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lavoro tra salari, conflitti e progetti: nuovi modelli?
- Subject: lavoro tra salari, conflitti e progetti: nuovi modelli?
- From: "T.Bonotto" <bonotto at clopd.univr.it>
- Date: Mon, 26 Jan 2004 18:19:24 +0100
Considerazioni a seguito di un messaggio di Peacelink sul tema: lavoro tra salari conflitti e progetti. --------------------- La cosmesi della contrattazione salariale è comunque un fattore essenziale nell'equilibrare il mercato con le esigenze dei lavoratori, ma non è sufficente, perchè? La questione che oggi si pone è duplice: la globalizzazione economica sembra essere la maggiore responsabile della situazione di precarietà di tutti i lavoratori e la concorrenza sembra essere diventata uno specchietto per le allodole, in una situazione di per sè disastrosa per gli adeguamenti strutturali che comporta. => Con la globalizzazione si sono acuiti i problemi del capitalismo locale. Conseguenze della Globalizzazione: * Diminuzione dell'occupazione significativa (si intende per significativa l'occupazione che è in grado dare un potere di acquisto sufficente per procurarsi per lo meno le minime necessità: alimenti, vestiario, abitazione, assistenza sanitaria ed educazione...) * La fusione di imprese che dismettono lavoratori Nella globalizzazione economica non vi è via d'uscita per i lavoratori e per la loro sussistenza. Non solo sono in pericolo anche le piccole e medie imprese, perchè il mercato locale non ha salvaguardie di nessun tipo. I grossi colossi finanziari e produttivi internazionali fanno da padroni. => Riformare le istituzioni della globalizzaione: WTO, BM, FMI? No sospenderle. E' necessario sospendere a parere nostro i trattati della globalizzaizone e le istituzioni internazionali: WTO, BM e FMI, non è possibile una riforma della globalizzazione. Saprete che il maggiore azionista delle banche che compongono il Fondo Monetario Internazionale (FMI), per il 51%, è il Tesoro Americano. E che i trattati di globalizzazione TRIM, TRIP, TRIPS, GATT sono frutto del lavoro di 400 multinazionali + il Tesoro Americano, in un progetto di dominazine e nuova colonizzazione economica. Questo è puro sfruttamento delle economie di tutti i paesi. Il dato di maggiore rilievo in questa globalizzazione è la massiccia concentrazione di risorse in mano sempre a pochi: 81% nel 1999 e 86% nel 2003 delle risorse mondiali sono in mano al 20% ricco della società (Banca M.) e in Italia il 48&. In questo contesto non possiamo rifarci alla mera contrattazione salariale. E' necessario creare alternative alla centralizzazione del potere economico con un sistema di decentralizzazione economica e altre iniziative. => Porto un esempio: Tremonti ha istituito la nuova tassazione al 23% sotto i 100.000 * e 33% oltre. Chi ha un reddito lordo di 16.000* perde 750* e chi ha un reddito di 175.000* guadagna in questo sistema di tassazione 25.000*, non parliamo di redditi superiori. Questo aumenta la concentrazione di ricchezza in mano a chi è già ricco. E' necessario aumentare la ricchezza della base, della maggior parte dei cittadini per lo meno a raggiungere la capacità di acquisto minima. => Una proposta: La proposta è perciò di detassare tutti i redditi inferiori ai 25.000* in modo da dare un po' di respiro ai cittadini a reddito basso e aumentare le tasse sui redditi più alti. Abbiamo fatto una ricerca di fattibilità e sembra possibile senza intaccare le entrate fiscali centrali. Il mito di 'chi ha soldi investe e attiva il volano economico' è un mito. Abbiamo visto le speculazioni di questi anni. Vi sono delle ragioni di fondo per questa proposta: in una fase di recessione è necesario mettere in moto la produzione attraverso il consumo. Chi può consumare? Se i cittadini non hanno un reddito sufficente non possono aumentare i consumi. Le proposte di Tremonti di ipotecare la casa o di Berlusconi di spendere tutto e non risparmiare per aumentare i consumi, non sono realistiche. Coloro che hanno dei redditi molto alti non hanno necessità di consumare di più, hanno già tutto. Per coloro che hanno un solo paio di scarpe, messi nelle condizioni, hanno necessità di un secondo o terzo paio. Quindi detassado i redditi bassi, le necessità potrebbero favorire un aumento produttivo, scongiurando in parte l'effetto recessivo e la stagnazione. Comunque se la morsa in atto di contrazione del potere di acquisto e dell'aumento della concentrazione della ricchezza in mano a pochi aumentasse, si andrebbe verso la depressione economica mondiale, associata a inflazione (P.R. Sarkar), una situazione veramente disastrosa anche per le economie cosiddette avanzate. => Che fare? In ultima analisi, la decentralizzazione del sistema economico-produttivo è realizzabile in un contesto di democrazia-economica. Vale a dire che ogni lavoratore dovrebbe partecipare ai rischi di impresa e benefici, controllando l'impresa stessa in un sistema magari cooperativo e di azionariato: i lavoratori devono essere gli azinisti delle aziende in cui lavorano, meglio se in forma cooperativa. La Parmalat, la Fiat e molte altre imprese dovrebbero diventare cooperative in mano ai lavoratori e ai loro rappresentanti. Questo comporta responsabilità, impegno, ma maggiore controllo del proprio futuro e destino. Se non si fa un passo di questo genere possiamo piangere, chiedere l'elemosina agli imprenditori, dire che cosa dovrebbero fare, manon risolveremo il problema della concentrazione della ricchezza e dei rischi connessi: fallimenti, alienazione, destrutturazione. Dobbiamo salvaguardare le nostre imprese e attività dalle grinFie della globalizzazione economica e questo lo possiamo fare solo in impegno collettivo a prenderci la parte di nostra responsabilità nella GESTIONE DELL'ECONOMIA. => Salviamo le nostre imprese. Che sia capace il sindacato di responsabilizzare i lavoratori in questa direzione? Non cadrebbe il suo ruolo di sindacato se i lavoratori hanno una maggiore coscienza socio-economica e una maggiore responsabilità nella gestione della nostra economia! Cordiali saluti Tarcisio Bonotto ------------------ Proutist Universal www.prout.it ------------------
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