Aids - Denuncia di Amnesty International: discriminazione e cattiva informazione impediscono la lotta contro l'Hiv/Aids



Gent.mi tutti,

   vi trasmettiamo il comunicato stampa della Sezione Italiana di
   Amnesty International:


   Denuncia di Amnesty International: discriminazione e cattiva
   informazione impediscono la lotta contro l'Hiv/Aids


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Paola Nigrelli
Ufficio Stampa
Amnesty International - Sezione Italiana
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COMUNICATO STAMPA
CS160-2003

DENUNCIA DI AMNESTY INTERNATIONAL: DISCRIMINAZIONE E CATTIVA INFORMAZIONE
IMPEDISCONO LA LOTTA CONTRO L'HIV/AIDS

Contrastare la discriminazione, lo stigma sociale e gli abusi dei diritti
umani, informare in modo accurato: sono questi, secondo Amnesty
International, gli elementi fondamentali di un'efficace risposta
all'Hiv/Aids.

"Gli impegni assunti nella sessione speciale dell'Assemblea Generale delle
Nazioni Unite del 2001, dedicata all'Hiv/Aids, rimangono inattuati; alcuni
paesi impediscono di sviluppare una prevenzione efficace. Invece, occorre
agire per proteggere vite umane" - sostiene l'organizzazione per i diritti
umani.

Amnesty International è critica nei confronti di messaggi contraddittori
provenienti da autorevoli personalità - come, ad esempio, il commento di un
cardinale vaticano il quale, a ottobre, ha sostenuto che l'Hiv può
trasmettersi attraverso il preservativo - che rendono più difficile
ottenere informazioni complete e accurate, necessarie per prevenire la
diffusione dell'Hiv e ridurre il suo impatto.

"Dal punto di vista scientifico e professionale vi è generale consenso sul
fatto che il preservativo costituisca un metodo efficace e necessario per
impedire la trasmissione dell'Hiv. La dichiarazione del cardinale, che
riflette la posizione del Vaticano contraria all'uso del preservativo in
tutti i casi, è in contrasto con le conoscenze scientifiche e pone a
rischio vite umane" - denuncia l'organizzazione.

Amnesty International sottolinea la necessità di informazioni precise,
complete e imparziali sull'Hiv/Aids, nelle lingue e nei dialetti
appropriati, sia per assicurare che ciascuno possa fare qualcosa per
proteggere se stesso, sia per superare il clima di paura ed esclusione. Ciò
è particolarmente importante, dato che molti di coloro che sono a rischio
di infezione da Hiv e hanno bisogno di cure mediche provengono da settori
della società già per altri versi emarginati. Le donne sono particolarmente
vulnerabili, a causa delle difficoltà che incontrano nell'avere accesso a
informazioni accurate o nel concordare forme di sesso sicuro e a causa
degli alti livelli di violenza cui sono spesso soggette. Amnesty
International valuta con estrema preoccupazione le politiche governative
che mettono a rischio o danneggiano la salute delle donne.

Una nuova politica adottata negli Usa nel 2001 impedisce al governo di
finanziare gruppi che praticano, promuovono o persino solo menzionano
l'aborto, anche se questo tema costituisce una piccola parte del loro
messaggio e del loro lavoro. "Questo provvedimento, di fatto, riduce al
silenzio organizzazioni non governative che si occupano delle donne, della
salute e della riproduzione e rischia di avere un forte impatto negativo
sull'azione contro l'Hiv/Aids" - afferma Amnesty International.

Alcuni governi, inoltre, cercano attivamente di impedire la libera
circolazione di informazioni di fondamentale importanza. Gli operatori e
gli attivisti che si occupano di Hiv/Aids vengono minacciati, come in
India, o anche arrestati, come in Cina.

Nell'aprile di quest'anno Ma Shiwen, un dipendente del dipartimento della
Salute della provincia cinese dello Henan, è stato arrestato con l'accusa
di aver "divulgato segreti di Stato". Questi "segreti" in realtà erano
costituiti dalla denuncia dell'alto livello di diffusione dell'Hiv nella
provincia, causato da sangue risultato infetto perché raccolto con metodi
inadeguati. Ma Shiwen è stato rilasciato il 16 ottobre, senza essere stato
processato, ma la sua attuale situazione legale rimane poco chiara.

"Incriminare gli operatori sanitari che diffondono informazioni
sull'Hiv/Aids è una violazione della libertà di espressione ed è
incompatibile col diritto alla salute" - sottolinea Amnesty International.
"Ciò rivela la pressione cui queste persone sono sottoposte nello
svolgimento del loro lavoro, che consiste in nient'altro che salvare vite
umane".

La discriminazione, lo stigma sociale e gli abusi dei diritti umani
interagiscono tra loro e pregiudicano un'efficace azione contro il virus: è
infatti difficile che coloro che temono di vedersi stigmatizzati o
discriminati intendano sottoporsi a controlli o a cure mediche.

Uganda e Brasile hanno dimostrato come, anche in paesi con poche risorse,
sia possibile limitare l'espansione dell'epidemia, attraverso la volontà
politica, un linguaggio chiaro e circostanziato e l'attuazione di rapide
misure sul piano sanitario. L'Uganda ha uno dei più bassi livelli di
crescita dell'Hiv in tutta l'Africa sub-sahariana, grazie a politiche
governative che hanno incoraggiato la distribuzione e la promozione
dell'uso del preservativo, la consulenza sui metodi contraccettivi e la
raccomandazione di ritardare il primo rapporto sessuale e ridurre il numero
dei partner sessuali. In questo paese, i giovani vengono incoraggiati a
usare il preservativo come misura di prevenzione.

Il Brasile è tra i primi paesi al mondo per quanto riguarda la libera
fornitura di medicine anti-retrovitali. In questo modo, è stato possibile
ridurre decisamente il numero dei ricoveri e migliorare le condizioni di
salute delle persone che hanno contratto l'Hiv. Un'altra conseguenza
positiva è stata la riduzione dello stigma sociale nei confronti delle
persone che convivono con il virus.

Il diritto al trattamento salva-vita rimane una battaglia tutta da
combattere e da vincere, di fronte a priorità economiche di segno diverso e
ai negoziati con le istituzioni finanziarie internazionali e le aziende
farmaceutiche.

Amnesty International chiede ai governi di agire immediatamente per
garantire che le loro leggi e politiche contrastino la discriminazione, lo
stigma sociale e la negazione dei diritti umani nel contesto dell'Hiv/Aids.
"È una lotta cui i governi devono contribuire con impegno e denaro. Lo
stigma e la discriminazione vanno affrontati attuando e rafforzando leggi
efficaci. Non farlo, avrà conseguenze in termini di vite umane: è a rischio
la vita di milioni di persone" .
FINE DEL COMUNICATO						    Roma,
28 novembre 2003

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