10/05 ROma: L'ameno appena in tempo di MAURO FOLCI



Comunicato Stampa





MAURO FOLCI



L'ameno appena in tempo



a cura di Carla Subrizi





inaugurazione: 10 maggio 2003 - h 16.30





Fondazione BARUCHELLO
Via di Santa Cornelia 695
00188  Roma
http://www.fondazionebaruchello.com




interventi di: Giuliana  Commisso, Laura Fiocco,  Eleonora Fiorani,
Antonio Negri, Paolo Virno, Carla Subrizi.





Mauro Folci, artista attivo a Roma e internazionalmente dalla fine degli
anni '70,  ha progettato per la Fondazione Baruchello una mostra/azione dal
titolo "L'ameno appena in tempo" a cura di Carla Subrizi, che avrà luogo il
10 maggio 2003. La mostra consiste nella presentazione di una serie di
fotografie che Folci ha tratto da un video della RAI, nelle quali una serie
di ritratti di operai della Fiat di Melfi, permettono di avanzare una
riflessione sui modi e le procedure in cui immagini, descrizione,
condizione reale del lavoro si mescolano fino a rendere ambigui e
paradossali i gesti, i corpi, le identità stesse di questi uomini al
lavoro. Le fotografie saranno esposte negli spazi interni della Fondazione
Baruchello e costituiscono una prima fase del progetto; una seconda fase,
continua poi nel parco esterno della Fondazione, dove Folci ha progettato
di far realizzare una fossa (di m 2 x 3 x 3) in cui alcuni invitati
(Commisso, Fiocco, Fiorani, Negri, Virno, Subrizi) daranno inizio ad uno
scambio di pensieri, spunti, considerazioni in merito a: lavoro, fabbrica,
spazi della fabbrica, spazio esterno in questa precisa fisionomia di
"buca/fossa", spazio sotterraneo come strato invisibile (tra  metafora e
memoria, come "dietro" e "fuori" del pensiero)  dell'azione, modalità del
"discorso" (circolarità e relazioni che si articolano tra situazioni
differenti) e della narrazione in una condizione  anomala come quella
prodotta da uno spazio  scavato sotto terra. La stanza sotterranea si
configura come metafora di un'apertura del concetto di spazio in dialogo
con lo spazio dell'azione coatta, della restrizione che emerge dai ritratti
fotografici.

Due fasi e alcuni nessi da rintracciare connettono dunque la trama di una
storia ridefinita da tempo e esperienza radicati nella quotidianità ma
anche secondo il senso e i significati che la metafora aggiunge.

La mostra, nata con il patrocinio e il sostegno della Regione Lazio, si
inscrive all'interno di un ampio progetto di valorizzazione, attraverso
l'arte, della zona archeologica del Parco di Veio, della quale la
Fondazione Baruchello costituisce, con i propri spazi, un'area di
importante prestigio.





Per informazioni e conferme della partecipazione:



Ufficio Stampa:

Piera Peri:  +393397858057

Emilia Giorgi:  +393290946725

Fondazione Baruchello: +39063346000  fax +39063346327   +393387566847

<mailto:info at fondazionebaruchello.com>info at fondazionebaruchello.com



per raggiungere la Fondazione Baruchello:

strada statale Cassia bis - uscita Castel de Ceveri, quindi  Via di Santa
Cornelia direzione Formello fino al civico 695







L'ameno appena in tempo







L'amore è hollywood



Sono fotografie di lavoratori ritratti all'interno della Fiat di Melfi
scelte tra i frames di un video documentario prodotto dalla Rai nel '98. In
tono didattico il filmato ci mostra brevemente la storia dell' industria
automobilistica italiana e in particolare della  Fiat dalle sue origini ad
oggi.

Un commento fuori campo di una voce femminile, che parlando dello
stabimento di Melfi si fa improvvisamente dolce e suadente come di un'
hostess Alpitour, ci introduce in un luogo di lavoro a dir poco idilliaco,
lontano anni luce da quella fabbrica fordista che sembrava pensata
principalmente come luogo di espiazione di una pena originaria di classe,
ma di 'democrazia realizzata', di più, quasi che il percorso all'interno
della fabbrica preludesse al riconoscimento divino del 'bene eterno' (la
voce registrata è parte dell'installazione). I ritratti fotografici
risultano come sospesi in una dimensione atemporale, immersi in
un'atmosfera metafisica, come in un film tra il surreale e il triller i
lavoratori appaiono bellissimi e giovani come dei veri attori; il loro
sguardo non è attento alle mansioni che gli sono state assegnate, va oltre
la fisica del visibile; metafora di una conoscenza superiore i loro occhi
emanano quella strana luce che l'immaginario popolare e tanta iconografia
dell'estasi riconosce allo stato di grazia. Eppur espressione
dell'efficienza produttiva. La voce narrante ci informa, le immagini lo
confermano, che la struttura di Melfi è stata progettata per diminuire
l'impatto con il mostro meccanico e per creare un ambiente 'ecologico':
niente sporco e materiali per terra (nemmeno al montaggio), poco rumore
(persino alle presse), niente odori (neanche alla verniciatura), e,
inoltre, là dove è richiesto l'intervento degli operai, la scocca si
posiziona in modo da rendere più agevole l'operazione. Melfi come la Toyota
di Ohno: " è tutto un gioco di sguardi, di gesti, di interpretazione dei
colori dei vari cartelloni agitati dalla squadra addetta all'assemblaggio
finale per segnalare il tipo di particolare di cui si ha bisogno."

La scenografia allestita dalla nuova layout illustra un ambiente
accogliente e cordiale, vivace e colorato; la sceneggiatura racconta di un
luogo dinamico e creativo, con molto spazio per l'iniziativa personale,
dove si lavora in modo informale e con spirito di squadra; con un grande
senso civico e un elevato grado di adesione soggettiva alle finalità
dell'impresa percepite come proprie e della comunità.



La torre

"Quando penso alla meccanica del potere, penso alla sua forma d'esistenza
capillare, al punto in cui il potere tocca  il granello stesso degli
individui, raggiunge il loro corpo, viene ad inserirsi nei loro gesti, i
loro atteggiamenti, i loro discorsi, il loro apprendimento, la loro vita
quotidiana".(Foucault)



Oltre l'estetica futurista che Melfi esibisce la realtà sembra davvero
un'altra, e basta prendere in considerazione l'alto tasso di turn over per
rendersene conto, basta spostare il piano d'osservazione per capire come
queste immagini siano testimonianza eloquente di quell'effetto mistificante
che la fabbrica integrata produce attraverso un complesso sistema di
comunicazione (il kanban) necessario per realizzare il yust in time, ma che
spingendo a "vedere all'inverso" la determinante dell'ordine, dal cliente
anzichè dalla direzione, crea un effetto di occultamento dei comandi.
Funziona cioè strategicamente, come emerge chiaramente dagli studi condotti
sul campo da Fiocco, Commisso, Sivini (in "Melfi in time"), da forza
regolatrice dei rapporti sociali e quindi ideologica. Obiettivo del resto
sempre dichiarato esplicitamente dalle maestranze Fiat  molto attente al
problema del disciplinamento della forza lavoro e alla governabilità di
fabbrica; penso al Romiti della ristrutturazione in funzione repressiva
delle lotte del movimento operaio alla fine  degli anni 70, e al più
recente Magnabosco inneggiante al just in time come "sistema organizzativo
capace di produrre i propri anticorpi".

Per questo ritengo importante, come ho già chiarito con "Lavoro Morto" e
"Effetto Kanban", l'analisi della struttura organizzativa della fabbrica
integrata perché il senso che produce trascende il caso Fiat; perché lo
ritengo un mezzo efficace per leggere e capire  le specificità e le
dinamiche del potere e del comando nell'epoca della simulazione in cui il
capitale riesce, grazie alle nuove tecnologie dell'informazione e della
comunicazione, a commutare in valore ogni aspetto e momento dell'esistenza
di ognuno, della natura e della cultura a tutti i livelli della
significazione. Quello che Landi sosteneva già negli anni 60 esserci una
omologazione tra la produzione linguistica e la produzione di merci, oggi
appare chiaro in tutta la sua dimensione - ad una dimensione - e cioè che
la struttura economica, così pervasa e sorretta dalla grammatica dei segni
verbali  e non verbali, della forma e del simbolo, è una struttura
comunicativa.

Partecipazione, flessibilità, autoattivazione, saper leggere il flusso di
informazioni e saper comunicare, questi sono gli attrezzi del lavoratore
'nuovo', investito opportunisticamente di personalità - centrale è il
passaggio da individuo/forza-lavoro a persona/lavoratore - da far credere,
quasi, il processo di lavoro come libera attività ermeneutica, dove invece
l'informazione e la comunicazione diventano due componenti analitiche
dell'attività disciplinare.

Non a caso molti degli studi più significativi sulla produzione flessibile
convergono nel privileggiare gli strumenti dell'analisi foucaltiana della
genealogia sociale del potere perchè riescono a connettere  la dimensione
spaziale - l'effetto panottico elettronico e dei segnali strutturali che i
singoli individui ricevono e assumono come indicazioni di comportamento -
con quella relazionale che si basa sul contenuto della comunicazione
interpersonale. (gestione delle risorse umane)

Melfi dunque perché funziona molto bene come "strumento che ingrandisce",
come metafora di quella meccanica generale di produzione e riproduzione di
società capitalistica che ha fatto proprie le nuove modalità di controllo e
di normalizzazione sociale che il  just in time ha diffuso in tutti i
settori e globalmente.



La fossa



Paesaggio collinare, dolcemente ondulato, armonioso, incontaminato, antico.

Un buco. Una stanza a cielo aperto scavata nella terra, 3 metri x 3 metri x
3 metri; le pareti tagliate a piombo e il pavimento, per quanto lo consente
il terreno, sono levigati. Nessun arredo, solo tre zolle di terra utili
eventualmente per la seduta.

Un' altro elemento strutturale forte, polisemantico, di natura
evidentemente contraria della fabbrica integrata. Non un invito
contemplativo, l'eco della grotta, piuttosto una piazza affollata, un luogo
pubblico in cui far interagire un pensiero di resistenza e d'azione nei
termini arendtiani di mettere in movimento qualcosa, "di nuovo inizio di un
discorso". E' un'opera che cerca d'istituire un luogo mentale di
appartenenza - ci troviamo dentro la terra non al centro - e di tensione
verso la verità della 'vera natura umana' che non può essere evidentemente
quella laborans. Uno spazio per chiamare a raccolta un pensiero libertario
capace di elaborare risposte all'estremismo messo in atto dalle nuove
strategie capitalistiche di sorveglianza e di disciplinamento della forza
lavoro, secondo un progetto totalizzante il cui obiettivo è il controllo
della produttività biopolitica della moltitudine.








   M.Folci