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Disputa dei diritti tra credenti e laici
- Subject: Disputa dei diritti tra credenti e laici
- From: "Associazione Partenia" <partenia at katamail.com>
- Date: Sun, 8 Feb 2004 13:07:46 +0100
> ----- Original Message ----- > From: fresco at fx.ro > > > > LA CHIESA CATTOLICA È TOTALITARIA? > > > > L´accusa è sostenuta da Vincenzo Ferrone, > > intervengono Scoppola Miccoli, Elia e Conso > > > > > > > «Sarà una cosa tempestosa». Franco Bolgiani, storico del cristianesimo, > > presidente della Fondazione Michele Pellegrino (il famoso arcivescovo di > > Torino negli anni dal 1965 al 1977), prevede scontri assai polemici al > > seminario a porte chiuse che si terrà stamane a Torino sul tema Chiesa > > cattolica e modernità. Sono invitati e interverranno di persona o con > > comunicazioni alcuni fra i nomi più belli della ricerca storiografica, > > sociologica e giuridica sul cattolicesimo. Da Zagrebelsky a Miccoli, da > > Scoppola a Paolo Prodi, da Margiotta Broglio a Elia, Conso, Garelli, > > Recuperati. > > > C´è odor di zolfo perché la relazione introduttiva di Vincenzo Ferrone, > > ordinario di Storia moderna, è tutt´altro che asettica ma accusa > > frontalmente la Chiesa e soprattutto il papato di non aver fatto i conti > > fino in fondo con l´Illuminismo e la Rivoluzione francese e di ergersi a > > difensore dei diritti umani senza aver sinceramente sviscerato la propria > > opposizione dura e reazionaria - prolungatasi nell´arco di due secoli - > > all´affermarsi di quei principi, che oggi propugna come se fosse l´unico > > interprete autorizzato. > > > Si può dimenticare, sostiene Ferrone che non insiste nemmeno tanto sul > > Sillabo di Pio IX perché sarebbe come sparare sull´ambulanza, che un > > pontefice come Leone XIII nella sua enciclica Libertas irride ancora > > sprezzantemente i diritti fondamentali? «Non è assolutamente lecito - > scrive > > papa Pecci nel 1888 - invocare, difendere, concedere una ibrida libertà di > > pensiero, di stampa, di parola, d´insegnamento o di culto come se fossero > > altrettanti diritti che la natura ha attribuito all´uomo...». Se poi > accade > > che la Chiesa si adegui a «certe moderne libertà», continua il pontefice > > nella medesima enciclica, è solo per motivi di opportunità. > > > In verità, sottolinea il relatore, sarà solo l´immane tragedia > > dell´Olocausto e l´esito rovinoso dei totalitarismi del Novecento a > > costringere la Chiesa cattolica ad accettare pienamente la democrazia e a > > renderla persuasa di un´intransigente difesa dei diritti umani. Presa di > > mira dalla relazione è la rivisitazione del passato ad opera di un filone > > della storiografia cattolica, che intravede nel concilio di Trento e nella > > dualità di potere fra il regime ecclesiastico e il regime politico un > > potente fattore di modernizzazione. Anzi secondo alcuni, persino il > delirio > > teocratico di Gregorio VII, scatenando le reazioni dei laici contro i > > chierici, avrebbe «finito per fornire ai principi lo stesso prototipo del > > futuro stato moderno». Troppo! La nuova apologetica finirebbe per > «liquidare > > per sempre l´ingombrante pratica dell´Illuminismo, del suo programma di > > modernizzazione fondato sull´autonomia e sui diritti dell´uomo», > rilanciando > > invece la stantia presentazione di un Rousseau padre naturale dei > > totalitarismi. > > > La miccia esplosiva del convegno sta nel fatto che in realtà è Giovanni > > Paolo II che viene messo sul banco degli accusati per il suo attacco > > frontale ai parlamenti che osano legiferare in materia su aborto o > > eutanasia. «La democrazia - ha scritto Giovanni Paolo II nell´enciclica > > Evangelium Vitae - ad onta delle sue regole, cammina sulla strada di un > > sostanziale totalitarismo», quando vota in materia in contrasto con > l´etica > > sostenuta dalla Chiesa. Qui emerge, è detto nella relazione, «il contrasto > > irriducibile tra Chiesa e Stato su chi debba essere l´autorità ultima e > > sovrana nel campo dei diritti». > > > Francesco Margiotta Broglio, che modererà il dibattito, invita a tenere > > presente l´orizzonte europeo dove le posizione vaticane sono diluite, > molto > > più che da noi, in un pluralismo che ormai permea totalmente la società > > occidentale. > > > Ma in una comunità così imperniata sulla memoria come la Chiesa > cattolica > > ogni lettura o ri-lettura della storia ha un suo peso. Sicuramente > l´azione > > vigorosa di papa Wojtyla in difesa dei diritti umani ha trasformato il > ruolo > > stesso del papato nel XXI secolo. Agli occhi del mondo il romano pontefice > è > > percepito come portavoce dei diritti della persona e dei popoli e > difensore > > della pace. Il Papa stesso ha capito che ciò non sarebbe stato possibile > > senza il solenne mea culpa del 2000 per gli errori e gli orrori commessi > > dalla Chiesa nei secoli. Eppure questo salto acrobatico oltre il fiume > della > > storia non è privo di zone grigie. Il Papa stesso parla di errori di > «alcuni > > figli» della Chiesa e all´interno dell´istituzione ecclesiastica c´è uno > > zoccolo consistente di vescovi e cardinali del tutto refrattari ad > > ammissioni autocritiche. Di più, Giovanni Paolo II ha sempre ribadito di > > considerare lo sviluppo del pensiero europeo da Cartesio all´Illuminismo > > come ispirato ad un «programma anti-cristiano», con una dicotomia così > > radicale che finisce per riproporre la visione di una Chiesa "maestra" al > di > > sopra della storia. Non ci sarebbero anche ricadute nella cronaca > > legislativa italiana, come la pretesa di imporre l´inaccettabile obbligo > > alla donna di impiantare un embrione pur malato, se non vi fosse alle > spalle > > il pressing incalzante di un´istituzione ecclesiastica convinta di essere > > l´interprete assoluta del diritto naturale. > > > Un intellettuale e studioso cattolico come Pietro Scoppola invita a > > guardare più in là. «L´eredità della rivoluzione del 1789 - farà sapere > > stamane - non è proprietà esclusiva di nessuno, è di tutta la cultura > > europea, è anche dei cristiani», in un quadro di maturazione da cui > emergono > > tanti elementi: la complessità di una Chiesa non riducibile al solo ruolo > > del pontefice, le lacerazioni che hanno attraversato la stessa comunità > > ecclesiale, l´intuizione del pensiero cattolico di «antitesi, limiti, > germi > > di concezioni totalitarie presenti nella concezione illuministica». > > > Ma Scoppola fa un passo più in là, toccando il grande tabù del > pontificato > > wojtyliano. «Resta da chiedersi - afferma lo storico - perché il > > riconoscimento dei diritti soggettivi da parte della Chiesa non diventi > > anche riconoscimento dei diritti dei cristiani "nella" Chiesa. Perché, ad > > esempio, non valga in alcune sue congregazioni e procedure quel diritto > alla > > difesa che è riconosciuto essenziale nei tribunali degli Stati». > > > E´ una formulazione fin troppo misericordiosa. Negli ultimi venticinque > > anni si è assistito all´interno della Chiesa cattolica ad una sistematica > > liquidazione delle personalità critiche senza che mai fossero attivate > > pienamente le regole di equo "processo" che pur sono previste dagli stessi > > ordinamenti ecclesiastici. > > > «E´ un problema in larga misura aperto», suggerisce Scoppola. Non sarà > > risolto, probabilmente, se non quando la gerarchia ecclesiastica avrà > > rielaborato seriamente il proprio passato. Neanche settant´anni fa Pio XI > > dichiarava tranquillamente: «Se c´è un regime totalitario, totalitario di > > fatto e di diritto, è il regime della Chiesa, perché l´uomo appartiene > > totalmente alla Chiesa, deve appartenerle, dato che l´uomo è creatura del > > Buon Dio... E il rappresentante delle idee, dei pensieri e dei diritti di > > Dio, non è che la Chiesa». > > > Settant´anni sono dietro l´angolo in una storia millenaria. Un solo > esame > > di coscienza non basta. > > > > > > ----- Original Message ----- > > > From: "Nebula" <nebula3 at virgilio.it> > > > Un novello Lutero sulla strada di Roma > > 7 febbraio 2004 La Stampa > > > > > di Mauro Baudino > > > > > > C'è un «novello Lutero» nel futuro della Chiesa cattolica, che potrebbe > > far > > > esplodere le contraddizioni tra l'attuale atteggiamento di tutela dei > > > diritti individuali e della democrazia, da una parte, e quello > > > dogmatico-impositivo di una verità immobile e grantica, data una volta > per > > > tutte, dall'altra? Sono posizioni, queste, che al momento sembrano > > convivere > > > pacificamente sotto il pontificato di Giovanni Paolo II, ma la risposta, > > > magari paradossale, di Vincenzo Ferrone è sì. Sì, un novello Lutero > > potrebbe > > > essere alle porte, perchè quando la logica dei diritti, il principio > etico > > > dell'eguaglianza e della democrazia «penetranno davvero, e > polemicamente, > > > nelle mura del Vaticano», allora potrà succedere di tutto. Anche che in > un > > > ipotetico «paradiso degli Illuministi» Voltaire, Diderot e Lessing si > > > freghino le mani, consapevoli di aver anticipato tutto, e di aver vinto. > > > > > > Estrapolare poche righe da una relazione di circa sessanta cartelle sa > di > > > forzatura, ma semplificando all'estremo sembra essere proprio questo > l'amo > > > che lo storico dell'Illuminismo lancia nella giornata di studi che si è > > > tenuta ieri all'Università di Torino, organizzata dalla Fondazione > Michele > > > Pellegrino, tema «Chiesa Cattolica e Modernità». L'ha voluta Franco > > > Bolgiani, che della Fondazione presiede il comitato scientifico, con più > > di > > > quaranta partecipanti d'altissimo livello, come Giovanni Conso e > Leopoldo > > > Elia, Carlo Delcorno e Paolo Prodi, Francesco Traniello e Corrado > Vivanti > > > (Gustavo Zagrebelsky ha inviato la comunicazione che qui pubblichiamo > > quasi > > > integralmente). > > > > > > Il fatto che sia stato scelto un laico per la relazione scientifica su > cui > > > confrontarsi la dice lunga su un atteggiamento di apertura senza > > > preconcetti, e sulla richezza del dibattito, impossibile ovviamente da > > > riassumere. Ricorderemo solo che Franco Bolgiani ha risposto, proprio su > > > questo punto, manifestando tutte le sue perplessità sui limiti di un > > > «Illuminismo radicale». Limiti diventa allora la parola chiave: quelli > > > dell'individualismo, o meglio quelli dei diritti individuali. La > > discussione > > > è aperta. E non riguarda solo la Chiesa. > > > > > > > > > > > > ----- Original Message ----- > > > From: "Nebula" <nebula3 at virgilio.it> > > > Disputa dei diritti tra credenti e laici > > > > > > > > > SEMINARIO SUL RAPPORTO FRA CHIESA CATTOLICA E LIMITI DELLA MODERNITÀ > > > ALL'UNIVERSITÀ DI TORINO > > > La disputa dei diritti fra credenti e laici > > > > > > 7 febbraio 2004 > > > > > > di Gustavo Zagrebelsky > > > > > > E' mia convinzione (espressa nel capitolo IV del Diritto mite) che > > l'odierno > > > universale linguaggio dei diritti nasconda concezioni profondamente > > diverse, > > > anzi antitetiche. Tutti parlano di diritti e per questo si ritiene di > > essere > > > tutti d'accordo. Ma non è così. Non appena nasce un problema in nome dei > > > diritti (e i problemi sono numerosi e, in futuro, saranno crescenti), ci > > si > > > accorge che l'accordo è spesso solo lessicale, non sostanziale. I > > conflitti > > > si alimentano e si acuiscono perché, anzi: proprio perché tutti danno > > mostra > > > di collocarsi su un medesimo terreno, pretendendo per sé la posizione di > > > interpreti autorizzati. Schematizzando: l'idea antica dei diritti (o > quel > > > che, con il linguaggio dei diritti, si indica) non è l'idea moderna. > > > > > > L'IDEA ANTICA (raramente espressa nei termini di diritti - in senso > > > soggettivo; normalmente espressa in termini di diritto, in senso > > oggettivo) > > > presuppone come dato un ordine giusto che pretende rispetto. Il diritto, > > dal > > > punto di vista del soggetto, in questo contesto, è la pretesa > > all'integrità > > > di questo ordine, quando esso sia turbato. La funzione dei diritti, per > > così > > > dire, è restaurativa dell'ordine violato da chi non ha osservato i > doveri > > > che su di lui incombono. I diritti sono i rimedi dei doveri (violati); > > > presuppongono una lesione dell'ordine e consistono nella pretesa che > > questo > > > ultimo sia ripristinato. Ma la nozione primigenia è quella del dovere. > Se > > > tutti rispettassero i loro doveri, non ci sarebbe bisogno alcuno dei > > > diritti. La nozione di diritto è secondaria, nel senso che viene dopo e > > > dipende da quella di dovere. I diritti di cui si parla sono dunque > pretese > > > d'ordine. > > > > > > L'IDEA MODERNA è agli antipodi. Essa non muove affatto da un ordine dato > > ma > > > presuppone che ogni essere umano sia libero di operare per instaurare > > > l'ordine che ritiene per sé preferibile. Non si tratta di pretese > d'ordine > > > ma di pretese di libertà e quindi, potenzialmente, di disordine. La > > nozione > > > di diritto è prioritaria, rispetto a quella di dovere, che viene > costruita > > > in conseguenza del necessario stabilimento di limiti che consentono la > > > coesistenza delle libertà. La funzione dei diritti moderni non è > > > restaurativa ma instaurativa ed è in funzione della volontà individuale, > > non > > > dell'ordine impersonale. Ove la volontà si associ a disponibilità > > materiali > > > (economiche, tecnologiche, ecc.), i diritti diventano strumenti di > potere > > e > > > perfino di oppressione, appropriazione e abuso delle risorse a > > disposizione > > > di tutti. Una delle ragioni per le quali risultano falsi e perfino > > > insopportabili molti dei discorsi attuali incentrati sui diritti di > > libertà > > > (i diritti in senso moderno), sta in questo loro carattere aggressivo, > > > potenzialmente ostile all'uguaglianza. > > > > > > A dispetto dell'uniformità del linguaggio, dunque, c'è una differenza > > > categoriale tra i diritti, a seconda che essi siano inseriti nell'ordine > > > delle idee antiche o nell'ordine delle idee moderne. Questo significa > che > > la > > > questione della primogenitura è completamente insensata. Avrebbe senso > se > > i > > > due contendenti rivendicassero la propria priorità rispetto al medesimo > > > oggetto. Ma se ciascuno la rivendica rispetto a un oggetto proprio e > > diverso > > > da quello rivendicato dall'altro, dove sta la ragione del contendere? > > > > > > Se, ciò non di meno, la contesa c'è e - come mostra il testo di Enzo > > > Ferrone - è condotta in termini ultimativi, è perché essa ha un > > elevatissimo > > > valore ideologico, la posta in gioco essendo l'egemonia su questo tema > > > cruciale nella vita delle società e delle nazioni. In fondo, entrambi i > > > contendenti fanno mostra di ritenere che la propria nozione sia quella > > > autentica; che il contendente sia un usurpatore e che la sua concezione > > > debba essere spazzata via o, almeno, assorbita nella propria. La > dottrina > > > cattolica non ha mai cessato di accusare la concezione «moderna» di > > > legittimare un individualistico «disordine» morale e sociale; la > filosofia > > > del diritto di matrice umanistico-illuminista non ha mai cessato di > > accusare > > > la dottrina cattolica di conservatorismo e organicismo. Resta aperta, in > > > fondo, la questione del primato dell'individuo e delle ragioni della sua > > > libertà o del primato della società e delle ragioni del suo ordine. La > > > disputa sui diritti, così intesa, non è che la prosecuzione di un molto > > più > > > risalente contrasto, con l'aggravante della confusione derivante > > > dall'adozione del medesimo linguaggio: ciò che fa ingiustificatamente > > > intendere l'esistenza di una convergenza di posizioni. > > > > > > Come studiosi, tutti impegnati - credo - nel promuovere forme di > > convivenza > > > convenienti sul piano dei valori e sostenibili dal punto di vista > storico > > > concreto, credo che ci spetti un duplice compito. Il primo, come si sarà > > già > > > inteso, è di chiarificazione concettuale, per mostrare le differenze. Il > > > secondo, è valutare la possibilità di coesistenza e, anzi, di > > collaborazione > > > tra le due concezioni dei diritti. Naturalmente, si tratta di una > > > coesistenza pratica, cioè di un contemperamento che non esclude affatto > il > > > conflitto nei casi critici (penso, come esempio tra i molti, alle > > questioni > > > poste dalla cosiddetta bioetica e, in genere, all'applicazione delle > > risorse > > > della tecnologia ai fatti della nascita, della vita e della morte). In > > molti > > > casi, la collaborazione è possibile ed è in atto. In altri, no o non > > ancora. > > > Ma non è detto che ciò sia un male. > > > > > > Questo atteggiamento di reciproca apertura favorirebbe probabilmente la > > > mitigazione delle conseguenze dell'una e dell'altra concezione, > > > introducendo, da un lato, fattori di movimento nell'altrimenti > > > eccessivamente statica visione cattolica dell'ordine giusto; dall'altra, > > > limiti di contenimento dell'altrimenti anarchica e distruttiva > concezione > > > dei diritti al servizio delle potenze individuali. Si tratta, insomma, > di > > > lasciar cadere come poco dotata di senso sul piano scientifico la > > questione > > > della primogenitura e di lavorare per rendere possibile una > > collaborazione. > > > Il che, naturalmente, presuppone un reciproco riconoscimento di > > legittimità. > > > Quali siano poi le «condizioni istituzionali» di tale collaborazione > > > (l'accettazione del metodo della discussione; il riconoscimento della > > > legittimità delle istituzioni democratiche, senza pretese di scomuniche > e > > > condizionamenti dogmatici; la disponibilità alla riconsiderazione dei > > propri > > > punti di vista, in vista di sempre nuove possibilità): in altri termini, > > > quali siano le condizioni della cooperazione tra pensiero laico e > > > cristiano-cattolico, questa è altra e sempre aperta questione. Aggiungo: > > una > > > questione che desiderabilmente deve restare sempre aperta, come si > > comprende > > > pensando anche solo per un momento a che cosa accadrebbe con la > definitiva > > > sopraffazione di una parte sull'altra, quali che l'una e l'altra siano. > > > > > > Presidente della Corte Costituzionale > > > La Stampa 8/2/2004 > > > > > > > > > > > > > > > > >
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