
ad un naufragio, oltre che dalle tante  guerre del continente africano,
venga evitata la detenzione nei "centri di identificazione", con il rischio
di una successiva deportazione.
Questo il frutto avvelenato della "cooperazione rafforzata", conseguenza
degli accordi tra il governo tedesco e quello italiano, consacrata la
scorsa settimana nel vertice a sei di Sheffield, in Gran Bretagna. Una
politica di chiusura anche nei confronti dei richiedenti asilo, che sembra
caratterizzare queste prime fasi dell'Europa allargata.

Bisogna rimettere in discussione i contenuti ed i criteri applicativi delle
Convenzioni di Schengen e di Dublino, che dopo l'allargamento dell'Europa a
25, hanno dimostrato tutta la loro tragica ferocia, oltre che la effettiva
inapplicabilità.
Sono ormai centinaia i profughi morti in mare o nei deserti africani. Le
leggi sempre più repressive, e la loro rigida applicazione da parte delle
autorità amministrative, gli accordi di riammissione che ignorano nella
sostanza il rispetto dei diritti fondamentali della persona umana,
costituiscono un fattore oggettivo che arricchisce sempre di più le
organizzazioni criminali, senza avere significativi risultati nel contrasto
del "traffico di clandestini".

I parlamentari italiani ed europei dovranno denunciare in tutte le sedi
nazionali e comunitarie le violazioni dei diritti umani fondamentali
perpetrate ai danni dei profughi della Cap Anamur.
Il "respingimento collettivo" inizialmente praticato al limite delle acque
internazionali,  poi il blocco navale davanti a Porto Empedocle, adesso
l'internamento dei profughi in quelli che la stampa definisce ancora come
"centri di accoglienza", sono state le uniche risposte che i rappresentanti
della "nuova Europa" hanno saputo dare a chi chiedeva soltanto un minimo di
umanità e di ragionevolezza.
Speriamo di non dovere assistere ad altri casi di espulsioni collettive,
sanzionate dalla Carta di Nizza e dalla Convenzione Europea a salvaguardia
dei diritti dell'uomo.

Chiediamo l'immediato asilo politico per i 37 naufraghi, l'immediata
scarcerazione per gli uomini dell'equipaggio e la chiusura di tutti i CPT
e naturalmente di quello di Agrigento.

Rete siciliana antirazzista