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10/05 ROma: L'ameno appena in tempo di MAURO FOLCI
- Subject: 10/05 ROma: L'ameno appena in tempo di MAURO FOLCI
- From: "rietisocialforum" <rietisocialforum at libero.it>
- Date: Thu, 8 May 2003 21:44:05 +0200
Comunicato Stampa MAURO FOLCI L'ameno appena in tempo a cura di Carla Subrizi inaugurazione: 10 maggio 2003 - h 16.30 Fondazione BARUCHELLO Via di Santa Cornelia 695 00188 Roma http://www.fondazionebaruchello.com interventi di: Giuliana Commisso, Laura Fiocco, Eleonora Fiorani, Antonio Negri, Paolo Virno, Carla Subrizi. Mauro Folci, artista attivo a Roma e internazionalmente dalla fine degli anni '70, ha progettato per la Fondazione Baruchello una mostra/azione dal titolo "L'ameno appena in tempo" a cura di Carla Subrizi, che avrà luogo il 10 maggio 2003. La mostra consiste nella presentazione di una serie di fotografie che Folci ha tratto da un video della RAI, nelle quali una serie di ritratti di operai della Fiat di Melfi, permettono di avanzare una riflessione sui modi e le procedure in cui immagini, descrizione, condizione reale del lavoro si mescolano fino a rendere ambigui e paradossali i gesti, i corpi, le identità stesse di questi uomini al lavoro. Le fotografie saranno esposte negli spazi interni della Fondazione Baruchello e costituiscono una prima fase del progetto; una seconda fase, continua poi nel parco esterno della Fondazione, dove Folci ha progettato di far realizzare una fossa (di m 2 x 3 x 3) in cui alcuni invitati (Commisso, Fiocco, Fiorani, Negri, Virno, Subrizi) daranno inizio ad uno scambio di pensieri, spunti, considerazioni in merito a: lavoro, fabbrica, spazi della fabbrica, spazio esterno in questa precisa fisionomia di "buca/fossa", spazio sotterraneo come strato invisibile (tra metafora e memoria, come "dietro" e "fuori" del pensiero) dell'azione, modalità del "discorso" (circolarità e relazioni che si articolano tra situazioni differenti) e della narrazione in una condizione anomala come quella prodotta da uno spazio scavato sotto terra. La stanza sotterranea si configura come metafora di un'apertura del concetto di spazio in dialogo con lo spazio dell'azione coatta, della restrizione che emerge dai ritratti fotografici. Due fasi e alcuni nessi da rintracciare connettono dunque la trama di una storia ridefinita da tempo e esperienza radicati nella quotidianità ma anche secondo il senso e i significati che la metafora aggiunge. La mostra, nata con il patrocinio e il sostegno della Regione Lazio, si inscrive all'interno di un ampio progetto di valorizzazione, attraverso l'arte, della zona archeologica del Parco di Veio, della quale la Fondazione Baruchello costituisce, con i propri spazi, un'area di importante prestigio. Per informazioni e conferme della partecipazione: Ufficio Stampa: Piera Peri: +393397858057 Emilia Giorgi: +393290946725 Fondazione Baruchello: +39063346000 fax +39063346327 +393387566847 <mailto:info at fondazionebaruchello.com>info at fondazionebaruchello.com per raggiungere la Fondazione Baruchello: strada statale Cassia bis - uscita Castel de Ceveri, quindi Via di Santa Cornelia direzione Formello fino al civico 695 L'ameno appena in tempo L'amore è hollywood Sono fotografie di lavoratori ritratti all'interno della Fiat di Melfi scelte tra i frames di un video documentario prodotto dalla Rai nel '98. In tono didattico il filmato ci mostra brevemente la storia dell' industria automobilistica italiana e in particolare della Fiat dalle sue origini ad oggi. Un commento fuori campo di una voce femminile, che parlando dello stabimento di Melfi si fa improvvisamente dolce e suadente come di un' hostess Alpitour, ci introduce in un luogo di lavoro a dir poco idilliaco, lontano anni luce da quella fabbrica fordista che sembrava pensata principalmente come luogo di espiazione di una pena originaria di classe, ma di 'democrazia realizzata', di più, quasi che il percorso all'interno della fabbrica preludesse al riconoscimento divino del 'bene eterno' (la voce registrata è parte dell'installazione). I ritratti fotografici risultano come sospesi in una dimensione atemporale, immersi in un'atmosfera metafisica, come in un film tra il surreale e il triller i lavoratori appaiono bellissimi e giovani come dei veri attori; il loro sguardo non è attento alle mansioni che gli sono state assegnate, va oltre la fisica del visibile; metafora di una conoscenza superiore i loro occhi emanano quella strana luce che l'immaginario popolare e tanta iconografia dell'estasi riconosce allo stato di grazia. Eppur espressione dell'efficienza produttiva. La voce narrante ci informa, le immagini lo confermano, che la struttura di Melfi è stata progettata per diminuire l'impatto con il mostro meccanico e per creare un ambiente 'ecologico': niente sporco e materiali per terra (nemmeno al montaggio), poco rumore (persino alle presse), niente odori (neanche alla verniciatura), e, inoltre, là dove è richiesto l'intervento degli operai, la scocca si posiziona in modo da rendere più agevole l'operazione. Melfi come la Toyota di Ohno: " è tutto un gioco di sguardi, di gesti, di interpretazione dei colori dei vari cartelloni agitati dalla squadra addetta all'assemblaggio finale per segnalare il tipo di particolare di cui si ha bisogno." La scenografia allestita dalla nuova layout illustra un ambiente accogliente e cordiale, vivace e colorato; la sceneggiatura racconta di un luogo dinamico e creativo, con molto spazio per l'iniziativa personale, dove si lavora in modo informale e con spirito di squadra; con un grande senso civico e un elevato grado di adesione soggettiva alle finalità dell'impresa percepite come proprie e della comunità. La torre "Quando penso alla meccanica del potere, penso alla sua forma d'esistenza capillare, al punto in cui il potere tocca il granello stesso degli individui, raggiunge il loro corpo, viene ad inserirsi nei loro gesti, i loro atteggiamenti, i loro discorsi, il loro apprendimento, la loro vita quotidiana".(Foucault) Oltre l'estetica futurista che Melfi esibisce la realtà sembra davvero un'altra, e basta prendere in considerazione l'alto tasso di turn over per rendersene conto, basta spostare il piano d'osservazione per capire come queste immagini siano testimonianza eloquente di quell'effetto mistificante che la fabbrica integrata produce attraverso un complesso sistema di comunicazione (il kanban) necessario per realizzare il yust in time, ma che spingendo a "vedere all'inverso" la determinante dell'ordine, dal cliente anzichè dalla direzione, crea un effetto di occultamento dei comandi. Funziona cioè strategicamente, come emerge chiaramente dagli studi condotti sul campo da Fiocco, Commisso, Sivini (in "Melfi in time"), da forza regolatrice dei rapporti sociali e quindi ideologica. Obiettivo del resto sempre dichiarato esplicitamente dalle maestranze Fiat molto attente al problema del disciplinamento della forza lavoro e alla governabilità di fabbrica; penso al Romiti della ristrutturazione in funzione repressiva delle lotte del movimento operaio alla fine degli anni 70, e al più recente Magnabosco inneggiante al just in time come "sistema organizzativo capace di produrre i propri anticorpi". Per questo ritengo importante, come ho già chiarito con "Lavoro Morto" e "Effetto Kanban", l'analisi della struttura organizzativa della fabbrica integrata perché il senso che produce trascende il caso Fiat; perché lo ritengo un mezzo efficace per leggere e capire le specificità e le dinamiche del potere e del comando nell'epoca della simulazione in cui il capitale riesce, grazie alle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione, a commutare in valore ogni aspetto e momento dell'esistenza di ognuno, della natura e della cultura a tutti i livelli della significazione. Quello che Landi sosteneva già negli anni 60 esserci una omologazione tra la produzione linguistica e la produzione di merci, oggi appare chiaro in tutta la sua dimensione - ad una dimensione - e cioè che la struttura economica, così pervasa e sorretta dalla grammatica dei segni verbali e non verbali, della forma e del simbolo, è una struttura comunicativa. Partecipazione, flessibilità, autoattivazione, saper leggere il flusso di informazioni e saper comunicare, questi sono gli attrezzi del lavoratore 'nuovo', investito opportunisticamente di personalità - centrale è il passaggio da individuo/forza-lavoro a persona/lavoratore - da far credere, quasi, il processo di lavoro come libera attività ermeneutica, dove invece l'informazione e la comunicazione diventano due componenti analitiche dell'attività disciplinare. Non a caso molti degli studi più significativi sulla produzione flessibile convergono nel privileggiare gli strumenti dell'analisi foucaltiana della genealogia sociale del potere perchè riescono a connettere la dimensione spaziale - l'effetto panottico elettronico e dei segnali strutturali che i singoli individui ricevono e assumono come indicazioni di comportamento - con quella relazionale che si basa sul contenuto della comunicazione interpersonale. (gestione delle risorse umane) Melfi dunque perché funziona molto bene come "strumento che ingrandisce", come metafora di quella meccanica generale di produzione e riproduzione di società capitalistica che ha fatto proprie le nuove modalità di controllo e di normalizzazione sociale che il just in time ha diffuso in tutti i settori e globalmente. La fossa Paesaggio collinare, dolcemente ondulato, armonioso, incontaminato, antico. Un buco. Una stanza a cielo aperto scavata nella terra, 3 metri x 3 metri x 3 metri; le pareti tagliate a piombo e il pavimento, per quanto lo consente il terreno, sono levigati. Nessun arredo, solo tre zolle di terra utili eventualmente per la seduta. Un' altro elemento strutturale forte, polisemantico, di natura evidentemente contraria della fabbrica integrata. Non un invito contemplativo, l'eco della grotta, piuttosto una piazza affollata, un luogo pubblico in cui far interagire un pensiero di resistenza e d'azione nei termini arendtiani di mettere in movimento qualcosa, "di nuovo inizio di un discorso". E' un'opera che cerca d'istituire un luogo mentale di appartenenza - ci troviamo dentro la terra non al centro - e di tensione verso la verità della 'vera natura umana' che non può essere evidentemente quella laborans. Uno spazio per chiamare a raccolta un pensiero libertario capace di elaborare risposte all'estremismo messo in atto dalle nuove strategie capitalistiche di sorveglianza e di disciplinamento della forza lavoro, secondo un progetto totalizzante il cui obiettivo è il controllo della produttività biopolitica della moltitudine. M.Folci
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