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brindisi come porto torres
- Subject: brindisi come porto torres
- From: "Maurizio Portaluri" <portaluri at hotmail.com>
- Date: Sun, 11 Jan 2004 23:44:35 +0100
UN TRISTE GEMELLAGGIO: BRINDISI E PORTO TORRES. La storia ci dice che quanti non fanno tesoro dell'insegnamento che proviene dai guai altrui, non meritano di essere compatiti per quelli analoghi che abbiano a colpirli. Questa non è la morale di una favola di Fedro ma un pensiero che balza alla mente di chi a Brindisi ha avuto notizia della tragedia verificatasi a Capodanno nella cittadina di Porto Torres dove due lavoratori marittimi, Sergei Cubajeuskis e Jaroslaus Petruhis, hanno perso la vita dilaniati dall'esplosione avvenuta sulla petroliera "Panam Serena" che scaricava il suo contenuto di benzene, circa seimila tonnellate, al polo industriale del locale petrolchimico Syndial già Enichem. Le esplosioni ed il conseguente incendio sono avvenute non lontano dai traghetti della Tirrenia e della Compagnia Grimaldi che avevano già iniziato le operazioni di imbarco dei passeggeri. I due traghetti di linea hanno dovuto mollare gli ormeggi e sono stati dirottati sul porto di Olbia da dove le due corse sono partite in serata. Probabilmente ben altre sarebbero state le conseguenze se l'incidente fosse avvenuto d'estate quando sei traghetti occupano giornalmente quel porto del nord della Sardegna imbarcando e sbarcando migliaia di turisti. E sì, la situazione è simile alla nostra e Brindisi, dove continua a bruciarsi carbone ed orimulsion, dove gasiere e carboniere già incrociano traghetti passeggeri e dove insiste un progetto di costruzione di un rigasificatore, dovrebbe trarre insegnamento da questa triste vicenda. Come infatti non intravedere in quanto accaduto a Porto Torres un evento che può verificarsi, in maniera ancora più drammatica, nel porto di Brindisi? L'esplosione ha gettato nel panico sia Porto Torres che il vicino capoluogo di Sassari, distante dall'incidente 17 Km, dove il boato si è sentito chiaramente così come si è vista la colonna di fumo nero sprigionato da fiamme alte dieci metri. Lì la protezione civile ha fatto scattare il piano di emergenza con auto munite di altoparlanti che hanno subito invitato i cittadini a non uscire di casa in attesa che venisse accertato il grado di tossicità della nube. La protezione civile ha diramato un bollettino di allarme ai comuni della zona, tra cui figurano molte località turistiche, perché giustamente si nutrivano forti preoccupazioni per la tossicità del materiale trasportato dalla nave e per gli effetti della nube sulla salute della popolazione. Il benzene è invero una sostanza che provoca il cancro ed in particolare la leucemia e la nube da essa alimentata conteneva sicuramente altre sostanze cancerogene prodotte dalla combustione. Inoltre le autorità hanno poi nell'immediato disposto la chiusura del porto passeggeri per almeno due giorni ma si teme che le ripercussioni sul traffico marittimo possano essere più gravi: i giornali sardi in questi giorni parlano di 4 mila posti di lavoro a rischio. A Porto Torres esiste almeno e può essere attuato un appropriato piano di emergenza esterno che invece a Brindisi, nonostante gli oltre quaranta anni di storia industriale, in pratica non esiste tanto è vero che, dopo diverse sollecitazioni, si starebbe lavorando per la predisposizione di un piano "speditivo", vale a dire provvisorio, in vista di un piano definitivo che chissà quando potrà vedere la luce. Ma Porto Torres riserva altre analogie con la realtà brindisina. Lì, a ridosso del parco naturale dell' Asinara e della Nurra, una vasta pianura utilizzata per i pascoli, una grande centrale termoelettrica Enel, oggi di proprietà della società spagnola Endesa, brucia carbone poi sostituito per l'opposizione popolare (guarda caso) dall'orimulsion, il famoso combustibile venezuelano impiegato anche nella centrale di Brindisi-Cerano, combustibile che in Europa si usa solo in Italia ed in Danimarca. Da tempo nel sassarese i medici locali denunciano invano un incremento di tumori e di malattie inusuali e chiedono controlli perché temono che il vanadio, il nichel e il mercurio contenuto nell'orimulsion, spargendosi sui raccolti, siano entrati nella catena alimentare. Ma la Endesa, proprietaria anche di miniere di carbone, propone di ritornare al vecchio combustibile, quello che i cittadini di Porto Torres avevano bandito con un referendum nel 1998 perché le sue polveri ricoprivano le loro case e i loro indumenti e, quindi, sicuramente anche i loro polmoni. I fatti dicono allora che per Porto Torres e Brindisi si potrebbe pensare ad un gemellaggio per la denuncia di situazioni ambientali particolarmente pericolose e la necessità e l'urgenza di un movimento popolare di protesta e di proposta capace di aprire la strada ad un nuovo modello di economia locale. L'Alta Murgia e Scanzano hanno forse da suggerire qualcosa. La storia insegna infatti che dove sono pochi a decidere la salute dei cittadini, l'occupazione,lo sviluppo economico ed i diritti essenziali sono sempre prima o poi in pericolo. e questo insegnamento della storia ha trovato purtroppo una penosa conferma a Brindisi nelle cronache di questi mesi e nella situazione in cui la città è venuta a trovarsi.. E' vero allora che la via maestra per il cambiamento e la ripresa è quella della partecipazione democratica col coinvolgimento di tutti i cittadini e di tutte le istanze sociali e culturali. Maurizio Portaluri Brindisi 06/01/04
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