Re: Bonino: «Le scuse di Bush sarebbero più credibili se gli Usa aderissero al TPI»



Lei e i Radicali con la loro pretesa di esportare la democrazia (soprattutto
quella USA) ... e come il loro referendum per eliminare l'articolo 18 nello
Statuto dei Lavoratori per creare occupazione...

da:
http://www.quaderniradicali.it/phorum/showthread.php?threadid=1832
"
"Gli italiani non possono ritirarsi". La Bonino tra i soldati a Nassiriya
 23-03-2004 00:15

Posted by:
Matteo Brighi


 NASSIRIYA -Sembra un passerotto infreddolito, l'onorevole Emma Bonino, in
mezzo allo stato maggiore militare che la riceve al «Campo Mittica», la
nuova base dei militari italiani in Iraq intitolata alla medaglia d'oro
della Seconda guerra mondiale. È appena sbarcata da un C130 militare che
l'ha portata qui da Kuwait City insieme agli eurodeputati radicali Marco
Cappato e Gianfranco Dell'Alba. Sembra un passerotto infreddolito, ma la sua
voce è la più nitida ed univoca. «Tutti a Bagdad», aveva detto qualche
giorno fa a proposito della permanenza delle truppe della Coalizione in
Iraq.

Tutti a Bagdad, onorevole Bonino?

«Si, tutti a i Bagdad. Solo così avrebbe senso e concretezza invocare l'Onu
o la Nato, quali espressioni, appunto di responsabilità condivisa e non del
noto «armiamoci e partite»».

Intanto è arrivata lei. Ha già avuto modo di farsi un'idea di come vanno le
cose quaggiù? .

«Sono in contatto, via e-mail, con molte donne irachene e con alcune
Organizzazioni non governative. Non arrivo impreparata. E, comunque ho
appena parlato con il governatore civile della provincia di Dhi Qar (di
competenza dei militari italiani, ndr), Sabri al Rumaiadh...

Che cosa le ha detto?

«Al di là delle richieste specifiche che riguardano la sicurezza, la sanità,
le scuole, la situazione economica, mi ha colpito una sua precisa
osservazione».

Quale?

«Il governatore è preoccupato per i tempi del passaggio di potere agli
iracheni. Troppo ravvicinate le date del trasferimento di potere. Ha detto
anche che sentono l'Europa molto vicina ai loro problemi e che se gli
italiani andassero via sarebbe un grande disastro... al Rumaiadh si è anche
detto preoccupato per il lavoro di intelligence svolto dai vicini (l'Iran,
ndr). Che creano non pochi problemi».

Anche lei pensa che se gli italiani andassero via sarebbe un grande
disastro?

«Assolutamente. Qui siamo ad un bivio molto evidente: o uno sviluppo
democratico o un pesante salto nel passato. C'è molta aspettativa da parte
della gente e anche frustrazione per la lentezza con cui procede la
ricostruzione. Ma d' altronde dopo 30 anni di regime non si può voltare
pagina da un giorno all'altro. Resta comunque una grande voglia di
impegnarsi e di andare avanti. In questo senso i nostri militari stanno
facendo un lavoro meraviglioso».

Forse in Italia non è ben conosciuto il tipo di lavoro che fanno i militari:
la sicurezza, la ricostruzione di scuole e ospedali, la distribuzione di
aiuti umanitari...

«È vero. O non si conosce o non si vuoI riconoscere il lavoro che stanno
facendo i nostri soldati».

L'ignoranza può forse essere ammessa per il cittadino comune, ma i nostri
parlamentari dovrebbero esserne tutti a conoscenza...

«I parlamentari non vogliono vedere, non vogliono sapere. Sono sempre
disperata quando li sento. Non c'è mai alcun riferimento a quello che sta
accadendo qui. Si parlano tra di loro. I problemi dell'Iraq sono solo un
pretesto».

Un pretesto ad uso e consumo della politica interna.

«È così. Hanno una visione ombelicale del mondo. Si usa solo ciò che fa
comodo in quel determinato momento».

Non sono solo i, politici a contestare la presenza dei nostri militari in
Iraq. Ci sono anche molte associazioni umanitarie. Ad esempio Emergency di
Gino Strada.

«Quando gli umanitari non fanno più gli umanitari ma fanno politica, si va a
fare l'umanitarismo laddove la missione è più conforme alla propria
ideologia...»

Sabato c'è stata una grande manifestazione per la pace...

«C'è chi pensa che ritirando i nostri soldati e mettendosi cheto cheto in un
cantuccio si risolva il problema del terrorismo. Nella migliore delle
ipotesi costui è un ingenuo o, comunque, non ha chiara la posta in gioco nel
drammatico scontro in corso...».

Questo per chi è in buonafede. C'è anche chi è in malafede?

«La rimando al discorso che abbiamo fatto prima sui nostri politici».

A quale categoria appartengono i leader di sinistra che hanno sposato la
linea di Zapatero?

«Penso non si rendano conto di quanto sciagurata sia la linea del-
l'arrendevolezza, di chi, colpito, si ritira dalla lotta contro il
terrorismo. Siamo tutti zapateros non può essere la parola d'ordine che
rischia effettivamente di fare il gioco di Al Qaeda. Non siamo tutti
zapateros».

Eppure, malgrado questa linea a Piero Fassino è stata impedita la
partecipazione al corteo della pace.

«Sono troppe ormai le divisioni a sinistra, se ha ancora un senso di parlare
di sinistra. Certo è che anche questo episodio dimostra che l'unità non può
reggersi sull'armbiguità».

Non resta da sperare che sotto l'ombrello dell'Onu si possa ricomporre
qualcosa?

«È bene dirlo con chiarezza, qualunque richiamo all'Onu rischia di essere un
puro escamotage se non è accompagnato da un altrettanto forte richiamo ai
Paesi che continuano a stare alla finestra».

(da "La Repubblica")"


da:
http://www.radicali.it/organi/news.asp?Q=9616&N=N
"IRAQ/ EMMA BONINO A NASIRIYAH: CI CHIEDONO DI RESTARE
da un lancio dell'agenzia Apcom, delle ore 12:41, 21 marzo 2004

L'europarlamentare incontra militari ed esponenti società civile

Emma Bonino ha raggiunto stamattina Nasiriyah, insieme agli europarlamentari
Gianfranco Dell'Alba e Marco Cappato, per una serie di incontri con i
militari del contingente italiano, le autorità locali ed esponenti delle
associazioni femminili. Alla base italiana presso l'aeroporto della città
meridionale irachena, Bonino ha avuto modo di discutere della situazione con
il generale Gian Marco Chiarini, comandante della Brigata corazzata Ariete,
il comandante dell'aeronautica Colonnello Antonio Albanese, e con il
governatore della provincia di Dhi Qar, Sabri Al Rumaidah. "Questo è un
Paese che dopo 30 anni per la prima volta ha forse la possibilità reale di
avviarsi a uno sviluppo democratico e uno sviluppo economico - ha osservato
Bonino - Nostro dovere e nostra responsabilità è quella di accompagnare gli
iracheni in questo cammino". Gli europei devono insomma restare in Iraq, "è
una richiesta che viene dalle stesse autorità locali, nonostante gli allarmi
degli ultimi giorni: ho avuto l'impressione di gente che ce la vuole fare"
ha riferito l'europarlamentare in un'intervista telefonica ad Apcom. Bonino
ha riscontrato nelle autorità locali "una grande riconoscenza al contingente
italiano, come il governatore ha detto esplicitamente".

Al Rumaidah ha messo in risalto la questione economica, come priorità per la
stabilizzazione. La situazione nella provincia, ha spiegato, "sta lentamente
migliorando", nonostante i problemi nelle infrastrutture, l'acqua, la rete
fognaria. Un esempio su tutti: la centrale elettrica, che ai tempi di Saddam
veniva sfruttata soltanto dai militari, ora è impiegata per far fronte ai
bisogni della popolazione. Certo, restano carenze nelle strutture
ospedaliere, "le scuole vanno riedificate". E il "problema della sicurezza è
un problema stabile", come ha sottolineato il governatore di Dhi Qar:
rappresenta il "secondo problema, dopo quello economico". Bonino ha fatto
notare che "se non c'è sicurezza, non può esserci sviluppo". In tal senso,
il governatore ha sottolineato la necessità che "gli europei non abbandonino
la zona, perché sono loro a comprendere meglio" le necessità della
popolazione locale. "Se le truppe europee dovessero andare via - ha detto
Rumaidah - sarebbe il disastro". Ad alimentare le minacce alla sicurezza, a
detta del governatore, concorrono "interferenze esterne", da Paesi
confinanti come l'Iran. L'instabilità politica che ne deriva richiede "tempi
più lunghi" di quelli previsti dall'agenda politica internazionale, che
prevede il passaggio di poteri agli iracheni il prossimo 30 giugno ed
elezioni libere entro il 2005. La sua linea non rispecchia quindi quella del
suo leader politico, l'ayatollah sciita Al Sistani che aveva insistito
perché gli iracheni andassero alle urne, per eleggere fin da subito i
responsabili politici della transizione.

Prima di parlare con il responsabile locale della Cpa, l'italiana Barbara
Contini, Bonino ha incontrato Wadid Qareem, presidente dell'associazione
locale delle donne. L'eurodeputata ha espresso un "grandissimo apprezzamento
per quello che le donne irachene sono riuscite a fare, la loro possibilità
di muoversi, di lavorare". La vita delle donne è molto cambiata - ha
sottolineato Bonino, e loro "tengono moltissimo alla loro indipendenza,
costantemente messa a rischio dai poteri politico e religioso". Le donne
irachene, ha riferito, sono soddisfatte per la nuova Costituzione, che tiene
conto dei loro diritti, ma "restano preoccupate dalla sua applicazione". In
un'intervista a Radio Radicale, Marco Cappato ha aggiunto che "l'incontro
con l'associazione delle donne irachene è stato particolarmente
significativo. Crediamo che la possibilità di far crescere associazioni non
governative sia il punto sul quale il contingente italiano lavora, e
pensiamo che questo debba essere valorizzato". Gli eurodeputati si
tratterranno in Iraq per una visita di tre giorni, su invito
dell'Organizzazione non governativa per l'assistenza alle donne Rti
(Resource triangle institute). La Bonino ha raggiunto Nasiriyah dal Kuwait
con un C-130 dell'aeronautica alle 9 locali."

da:
http://www.ilriformista.it/documenti/articolo.asp?id_doc=20351
"18 Marzo 2004
L'EX COMMISSARIO DELLE NAZIONI UNITE CONTESTA LA SINISTRA EUROPEA
La sfida di Bonino a chi invoca l'Onu «Ditelo a Parigi, Berlino e paesi
arabi»
«Invece di minacciare il ritiro, sarebbe meglio sollecitare l'arrivo di chi
se ne sta alla finestra»

Dire come fa Zapatero: «Ritiriamo i soldati dall'Iraq se non c'è un
coinvolgimento dell'Onu» a Emma Bonino sa tanto di escamotage. Perché è vero
esattamente il contrario e la domanda è piuttosto: «Volete un coinvolgimento
dell'Onu? Allora mandate i soldati in Iraq». Per essere più precisi, al
posto di Zapatero, Emma Bonino avrebbe detto: «Noi non ce ne andiamo
dall'Iraq, siete voi che finora siete stati alla finestra che ora dovete
assumervi delle responsabilità, sotto l'egida dell'Onu, della Nato o di chi
volete voi». Per essere più precisi ancora: «Mi riferisco a Francia,
Germania e paesi arabi moderati». Tanto più ora che il Consiglio governativo
ha chiesto ufficialmente l'aiuto delle Nazioni Unite. Ieri, infatti, i
leader iracheni hanno invitato ufficialmente il team delle Nazioni Unite che
supervisionerà il processo di formazione di un governo ad interim entro il
prossimo 30 giugno.
Dopo gli attentati di Madrid, secondo l'ex commissario Onu, dovrebbe essere
chiaro a tutti, anche a chi ha pensato che la lotta al terrorismo fosse
essenzialmente un conflitto arabo-americano, che non è più possibile stare a
guardare, e che standosene zitti e buoni non si eviteranno gli attacchi. Al
contrario: «Ci si consegnerà armi e bagagli nelle mani di un'organizzazione
che non è certo composta da quattro beduini». Sarebbe a dire al Qaeda, o
meglio: «le al Qaeda». Perché è sempre più evidente, spiega Emma Bonino, che
stiamo parlando di un'organizzazione che ha ormai ramificazioni ovunque,
policentrica, costituita da cellule di cui è difficile stabilire il livello
di reciproca autonomia. «Limitarsi a invocare l'Onu dopo le divisioni al
Consiglio di Sicurezza e dopo lo sterminio dei suoi più alti funzionari come
Sergio Vieira de Mello, fatti che non dovremmo dimenticare, è semplicemente
inutile, e lo stesso vale per la Nato: senza Francia, Germania e paesi
arabi, chi sarebbe questa Onu? Qual è la Nato che dovrebbe andare in Iraq?».
In questi giorni si parla di una nuova risoluzione del Consiglio di
Sicurezza con l'accordo di Stati Uniti ed Europa che dovrebbe rendere più
stringente ed efficace il famoso «ruolo vitale» delle Nazioni Unite. Ieri,
anche Prodi ha dichiarato che «una cosa è partire e una cosa è ritornare, ci
sono anche dei doveri che si accumulano con lo svilupparsi di una missione».
Ma stando alle ultime notizie, sottolinea la leader radicale, sembra che i
tedeschi dicano: «Va bene, ma non con noi». I francesi avevano chiesto come
condizione che fossero gli iracheni a chiedere un coinvolgimento dell'Onu ed
eventualmente della Nato. Bisognerà vedere come reagiranno alla novità di
ieri. «La richiesta di Zapatero ha senso se accompagnata da una richiesta
molto chiara a tutti gli altri alleati su cosa vogliano fare. Se invece è
una pura invocazione a Kofi Annan e ai funzionari Onu, no». Ma a questo
bisogna lavorare tutti, a cominciare dall'Europa, cercando di «stanare anche
i paesi arabi, che si devono rendere conto di essere anch'essi nel mirino.
Il loro atteggiamento wait and see, che all'inizio poteva sembrare il più
prudente, ormai si è dimostrato inefficace e imprudente, vedi gli attentati
a Riyad e Casablanca. Il dramma è che il terrorismo continua a colpire, ma
in quei paesi, nonostante tutto, non è stato isolato politicamente».
Dunque lo slogan di Zapatero "o viene l'Onu o ce ne andiamo noi", dopo i
duecento morti di Madrid era davvero «uno slogan improvvido». Così come
improvvida è stata la sinistra del "siamo tutti zapateros". Non è in
questione se sia una vittoria di al Qaeda o dello spirito di Monaco. Ma
«comunque la pensiamo noi», resta il fatto che le tv arabe, i siti internet
più o meno vicini ad al Qaeda, a torto o a ragione «stanno già dichiarando
che hanno vinto loro. Del resto, le rivendicazioni che ho visto riprese
sulla stampa mi paiono molto esplicite sul progetto e sugli obiettivi
dell'attacco. La politica non può continuare a parlare solo alle nostre
opinioni pubbliche e ai nostri elettori, senza tener conto del fatto che
tutto viene tradotto, commentato e riversato su duecento milioni di arabi e
musulmani». Un atteggiamento che denota una visione «ombelicale» dei
problemi internazionali. «Certo - conclude Emma Bonino - capisco benissimo
che ognuno parla ai suoi elettori, non sono un'ingenua, ma non possiamo
nemmeno parlare del mondo globale soltanto nei convegni della domenica». "


da:
http://www.aeronautica.difesa.it/UCSMA/Default.asp?idnot=5815&idsez=30&idarg=
"L'ON. EMMA BONINO VISITA IL 7° E IL 6° REPARTO OPERATIVO AUTONOMO
DELL'AERONAUTICA MILITARE AD ABU DHABI (EMIRATI ARABI) E A TALLIL (IRAQ)
L'esponente radicale si è incontrata con il personale dei due Reparti

L'on. Emma Bonino - accompagnata dagli eurodeputati radicali, Marco Cappato
e Gianfranco Dell'Alba - è giunta il 21 marzo scorso presso il 7° Reparto
Operativo Autonomo A.M. di Abu Dhabi (Emirati Arabi), dove si è incontrata
con tutto il personale della base. Da qui si è recata quindi con un volo
operativo, effettuato con un C130J del 7° ROA, a Tallil (in Iraq) per una
visita ai militari del 6° Reparto Operativo Autonomo A.M. Nella stessa
giornata, al termine della visita, l'on. Bonino è rientrata ad Abu Dhabi.
Il 7° R.O.A. è l'ultimo nato fra i Reparti Operativi Autonomi dell'
Aeronautica Militare, costituito il 1° settembre del 2003 raccogliendo l'
eredità del disciolto Nucleo Aeroportuale Interforze di Al Bateen. Opera da
Abu Dhabi negli Emirati Arabi Uniti con due velivoli C130J della 46ª Brigata
Aerea, che collegano con trasporti di uomini, mezzi e materiali l'Italia con
i teatri operativi afghano e iracheno, e supportano le operazioni Enduring
Freedom, Iraqi Freedom, Antica Babilonia e Isaf. I velivoli che operano per
il 7° R.O.A. svolgono una'intensa attività di volo, in condizioni climatiche
e ambientali spesso molto difficili e rischiose. "


da:
http://coranet.radicalparty.org/pressreleases/press_release.php?func=detail&par=6946
"Dichiarazione di Emma Bonino:

Roma, 26 aprile 2004 - Come in pochi ci siamo affannati a spiegare in tutte
queste settimane, gli eventi di queste ore su Al Arabya chiariscono il senso
della sfida politica in corso.

Siamo sempre più chiaramente all'11 marzo italiano: come a Madrid, in base
ad una chiara agenda politica, si è cercato di giocare una carta di pesante
interferenza elettorale, così anche per l'Italia si tenta oggi la stessa
operazione politica attraverso questo sequestro.
Finora, sia pure con il contagocce e tra tante sofferenze, praticamente
tutti gli ostaggi di altre nazionalità sono stati rilasciati; per i nostri,
invece, si condiziona tutto al nostro atteggiamento rispetto alla presenza
militare in Iraq.

Di tutta evidenza, non è -a questo punto- questione di "riscatti", né di
bollettini di "ottimismo" o di "pessimismo", né tantomeno di trattative
confuse e opache con improbabili "mediatori".

Mi auguro che il nostro ceto politico di maggioranza e di opposizione, così
introvertito, così chiuso in una logica tutta italiana, non ceda alla
tentazione un po' misera della colpevolizzazione reciproca, o della
speculazione elettorale.

Non servono risposte alla Zapatero, né possiamo pensare di cavarcela
...nascondendoci in un cantuccio sicuro (che peraltro non esiste). Spero che
sarà possibile un reazione politica all'altezza della situazione."

da:
http://www.ilbarbieredellasera.com/article.php?sid=10657
"04.03.2004
La Bonino paga le fusa a Berlusconi
di Cominromanord

BONINO, IRAQ LIBERO E BERLUSCONI.

Spiace che Emma Bonino, candidata dal Governo italiano a sostituire Vieira
De Mello come alto commissario ONU per i diritti umani, sia stata sconfitta
dalla giurista canadese Louise Arbour.

Bisogna però ammettere che Arbour non appartiene ad una determinata
colorazione politica e non è certamente vicina all'attuale amministrazione
statunitense.

Anzi la neo commissaria vanta l'importante amicizia con George Soros, il
magnate della finanza di origine ungherese che ha tra i suoi prioritari
obiettivi dichiarati quello di far perdere le elezioni all'attuale
Presidente, considerato un pericolo per gli USA e per il mondo intero.

Cosa c'è dietro questa brutta bocciatura della Bonino? Paga forse la
posizione radicale sulla guerra preventiva e sull'esportazione delle
democrazie?

E Cosa c'è dietro il tradimento del governo Berlusconi nel candidarla e non
appoggiarla adeguatamente?

Certo sarebbe opportuna un'approfondita autoriflessione all'interno del
mondo radicale per valutare quali siano stati gli effetti della guerra
preventiva in Iraq e se non sia un riflesso tardivo e strumentale agganciare
ora l'ex Presidente del Consiglio Amato dopo la sconfitta di Bonino all'ONU
e dopo aver fatto in passato "le fusa" al magnate di Mediaset.

Domenico Ciardulli "

(se qualcuno si prende la briga di tradurlo) da:
http://www.npwj.org/modules.php?name=News&file=article&sid=1607
"Press Monitor: Emma Bonino: ''Time to Say: Everyone in Iraq''
Posted on Sunday, March 21 @ 20:56:55 EST
Topic: From Sanaa to the Rule of Law
With all my respects for Spanish citizens weeping for their lost ones and
fulfilling their electoral obligations, I believe that, in all objectivity,
the position of the Spanish Socialist leader Zapatero, in fact, implies a
victory for Al Qaida. At least this is how it is perceived and diffused in
Arab television and media outlets, consciously proclaiming (rightly or
wrongly) : "We won".

Time to Say: Everyone in Iraq

Article by Emma Bonino | More Info: Trasnational Radical Party,
www.radicalparty.org

With all my respects for Spanish citizens weeping for their lost ones and
fulfilling their electoral obligations, I believe that, in all objectivity,
the position of the Spanish Socialist leader Zapatero, in fact, implies a
victory for Al Qaida. At least this is how it is perceived and diffused in
Arab television and media outlets, consciously proclaiming (rightly or
wrongly) : "We won".

Many in Europe continued to believe that terrorism was almost exclusively a
problem between Arabs and Americans, which "it deserved" in a way. But on
the contrary, a clear proof that Al Qaida represents a real threat also for
Europeans has just come to light. It is an organisation with activities on a
global scale pursuing a political agenda which is not even secret, but
clearly labelled, flagged, announced and preached.

Whoever thought that it would be safer staying home, cozily tucked in a
corner is, in the best of hypothesis - a real naïve or someone who does not
clearly see what is at stake in the current drammatical conflict. Just
witness the series of slaughters over the last two years (New York, Bali,
Istanbul, Riyadh, Casablanca, Baghdad, Nassiriya, Kerbala and Madrid) in
addition to previous ones (Nairobi, Dar es Salam, etc) in order to have an
idea of its serious dimension. Neither is the list of errors committed
rightly or wrongly by any of the protagonists during the last few months is
reassuring. The problem is : what to do now? Leave? Abandon, once again,
Irakians to their violent civil war with serious and unimaginable
repercussions in all areas, and even more?

It would indeed be appropriate to bear in mind that we Occidentals, we are
not the only protagonists and arbitrators of the world, and that every word
we say is translated, heard, interpreted and repeated hour after hour by 220
million Arab and Muslim listeners. Unintentionally, I am sure, some leaders
of the Left wing in Europe declared "Our policy is that of Zapatero",
without taking into account the way in which this statement could be
interpreted and read by terrorists themselves. (That is precisely why John
Kerry immediately intervened to criticize this position).

But when one looks closer, it is not at all difficult to guess what they
think : a few more attacks and we have done it. Neither is it difficult to
imagine where and against whom : international or regional organisations,
civilians or military, Arabs, Americans or Europeans of States or
Governments, selected with great tactical and "political" care, precisely in
order to terrorise them, to terrorise us, making us all prisoners and
hostages.

This is the reason why an electoral commitment of the Socialist candidate,
unexpectedly converted in a Government's program, could not prevail as it
effectively risks falling in the game of Al Qaida's strategists.

We are not all Zapateros. We should not be. Neither are we nor could we
appear to be succumbing to Bin Laden's commands, favouring his explicit
political agenda.

As a radical, I have, and we have struggled, right from the beginning, so
that the UN assumes its role in the Iraki events. We have struggled so that
the move to the military phase be averted by opting for a forced exile of
the dictator, which as we have seen proved to be a concrete and reasonable
option elsewhere (I am thinking of the Liberian case). Rightly so, with our
project on the World Democracy Organisation, we are thinking of a reform of
the United Nations which could bring back to life the spirit and the letters
of the founding Charter of the UN.

Today, we need to clearly state that, after the division within the Security
Council, and after the massacres of high ranking UN civil servants in
Baghdad, any appeal to the UN risks being purely rhetorical alibis if it is
not accompanied by an equally strong request from the Countries which
continue being merely on the lookout, and to the Arab States themselves, so
that they decide and assume clear and serious responsibilities.

In other words, contrary to the supporters of Zapateros, the right answer
should be "everyone in Baghdad", each and everyone should be determined to
assume real responsibility against terrorism : it is only in this way - by
expressing our will to share responsibility - and not by declaring "let's
arm ourselves and you go to war" that invoking the UN and/or NATO could be
meaningful and concrete.

Finally, abandoning Irakians (as we did with the Chechnyans and with the
Bosnians yesterday, and with several others) at a time of need and in a
decisive moment for their future, is not at all dignified. This is not a
behaviour that we, democrats, could ever be proud of.

More Info: Trasnational Radical Party, www.radicalparty.org  "


da:
http://www.radikaly.ru/press/?text=2208
"12/04/2003 | Il Corriere della Sera | | IRAQ |

LA PROPOSTA: EMMA BONINO IN IRAQ

Sì da Polo e Radicali

Emma Bonino in Iraq? Il Partito Radicale accoglie e rilancia l'ipotesi fatta
da Paolo Mieli nella sua rubrica delle lettere sul Corriere di ieri:
affidare all'ex commissario europeo un ruolo di primo piano nel governo
provvisorio dell'Iraq liberato. Lei preferisce non replicare, "banale che io
reagisca", e si limita a dire: "Qualcuno spera che possa parlare di questa
cosa, ma io non ci casco, non intendo e non voglio commentare". Ma se
Berlusconi smentisce la partecipazione di un ministro italiano al nuovo
Iraq, "non ne ho mai sentito parlare", la candidatura Bonino piace ad An, FI
e Margherita. E la Farnesina conferma la richiesta Usa di "un funzionario
italiano" come "ufficiale di collegamento, ambasciatore presso l'Orha", l'
Ufficio per la ricostruzione e l'assistenza umanitaria in Iraq. "