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Ma noi ci beviamo di tutto
- Subject: Ma noi ci beviamo di tutto
- From: Daniele Barbieri <barbieri at carta.org>
- Date: Tue, 10 Jun 2003 14:43:56 +0200
Ma noi ci beviamo di tutto ORMAI appare evidente: in questo inizio di terzo millennio noi uomini dobbiamo risparmiare l'acqua, sperando che l'acqua risparmi noi. Le analisi dell'Istituto Superiore di Sanita' ci dicono che 23 acque minerali su 28 sono fuorilegge e potrebbero contenere "sostanze indesiderabili", come pesticidi, bifenili policlorurati, policarburi policiclici aromatici e tracce di fondotinta di Maria Teresa Ruta. Questi dati ci fanno capire chiaramente che le analisi chimiche stampate sulle etichette forse sono compilate a casaccio. Pare che sulla fascia adesiva di una nota marca, dopo le voci sodio 3 mg/l e rediduo fisso 390 mg/l , ci fosse scritto Stefy ti amo . Alcuni dei laboratori incaricati di analizzare la composizione e la qualità di molti famosissimi marchi, sono risultati non idonei a questo compito. Gli inquirenti se ne sono accorti da alcune piccole sfumature, come nel caso dell'Università degli Studi di Ladispoli, del Laboratorio di analisi microbiologiche e lettura della mano di Lilliput, fino all'ambiguo Elettrauto Moriconi, risultato poi essere incredibilmente un vero elettrauto. L'inchiesta è partita dal procuratore di Torino Guariniello, l'uomo cui non sfugge nessun tipo di sofisticazione: nel sangue dei calciatori, nelle urine dei ciclisti, nell'acqua che beviamo tutti i giorni. L'unico insuccesso lo ha avuto con il seno di Alessia Marcuzzi, poi risultato autentico. La moda delle acque minerali in bottiglia si è affermata in Italia negli ultimi vent'anni, quando il benessere diffuso ci ha consentito una serie di innovazioni alimentari assolutamente inutili, come i crackers, i fermenti lattici vivi e le olive disossate. Una volta, quando aveva sete, l'italiano ricorreva a un gesto atavico quanto incontrollabile, frutto della naturale evoluzione dell'Homo Sapiens: con una rapida rotazione di 180 gradi del polso azionava la manopola dell'acqua fredda, riempiva senza risparmio un bicchiere di comunissimo vetro e beveva. «Falla scorrere!» era il massimo della trasgressione che l'italiano assetato si concedeva. Solo i più raffinati ricorrevano al paradiso artificiale, aggiungendo al litro d'acqua del rubinetto la magica bustina che la rendeva frizzante, in maniera assolutamente innaturale. Oggi queste sane consuetudini tribali sono scomparse, in favore del prodotto imbottigliato. E per di più ci vengono a dire che quest'ultimo non è poi tanto sicuro e che comunque, anche se non si può bere, vista la presenza di pesticidi, l'acqua minerale può essere utilizzata tranquillamente come insetticida per i gerani sul balcone, una sostanza dal valore di mercato decisamente superiore a quello della semplice acqua. Sembra comunque che non ci chiederanno di pagare la differenza. Questa improvvisa "rottura delle acque" nel nostro Paese ha partorito ben poco. Non sono stati infatti resi noti i nomi delle marche non in regola, per cui peraltro è allo studio in Parlamento una proposta di immunità potabile che dovrebbe trovare un vasto consenso tra le forze politiche. Come è potuto accadere questo, nel Paese di "Chiare, fresche e dolci acque" e di "Acqua azzurra acqua chiara, con le mani posso finalmente bere"? E' molto semplice: hanno capito che noi italiani, in ogni settore, siamo pronti a berci di tutto.
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