Re: Bonino: «Le scuse di Bush sarebbero più credibili se gli Usa aderissero al TPI»



Salve a tutt*,

Fabio Quattrocchi, Venerdì, 7 maggio 2004 ore 01:11:09 +0200
ha scritto a tutt* in "Re: Bonino: «Le scuse di Bush sarebbero più credibili
se gli Usa aderissero al TPI»"
 >mha situazioni completamente diverse nn assimilabili all'Iraq... io farei
 >anke un pensierino al Rwanda... alla Cecenia... magari in questi gg anke al
 >Sudan...

Per citare Sandro Provvisionato che del Kossovo si è occupato avendoci
scritto un libro
(http://www.larivistadelmanifesto.it/archivio/11/11A20001112.html) e avendo
denunciato la mistificazione della "strage" di Racak, i paralleli sono
molto evidenti. Il kossovo ha anticipato il modello di sovversione del
diritto internazionale che ha partorito la guerra in Iraq. In Kossovo e in
Iraq hanno mentito (in Kossovo per la "grandiosa"  pulizia etnica, in Iraq
per le armi di distruzioni di massa), solo che per l'Iraq ormai lo scandalo
è conclamato. Qui abbiamo un centrosinistra con la coda di paglia sul tema
che non può permettersi di chiudere col capitolo guerra (che, per loro,
tutt'al più è "sbagliata") proprio grazie al Kossovo.
E la Bonino? Vediamo di non suggerirle di invocare altri massacri in
Cecenia, Sudan, Rwanda, ecc.

MT



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From: "jugocoord at libero.it"<jugocoord at libero.it>
To: jugoinfo at domeus.it
Subject: [JUGOINFO] Mis-informing... 2:  Fosse comuni
Date: Wed, 13 Jun 2001 18:23:50 +0200

Da "Il manifesto" dell' 8-06-01

PRIMA PAGINA

GIORNALISMO
La fossa dei media

SANDRO PROVVISIONATO *

La foto è di quelle raccapriccianti. Si vedono due miliziani dell'Uck
chini su una fossa comune che indicano un teschio. Uno dei due lo
solleva
con cavetti di alimentazione per
 batteria d'auto. Il messaggio è crudo e deciso. La foto è apparsa ieri
sui quotidiani Liberazione e l'Unità. Uno spiacevole infortunio, perché
quella è una fossa comune falsa. In
 Kosovo, dopo la fine della guerra, vennero scoperte diverse fosse
comuni
(la cifra fornita dal tribunale penale dell'Aja è di 529 fosse
contenenti
3.685 cadaveri interi e resti parziali di
 258 corpi, per un totale di 3.943, una cifra ben lontana dai 100.000
morti forniti dalla Nato e dal Dipartimento di stato durante la guerra),
ma quella fossa venne allestita a consumo
 dei media internazionali il 15 giugno 1999, 5 giorni dopo la fine dei
raid "umanitari" della Nato.
 Lo affermo senza timore di smentite perché a quel ritrovamento ero
presente. Avvenne nel villaggio di Ruckhat, a una quindicina di km. da
Pec, dove il contingente italiano Kfor si
 era acquartierato. Come ho raccontato nel mio libro Uck: l'armata
dell'Ombra (Gamberetti, 2000) con me, inviato del Tg5, c'erano almeno 15
giornalisti italiani, diversi fotoreporter e i
 cameraman di sei televisioni.
 Sul sito di quella presunta fossa comune fummo condotti da alcuni
guerriglieri dell'Uck. Quello che sembrava il capo in un francese
perfetto
ci raccontò la storia di quella famiglia
 sterminata dai paramilitari serbi, con le generalità dei cadaveri e la
data esatta dell'eccidio (il 20 maggio 1999, meno di un mese prima), ci
portò dall'unica figlia superstite e quindi ci
 condusse, prima su un'aia annerita dal fuoco dove si notavano ossa
carbonizzate e poi sul luogo della fossa che sembrava scavata di fresco.
Dalla terra spuntavano diversi resti
 umani - che, ci dissero, appartenevano a 4 persone - oltre ad uno
scheletro integro e quasi completamente scarnificato il cui teschio è
proprio quello ritratto nella foto con attorno al
 collo i cavetti che sembravano essere stati usati per torturarlo e
strangolarlo.
 Trattandosi di una delle prime fosse comuni trovate in Kosovo, tutti i
tg
italiani della sera e tutti i giornali riportarono con grande evidenza
la
scoperta. Personalmente detti la notizia e
 mostrai le immagini della fossa nell'edizione delle 20 del Tg5 con
molti
condizionali. Assieme ad altri colleghi e all'operatore che mi
accompagnava, Alessandro Tomassini,
 eravamo, infatti, rimasti colpiti da una contraddizione: se quel
teschio
era di un uomo ucciso neppure un mese prima, come mai appariva così
scarnificato?
 Il giorno dopo decisi di tornare sull'argomento. E mostrai le immagini
così crude girate da Tomassini al medico responsabile del contingente
italiano a Pec, oltretutto un
 anatomopatologo. Da lui ebbi la conferma: quei resti eranao di un uomo
morto almeno diversi mesi prima, forse più di un anno. Quindi
sicuramente
sulla data della sua morte sia i
 soldati dell'Uck, sia la presunta unica superstite dell'eccidio avevano
mentito.
 Per approfondire meglio la cosa decisi di tornare sul luogo
dell'enigmatica fossa comune. Mentre percorrevo in auto una lunga strada
sterrata, notai in aperta campagna uno di quei
 piccoli cimiteri agresti di cui abbonda il Kosovo. In quel cimitero
c'erano diverse fosse aperte, scavate di fresco, con ancora le bare
scoperchiate, ma senza i resti dei defunti. Capii
 subito dove stava l'imbroglio. Quelle ossa, quello scheletro, quel
teschio erano stati esumati da un normalissimo cimitero e spostati di
qualche chilometro. Per rendere più realistica
 e drammatica la scena del ritrovamento della fossa comune, qualcuno
aveva
aggiunto il cavetto di alimentazione. Nel Tg5 delle 13 del 16 giugno
1999
raccontai la macabra
 messinscena. Nessun altro tg o quotidiano lo fece. Quelle foto e
immagini
tv ancora circolano, usate a corredo di articoli e servizi sulle fosse
comuni. Non è il caso di Liberazione e
 l'Unità, ma la loro funzione è evidente: disinformare. Proprio
l'obiettivo dell'Uck. Il dubbio fondato è che - a quasi due anni dalla
fine di quell'inutile guerra - in fatto di fosse comuni la
 disinformazione continui.

 * giornalista del Tg5

---

Subject:        Fossa comune
  Date:        Thu, 7 Jun 2001 03:05:49 +0200
  From:        "Fulvio"


Lettera al Direttore di Liberazione, Sandro Curzi

Caro Direttore,

la notizia, data con grande enfasi dai telegiornali, del ritrovamento
nei
pressi di Belgrado, di una fossa comune con
ben 800 corpi di "albanesi", merita, nella mia esperienza giornalistica,
di essere accolta con grandi diffidenza e
sospetto, senza cedere al previsto coro di esecrazioni. In Italia ci
ricordiamo tutti le stragi, gli assassinii, gli episodi
di terrorismo che hanno preceduto e accompagnato momenti in cui i poteri
forti puntavano a spostare a destra
l'asse del paese, specie in vicinanza di elezioni. Valga per tutti la
strage di Piazza Fontana, o l'assassinio di
Massimo D'Antona, utlizzato per criminalizzare il movimento contro la
guerra alla Jugoslavia. E ci ricordiamo
come quasi inevitabilmente sia emerso, da quei fatti, lo zampino di
servizi italiani o stranieri, perlopiù CIA. Chi ha
seguito con un po' d'attenzione la tragedia balcanica, si ricorderà
anche
delle stragi di Sarajevo, di Racak, di
Sebrenica, tutte provate, seppure a deprecabile e strumentale distanza
di
tempo, falsamente attribuite ai serbi dagli
stessi investigatori ONU, da medici neutrali e da giornalisti della
maggiori testate occidentali. Tutte finalizzate a
giustificare questo o quell'intervento "umanitario" a suon di bombe e
sanzioni contro il nemico. Nessuno può
sottovalutare la coincidenza di questo "ritrovamento" con la discussione
nel Parlamento serbo della legge che
dovrebbe permettere l'estradizione di Milosevic al Tribunale dell'Aja e
la
subordinazione della magistratura e della
politica serbe ai ricatti e ai dettami degli USA e del FMI, legge alla
quale anche Kostunica ha dato il suo consenso
e che rappresenta un ulteriore vulnus inflitto alla sovranità di uno
stato. Sconcerta e rende increduli anche la
circostanza che, senza alcuna dichiarazione o verifica in merito, il
trasferimento delle 800 salme sia stato, secondo
i corrispondenti dei tg, "ordinato direttamente da Milosevic". Pare un
po'
folle che 800 corpi vengano congelati,
come è stato detto, è trasportati per centinaia di chilometri da un
Kosovo, pieno di possibilità di nasconderli, in una
Belgrado allora traboccante di giornalisti, agenti, spie, gente, solo
allo
scopo di seppellirli in periferia. La consegna
di Milosevic e un'operazione che sottragga attenzione da una guerra in
Macedonia, che gli USA gestiscono e
sollecitano da entrambi i lati (attraverso addestramento e armamenti
forniti - come denunciato in USA e mai
smentito - equamente a entrambi i contendenti, l'esercito macedone e
l'UCK, dal MPRI, Military Professional
Resources Inc. di Alexandria, Virginia, valgono bene una montatura di
proporzioni storiche. Come si diceva: a
pensare male si fa peccato, ma ci si coglie.
Cordiali saluti.

Fulvio Grimaldi.

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