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Fw: Appello al presidente Uribe in Italia
- Subject: Fw: Appello al presidente Uribe in Italia
- From: "F A B I O C C H I::" <eco_fabiocchi at tin.it>
- Date: Tue, 10 Feb 2004 13:28:37 +0100
----- Original Message ----- From: "Gabriele Cristoforetti" To: "ai-pisa-informa" <archivio at pisa.amnesty.it>; "Rete Naran" <rete-naran at yahoogroups.com> Sent: Monday, February 09, 2004 10:04 PM Subject: [ai-pisa-informa] Appello al presidente Uribe in Italia Il presidente Colombiano Alvaro Uribe è in Europa e fra un paio di giorni sarà a Roma per incontrare i responsabili del nostro governo e delle nostre istituzioni. Amnesty International ha emesso un Comunicato Stampa, che vi allego qua di seguito, per denunciare la grave situazione dei diritti umani del paese latinoamericano e richiamare il presidente Uirbe ad affrontare le proprie responsabilità nel proteggere i propri cittadini. Vi invito tutti a spedire un messaggio all'ambasciata Colombiana a Roma per esprimere la vostra preoccupazione in merito a questa situazione. Di seguito vi allego una bozza di lettera, che potete modificare, se volete, per poi spedirla all'ambasciata o via Fax 06/3225798) o via e-mail, eroma at minrelext.gov.co . Vi prego anche di mandare l'appello in copia all'indirizzo g.cristoforetti at amnesty.it in modo che riusciamo a capire quante adesioni all'iniziativa abbiamo, in modo da farci un'idea per iniziative simili per il futuro. Il gruppo 010 di Pisa Amnesty International --------------------------------------------------------------- Alla cortese attenzione del Presidente Álvaro Uribe Vélez Presidente della Repubblica di Colombia c/o Ambasciata della Repubblica di Colombia via G. Pisanelli, 4 00196 Roma Egregio Presidente, le scrivo, in occasione della Sua visita in Italia, per esprimere la mia indignazione e preoccupazione per la grave situazione dei diritti umani che affligge il suo paese. Nonostante le ripetute raccomandazioni da parte delle Nazioni Unite, il Suo Governo non ha preso misure per smantellare i meccanismi che garantiscono l'impunità per i responsabili di abusi dei diritti umani. All'opposto sono state messe in atto politiche che minacciano di aggravare il clima di impunità e che sono in contrasto con le raccomandazioni delle Nazioni Unite e con gli impegni assunti dal Suo paese a livello internazionale. È il caso, per esempio, del Decreto 128, che concede la grazia ai membri dei gruppi armati illegali che si arrendono alle autorità. Pericolosa è anche la recente riforma costituzionale approvata dal Congresso, che assegna poteri giudiziari ai membri delle forze armate, perché queste sono spesso coinvolte in atroci abusi dei diritti umani e certo non indagheranno al loro interno per perseguire i responsabili, anzi copriranno i loro misfatti. Anche il recente progetto di legge presentato al Congresso che, se approvato, potrebbe concedere il rilascio di membri di gruppi armati illegali implicati in crimini di guerra e crimini contro l'umanità è un ulteriore passo per garantire l'impunità di carnefici e non certo per rendere giustizia alle vittime. Sono certo che nel suo paese non potrà esistere la pace fino a quando non sarà fatta giustizia dei crimini commessi e non sia assicurata equità sociale e nell'accesso alle risorse del paese. A questo proposito, Le chiedo di voler considerare la revoca dei provvedimenti sopra citati, che contribuiscono ad aggravare l'attuale situazione dei diritti umani. Infine le esprimo la mia più grande indignazione per quanto il suo governo non sta facendo per la protezione dei civili, suoi cittadini, che sono ogni giorno minacciati, torturati, uccisi, fatti sparire nelle zone di conflitto o che sono costretti a fuggire dalle loro terre verso un destino di disperazione. Le forze di sicurezza del suo paese, non solo non muovono un dito per impedire queste atroci violazioni, ma anzi in molti casi le favoriscono agendo in collaborazione con i gruppi paramilitari. Per questo le chiedo di invertire rotta e prendere tutte le misure per proteggere i civili che ogni giorno resistono pacificamente a rischio della propria vita per non fuggire dalle loro terre. Ritengo le esperienze intraprese dalle Comunità di Pace del suo paese, come San Josè de Apartadò, un esempio da seguire e prendere a modello per costruire in Colombia una società più giusta. Mi auguro che il suo governo cessi di osteggiare queste esperienze ma anzi le difenda pubblicamente assicurando concretamente loro il diritto di rimanere fuori dal conflitto, come richiesto anche recentemente dall'Alto Commissario dei diritti umani delle Nazioni Unite. RingraziandoLa per la Sua attenzione, rimango in attesa di un cortese riscontro. Cordialmente, --------------------------------------------------------------- COMUNICATO STAMPA COLOMBIA, IL PRESIDENTE URIBE IN EUROPA: AMNESTY INTERNATIONAL DENUNCIA LA PESANTE SITUAZIONE DEI DIRITTI UMANI E SI RIVOLGE AL GOVERNO ITALIANO Bruxelles, 9 febbraio 2004 - Mentre i leader politici e il Parlamento Europeo si apprestano ad accogliere il presidente della Colombia Alvaro Uribe, Amnesty International chiede all?Unione Europea di cessare i sostegno a politiche che rischiano di aggravare la crisi dei diritti umani nel paese. Nonostante la pretesa del governo colombiano che la propria ?politica della sicurezza democratica? stia funzionando e che gli omicidi e i rapimenti siano diminuiti, Amnesty International ha le prove che in alcune zone di conflitto questi fenomeni siano in aumento. Solo cinque giorni fa, l? organizzazione per i diritti umani ha allertato la comunità internazionale sulle minacce di morte rivolte dai paramilitari sostenuti dall?esercito nei confronti di importanti sindacalisti colombiani dell?Associazione degli insegnanti di Arauca. ?La visita del presidente colombiano può essere l?occasione per cercare ulteriore supporto da parte dell?Unione Europea alle politiche di sicurezza del governo di Bogotá, soprattutto per le modalità con cui sta smobilitando i gruppi paramilitari. Per questo, l?Unione Europea deve controllare più attentamente ciò che sta accadendo? - ha dichiarato Dick Oosting, direttore dell?Ufficio di Amnesty International presso l?Unione Europea. ?Il processo di smobilitazione è profondamente manchevole. Il governo sta fornendo ai membri dei gruppi paramilitari i mezzi per riemergere in veste legale, riciclandoli in agenzie private di sicurezza o altre strutture istituite dal governo, senza tenere in considerazione il loro ruolo nelle violazioni dei diritti umani?. ?Le attuali politiche del governo colombiano non hanno garantito un sostanziale miglioramento della situazione dei diritti umani in quanto permettono l?impunità per i responsabili e il perdurare delle violazioni dei diritti umani. Queste politiche rischiano di negare alle vittime e alle loro famiglie il diritto alla verità, alla giustizia e a un completo risarcimento? ? ha aggiunto Oosting. ?Il governo colombiano afferma che, grazie alle nuove politiche governative, il numero dei profughi interni è significativamente diminuito. Ma queste affermazioni non tengono in considerazione il fatto che gran parte degli spostamenti di popolazione avvengono da una zona all?altra della medesima città e che le forze di sicurezza impediscono fisicamente a molte persone di fuggire dalle proprie abitazioni? - ha denunciato Oosting. Il 4 febbraio l? Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati ha definito la Colombia il paese con la peggiore situazione umanitaria dopo la Repubblica Democratica del Congo e il Sudan, con due o persino tre milioni di profughi interni e circa altre 300.000 persone costrette a lasciare il paese. Gli attivisti per i diritti umani sono sempre più sottoposti a minacce, ciò che rende doppiamente difficile il loro lavoro di denuncia delle violazioni dei diritti umani. Secondo Amnesty International, queste persone sono al centro di una strategia coordinata tra esercito e forze paramilitari, che li rende estremamente vulnerabili agli attacchi. La Sezione Italiana di Amnesty International si è rivolta al Governo e alla Presidenza della Repubblica chiedendo di sostenere le proprie richieste dirette all?Unione Europea: - ottemperare alle proprie responsabilità e assicurare che l?aiuto dell? Unione Europea e degli Stati membri non sia causa diretta o indiretta di violazioni dei diritti umani; - premere sul governo colombiano affinché assuma un?azione efficace e decisiva per smantellare i gruppi paramilitari, spezzare i legami esistenti tra questi e le forze di sicurezza e sospendere l?applicazione di politiche che possano determinare una nuova legittimazione del paramilitarismo; - reiterare l?appello al governo di Bogotá affinché desista dall?applicare riforme costituzionali che garantiscono poteri di polizia giudiziaria alle forze armate; - continuare a richiedere che i gruppi della guerriglia rispettino il diritto internazionale umanitario e raggiungano un accordo col governo per garantire che la popolazione civile sia protetta dalle conseguenze del conflitto tra le due parti. FINE DEL COMUNICATO Roma, 9 febbraio 2004
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