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Le evoluzioni del pensiero islamico contemporaneo
- Subject: Le evoluzioni del pensiero islamico contemporaneo
- From: "Daniele Barbieri" <pkdick at fastmail.it>
- Date: Thu, 22 Jul 2004 18:29:41 +0200
Le evoluzioni del pensiero islamico contemporaneo di Tariq Ramadan Nel dialogo tra l'islam e l'occidente , due categorie fra l'altro da prendere con cautela, ciò che è importante è valutare bene l'altra civilizzazione e non ci si dovrebbe accontentare di scegliere nell' "altro" quei testi che meglio sembrano rispondere alle nostre "aspettative". La possibilità stessa dell'incontro esige un tale allargamento e questa attitudine mi pare su di un piano intellettuale oltre che legittima anche stimolante; cosi come sarebbe opportuno citando autori musulmani essere obbligati a leggerli nella loro lingua e a penetrare il loro universo. Allorché ad esempio si pretende di voler entrare nella logica musulmana rifiutando quella greca si afferma di fatto qualcosa d'interessante cosi come Nietzsche quando considerava la logica socratica come il segno della perdita dell'arte in occidente. Certamente il pensiero greco è ricco ma non rappresenta la sola via d'accesso alla ricchezza intellettuale e all'originalità. Prenderò in esame in un primo momento come si può acquisire una comprensione delle diversità che attraversano le comunità musulmane europee sforzandomi di parlarne dall'interno, ossia a partire dalle stesse referenze musulmane: in un secondo momento illustrerò le dinamiche in corso che anche se esse non attirano alcuna attenzione da parte dei media, sono a lungo termine profonde e determinanti,. E terminerò infine con le difficoltà e le sfide che abbiamo di fronte per diventare degli europei di confessione musulmana. Tutta la mia esposizione poggia sul postulato che una tale sfida può essere vinta poiché proprio questo si sta svolgendo sotto i nostri occhi l'emersione di europei musulmani. L'insieme di principi comuni, differenze nella lettura delle fonti Chiunque giri per l'Europa o nella Francia, a Parigi, osserva immediatamente fra i musulmani differenze enormi, culture e provenienze più disparate, come ad esempio fra turchi, algerini e pakistani, differenze evidenti sia a come generalmente ci si rapporta alla società d'accoglienza sia anche in rapporto alle referenze islamiche (diversità nella pratica, nell'appartenenza e nella lettura etc etc ) dunque diciamo che esistono più islam. Tuttavia pur ammettendo questa situazione si constata facilmente la reazione all'interno delle comunità islamiche, le quali pure se sono disposte ad ammettere la pluralità dei musulmani lo sono meno però per la pluralità dell'islam. Del resto altrettanto difficile lo è stato passare teologicamente e storicamente dalla varietà dei cristiani alla varietà dei cristianesimi o cosi anche dagli ebrei ai giudaismi, ma il processo è lo stesso. Se si ha modo di viaggiare dall'Indonesia al Marocco, o che si attraversi l'insieme delle comunità islamiche in Europa ci si convince di una realtà innegabile, ovvero che per i musulmani esiste un corpus di principi comuni, che compongono la religione dell'islam, il primo corpus dei principi è la fede in una trascendenza, in un Dio unico, indipendentemente dalle posizioni di questi o di quelli per ciò che concerne questa trascendenza. Il secondo corpus dei principi rimanda ad una etica, c'è un Bene che viene determinato a partire da un certo numero di testi di riferimento e c'è la dimensione del Male. C'è quel che si deve fare e ciò che non si deve fare sul piano morale. Tutto questo è un corpus di principi sui quali fra i musulmani c'è totale accordo. Riassumendo in breve c'è una etica islamica nonostante possa essere differenziata la maniera con cui viene articolata e interpretata. In terzo luogo c'è una pratica comune, gli indonesiani praticano, allo stesso modo dei marocchini o dei sudafricani o dei parigini o dei britannici. Sul piano strettamente religioso l'islam è dunque fondato su un corpus di principi comuni poiché esiste un solo islam questo corpus proviene da due fonti fondamentali Il corano, al quale si rifanno tutti i musulmani che però non vuol dire avere un eguale statuto per tutti e l'altra fonte è la tradizione del Profeta. Questo vale per l'insieme dei credenti sunniti o sciiti e a partire da ciò come si può comprendere che ci sono dei musulmani ? Esistono differenti letture delle fonti fondamentali, letture che non possono essere sommariamente distinguibili in maniera binaria e semplificatrice. Da una parte musulmani cosi gentili che quando parlano non sembrano neanche musulmani e dall'altra dei fondamentalisti che hanno una lettura molto rigida. A mio avviso si può enumerare sei letture differenti del Corano una lettura letteralista ( la lettera è la lettera) una lettura tradizionalista che passa per la mediazione di un sapiente di tale o di tal'altra epoca storica in grado di possedere l'ultima parola nel corano. Una lettura sufi per la quale al di là della lettera c'è lo spirito della lettera, il suo soffio, la dimensione mistica; una lettura riformista nel senso di razionalista (è in questa tradizione che si situa Mohammed Arkoun, poi abbiamo una lettura riformista suscettibile di restare fedele alla lettera ma tenendo conto del contesto ( quello che spesso viene indicato come il riformismo salafita) ed infine una lettura radicaleggiante, strettamente politica, che vuole che l'affermazione dell'islam passi per una struttura statale e per un sistema politico. Il problema incontrato dai musulmani attiene per di più a ciò che i rispettivi paladini di queste differenti sensibilità hanno oggi perduto ovvero la cultura del dialogo, essi non discutono più fra loro, ciascuno rivendica per sé di essere il solo islam legittimo, si tratta di una carenza terribile, già in vigore da molto tempo, A mio avviso farei risalire questa incapacità dei musulmani a riconoscersi gli uni e gli altri al 13 secolo. Pluralità delle culture islamiche La legislazione islamica comporta un principio d'integrazione difatti è considerata come islamica dalla legge islamica tutto ciò che in una cultura non va contro un regola un divieto. Nell'Africa nera esiste un islam dove accanto agli stessi principi fondamentali dell'islam sussistono dei principi differenziati (talvolta letteralisti , tradizionalisti e sufi) si può in questo senso parlare di un islam asiatico e di un islam europeo: la cultura ogni volta riveste i principi fondamentali e questa diversità è ben accetta. Ciò che risulta importante è non perdere di vista il movimento di fondo che si produce sotto i nostri stessi occhi, l'emergere di una cultura islamica europea ossia la capacità di integrare nella formazione della mia personalità musulmana una cultura che è la mia. Io sono nato in svizzera, ho studiato in Egitto eppure quando ritorno là non mi sento culturalmente un egiziano, la mia cultura , la mia maniera di percepire le cose sono europee, ora la stessa evoluzione si sta producendo in molti musulmani e in queste circostanze non provo dunque alcuna difficoltà a parlare di un islam europeo, il corpus dei principi resta per tutti lo stesso ma viene rivestito di sensibilità diverse, una diversità propriamente culturale, intellettuale ed artistica e non solamente esotica. (il cuscus). Al centro dell'islam come religione c'è il corpus dei principi ma la civiltà islamica,- l'islam che si scrive talvolta con la i grande- rinvia al vasto panorama di un corpus di principi e di culture diversificate, cosi come certi elementi dell'arte islamica pur se identici dappertutto, risultano in maniera evidente influenzati del sostrato culturale del luogo. Tuttavia mi oppongo all'idea secondo la quale una volta constatato questa diversità basterebbe aggiungere una s ad islam per credere di aver trovato la soluzione. Isolazionisti, non praticanti e "giovani musulmani" La prima fase di una immigrazione, che sia musulmana o qualsiasi altra, consiste dapprima, molto spesso, ad isolarsi per proteggersi, ora ancora oggi in Francia come in Europa, un certo numero di musulmani delle seconde , terze o quarte generazioni resistono in un simile atteggiamento di chiusura. "proteggo ciò che sono sapendo che non so lo sono più, e ciò è vero sia sul piano religioso che su quello culturale. Questa psicologia si poggia su una serie di cautele teologiche: si dirà ad esempio ai Salafiti che essi non sono a casa propria in quanto l'Europa non è islamica, col risultato che essi si isolano. Il problema inerente a questa corrente di pensiero comunque minoritaria in Europa come negli USA e che è talvolta incoraggiata con importanti flussi finanziari. Questa corrente è portata a rompere i ponti con la società e ciò significa non votare, non partecipare alla vita pubblica, arrivando a definire la propria identità mediante la differenza - io so ciò che sono perché ho stabilito ciò che non voglio essere - . La seconda dinamica in atto è quella portata dai musulmani non praticanti, la laicità o la cittadinanza non li riguardano, il loro problema consiste nell'essere assillati dalla domanda - qual'è il suo paese di origine ? - fino a quando si chiederà alla gente che sono di origine algerina, marocchina e cosi via ? la differenza tra francesi di razza e francesi immigrati è soltanto che i primi sono immigrati da più tempo degli altri. La terza dinamica è quella dei giovani musulmani, la maggioranza, la denominazione resta insufficiente in realtà perché dietro una tale espressione si profila una sorta di paternalismo, insinuante che noi non saremmo ancora arrivati alla maturità. Questi cosiddetti giovani infatti hanno oltre i 30 e i 40 anni e intellettualmente sono pienamente formati e consapevoli. Se, con gli occhi fissi sul terrorismo - da condannare assolutamente - si presta solo l'attenzione su coloro che assumono un discorso violento e letteralista (ve ne sono senz'altro anche se sono una esigua minoranza) e che tende ad approcciare l'islam in un modo che definisco essenzialista - si è visto un salafita e cosi si è visto tutto l'islam - in questo caso cosi come sono desolato nel constatare che fra il centinaio di libri pubblicati dall'inizio dell'anno un grande numero di essi si approccia in una maniera simile ovvero il problema non sarebbero i musulmani e la loro lettura delle tradizione; no, per questo approccio essenzialista il problema è proprio l'islam. Ancora qualche annotazione prima di concludere poiché si sarebbe tentati di dire questo basta non siamo mica una diaspora ! non c'è cittadinanza di serie B in Francia non ci sono cittadini musulmani ci sono solo cittadini e basta e altrove dei musulmani rivendicano la memoria dell'Europa ( in Inghilterra in Danimarca ed in Francia) ..un cospicuo numero d'intellettuali hanno ricordato all'Europa la sua memoria quella memoria europea non è soltanto greco-romana o giudaico-cristiana e quanto essa debba registrare anche un significativo apporto dell'islam e di musulmani. E quando si è musulmani europei tanto più si è obbligati a interrogarsi su tali apporti se si vuol vivere in maniera serena .. Oggi la vera questione è la seguente si è davvero pronti a aver fiducia ed ad ascoltare questi cittadini europei di confessione musulmana che rifiutino il controllo di stati esteri, esercitino una loro funzione critica domandando di essere pienamente riconosciuti su una base egualitaria?! l'espressione di un sentimento vittimistico si è parecchio diffuso in questi ultimi anni, ed io sono il primo a dolermene ma i leaders delle associazioni oggi non tengono più in un discorso del genere, hanno capito che un diritto è un diritto, non è né un servizio, né un regalo, anche se il nuovo impegno di questo tipo non avverrà senza difficoltà. Combattere l'approccio essenzialista La difficoltà è principalmente di ordine intellettuale. Nel mondo anglosassone cosi come nell'universo francofono ciò che è in gioco è la nostra comprensione della secolarizzazione e della laicità. La Prima cosa da capire è come la distinzione della religione e della politica non significa che col pretesto di preservare la pace sociale bisognerebbe evitare uno studio del religioso, ciò non produrrebbe altro che ignoranza. In secondo luogo bisognerà meglio mettersi d'accordo sulla separazione tra spazio privato e spazio pubblico. Ripetere in continuazione che i musulmani non fanno alcuna differenza è falso; no, io faccio una differenza tra il momento in cui sono di fronte a Dio ed il momento io sono con gli uomini. E tuttavia niente impedisce ad un laico cittadino di ispirarsi alle convinzioni della sua fede quando agisce nel campo sociale. Del resto chi fra voi non agisce nel sociale in base ai suoi principi umanistici o religiosi !?! non farlo equivarrebbe ad divenire schizofrenici. Queste due dimensioni sono compatibili sul piano teologico sul piano legale e sul piano dell'islam, questo è uno dei grandi problemi sui quali siamo confrontati oggi. Altra difficoltà la semplificazione del dato islamico nella coscienza degli europei. Questo non viene solo dal fatto di avere una perdita della memoria storica ma anche dall'eredità coloniale. Difatti uno degli strumenti della colonizzazione consisteva nel semplificare il pensiero di chi era dominato. Ne è scaturito che non siamo mai entrati in un vero dibattito, un dibattito in cui si accetta la pluralità dell'altro e la complessità del suo universo. Infine si assiste al mescolamento dell'islam in tutte le salse: si tende a confondere i problemi sociali, quelli della politica urbana, la violenza, al punto da pretendere che tutto ciò sia legato all'islam, questa confusione apre la porta al pensiero essenzialista secondo cui ci sarebbe intrinsecamente nell'islam qualcosa di violento o comunque che spinge verso la rottura sociale, certamente ci sono delle intersezioni, una buona parte dei francesi o degli europei di religione musulmana sono socialmente fragili, ma molte altre persone in una situazione di violenza non hanno niente a che vedere con l'islam. Questa retorica impedisce di rendersi conto delle vere difficoltà queste non riguardano le leggi, la maggior parte delle costituzioni in vigore nei paesi europei vanno bene e in Francia bisogna continuare ad applicare la legge del 1905, ciò contro cui vale la pena di lottare è invece una riduttiva rappresentazione dell'altro e tutti i sospetti che è in grado di suscitare. Solo una migliore conoscenza reciproca ci aiuterà a superare questa fase ed a produrre un nuovo discorso ristabilendo delle zone di piena fiducia. Colloqui di Auxerre 2003 (traduzione dal francese di Omar Camiletti ) <http://www.libreriaislamica.it>www.libreriaislamica.it un nuovo servizio per la conoscenza dell'islam e dei musulmani
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