brindisi come porto torres



UN TRISTE GEMELLAGGIO: BRINDISI E PORTO TORRES.

La storia ci dice che quanti non fanno tesoro dell'insegnamento che
proviene dai guai altrui, non meritano di essere compatiti per quelli
analoghi che abbiano a colpirli. Questa non è la morale di una favola di
Fedro ma un pensiero che balza alla mente di chi a  Brindisi ha avuto
notizia della tragedia verificatasi a Capodanno nella cittadina di Porto
Torres dove due lavoratori marittimi, Sergei Cubajeuskis e Jaroslaus
Petruhis, hanno perso la vita dilaniati dall'esplosione avvenuta sulla
petroliera "Panam Serena" che scaricava il suo contenuto di benzene, circa
seimila tonnellate, al polo industriale del locale petrolchimico Syndial
già Enichem.  Le esplosioni ed il conseguente incendio sono avvenute non
lontano dai traghetti della Tirrenia e della Compagnia Grimaldi che avevano
già iniziato le operazioni di imbarco dei passeggeri. I due traghetti di
linea hanno dovuto mollare gli ormeggi e sono stati dirottati sul porto di
Olbia da dove le due corse sono partite in serata. Probabilmente ben altre
sarebbero state le conseguenze se l'incidente fosse avvenuto d'estate
quando sei traghetti occupano giornalmente quel porto del nord della
Sardegna imbarcando e sbarcando migliaia di turisti.
E sì, la situazione è simile alla nostra e Brindisi, dove continua a
bruciarsi carbone ed orimulsion, dove gasiere e carboniere già incrociano
traghetti passeggeri e dove insiste un progetto di costruzione di un
rigasificatore, dovrebbe trarre insegnamento da questa triste vicenda. Come
infatti non intravedere in quanto accaduto a Porto Torres un evento che può
verificarsi, in maniera ancora più drammatica, nel porto di Brindisi?
L'esplosione ha gettato nel panico sia Porto Torres che il vicino capoluogo
di Sassari, distante dall'incidente 17 Km, dove il boato si è sentito
chiaramente così come si è vista la colonna di fumo nero sprigionato da
fiamme alte dieci metri. Lì  la protezione civile ha fatto scattare il
piano di emergenza con auto munite di altoparlanti che hanno subito
invitato i cittadini a non uscire di casa in attesa che venisse accertato
il grado di tossicità della nube. La protezione civile ha diramato un
bollettino di allarme ai comuni della zona, tra cui figurano molte località
turistiche, perché giustamente si nutrivano forti preoccupazioni per la
tossicità del materiale trasportato dalla nave e per gli effetti della nube
sulla salute della popolazione. Il benzene è invero una sostanza che
provoca il cancro ed in particolare la leucemia e la nube da essa
alimentata conteneva sicuramente altre sostanze cancerogene prodotte dalla
combustione. Inoltre le autorità hanno poi nell'immediato disposto la
chiusura del porto passeggeri per almeno due giorni ma si teme che le
ripercussioni sul traffico marittimo possano essere più gravi: i giornali
sardi in questi giorni parlano di 4 mila posti di lavoro a rischio. A Porto
Torres esiste almeno e può essere attuato un appropriato piano di emergenza
esterno che invece a Brindisi, nonostante gli oltre quaranta anni di storia
industriale, in pratica non esiste tanto è vero che, dopo diverse
sollecitazioni, si starebbe lavorando per la predisposizione di un piano
"speditivo", vale a dire provvisorio, in vista di un piano definitivo che
chissà quando potrà vedere la luce.
Ma Porto Torres riserva altre analogie con la realtà brindisina. Lì, a
ridosso del parco naturale dell' Asinara e della Nurra, una vasta pianura
utilizzata per i pascoli, una grande centrale termoelettrica Enel, oggi di
proprietà della società spagnola Endesa, brucia carbone poi sostituito per
l'opposizione popolare (guarda caso) dall'orimulsion, il famoso
combustibile venezuelano impiegato anche nella centrale di Brindisi-Cerano,
combustibile che in Europa si usa solo in Italia ed in Danimarca. Da tempo
nel sassarese i medici locali denunciano invano un incremento di tumori e
di malattie inusuali e chiedono controlli perché temono che il vanadio, il
nichel e il mercurio contenuto nell'orimulsion, spargendosi sui raccolti,
siano entrati nella catena alimentare. Ma la Endesa, proprietaria anche di
miniere di carbone, propone di ritornare al vecchio combustibile, quello
che i cittadini di Porto Torres avevano bandito con un referendum nel 1998
perché le sue polveri ricoprivano le loro case e i loro indumenti e,
quindi, sicuramente anche i loro polmoni.
I fatti dicono allora che per Porto Torres e Brindisi si potrebbe pensare
ad un gemellaggio per la denuncia di situazioni ambientali particolarmente
pericolose e la necessità e l'urgenza di un movimento popolare di protesta
e di proposta capace di aprire la strada ad un nuovo modello di economia
locale. L'Alta Murgia e Scanzano hanno forse da suggerire qualcosa.      
La storia insegna infatti che dove sono pochi a decidere la salute dei
cittadini, l'occupazione,lo sviluppo economico ed i diritti essenziali sono
sempre prima o poi  in pericolo. e questo insegnamento della storia ha
trovato purtroppo una penosa conferma a Brindisi nelle cronache di questi
mesi e nella situazione in cui la città è venuta a trovarsi.. E' vero
allora che la via maestra per il cambiamento e la ripresa è quella della
partecipazione democratica col coinvolgimento di tutti i cittadini e di
tutte le istanze sociali e culturali.

Maurizio Portaluri
Brindisi 06/01/04