Le evoluzioni del pensiero islamico contemporaneo



Le evoluzioni del pensiero islamico contemporaneo
di Tariq Ramadan

            

Nel dialogo tra l'islam e l'occidente , due categorie fra l'altro da
prendere con cautela, ciò che è importante è valutare bene l'altra
civilizzazione e non ci si dovrebbe accontentare di scegliere nell' "altro"
quei testi che meglio sembrano rispondere alle nostre "aspettative". La
possibilità stessa dell'incontro esige un tale allargamento e questa
attitudine mi pare su di un piano intellettuale oltre che legittima anche
 stimolante; cosi come sarebbe opportuno citando  autori musulmani essere
obbligati a leggerli nella loro lingua e a penetrare il loro universo.
Allorché ad esempio si pretende di voler entrare nella logica musulmana
rifiutando quella greca si afferma di fatto qualcosa d'interessante cosi
come Nietzsche quando considerava la logica socratica come il segno della
perdita dell'arte in occidente.  Certamente il pensiero greco è ricco ma
non rappresenta la sola via d'accesso alla ricchezza intellettuale e
all'originalità.  Prenderò in esame in un primo momento come si può
acquisire una comprensione delle diversità che attraversano le comunità
musulmane europee sforzandomi di parlarne dall'interno, ossia a partire
dalle stesse referenze musulmane: in un secondo momento illustrerò le
dinamiche in corso che anche se esse non attirano alcuna attenzione da
parte dei media, sono a lungo termine profonde e determinanti,. E terminerò
infine con le difficoltà e le sfide che abbiamo di fronte per diventare
degli europei di confessione musulmana. Tutta la mia esposizione poggia sul
postulato che una tale sfida può essere vinta poiché proprio questo si sta
svolgendo sotto i nostri occhi l'emersione di europei musulmani.



L'insieme di principi comuni, differenze nella lettura delle fonti



Chiunque giri per l'Europa o nella Francia, a Parigi, osserva
immediatamente fra i musulmani differenze enormi, culture e  provenienze
più disparate, come ad esempio fra turchi, algerini e pakistani,
differenze evidenti sia a come generalmente ci si rapporta alla società
d'accoglienza sia anche in rapporto alle referenze islamiche (diversità
nella pratica, nell'appartenenza e nella lettura etc etc ) dunque diciamo
che esistono più islam. Tuttavia pur ammettendo questa situazione si
constata facilmente la reazione all'interno delle comunità islamiche, le
quali pure se sono disposte ad ammettere la pluralità dei musulmani lo sono
meno però per la pluralità dell'islam. Del resto altrettanto difficile lo è
stato passare teologicamente e storicamente dalla varietà dei cristiani
alla varietà dei cristianesimi o cosi anche dagli ebrei ai giudaismi, ma il
processo è lo stesso. Se si ha modo di viaggiare dall'Indonesia al Marocco,
o che si attraversi l'insieme delle comunità islamiche in Europa  ci si
convince di una realtà innegabile, ovvero che per i musulmani esiste un
corpus di principi comuni, che compongono la religione dell'islam, il primo
corpus dei principi è la fede in una trascendenza, in un Dio unico,
indipendentemente dalle posizioni di questi o di quelli per ciò che
concerne questa trascendenza. Il secondo corpus dei principi rimanda ad una
etica, c'è un Bene che viene determinato a partire da un certo numero di
testi di riferimento e c'è la dimensione del Male.  C'è quel che si deve
fare e ciò che non si deve fare sul piano morale. Tutto questo è un corpus
di principi sui quali fra i musulmani c'è totale accordo. Riassumendo in
breve c'è una etica islamica nonostante possa essere differenziata la
maniera con cui viene  articolata e interpretata. In terzo luogo c'è una
pratica comune, gli indonesiani praticano, allo stesso modo dei marocchini
o dei sudafricani o dei parigini o dei britannici.

Sul piano strettamente religioso l'islam è dunque fondato su un corpus di
principi comuni poiché esiste un solo islam  questo corpus proviene da due
fonti fondamentali Il corano, al quale si rifanno tutti i  musulmani che
però non vuol dire avere un eguale statuto per tutti e l'altra fonte è la
tradizione del Profeta.  Questo vale per l'insieme dei credenti sunniti o
sciiti e a partire da ciò come si può comprendere che ci sono dei musulmani
?

Esistono differenti letture delle fonti fondamentali, letture che non
possono essere sommariamente distinguibili in maniera binaria e
semplificatrice. Da una parte musulmani cosi gentili che quando parlano non
sembrano neanche musulmani  e dall'altra dei fondamentalisti che hanno una
lettura molto rigida. A mio avviso si può enumerare sei letture differenti
del Corano  una lettura letteralista ( la lettera è la lettera) una lettura
tradizionalista che passa per la mediazione di un sapiente di tale o di
tal'altra epoca storica in grado di possedere  l'ultima parola nel corano.
Una lettura sufi per la quale al di là della lettera c'è lo spirito della
lettera, il suo soffio, la dimensione mistica; una lettura riformista nel
senso di razionalista (è in questa tradizione che si situa Mohammed Arkoun,
poi abbiamo una lettura riformista suscettibile di restare fedele alla
lettera ma tenendo conto del contesto ( quello che spesso viene indicato
come il riformismo salafita) ed infine una lettura radicaleggiante,
strettamente politica, che vuole che l'affermazione dell'islam passi per
una struttura statale e per un sistema politico. Il problema incontrato dai
musulmani attiene per di più a ciò che i rispettivi paladini  di queste
differenti sensibilità hanno oggi perduto ovvero la cultura del dialogo,
essi non discutono più fra loro, ciascuno rivendica per sé di essere il
solo islam legittimo, si tratta di una carenza terribile, già in vigore da
molto tempo, A mio avviso farei risalire questa incapacità dei musulmani a
riconoscersi gli uni e gli altri al 13 secolo.

                                     

Pluralità delle culture islamiche



La legislazione islamica comporta un principio d'integrazione difatti è
considerata come islamica dalla legge islamica tutto ciò che in una cultura
non va contro un regola un divieto. Nell'Africa nera esiste un islam dove
accanto agli stessi principi fondamentali dell'islam sussistono dei
principi differenziati (talvolta letteralisti , tradizionalisti e sufi) si
può in questo senso parlare di un islam asiatico e di un islam europeo: la
cultura ogni volta riveste i principi fondamentali e questa diversità è ben
accetta. Ciò che risulta importante è non perdere di vista il movimento di
fondo che si produce sotto i nostri stessi occhi, l'emergere di una cultura
islamica europea  ossia la capacità di integrare nella formazione della mia
personalità musulmana una cultura che è la mia. Io sono nato in svizzera,
ho studiato in Egitto eppure quando ritorno là non mi sento culturalmente
un egiziano, la mia cultura , la mia maniera di percepire le cose sono
europee, ora la stessa evoluzione si sta producendo in molti musulmani  e
in queste circostanze non provo dunque alcuna difficoltà a parlare di un
islam europeo, il corpus dei principi resta per tutti lo stesso ma viene
rivestito di sensibilità diverse, una diversità propriamente culturale,
intellettuale ed artistica e non solamente esotica. (il cuscus). Al centro
dell'islam come religione c'è il corpus dei principi ma la civiltà
islamica,- l'islam che si scrive talvolta con la i grande- rinvia al vasto
panorama di un corpus di principi  e di culture diversificate, cosi come
certi elementi dell'arte islamica pur se identici dappertutto, risultano in
maniera evidente  influenzati del sostrato culturale del luogo. Tuttavia mi
oppongo all'idea secondo la quale una volta constatato questa diversità
basterebbe aggiungere una s ad islam per credere di aver trovato la
soluzione.

                               

 Isolazionisti, non praticanti e "giovani musulmani"



La prima fase di una immigrazione, che sia musulmana o qualsiasi altra,
consiste dapprima, molto spesso, ad isolarsi per proteggersi, ora ancora
oggi in Francia come in Europa, un certo numero di musulmani delle seconde
, terze o quarte generazioni resistono in un simile atteggiamento di
chiusura. "proteggo ciò che sono sapendo che non so lo sono più, e ciò è
vero sia sul piano religioso che su quello culturale. Questa psicologia si
poggia su una serie di cautele teologiche: si dirà ad esempio ai Salafiti
che essi non sono a casa propria in quanto l'Europa non è islamica, col
risultato che essi si isolano. Il problema inerente a questa corrente di
pensiero  comunque minoritaria in Europa come negli USA e che è talvolta
incoraggiata con importanti flussi finanziari. Questa corrente è portata a
rompere i ponti con la società  e ciò significa non votare, non partecipare
alla vita pubblica, arrivando a definire la propria identità mediante la
differenza - io so ciò che sono perché ho stabilito ciò che non voglio
essere - . La seconda dinamica in atto è quella portata dai musulmani non
praticanti,  la laicità o la cittadinanza non li riguardano, il loro
problema  consiste nell'essere assillati dalla domanda - qual'è il suo
paese di origine ? -   fino a quando si chiederà alla gente che sono di
origine algerina, marocchina e cosi via ? la differenza tra francesi di
razza e francesi immigrati è soltanto che i primi sono immigrati da più
tempo degli altri. La terza dinamica è  quella dei giovani musulmani, la
maggioranza, la denominazione resta insufficiente in realtà  perché dietro
una tale espressione si profila una sorta di paternalismo, insinuante che
noi non saremmo ancora arrivati alla maturità. Questi cosiddetti giovani
infatti hanno oltre i 30 e i 40 anni e intellettualmente sono pienamente
formati e consapevoli. Se, con gli occhi fissi sul terrorismo - da
condannare assolutamente - si presta solo l'attenzione su coloro che
assumono un discorso violento e letteralista (ve ne sono senz'altro anche
se sono una esigua minoranza) e che tende ad approcciare l'islam in un modo
che definisco essenzialista - si è visto un salafita e cosi si è visto
tutto l'islam - in questo caso cosi come sono desolato nel constatare che
fra il centinaio di libri pubblicati dall'inizio dell'anno un grande numero
di essi si approccia in una maniera simile ovvero  il problema non
sarebbero i musulmani e la loro lettura delle tradizione; no, per questo
approccio essenzialista il problema è proprio l'islam. Ancora qualche
annotazione prima di concludere poiché si sarebbe tentati di dire questo
basta non siamo mica una  diaspora !  non c'è cittadinanza di serie B in
Francia  non ci sono cittadini musulmani ci sono solo cittadini e basta e
altrove dei musulmani rivendicano la memoria dell'Europa ( in Inghilterra
in Danimarca ed in Francia) ..un cospicuo numero d'intellettuali hanno
ricordato all'Europa la sua memoria   quella memoria europea non è soltanto
greco-romana o giudaico-cristiana e quanto essa debba registrare anche  un
significativo apporto dell'islam e di musulmani.  E quando si è musulmani
europei tanto più si è obbligati a interrogarsi su tali apporti se si vuol
vivere in maniera serena ..  Oggi la vera questione è la seguente  si è
davvero pronti a aver fiducia ed ad ascoltare questi cittadini europei di
confessione musulmana che rifiutino il controllo di stati esteri,
esercitino una loro funzione critica domandando di essere pienamente
riconosciuti su una base egualitaria?! l'espressione di un sentimento
vittimistico si è parecchio diffuso in questi ultimi anni, ed io sono il
primo a dolermene ma i leaders delle associazioni oggi non tengono più in
un discorso del genere,  hanno capito che un diritto è un diritto,  non è
né un servizio, né un regalo, anche se il nuovo impegno di questo tipo non
avverrà senza difficoltà.

                                      

Combattere l'approccio essenzialista



La difficoltà è principalmente di ordine intellettuale. Nel mondo
anglosassone cosi come nell'universo francofono ciò che è in gioco è la
nostra comprensione della secolarizzazione e della laicità. La Prima cosa
da capire è come  la distinzione della religione e della politica non
significa che col pretesto di preservare la pace sociale bisognerebbe
evitare uno studio del religioso, ciò non produrrebbe altro che ignoranza.
In secondo luogo bisognerà meglio mettersi d'accordo sulla separazione tra
spazio privato e spazio pubblico. Ripetere in continuazione che i musulmani
non fanno alcuna differenza è falso; no, io faccio una differenza tra il
momento in cui sono di fronte a Dio ed il momento io sono con gli uomini.
E tuttavia niente impedisce ad un laico cittadino di ispirarsi alle
convinzioni della sua fede quando agisce nel campo sociale. Del resto chi
fra voi non agisce nel sociale in base ai suoi principi umanistici o
religiosi !?! non farlo equivarrebbe ad divenire schizofrenici. Queste due
dimensioni sono compatibili sul piano teologico sul piano legale e sul
piano dell'islam, questo è uno dei grandi problemi sui quali siamo
confrontati oggi. Altra difficoltà la semplificazione del dato islamico
nella coscienza degli europei. Questo non viene solo dal fatto di avere una
perdita della memoria storica ma anche dall'eredità coloniale.  Difatti uno
degli strumenti della colonizzazione consisteva nel semplificare il
pensiero di chi era dominato. Ne è scaturito che non siamo mai entrati in
un vero dibattito, un dibattito in cui si accetta la pluralità dell'altro e
la complessità del suo universo. Infine si assiste al mescolamento
dell'islam in tutte le salse: si tende a confondere i problemi sociali,
quelli della politica urbana, la violenza, al punto da pretendere che tutto
ciò sia legato all'islam, questa confusione apre la porta al pensiero
essenzialista secondo cui ci sarebbe intrinsecamente nell'islam qualcosa di
violento o comunque che spinge verso la rottura sociale, certamente ci sono
delle intersezioni, una buona parte dei francesi o degli europei di
religione musulmana sono socialmente fragili, ma molte altre persone in una
situazione di violenza non hanno niente a che vedere con l'islam. Questa
retorica impedisce di rendersi conto delle vere difficoltà queste non
riguardano le leggi, la maggior parte delle costituzioni in vigore nei
paesi europei vanno bene e in Francia bisogna continuare ad applicare la
legge del 1905, ciò contro cui vale la pena di lottare è invece una
riduttiva rappresentazione dell'altro e tutti i sospetti che è in grado di
suscitare. Solo una migliore conoscenza reciproca ci aiuterà a superare
questa fase ed a produrre un nuovo discorso ristabilendo delle zone di
piena fiducia.



Colloqui di Auxerre 2003



(traduzione dal francese di Omar Camiletti )




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